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Paola De Simone

Un compositore, una produzione musicale e una didattica pressoché sconosciuti nella pletora di contributi e approfondimenti sul Settecento napoletano ma che, grazie al Convegno nazionale di Studi “Alessandro Speranza (Lauro di Avellino, 24 aprile 1724 – Napoli, 17 novembre 1797) e la musica sacra a Napoli nel Settecento”, organizzato e svoltosi negli scorsi giorni al Conservatorio “Domenico Cimarosa” di Avellino, sono stati ridefiniti e restituiti attraverso il vaglio e la discussione di ricerche inedite, di significativi apporti scientifici, ipotesi e nuovi documenti, a partire dalla scoperta del vero luogo e della vera data di nascita spostati da Palma Campania nel 1728 a Lauro di Avellino nell’anno 1724. Alla realizzazione dell’interessante quanto fondamentale due-giorni sulla figura del musicista di Scuola napoletana, maestro di Nicola Zingarelli, celebre compositore e direttore del Conservatorio di Napoli, a sua volta maestro di Vincenzo Bellini e Saverio Mercadante, hanno partecipato Luca Cipriano (nella foto sotto con l'organizzatore e docente Antonio Caroccia) e Carmine Santaniello, rispettivamente presidente e direttore del “Domenico Cimarosa”, Antonio Caroccia, responsabile dell’organizzazione Convegni della Società Italiana di Musicologia e, in qualità di relatori, gli studiosi Pasquale e Felice Marciano, Antonio Dell’Olio, Domenico Sodano, Angela Fiore, Sarah Iacono, Maria Rosa Massa, Maurizio Rea, Giacomo Sances, Marta Columbro, Paolo Saturno e Paolo Sullo.

Preceduto dai saluti degli organizzatori e dalla lettura di una lettera del presidente della Fondazione Istituto Italiano per la Storia della musica, Agostino Ziino, sugli aspetti degli ambienti in cui si faceva musica a Napoli nel periodo che vide operare Speranza quale autore e maestro di solfeggio e contrappunto, la prima sessione del Convegno presieduta da Antonio Caroccia ha avuto inizio con gli studi di Pasquale e Felice Marciano (Alessandro Speranza ritrovato” attraverso le carte dell’Archivio Storico Diocesano di Nola) che hanno reso possibile la reale identificazione sia del luogo di nascita del musicista (non Palma Campania, in provincia di Napoli, come si era fino ad oggi creduto, bensì Lauro, in provincia di Avellino) che della data spostandone il vago termine cronologico dal 1728 al 24 aprile 1724 stando alla trascrizione dell’atto di battesimo ritrovata dagli studiosi all’interno di un fascicolo conservato presso l’archivio diocesano di Nola (NA), redatto in occasione della richiesta di ordinazione sacra di Speranza nel 1754. Il Comune di Lauro, in seguito a questa nuova scoperta, ha comunicato durante lo svolgimento dei lavori, che con delibera di giunta ha provveduto a intitolare una strada cittadina ad Alessandro Speranza; strada che, felicemente, si trova nei pressi di quella che i documenti ritrovati dai Marciano hanno permesso di identificare come la dimora della famiglia del musicista. A seguire, Antonio Dell’Olio (Passioni napoletane al paragone: Gaetano Veneziano, Pietr’Antonio Gallo e Alessandro Speranza) ha approfondito il confronto fra il musicista ed alcuni suoi contemporanei sul tema del dramma sacro, Domenico Sodano (Speranza e le Messe: l’attuazione liturgica di una prassi musicale) ne ha riscoperto l’opera e la figura umana attraverso il diretto contribuito del lavoro di trascrizione operato dall’Associazione Polifonica “Santa Cecilia” di Nola, da lui fondata, di alcune messe trovate nel fondo “Noseda” del Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano. Ne emerso uno Speranza «non incline al compromesso», «affettuoso ma non servile verso il maestro» e infine «scevro di ambizione», tanto da aver rifiutato di eseguire brani non sacri. Un ensemble vocale dell’associazione “Santa Cecilia” ha, quindi, proposto, durante l’intervento, alcuni dei brani citati. L’assonanza che qualche passaggio di questa Pastorale avrebbe, secondo alcuni studiosi, con la nota canzone Quann nascette ninno attribuita a Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, secondo Sodano, invece può essere riferita a una melodia popolare molto diffusa che ritroviamo anche in Händel e che non è necessariamente da mettere in relazione alla composizione del santo. Il tema della Pastorale è stato quindi ripreso dalla relazione di Marta Columbro (Aspetti della produzione sacra napoletana del ‘700 all’epoca di Speranza: la pastorale), nella seconda giornata di convegno. Una tradizione sviluppatasi in tutta Europa ma che, a Napoli, avrebbe raggiunto la sua migliore espressione viaggiando di pari passo con la diffusione del presepe, già presente a Napoli dal ‘400 e dilagante anche nelle forme del “presepe cortese” miniaturizzato, collezionato dalle famiglie nobili a cominciare da quella del re Carlo di Borbone. Il genere della Pastorale venne codificato però solo nel ‘700, come ribadito dalla Columbro, docente di Storia della musica al “San Pietro a Majella” di Napoli, tanto che nella Biblioteca del Conservatorio se ne ritrova una vera e propria campionatura, tra l’altro scoprendo che la ninna nanna al Gesù Bambino, chiamata anche “nonna”, venne usata anche come parte di messe. Angela Fiore e Sarah Iacono (L’amor divino di Alessandro Speranza. Antifone e cantate nel Monastero di Regina Coeli ) hanno quindi rintracciato partiture di Alessandro Speranza tra i documenti della Biblioteca privata “Giuseppe Pastore” di Lecce, nel monastero napoletano di Regina Coeli, avendo in quel luogo svolto attività di cappellano e maestro di cappella dal 1773 al 1789.

