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Paola De Simone

Teatro San Carlo: José Luis Basso dirige in prima moderna la Cantata per San Gennaro di Cafaro



Da non perdere assolutamente uno dei rarissimi tributi offerti al Settecento sacro di scuola musicale napoletana dal Teatro San Carlo. Oggi venerdì 4 novembre alle ore 20 in occasione dei 285 anni dalla fondazione del Lirico partenopeo, il Lirico omaggia infatti il nostro repertorio del diciottesimo secolo e al contempo il santo patrono della città proponendo la prima esecuzione in tempi moderni della Cantata per San Gennaro composta nel 1775 da Pasquale Cafaro, pugliese di Galatina ma, come da tradizione, formatosi nella capitale del Regno, al Conservatorio della Pietà de' Turchini con Nicola Fago e Leonardo Leo. Sul palco ci saranno le voci di Laura Ulloa, Chiara Polese e Maria Sardaryan (tutte allieve dell’Accademia Teatro San Carlo affidata a Mariella Devia), l'Orchestra e il Coro della Fondazione diretti da José Luis Basso.

A completare il programma coronato dalla Cantata per la Translazione del Corpo del Glorioso Martire San Gennaro per soli, coro, organo e orchestra di Pasquale Cafaro (1775), ancora due lavori del secondo Settecento napoletano: il Dixit Dominus (1771) per coro, organo e orchestra sempre di Cafaro e il Quoniam tu solus sanctus per soprano, oboe concertante, tromba concertante, fagotto concertante, archi e basso del parimenti pugliese con tirocinio partenopeo Giacomo Insanguine, dal luogo di nascita detto "Monopoli".

Il concerto rientra nell'ambito del progetto avviato nel 2021 con l’esecuzione della analoga Cantata per San Gennaro di Gaetano Manna che si avvale della ricerca e delle revisioni critiche curate da Ivano Caiazza.

Nell'occasione inoltre una singolare iniziativa: per il primo weekend del mese il Teatro di San Carlo lancia anche uno speciale contest riservato ai turisti. Coloro che troveranno i segnalibri diffusi in città, tra librerie e infopoint del centro, potranno, mostrando il segnalibro in biglietteria, acquistare un biglietto per il concerto a soli 10 euro.



Note del trascrittore Ivano Caiazza a proposito della Cantata per la traslazione del sangue di San Gennaro e altre musiche di Cafaro e Insanguine (dal programma di sala)


Di fronte a me sono alcune partiture di Giacomo Insanguine e di Pasquale Cafaro, partiture che ho letto, ho studiato, ho revisionato, e che quindi posso affermare di conoscere bene. Eppure sento che trovare le parole adatte per presentare questi lavori è cosa ardua, poiché questi lavori sono, così come molte altre composizioni dell’epoca, solo una chiave per penetrare in un mondo che sembra lontano, se si pensa all’evoluzione subita dal linguaggio musicale, ma che, invece, lontano non è per l’influenza che tale mondo ha esercitato sulla musica europea che ne è in gran parte filiazione diretta, sia per l’architettura della composizione che per il linguaggio armonico che la scuola napoletana codificò influenzando i secoli successivi. Anche le rivolte contro un certo tipo di linguaggio costituiscono affermazione della vitalità di ciò che si vuol contestare, ed infatti Arnold Schönberg, il padre della scuola seriale, a conferma di ciò, pretendeva dai suoi allievi la perfetta conoscenza di quella evoluzione dell’armonia tonale che a Napoli era stata particolarmente sperimentata.

Ma allora – si chiederà il mio lettore – ci troviamo sempre di fronte a capolavori che abbiamo il torto di non conoscere?

Non è così: accanto ad astri quali Francesco Durante, Alessandro e Domenico Scarlatti, Giovan Battista Pergolesi, Nicola Antonio Porpora, Niccolò Piccinni, Giovanni Paisiello, Domenico Cimarosa - per citarne solo alcuni – compositori il cui nome ancora è presente nel ricordo collettivo per l’altezza del loro ingegno artistico, abbiamo poi un gran numero di raffinati “artigiani” della composizione, musicisti notevoli, spesso illuminati, che hanno costituito l’humus sul quale hanno potuto germogliare i grandi che tutti ricordano.

Ed ecco che, spiritualmente pacificato da questa doverosa premessa, mi posso accingere a presentare i compositori sopraindicati.


Giacomo Insanguine, come molti altri giovani musicisti dell’epoca, non era nato a Napoli ma era “Regnicolo”. Veniva dalla Puglia, e precisamente da Monopoli, presso Bari, e venne a Napoli per studiare in uno dei quattro Conservatori storici della Città, e precisamente in quello detto de “I Poveri di Gesù Cristo”.

Studiare in Conservatorio all’epoca era cosa ben diversa dalla nostra attualità. Il Conservatorio era un vero e proprio collegio, ci si doveva vivere e le distrazioni per un giovane allievo erano veramente poche. L’ambizione massima era quella di farsi notare e, crescendo oltre che nell’età anche nella competenza musicale, ottenere di divenire “mastriciello”, occupando così una posizione eminente che gli poteva spianare la strada da percorrere. Dopo qualche anno trascorso sotto la guida di Francesco Feo e Girolamo Abos divenne alunno di Francesco Durante e questa fu certo occasione per il raggiungimento di una notevole maturità artistica.

