Foggia si prepara alla prima mondiale dell'operetta "L'isola azzurra" di Evemero Nardella, in scena giovedì 19 ottobre al Teatro Umberto Giordano. La produzione, targata Conservatorio di Musica "Umberto Giordano" in collaborazione con l'Accademia di Belle Arti, nasce dallo studio e dalla ricostruzione di testo e parti musicali sullo spartito autografo conservato come fonte unica nella Biblioteca dell'Istituzione musicale
Conto alla rovescia per la prima assoluta, praticamente mondiale, dell’operetta inedita in tre atti L’isola azzurra scritta ma non più rappresentata nel 1914 sulle assi romane dal compositore foggiano di scuola musicale napoletana Evemero Nardella, conservata nella fonte unica dello spartito autografo presso la Biblioteca del Conservatorio di Musica “Umberto Giordano” di Foggia, quindi studiata, ricostruita nel perduto libretto e nelle parti orchestrali per essere finalmente rappresentata nella propria città d’origine, al Teatro Umberto Giordano di Foggia.
L’iniziativa, partita da un importante lavoro di ricerca compiuto dallo storico della musica Agostino Ruscillo e presentato nell’ambito del recente Convegno intitolato appunto a Nardella unitamente alla mostra documentaria curata dalla bibliotecaria Lilly Carfagno, è dunque pronta per andare in scena, giovedì 19 alle ore 21 al Teatro Umberto Giordano di Foggia grazie alla sinergia illuminata fra le Istituzioni Afam della città, il Servizio Cultura del Comune e la Fondazione dei Monti Uniti in qualità di main sponsor.
L’intera impresa è stata presentata alla stampa ieri mattina nella bellissima Sala Fedora del Teatro Giordano.
All’incontro hanno partecipato, esprimendo unanime entusiasmo, i vertici delle Istituzioni del territorio che in sinergia virtuosa hanno reso possibile la realizzazione di un lodevole quanto ambizioso progetto nato dall’unione degli ambiti di ricerca, formazione, produzione e fruizione, condiviso fra le Istituzioni AFAM del Conservatorio di musica e dell’Accademia di Belle Arti di Foggia coinvolgendo i docenti, gli allievi, gli ex allievi e ulteriori professionalità interne e della città come la Sartoria Shangrillà e il Corpo di ballo “Tersicore Danza”. «Sono particolarmente onorato di poter chiudere il mio secondo mandato da direttore della nostra prestigiosa Istituzione musicale – ha dichiarato in apertura il maestro Francesco Montaruli, direttore del Conservatorio “Umberto Giordano” - con la rappresentazione ‘in prima assoluta’ dell’operetta L’isola azzurra di Evemero Nardella, quale ultimo tassello di un più ampio progetto di rivalutazione del musicista foggiano, internazionalmente conosciuto per alcune sue canzoni piedigrottesche. Il ‘progetto Nardella’, ideato e diretto dal prof. Agostino Ruscillo, si è articolato lungo le coordinate “dalla fonte manoscritta alla performance esecutiva”, e si è sviluppato nel corso del biennio 2021- 2023 con la precipua intenzione di promuovere il patrimonio musicale della Biblioteca d’Istituto, nella quale annoveriamo un corpus di manoscritti che ci furono donati dagli eredi di Evemero Nardella alla fine degli anni Cinquanta. Si è giunti alla première grazie a un proficuo dialogo interdipartimentale, nell’ottica della ‘trasversalità’ degli obiettivi, facendo interconnettere tra loro le diverse sfaccettature del nostro ‘sapere’ musicale, da quello storico a quello analitico e da quello compositivo a quello interpretativo: il manoscritto autografo di Nardella da documento storico, oggetto di un tempo passato, potrà finalmente essere fruito nella sua dimensione estetica, nel presente e nel futuro. È un’operazione didattica in primis, ma non si tratta di un semplice saggio, bensì di una produzione vera e propria, di qualità eccellente, che ha coinvolto le Istituzioni AFAM della città, il Comune e la Fondazione dei Monti Uniti di Foggia. Un’operazione che mira a mettere in luce uno dei tanti e migliori aspetti della Foggia bella».