Maurizio Rea (Musica e pietà popolare al Carmine Maggiore di Napoli al tempo di Speranza) e Giacomo Sances (L’archivio “inesistente”: Durante, Speranza e Fiodo tra i muti scaffali del Purgatorio ad Arco) hanno invece cercato e scoperto tracce importanti a Napoli del compositore avellinese, il primo (nella foto a destra con il presidente della sessione, Caroccia), trovando in una “paranza” citata nella Cronistoria del Carmine di Napoli l’ingaggio nel 1781 di Speranza come maestro di cappella aggiunto al Carmine Maggiore; il secondo, sulla base di un inventario dei beni della chiesa redatto nel 1853, ne ipotizza un ruolo nel repertorio in uso nella chiesa napoletana di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco essendo rimasto un riferimento alle sue Litanie per tre soprani, due tenori, due bassi, organo e contrabbasso, unitamente ad una Messa da morto di Francesco Durante, non citata nella produzione del grande musicista. A chiusura della prima giornata, un concerto su musiche di Alessandro Speranza, eseguito nella Chiesa di San Generoso ad Avellino e curato dai maestri Pierfrancesco Borrelli, Enrico Baiano e Rosario Totaro, con l’Ensemble del Laboratorio di Musica Antica del Conservatorio “Domenico Cimarosa” di Avellino. Soprani, Silvia D'Errico, Antonella Firinu, Gisel Lanzillo, Carmen Osato, Mariagioconda Santaniello, Annapaola Troiano; mezzosoprani, Eleonora Brescia, Maria Gesualdi tenori Alessandro Caro, Rosario Totaro; basso, Emanuele Di Vito; violini, Cristina Italia Ambrosone, Francesco Apostolico, Davide Fusco, Antonella Nappi, Vincenzo Corrado; viola, Francesca Scognamiglio; violoncelli, Roberta Di Giacomo, Serena Giordano; contrabbasso, Giuseppe Grimaldi; clavicembalo, Livia Guarino; organo, Alessandro Aquino; direzione e continuo, Pierfrancesco Borrelli. Nella seconda giornata di studi, presieduta dalla docente Marina Marino, Maria Rosa Massa (Musica e devozione mariana nella Napoli del ‘700: il contributo di Alessandro Speranza), ne ha analizzato una Salve Regina ad oggi conservata nella Biblioteca del Conservatorio di Napoli, ripercorrendo dalle origini il culto mariano e la funzione della musica in tale contesto. Padre Paolo Saturno (Alessandro Speranza e Sant’Alfonso Maria de’ Liguori: affinità musicali, discrepanze spirituali), promotore in prima linea della figura di Speranza con il Coro Polifonico Alfonsiano e l’orchestra di Alfaterna, ha invece preso spunto dalla connotazione sacra del musicista che veniva invitato da Sant’Alfonso Maria de’ Liguori ad insegnare alle fanciulle il canto e il contrappunto, finché finì per fare richiesta di essere ammesso tra i Redentoristi. Richiesta non accordata perché, stando all’oggi prezioso giudizio di Sant’Alfonso, si era riscontrato nel musicista un “carattere bilioso”, una scarsa istruzione, l’età avanzata e problemi con i legami familiari. La funzione di formatore che Speranza ebbe in ambito napoletano è stata infine con puntualità analizzata da Paolo Sullo (La scuola di composizione di Alessandro Speranza: dal contrappunto al solfeggio).

Al termine dell’evento scientifico, il proficuo confronto sul tema della produzione musicale sacra nella Napoli del secolo diciottesimo grazie alla tavola rotonda coordinata dall’insigne studioso Paologiovanni Maione, autore di importantissimi e innumerevoli studi sul tema e sul periodo in esame. Una formula per condividere e fare il punto su quanto prodotto nel campo scientifico in merito al capitolo della musica sacra a Napoli nel Settecento con i relatori Marta Columbro, Cesare Corsi, Paola De Simone, Angela Fiore, Marina Marino, e Francesca Seller, in linea con le loro ricerche e i nuovi tracciati di indagine da condurre sull’argomento.

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