top of page
  • di Paola De Simone

La Lectio Magistralis di Renzo Arbore al Conservatorio di Musica “Umberto Giordano” di Foggia in occasione del conferimento del diploma accademico honoris causa in Clarinetto: «Grazie per il privilegio straordinario. Spero non sia un premio alla carriera perché voglio continuare ancora a fare e a parlare di musica, finché ne avrò la forza»




Grandi emozioni e musica, mercoledì scorso 12 giugno nell’Auditorium del Conservatorio “Umberto Giordano” di Foggia, in occasione dell’applauditissima cerimonia di conferimento del diploma accademico di II livello in clarinetto a Renzo Arbore, illustre artista foggiano e ambasciatore italiano nel mondo della canzone sia pop che di tradizione napoletana in chiave swing e jazz, alla testa e al fianco delle sue mitiche orchestre, inventando nuovi format per lo spettacolo dal vivo e in tv, esibendosi per migliaia e migliaia di spettatori.

Conferimento nella modalità della diretta video necessaria per sopraggiunti imprevisti e improrogabili impegni televisivi da parte del celebre conduttore, autore radiotelevisivo e musicista italiano nato a Foggia il 24 giugno 1937  e di cui si ricordano almeno  il programma radiofonico Alto gradimento (1970), gli originali spettacoli tv L'altra domenica (1976-79), Quelli della notte (1985), Indietro tutta (1987) e la lunga militanza come musicista attento e appassionato di Swing, Jazz e Blues, spesso riarrangiando secondo questi stili alcuni capolavori della canzone italiana e napoletana. Nel recente passato, ha ricevuto numerosi riconoscimenti e prestigiosi titoli onorifici fra i quali la laurea ad honorem in Lettere e Filosofia conferita dall’Università di Foggia (2005), la laurea honoris causa del Berklee College of Music di Boston (la prima, nel 1971, fu assegnata a Duke Ellington) conferitagli nell’ambito dell’Umbria Jazz (2010), l’onorificenza di “Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica Italiana” (2022) ricevuta dal Presidente Sergio Mattarella.

In apertura del collegamento dalla sua abitazione romana, Arbore visibilmente emozionato e felice ha subito tenuto a ringraziare i vertici e il Dipartimento della Ricerca Musicale del Conservatorio promotore dell’iniziativa unitamente ai rappresentanti delle massime Istituzioni cittadine, civili e militari, presenti in sala (in prima fila la sindaca Maria Aida Episcopo).

Il rinomato e amato showman, in primo piano dal grande schermo, batte più volte la mano sul cuore nel sentire dal direttore dell’Istituzione AFAM Donato Della Vista che il diploma in clarinetto honoris causa a lui conferito è la prima onorificenza di merito assegnata in assoluto nella storia del Conservatorio “Umberto Giordano” e, dopo aver ascoltato con gioia accompagnandone il ritmo i brani estratti dall’operetta inedita riportata alla luce e all’ascolto grazie al prezioso progetto di ricerca del professore Agostino Ruscillo, ha dichiarato, lodando ampiamente gli studenti interpreti: «Ho sentito finalmente l’Isola azzurra di Evemero Nardella, compositore foggiano di cui conosco tutto. Ma, quest’operetta, mi mancava. Mi avete fatto un bellissimo regalo!». Poi ascolta il primo movimento della Sonata op. 184 di Francis Poulenc e, nel complimentarsi con la clarinettista Rosa Popolo e con la pianista che l’accompagna, Laura Ligori, aggiunge sorridendo: «Bravissima! Ti invidio molto per la qualità del clarinetto che suoni e per la bella voce strumentale”. La cerimonia, articolata come di rito e da programma nei saluti istituzionali da parte dei vertici del Conservatorio, nella Laudatio pronunciata dal referente del Dipartimento della Ricerca Musicale e dalla centrale Lectio Magistralis di Renzo Arbore, è stata inframmezzata da una mirata selezione di estratti musicali interpretati dagli studenti dell’”Umberto Giordano”, con la consegna materiale del diploma a un cugino di Renzo Arbore con la seguente motivazione: “per aver arricchito la diffusione della musica ‘popular’, impreziosita da assoli di clarinetto, all’interno della cultura italiana, adottando nuove modalità di comunicazione che hanno sempre orientato al felice incontro tra cultura e popolarità, nel segno della sperimentazione di nuovi linguaggi e di una non comune capacità di riproporre con uno spirito nuovo i modi della comunicazione”.