Frontespizio dello spartito autografo dell'Isola azzurra di EVEMERO NARDELLA
(immagine di proprietà della Biblioteca del Conservatorio Umberto Giordano di Foggia)
Il presidente dell’Istituzione musicale, prof. Saverio Russo, ha poi aggiunto: «A distanza di pochi mesi dall’importante convegno nazionale su Evemero Nardella (Dalla canzone napoletana d’autore all’operetta italiana di primo Novecento), svolto a maggio e arricchito da una bella mostra documentaria - dichiara il presidente dell’Istituzione di Alta Formazione Musicale, Saverio Russo, il Conservatorio “Umberto Giordano” di Foggia presenta alla città che diede i natali all’illustre musicista e all’intera comunità degli appassionati di musica la prima rappresentazione assoluta dell’operetta in tre atti, L’isola azzurra, su libretto di Rocco Galdieri. La decisione di portare sulle assi di un palcoscenico, a circa 110 anni dalla sua composizione (la genesi della collaborazione tra i due autori iniziò verosimilmente nel 1913 e terminò l’anno seguente, allorquando sarebbe dovuta andare in scena a Roma, affidata alla compagnia Iole-Prosdocimi), si colloca in una nobile ‘tradizione’ del nostro Conservatorio che, almeno nell’ultimo trentennio, ha spesso affiancato alla didattica e ad un’intensa produzione artistica una grande attività di ricerca musicologica, con una produzione editoriale ragguardevole e significativi allestimenti e riproposizioni come la Festa Teatrale “La Daunia felice” di Paisiello, spesso a centinaia di anni dalle precedenti. In questo caso si tratta di una ‘prima’, realizzata a partire dal manoscritto dell’operetta che gli eredi Nardella vollero donare al nostro Conservatorio, insieme ad altri materiali riferibili al maestro foggiano, molto noto negli ambienti napoletani del primo Novecento ed amato dai cultori della musica partenopea, come il nostro Renzo Arbore, che ci ha ringraziato per averne rinnovato il ricordo». Non meno cariche di orgoglio le parole di Valentino Salcuni, funzionario del Servizio Cultura e Spettacolo del Comune di Foggia in rappresentanza della dirigente Silvana Salvemini: «Siamo particolarmente felici di una tale première perché rientra perfettamente nel solco dell’ingegneria messa in campo attualmente dal Servizio Cultura che poggia sulla valorizzazione della foggianità, dunque delle figure e delle maestranze maggiormente rappresentative per la città. Poggiando sui mattoni delle grandi Istituzioni, come il Conservatorio di Musica e l’Accademia di Belle Arti. Partire da noi non è una seconda scelta, ma deve essere la scelta come, in questo caso, è avvenuto riportando in primo piano l’arte compositiva di Evemero Nardella.
Conservatorio di musica "Umberto Giordano" di Foggia
Aprire le porte del Teatro Giordano in tale direzione è un onore e, innanzitutto, un nostro dovere». In via analoga, indirizzate ad un concreto impegno a favore del rilancio culturale, le parole del architetto Gianfranco Piemontese componente del cda della Fondazione dei Monti Uniti: «Come Fondazione, accanto all’impegno a sostegno delle fasce deboli o delle iniziative di restauro, crediamo fermamente anche nella necessità di promozione della Cultura ai fini della crescita del nostro territorio, in special modo se a produrla sono Istituzioni come il Conservatorio di Musica, l’Accademia di Belle Arti, l’Università degli Studi».
Poi, le considerazioni dei vertici dell’Accademia di Belle Arti, direttamente coinvolta nel progetto per la realizzazione dell’impianto visivo: «La peculiarità dei nostri percorsi formativi, condivisa con il Conservatorio di musica – ha sottolineato il Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Foggia, prof. Pietro di Terlizzi – è la fondamentale valenza laboratoriale, ossia la logica del fare rispondente alla terza missione, che è aspetto parimenti portante nella formazione teorico-didattica. A tal merito esprimo soddisfazione per la felicissima collaborazione fra le Istituzioni e l’impegno delle nostre competenze interne per realizzare, come in tal caso, un impianto di scena che guarda al futuro, ai video in 3D, senza naturalmente dimenticare la tutela del passato». Quindi il Presidente dell’Accademia di Belle Arti, l’avvocato Massimiliano Arena: «Ringrazio il Comune e la Fondazione per la speciale sensibilità con cui hanno inteso sostenere il progetto dell’Isola azzurra. A Foggia le fondamenta ci sono, ossia le Istituzioni, che è già una prima, grande forma di ricchezza. Ma l’obiettivo a mio avviso fondamentale è attrarre e imparare a difendere i nostri talenti. Un tassello importante in tale direzione è appunto tale progetto che va a coinvolgere in soluzione ideale docenti, allievi e ulteriori professionalità del territorio foggiano».