Non staremo qui a ripercorrere le tappe della sua carriera che pure fu notevole, ma ci limiteremo a ricordare come, oltre all’affermazione quale compositore teatrale, Insanguine toccò con successo la musica sacra. Ed è appunto in quest’ambito che emerge un lavoro caduto nell’oblio e che oggi riproponiamo: il “Quoniam Tu Solus Sanctus” per soprano, oboe concertante, tromba concertante fagotto concertante, archi e basso continuo. Insanguine utilizza in modo particolarmente efficace l’insolito accostamento timbrico creando così occasioni per porre in risalto il testo sacro, testo che molti, per antica consuetudine, leggono con superficialità perdendo l’occasione per sentire e comprendere la forza in esso insita, forza che ad Insanguine non sfugge e che, probabilmente, gli ha ispirato il colore che ha sapientemente profuso in questo suo lavoro. La fonte si conserva alla Biblioteca del Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli.


Pasquale Cafaro è artista e personaggio di notevole importanza, stimato da Mozart e da uno stuolo di allievi illustri. Anch’egli pugliese ma di una zona della Puglia diversa per costume e linguaggio quale è il Salento – è nato a Galatina in provincia di Lecce – agli inizi della sua permanenza a Napoli è stato favorito da una nobile famiglia partenopea, quella del marchese di Odierna, famiglia che spese la sua influenza per farlo ammettere nel Conservatorio de “La Pietà dei Turchini” dove ebbe la fortuna di imbattersi in Leonardo Leo, celebre artista e grande didatta suo conterraneo, che lo rese padrone del linguaggio musicale. Ebbe in seguito anche altri maestri e riuscì a costruirsi un suo stile, un suo linguaggio personale, per cui è veramente ingiusto l’oblio nel quale, dopo una carriera di tutto rispetto, è alla fine caduto. Va comunque osservato che il prestigio da lui goduto nel mondo musicale fu tale che, alla sua morte, avvenuta a Napoli nell’ottobre del 1787, le sue spoglie furono collocate nella Cappella di Santa Cecilia della Chiesa di Montesanto, accanto a quelle di Alessandro Scarlatti.

Compositore di musica per il teatro, oltre che insegnante e dotto contrappuntista, fu però anch’egli attivo nella musica sacra ed in particolar modo va ricordata la sua attenzione al culto del santo patrono di Napoli, San Gennaro, attenzione della quale già in altre circostanze ho fornito testimonianza e documentazione, ma che ora, con il lavoro che quì viene presentato, risulta ancora più evidente. Due sono le composizioni di Cafaro comprese in questo programma.


Dixit Dominus per Coro e Orchestra (1771).

Cafaro costruisce in questo lavoro, composto nel 1771 in piena maturità artistica, il discorso musicale con una nuova semplicità polifonica che si distanzia dal contrappunto fitto di altri autori di scuola napoletana, allo scopo di rendersi plasmabile ai tanti descrittivismi musicali presenti nel testo salmodico. Il tutto è ben concatenato predisponendo egli con sapienza le diverse tonalità al fine di rendere varia la linearità di fondo. Ciò dimostra non solo la piena padronanza della tecnica compositiva da parte di Cafaro, ma anche il suo raffinato senso estetico al quale intende piegare la composizione. La fonte si conserva alla Biblioteca del Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli.


Cantata per la traslazione del sangue di San Gennaro (1775)

È una composizione di ampio respiro, nella quale primeggia la sua profonda conoscenza della vocalità che lo porta a scrivere suggestive pagine corali e solistiche destinate ad accompagnare la celebrazione della traslazione del Corpo del Santo nel primo sabato del Maggio 1775.

Pasquale Cafaro reca in sè, nel suo linguaggio musicale, il compendio di una esperienza affinatasi nel tempo quale è quella della scuola napoletana del ‘700, esperienza destinata ad influenzare il futuro della musica e che oggi, rileggendo queste pagine, ci consente di meglio comprendere i grandi del periodo classico che tanto devono a questi nostri maestri per i quali crediamo sia giunta l’ora di una nuova consapevole riscoperta. La fonte da me utilizzata si conserva alla Biblioteca Nazionale di Parigi (Bibliothéque Nationale de France).




Teatro di San Carlo

Venerdì 04 novembre 2022, ore 20:00


PROGETTO SAN GENNARO 4 novembre 2022

CANTATA PER SAN GENNARO 1775

per soli, coro, organo e orchestra

Nel celebrarsi dall’eccellentissimo sedile di Nilo, la festa della traslazione del corpo del glorioso martire S. Gennaro, principal protettore della città, e Regno di Napoli. Nel primo sabato di maggio dell’anno corrente 1775

Direttore | José Luis Basso Soliste | Laura Ulloa #, Chiara Polese #, Maria Sardaryan #

Programma

Pasquale Cafaro, Dixit Dominus (1771) per coro, organo e orchestra.

Giacomo Insanguine, Quoniam tu solus sanctus per soprano, oboe concertante, tromba concertante, fagotto concertante, archi e basso continuo

Pasquale Cafaro, Cantata per la Translazione del Corpo del Glorioso Martire San Gennaro œ (1775) per soli, coro, organo e orchestra.

Ricerca e Revisioni critiche a cura di Ivano Caiazza

(prima esecuzione moderna)

Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo

#Allievo Accademia Teatro San Carlo

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