Partendo dal cuore della manifestazione, riportiamo pressoché integralmente il contenuto della Lectio del maestro Renzo Arbore: «Volevo innanzitutto ringraziare – ha detto in apertura – il Conservatorio “Umberto Giordano” di Foggia. È un privilegio e un onore ricevere un titolo così importante per uno strumento che ho amato moltissimo sin da piccolo. Lo metterò accanto all’onorificenza di “Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica Italiana” ricevuta due anni fa».

Poi il suo discorso centrale, fitto di nomi e di ricordi, tutti legati alla sua Foggia.  «La mia Lectio – esordisce – parte da un ricordo: quello della mia famiglia. Una famiglia molto musicale essendo mio padre grande appassionato di opera lirica e chiaramente di Umberto Giordano, mia madre suonava le canzoni napoletane al pianoforte, mia sorella Elena era un mezzosoprano, mia sorella Sabina è un’appassionata di Jazz tanto da aver lavorato al mio fianco.  Questo dimostra oltretutto che la mia è una famiglia prettamente foggiana. Foggia è una città molto musicale, particolarmente ricca di suoi e canzoni negli anni del dopoguerra. Ricordo che una mia lontana zia, venendo a trovarci da Ponza, rimase colpita, tanto da esclamare: “Ma qua a Foggia c’è musica da tutte le parti!”.

C’era innanzitutto la banda che io guardavo con grande avidità, desiderando di far parte di quei ragazzi che corrono intorno al gruppo dei fiati in marcia. Addirittura lo stemma di un programma creato da me con Gegé Telesforo che va ancora oggi in onda, Appresso alla musica, è ispirato proprio a quella Banda Città di Foggia da cui ho ascoltato la mia prima musica da bambino. Poi dietro casa, ossia al Palazzo Arbore, erano soliti incontrarsi i muratori impegnanti nella riedificazione della città bombardata per intrattenersi a cantare le canzoni napoletane mentre nel laterale vicolo Di Leva, dove attualmente c’è il famoso bar Cairoli, arrivavano i cosiddetti signori e gli artisti partenopei, molti divenuti poi famosi, che con il piattino si esibivano suonando i più celebri brani della Napoli del dopoguerra, da Munasterio ‘e Santa Chiara a Rosamunda, Zazà e a tante altre. Da qui è nata subito la mia grande passione per la musica. Tra l’altro, davanti a Palazzo Arbore c’era Palazzo Frattarolo, sede del Circolo ufficiali americano da cui riuscivo ad ascoltare la musica americana. Da lì udiì per la prima volta Summertime, My blue heaven, brani presto entrati a far parte del mio patrimonio culturale. Diciamo che sono stato letteralmente allevato da una parte dalla musica americana, dall’altra napoletana. E anche, perché no, dalle canzoni pugliesi del Tavoliere e foggiane insegnatemi da una certa signora che si chiamava Amelia Rabbaglietti, che voglio ricordare».