Infine è intervenuto il curatore del progetto di riscoperta e ricerca, prof. Agostino Ruscillo, docente titolare della cattedra di Storia della Musica per Didattica del Conservatorio “Umberto Giordano” di Foggia: «Oggi possiamo dimostrare in concreto quanto il dialogo sinergico fra le Istituzioni sia la carta vincente per poter assegnare un ruolo importante alla Foggia di ieri e di oggi. Portare in scena un documento musicale manoscritto fin qui rimasto gelosamente custodito in un cassetto come l’Isola azzurra attesterà molte cose: ossia, l’effettiva collaborazione per il teatro fra il compositore Nardella e il poeta-librettista Galdieri, la rivalutazione di un genere come l’operetta da non intendersi quale genere minore ma, addirittura, come contenitore a valenza sperimentale, lo sguardo su un’opera che si rapporta consapevolmente con tanti altri stili, da Rossini a Verdi e in special modo con il Puccini all’epoca più recente, quello della Fanciulla del West. Spesso, nel metter su il lavoro, ci siamo chiesti il perché della scelta fatta dal napoletano Galdieri e da un foggiano di formazione musicale napoletana nel chiamare la protagonista della loro operetta “Minnie”, esattamente come nel titolo pucciniano presentato nel 1910 al Metropolitan di New York. Perché non Carmela o Catarì? Poi, man mano, ne abbiamo compreso l’effettiva corrispondenza quasi in sovrapposizione fra i rispettivi meccanismi della drammaturgia musicale. Inoltre, stiamo conoscendo un altro Evemero Nardella e stiamo storicamente retrodatando di due anni gli esordi dell’operetta italiana siglati da Acqua cheta.
I motivi della mancata rappresentazione dell’Isola azzurra nell’autunno 1914? Restano a tutt’oggi oscuri. Ma, forse, è meglio così: perché quel manoscritto donato dagli eredi Nardella a metà del secolo scorso al nostro Conservatorio doveva evidentemente vedere la sua prima luce qui, al Teatro Giordano, grazie all’impegno sinergico fra le Istituzioni e i futuri talenti della città natale del compositore. Sono orgoglioso del mio Conservatorio e della mia Foggia».
Bozzetti in video 3D realizzati dalla Scuola di Scenografia dell'Accademia di Belle Arti di Foggia
In sintesi, l’esclusiva operazione culturale, porterà a rivedere la stessa figura di Evemero Nardella (Foggia, 1879 - Napoli, 1950), non solo come autore raffinato e fra i più amati della Canzone classica napoletana piedigrottesca, con capolavori come Surdate e Chiove su testi di Libero Bovio, ‘Mmiez’o ggrano sui versi di Eduardo Nicolardi o, ancora, Suspiranno e Matenata sui testi poetici di Ernesto Murolo, ma anche quale interessante compositore di teatro, di alta formazione musicale partenopea (studiò al Conservatorio “San Pietro a Majella” con l’ultimo allievo di Mercadante, Paolo Serrao, con Giuseppe Martucci e con Camillo De Nardis) per il primo Novecento.