E ancora, tra i primi maestri ritenuti decisivi ad alimentare e guidare il suo talento e la sua passione, Arbore cita con emozione i nomi del pianista Rico Garofalo, di Alfredo Amatruda, «grande clarinettista che mi fece apprezzare il clarinetto con il suo cavallo di battaglia Woodchoppers ball di Woody Hermann mentre, per i primi rudimenti alla chitarra, per me fondamentale fu Romolo Russo. Fui praticamente allevato da Tony De Mita nel famoso Bar “Tre bis”». Quindi, ricorda il regista Fernando Di Leo, per la musica del Tavoliere e del Gargano Matteo Salvatore, «autore di un’opera somma del nostro territorio Le quattro stagioni del Gargano», il collezionista di dischi e ottimo batterista Riccardo Di Filippo, la magica voce del cantante Ninni Maina e il virtuoso di tromba Franco Tolomei «che sognava di andare a New Orleans con me. Con tutti loro avevamo creato il “Jazz College” ma, non avendo un luogo per riunirci, andavamo a suonare di fronte al liceo musicale – oggi Conservatorio di Musica – per noi posto magico, fra le rovine, scoperto dopo i bombardanti».

La Lectio cavalca a seguire l’onda dei ricordi, si sposta sui grandi compositori foggiani, cita l’impresa in costruzione della “Casa Arbore”, strizza l’occhio al clarinetto e alla sua celeberrima canzone sanremese per poi chiudere nel segno della sua città natale ringraziare ancora il Conservatorio presieduto da Saverio Russo e diretto da Donato Della Vista. «Eravamo ragazzi e non posso non ricordare ancora con affetto e commozione Arnaldo Santoro, Roberto Telesforo, padre di Gegè e di Roberta Telesforo che mi sta dando una mano importante per la costruzione di questa famosa Casa Arbore, una cosa “importante importantissima”, alla quale stanno lavorando i miei architetti e che dovrebbe partire prima o poi.

Di Umberto Giordano mi piace ricordare l’opera Mese mariano, amatissima da mio padre, mentre di Nardella, fra i tanti titoli meravigliosi (“Chiove”, Suspiranno, Che t’aggia dì) vorrei citarne uno su tutti, che è ‘Mmiez’o ggrano.  

Quanto al clarinetto e alla mia partecipazione al Festival nel 1986, fu un modo per rilanciare sia lo strumento in anni in cui nel jazz primeggiavano altre sonorità soliste, sia la canzone umoristica, dimenticata dai tempi del grande Renato Carosone. In tal senso mi ritengo un divulgatore di tale strumento anche se spesso, ho un orsi italiano, lo strapazzo.  

Un mio ultimo ringraziamento va al professore Ruscillo che nella Laudatio ha citato la mia Orchestra Italiana, l’organico stabile più longevo d’Italia con cui abbiamo tenuto più di mille e seicento concerti in giro per il mondo, dall’Australia alla Russia di vecchia e nuova insegna fino al Nord America, ispirandomi alle lezioni di Carosone e di Roberto Murolo».

Infine cita e ringrazia i suoi amici, i parenti presenti in sala, i figli dei suoi compagni di viaggio nel Jazz e, in particolare, la sindaca di Foggia promotrice di tante iniziative e conquiste che meritano di essere sostenute e incoraggiate. «Anche se da lontano – tiene a precisare Arbore – continuo la mia vita foggiana, anche perché condivisa dalla mia passione per le scagghiuzze” e altre delizie.  

Infine, i ringraziamenti al Conservatorio “Umberto Giordano, concludendo fra gli applausi: «Grazie per il privilegio straordinario del titolo onorifico. Spero non sia un premio alla carriera perché voglio continuare ancora a fare e a parlare di musica, finché ne avrò la forza».

A cornice delle parole di Renzo Arbore e del conferimento onorifico del titolo accademico, gli altri interventi.

Il presidente del Conservatorio “Umberto Giordano”, il professore Saverio Russo, con i saluti istituzionali spiega genesi e ragione dell’iniziativa: «Con la manifestazione di oggi si chiude un iter iniziato circa un anno, promosso dal referente del Dipartimento della Ricerca Musicale, il professore Agostino Ruscillo, accanto al passaggio di testimone fra i direttori Francesco Montaruli e Donato Della Vista,  quindi deliberato dal Consiglio Accademico.