EVEMERO NARDELLA
Ed è quanto effettivamente attesta la fonte unica e inedita della deliziosa operetta in tre atti per voci, coro e orchestra L’isola azzurra, composta nell’anno 1914 sul libretto a noi non pervenuto di Rocco Galdieri (in arte Rambaldo) per la Compagnia romana Baroni-Prosdocimi, ma non più rappresentata in concreto per le complicazioni di una vertenza giudiziaria o, più verosimilmente, per i venti imminenti della Prima Grande Guerra. Dunque, oggi rimasta esclusivamente consegnata ai pentagrammi dello spartito autografo manoscritto conservato presso la Biblioteca del Conservatorio “Umberto Giordano” di Foggia, l’Isola azzurra è stata riportata in vita da quella fonte unica per voci e pianoforte grazie a un importante progetto di ricostruzione musicologica curata dal prof. Agostino Ruscillo e di produzione artistica fortemente voluta dal presidente dell’Istituzione musicale, il prof. Saverio Russo, e dal Direttore Francesco Montaruli, ponendo in virtuosa quanto fruttuosa sinergia i Dipartimenti della Ricerca, di Canto e Teatro musicale, la Classe di Direzione d'orchestra e le molteplici professionalità del Conservatorio "Umberto Giordano”, l’Accademia di Belle Arti di Foggia, il Comune di Foggia, il Teatro Giordano e la Fondazione dei Monti Uniti.
Una ricostruzione tra l’altro possibile, perduto il libretto ricavato direttamente dal manoscritto musicale che comunque e per sole voci e pianoforte, grazie al lavoro sulla prosa di Carlo Antonio De Lucia e al fondamentale intervento di Vincenzo Celozzi responsabile dell’orchestrazione e dell’adattamento.
Come da scheda sul manoscritto redatta dalla Bibliotecaria del Conservatorio di Foggia, prof.ssa Lilly Carfagno, la notizia dell’effettivo completamento dell’opera si evince dalla rubrica “Operette e varietà” riportata sulla rivista teatrale periodica “Il proscenio” del 20 aprile 1914:
"[...] sopra un agile libretto del Galdieri, la cui azione si svolge a Capri (l’isola azzurra), ed è stata rivestita dal maestro Evemero Nardella di una musica che condensa tutte le ricche doti dell’egregio maestro, il quale ha il raro dono di mantenersi sempre in una linea aristocratica [...] associata ad una inesauribile vena melodica, che fa la differenza del tutto dall’operetta viennese, nella quale il ballabile è tutto".
«L’isola azzurra, operetta in tre atti di Evemero Nardella su libretto di Rocco Galdieri (Rambaldo) - spiega infatti il prof. Agostino Ruscillo, docente titolare della cattedra di Storia della musica per la Didattica presso il Conservatorio “Umberto Giordano” sarebbe dovuta andare in scena a Roma nell’ottobre del 1914, a pochi mesi di distanza dall’inizio del primo conflitto mondiale (28 luglio 1914). La notizia della messinscena romana ad opera della compagnia di operette Iole Baroni-Astro Prosdocimi era stata annunciata il 20 aprile 1914 sulle colonne della testata giornalistica napoletana «Il Proscenio», con un allestimento scenico curato da due importanti artisti, il pittore napoletano Luca Postiglione e lo scenografo Antonio Rovescalli, che, ricordiamo, nel 1907 aveva firmato le scene della prima italiana de La vedova allegra di Lehár al teatro Dal Verme di Milano». Quanto alla musica, il prof. Ruscillo aggiunge: «Il musicista foggiano, in conformità a quanto prescritto dal genere operettistico, pratica nell’Isola azzurra il concetto di ‘numero musicale’, ricco di romanze solistiche, canzoni strofiche, assiemi e danze, e con un discreto numero di interventi autonomi dell’orchestra, quasi sempre con funzione descrittiva e narrativa. Per costruire il suo racconto diegetico, l’autore della musica fa ricorso alla tecnica della reminiscenza o più precisamente, secondo la definizione di Joseph Kerman, del “recalling theme” (tema-richiamo). Diversi sono i motivi utilizzati per richiamare all’attenzione dello spettatore alcuni eventi drammatici visti in precedenza. La presenza di musica da ballo e una conditio sine qua non di questo genere musicale. Nell’Isola è privilegiato il valzer, sia per accompagnare l’estasi amorosa di Minnie nella sua romanza del primo atto («Strano signore: “Che nome vi dirò?”»), sia per suggellare il gaudente lieto fine dell’opera («È una turchese la sua marina»), senza tralasciare che anche l’incontro amoroso nel grande duetto del secondo atto e scandito da un moderato ritmo di valzer, che cesella le parentesi liriche dei due protagonisti». Singolare, e forse neanche troppo casuale, è poi la scelta del nome della protagonista, Minnie: un nome che «richiama quello del personaggio principale femminile della Fanciulla del West di Puccini (la cui ‘prima’ ebbe luogo al Metropolitan di New York il 10 dicembre 1910, sotto la direzione di Arturo Toscanini). L’omonimia - conclude Agostino Ruscillo - non è un semplice omaggio: è la chiave di lettura per l’interpretazione corretta del nostro titolo operettistico. In altre parole, la Minnie caprese è fortemente imparentata (o indebitata) con la Minnie californiana: in moltissimi punti, le trame dei due lavori lirici sono sovrapponibili».
La produzione, firmata da Carlo Antonio De Lucia per la regia e da Francesco Arrivo per il coordinamento delle scene realizzate dalla Scuola di Scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Foggia, si avvale della concertazione e direzione musicale di Andrea Palmacci, dei costumi della sartoria Shangrillà, delle videoproiezioni di Francesco Curci, Andrea Sponsillo e Lucia Zullo, dei movimenti coreografici di Giada Ordine. L’esecuzione è affidata all’Orchestra del Conservatorio “Umberto Giordano”, al Coro Lirico Pugliese preparato dal maestro Agostino Ruscillo, al Corpo di Ballo “Tersicore Danza”.
Nel ruoli principali del cast cantano: il soprano di coloratura Ripalta Bufo (Minnie), il tenore Vincenzo Maria Sarinelli (Ribof), il mezzosoprano Federica Coco (Rosito), il soprano Carmen M. A. Bocale (Wanda), il soprano Denise Graziano (Dorian). Completano l’ampio sistema dei personaggi Marco Franchino (primo amico di Ribof), Zhang Yang (secondo amico di Ribof), Carlo Giuseppe Monaco (Don Miguel), Emanuel Gatta (Teddy), Roberto Caputo (Wlakmann), Massimiliano Guerrieri (Detective), Fernando Napolitano (Commissario) e, nel doppio gruppo delle otto straniere e delle Coralline, Noemi De Fina, Carmen De Pasquale, Mun Hyeon Kyeong, Federica Losavio, Sara Maiorano, Maria Arcangela Tenace, Irene Tzao, Sara Palumbo, Maria Concetta Pirro.
Particolarissimo sarà inoltre il taglio registico ispirato ai film anni Cinquanta - Caccia al ladro, Totò a colori, L’imperatore di Capri - con realizzazione scenografica su fondali video in 3d: «Aver potuto studiare questa preziosa partitura declinata dall’autore in un’operetta dai toni gentili e idilliaci - sottolinea il regista Carlo Antonio De Lucia - è stata non solo una gioia ma un vero viaggio di emozioni. La musica, e con essa la drammaturgia, creata nel decennio precedente al fenomeno dell’avanspettacolo, subisce in molti punti il retroterra degli Strauss e dei Lehár, ma ciò che la rende davvero suggestiva è che sia stata pensata dai due autori come una sorta parafrasi de La fanciulla del West di Puccini. Ho ricostruito rispettosamente la prosa andata perduta, cercando di riprodurre la sveltezza e lo stile originario dei dialoghi ed ho pensato, posticipandola, di ambientare la vicenda negli anni Cinquanta del Novecento: gli anni di Caccia al ladro, di Totò a colori e dell’Imperatore di Capri. Tutti i personaggi dell’operetta concorrono a finalizzare la trama fino allo scioglimento finale con romantica leggerezza, attraverso anche momenti evocativi degli antichi fasti romani del regno di Tiberio che ho cercato di far rivivere».
Quanto all’impianto scenografico, infine, Francesco Arrivo dichiara: «L’intervento per le scene impiega essenzialmente fondali videoproiettati, più qualche semplice elemento di arredo scenico. Le scelte fatte ad opera degli studenti della Scuola di Scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Foggia, sotto la mia guida, e in piena sintonia con Antonio De Lucia, regista dello spettacolo, si basano su una visione abbastanza semplice, tradizionale e descrittiva di allestimento, vertendo però sull’uso di fondali scenografici da videoproiettare, realizzati con perizia dagli studenti mediante il programma di modellazione 3D Blender, che simulano degli scorci di Capri e sono fedeli alle indicazioni del libretto».
L’ingresso allo spettacolo è su invito da ritirare presso il Conservatorio di Foggia a partire da oggi, 17 ottobre.
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