Tale conferimento non è certamente un evento ideato a fini pubblicitari o autocelebrativi per la nostra Istituzione AFAM, bensì finalizzato ad aggiungere un nuovo, ulteriore tassello di crescita e di merito in un percorso da sempre destinato alla migliore formazione, alla ricerca e produzione artistica così come attesta il progetto per l’allestimento inedito dell’operetta “L’isola azzurra” di Nardella e l’Edizione Nazionale delle opere di Umberto Giordano.

Nel segno di quanto da lui coltivato nei primi anni della sua passione per il jazz qui nella sua Foggia e di quel suo unico anno trascorso nel nostro Conservatorio, continuiamo ad alimentare quel genere. Il Rodi Jazz Festival ne è il risultato più eloquente e, sulla stessa linea, si colloca tale cerimonia. Un’operazione non provinciale, non retorica né furbesca, ma indirizzata a premiare un artista meritevole a ennesima testimonianza del nostro interesse mirato a valorizzare i foggiani migliori distintisi nel panorama musicale e culturale dell’intero Paese».

Immediatamente a seguire, le parole del direttore Donato Della Vista: «Esprimo onore e gioia nel conferire il diploma di secondo livello, massimo titolo che un’Istituzione di Alta Formazione Artistica e Musicale può rilasciare, a un nostro grade concittadino foggiano e cittadino del mondo illustre qual è Renzo Arbore, personalità artistica che ha lasciato un’impronta indelebile nella cultura popolare, nella musica e nella produzione televisiva del nostro Paese. Il diploma honoris causanon è in questo caso un semplice titolo onorifico, ma è un simbolo dell’apprezzamento e della gratitudine che la nostra Istituzione desidera esprimere verso una personalità che, nel corso della sua carriera, ha ricevuto numerosi riconoscimenti, nel campo della musica, dello spettacolo, della cultura, senza tralasciare il sociale, rivoluzionando il modo di fare musica e spettacolo spaziando dal jazz al pop in modo singolare e creativo, mescolando humor, ricerca, contaminazioni di assoluta maestria fra i generi. In conclusione, oggi l’Istituzione che mi onoro di dirigere ha avuto l’opportunità di omaggiare una personalità straordinaria e di poter esprimere l’apprezzamento accademico per un artista che ha sempre saputo intrattenere e innovare lasciando per un lungo futuro un segno profondo nel tessuto culturale dell’Italia».

Di bel pregio, poi, la Laudatio stilata per l’occasione dal professore Agostino Ruscillo, musicologo, direttore di coro, titolare della cattedra di Storia della musica per la Didattica e referente con la professoressa Patrizia Balestra del Dipartimento della Ricerca.   

«È per me un onore e insieme una grande responsabilità pronunciare il testo della Laudatio in occasione della cerimonia di conferimento del diploma accademico honoris causa in clarinetto a Renzo Arbore, vero e proprio pioniere della musica italiana. Un artista che ha lasciato un’impronta indelebile nel panorama musicale italiano e culturale del nostro Paese. Un’icona della musica italiana che ha saputo conquistare il pubblico con la sua versatilità, con il suo talento eclettico che, con la sua straordinaria capacità di mescolare tradizione e innovazione, infondendo nuova vita a brani intramontabili, lo ha reso un vero e proprio pioniere della musica italiana. Come è noto, Renzo Arbore è figlio di questa città di Foggia che ha dato i natali a tanti musicisti, a illustri personaggi, fra questi Umberto Giordano ed Evemero Nardella, con i quali Arbore condivide un tassello fondamentale e per certi versi obbligatorio del suo percorso formativo.

I tre foggiani sono cresciuti approdando nella città di Partenope, dove hanno potuto beneficiare di un clima culturale cosmopolita. Napoli, dagli anni postunitari al secondo dopoguerra, aveva attirato la presenza di diversi artisti e intellettuali che animarono gli avvenimenti culturali della città. Napoli, unica nel Mezzogiorno d’Italia, godeva di un circuito di teatri dove giungevano importanti compagnie europee, grazie alle quali il mondo dello spettacolo partenopeo poté arricchirsi del teatro di varietà, di nuove figure di cantanti, le canzonettiste meglio conosciute come sciantose e di attori comici, i macchiettisti: tutte figure e strategie teatrali che ritroviamo negli spettacoli di Arbore».

Il professore offre a seguire un quadro che ripercorre il tracciato artistico del «poliedrico cantante e strumentista, principalmente di clarinetto, portatore di uno sguardo e di uno stile del tutto personali in ambito radiofonico, televisivo, cinematografico, capace di descrivere il mondo e di popolarlo di personaggi indimenticabili» interpretati da Nino Frassica, Andy Luotto, Simona Marchini, Marisa Laurito. Fino a concludere: «Renzo Arbore è un artista completo. Grazie maestro Arbore da parte di tutti noi per aver contribuito a salvaguardare le testimonianze del passato. Non solo la canzone classica napoletana, ma anche e soprattutto lo swing italiano degli anni Quaranta. È anche per questa ragione che il Dipartimento di Ricerca del Conservatorio “Umberto Giordano di Foggia”, con decisione unanime di tutti i suoi docenti che ho qui l’onore di rappresentare, ha deciso di conferirle il diploma accademico honoris causa in clarinetto quale coronamento ideale di quel percorso formativo interrotto negli anni della sua adolescenza. Il diploma ad honorem che oggi le consegniamo è il segno della nostra più viva riconoscenza».

A cornice della cerimonia di conferimento del titolo accademico presso l’Auditorium del Conservatorio “Umberto Giordano” tre diversi omaggi musicali.     

Ad “Ouverture” alcuni estratti dall’operetta L’isola azzurra di Evemero Nardella su libretto di Rocco Galdieri, recentemente riscoperta dal musicologo Agostino Ruscillo e rappresentata in prima assoluta al Teatro Giordano di Foggia lo scorso 19 ottobre. L’esecuzione delle pagine scelte è affidata agli studenti Marco Franchino (tenore), Carmen M. A. Bocale (soprano), Carlo G. Monaco (basso), Federica Coco (soprano) Denise Graziano (soprano), Maria Arcangela Tenace (mezzosoprano), Fernando Napolitano e Roberto Caputo (bassi), con l’accompagnamento pianistico di Laura Ligori.

Il primo movimento della Sonata op. 184 di Francis Poulenc ottimamente interpretata dagli allievi Rosa Popolo al clarinetto e Alice Nista al pianoforte, precede a “Intermezzo” il conferimento del diploma accademico honoris causa e laLectio Magistralis di Arbore mentre, a chiusura dell’evento (“Finale”), due diversi omaggi alla canzone napoletana di tradizione (la delicata Suspiranno e la cabarettistica Titina) a firma del compositore Nardella nella rispettiva interpretazione del soprano Carmen Maria Aurora Bocale e del basso Carlo Giuseppe Monaco accompagnati al pianoforte da Laura Ligori.

 

 

Renzo Arbore comincia a farsi conoscere alla metà degli anni Cinquanta proprio a Foggia, come clarinettista nella famosa Taverna del Gufo dove suonava con i “Parker’s Boys”, un complesso jazz foggiano. Subito dopo il conseguimento della laurea in giurisprudenza presso l’Università di Napoli, la carriera di Renzo Arbore nel mondo dell’avvocatura viene letteralmente stroncata dalla sua grande passione per la musica jazz: nel 1972 si registra la sua prima importante esperienza nel mondo musicale, con la “N.U. Orleans Rubbish Band”; a distanza di circa trent’anni, nel 2002, fonda la sua nuova band, i “Renzo Arbore e i suoi Swing Maniacs”, andando a scegliere personalmente i musicisti fra i migliori della scena jazzistica romana e nazionale; nella veste di promotore culturale contribuisce alla rinascita della grande manifestazione perugina “Umbria Jazz” della quale ricopre attualmente la carica di presidente onorario.

A metà degli anni Sessanta Renzo Arbore si rivela al grande pubblico con alcune trasmissioni radiofoniche, portando l’intrattenimento di casa Rai verso una modernità che in quegli anni sembrava ancora un miraggio. La sua poliedrica attività artistica, svolta nei diversi ruoli, lo porta al grande successo massmediatico con la creazione di trasmissioni radiofoniche (“Alto gradimento” e “Bandiera gialla”) e televisive (“L’altra domenica”, “Tagli ritagli e frattaglie” e “Quelli della notte”) inimmaginabili tra gli addetti ai lavori. Nel 1987, il popolare show “Indietro tutta”, con cui raggiunge un successo ineguagliabile, esalta le sue caratteristiche di talent scout con ampia visione sul futuro.

Dal 1991, l’immagine di Renzo Arbore è associata a quella de “L’Orchestra Italiana”, con la quale, in qualità di fondatore, clarinettista e cantante, ha presentato in tutto il mondo una geniale rivisitazione della canzone napoletana, riproponendola con contaminazioni provenienti da differenti culture e da vari generi (jazz, swing, blues), restituendo, tra l’altro, dignità artistica al mandolino e innalzando questo genere musicale a ‘patrimonio dell’umanità’.

È particolarmente significativo anche il suo impegno nel sociale come testimonial della “Lega del Filo d’Oro”, un’associazione che aiuta i bambini sordociechi. Nel gennaio 2022 il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha conferito all’artista l’onorificenza di “Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica Italiana”.

 



 

COSERVATORIO DI MUSICA “UMBERTO GIORDANO” DI FOGGIA

AUDITORIUM

 

Programma della cerimonia

 

OMAGGIO MUSICALE (OUVERTURE)

da L’isola azzurra, operetta in tre atti di Evemero Nardella su libretto di Rocco Galdieri:

· So’ piccirelle e vvite (canzone di Costanzo, II atto) Marco Franchino, tenore | Laura Ligori, pianoforte 

Non si resiste all’azzurro (romanza e duettino, III atto) Carmen M. A. Bocale, soprano | Carlo G. Monaco, basso | Laura Ligori, pianoforte

· Un orologio d’oro (concertato, III atto)Carmen M. A. Bocale, soprano | Federica Coco, mezzosoprano |

Denise Graziano, soprano | Maria Arcangela Tenace, mezzosoprano | Fernando Napolitano, basso | Roberto Caputo, basso |Carlo G. Monaco, basso | Laura Ligori, pianoforte

 

SALUTI ISTITUZIONALI

Discorso del Presidente, prof. Saverio Russo

Discorso del Direttore, M° Donato Della Vista

Laudatio del prof. Agostino Ruscillo

 

OMAGGIO MUSICALE (INTERMEZZO)

· Francis Poulenc, Sonata op. 184 (I movimento) Rosa Popolo, clarinetto | Alice Nista, pianoforte

 

In collegamento video

 Conferimento del diploma accademico honoris causa

Lectio Magistralis di Lorenzo Giovanni Arbore

 

OMAGGIO MUSICALE (FINALE) 

· Evemero Nardella, Suspiranno (arrangiamento di Mario Longo) Carmen M. A. Bocale, soprano | Laura Ligori, pianoforte

· Evemero Nardella, TitinaCarlo G. Monaco, basso | Laura Ligori, pianoforte

 

Mercoledì 12 giugno 2024

 

Comments


In primo piano
RSS Feed
  • Facebook Long Shadow
  • Google+ Social Icon
Recenti
bottom of page