Teatro San Carlo: oggi concerto in streaming diretto da Dan Ettinger con il pianista Alexander Melnikov e il via al restauro del sipario storico del Mancinelli laceratosi nel novembre 2016
Il calendario streaming di aprile del Teatro di San Carlo si conclude stasera, venerdì 30 aprile (ore 20.00) con il direttore israeliano Dan Ettinger, per la prima volta al San Carlo, che dirigerà l’Orchestra del Massimo napoletano e il pianista russo Alexander Melnikovnel Concerto per pianoforte e orchestra n. 1 in fa diesis minore Op.1 di Sergej Rachmaninov e nella Sinfonia n. 4 in fa minore, op. 36 di Pëtr Il'ič Čajkovskij.
Dan Ettinger è uno dei direttori d'orchestra più richiesti della sua generazione a livello internazionale. È stato Direttore Principale dell'Orchestra Filarmonica di Stoccarda. Dal 2005 al 2012 e nuovamente dal 2018, Dan Ettinger è Direttore Principale della Israel Symphony Orchestra. Dal 2009 al 2016 è stato Direttore Musicale del Teatro Nazionale di Mannheim e dal 2010 al 2015 Direttore Principale della Tokyo Philharmonic Orchestra, alla quale è tuttora associato come "Conductor Laureate".
Dirige regolarmente nei più principali teatri d'opera al mondo, come il Metropolitan Opera di New York, la Washington National Opera, la Royal Opera House Covent Garden di Londra, l'Opéra National de Paris, la Wiener Staatsoper e la Bayerische Staatsoper.
Alexander Melnikov si è diplomato al Conservatorio di Mosca con Lev Naumov. Ha vinto numerosi premi in concorsi prestigiosi quali l’International Robert Schumann Competition a Zwickau (1989) e il Concours Musical Reine Elisabeth a Bruxelles (1991). Si esibisce regolarmente con importanti ensemble quali i Freiburger Barockorchester, MusicAeterna e Akademie für Alte Musik. In qualità di solista, Alexander Melnikov ha suonato con importanti orchestre tra cui l’Orchestra del Royal Concertgebouw di Amsterdam, la Gewandhaus di Lipsia, la Philadelphia Orchestra, la NDR Sinfonieorchester, la HR-Sinfonieorchester, la Russian National Orchestra, i Münchner Philharmoniker, la Filarmonica di Rotterdam, la BBC Philharmonic, l’Orchestre des Champs-Élysées e la Sinfonica NHK di Tokyo e con direttori del calibro di Mikhail Pletnev, Teodor Currentzis, Charles Dutoit, Paavo Järvi e Valery Gergiev.
In parallelo, sempre oggi, ha preso il via il restauro del sipario storico del Teatro San Carlo raffigurante il Parnaso, opera di Giuseppe Mancinelli, unico esempio di sipario originario ancora esistente al mondo, rovinatosi nel novembre 2016 per un malfunzionamento dell'impianto antincendio (si rinvia ai nostri articoli in merito https://paoladesimone.wixsite.com/laquintagiusta/single-post/2016/11/15/teatro-san-carlo-limpianto-anticendio-in-tilt-sul-palcoscenico-danneggia-il-sipario-stori; https://paoladesimone.wixsite.com/laquintagiusta/single-post/2016/11/25/teatro-san-carlo-arriva-la-perizia-della-soprintendenza-sullo-strappo-del-sipario-storico).
Mancinelli, napoletano, figura di spicco della sua epoca a livello nazionale, lo realizzò nel 1854.
Il Parnaso, questo il titolo dell’opera, rappresenta simbolicamente il luogo che secondo la mitologia greca era consacrato al culto di Apollo e delle Muse. Su questo sfondo ritroviamo disposte l’antica civiltà greco-romana e quella moderna italiana, nei loro massimi rappresentanti: tra essi Omero, Saffo, Erodoto, Socrate, Eschilo, Aristofane, Virgilio, Dante, Petrarca e Boccaccio, solo per citarne alcuni.
L’opera suscitò grande interesse tanto da motivare nello stesso 1854 l’edizione di una Descrizione del Sipario del Real Teatro di S. Carlo dipinto da Giuseppe Mancinelli, direttore della Scuola di Disegno nel R. Istituto di Belle Arti.
“Sono felice che sia partito il restauro conservativo di un’opera unica come il sipario del Mancinelli – afferma il sovrintendente del Teatro di San Carlo Stéphane Lissner - la cui bellezza potremo riammirare presto assieme allo splendore di tutta la sala del San Carlo.”
Il sipario storico del San Carlo - largo 17 metri e alto 12 metri – è parte integrante della sala del teatro assieme al velario di Giuseppe Cammarano ed è stato restaurato una prima volta nel 1987 e successivamente nel 2011.
Il restauro è reso possibile grazie all’impegno e alla sensibilità di un mecenate come Philippe Foriel -Destez, già da tempo affezionato sostenitore del San Carlo.
Grazie ad una sinergia istituzionale tra la Fondazione Teatro di San Carlo, la Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio per il comune di Napoli e il Provveditorato Interregionale OO.PP. per la Campania, il Molise, la Puglia, la Basilicata ed il Molise, sono partiti dunque i lavori di restauro di un’opera dall’ alto interesse storico-artistico.
Il Direttore dei lavori è Dr.ssa Barbara Balbi della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Napoli mentre Responsabile Unico del Procedimento è il Direttore generale del San Carlo Emmanuela Spedaliere.
Le operazioni di restauro, affidate all’impresa Ambra Restauri, sono volte a restituire bellezza e funzionalità a un'opera fortemente identitaria per il Lirico di Napoli.
Nota dal programma di sala
a cura di Dinko Fabris
Due grandi russi in fuga: piccola guida all’ascolto di Rachmaninov e Čajkovskij
Le vite di Čajkovskij e Rachmaninov hanno diversi punti in comune: la patria russa, ovviamente, e anche la prima formazione musicale nello stesso Conservatorio di San Pietroburgo; poi entrambi si trasferirono a Mosca dove avviarono la loro carriera professionale. Ma è soprattutto l’attitudine al viaggio come fuga da una realtà che non potevano accettare: Rachmaninov fuggì per sempre dalla Russia sconvolta dalla Rivoluzione del 1917, rifugiandosi nel Nuovo Mondo; Čajkovskij cercò di fuggire dalle proprie ossessioni e dal giudizio della società del suo tempo, visitando tra il 1861 e l’anno della sua morte, il 1893, oltre 150 località europee. Infine, in entrambi i compositori trovamo una costante bipolarità tra l’impronta ancestrale russa e l’adesione ad uno stile “occidentale” sempre filtrato dalla propria personalità, entrambe caratteristiche evidenti nelle due composizioni qui prese in considerazione.
Il Primo Concerto per pianoforte di Rachmaninov: un processo compositivo di tre decenni.
Il successo planetario del film Shine, ormai venticinque anni fa, ebbe come riflesso un rilancio della notorietà non solo delcosiddetto “RACH 3” ovvero del Terzo concerto per pianoforte e orchestra di Sergej Rachmaninov, ma dell’intera produzione di questo autore, che perfino un critico e intellettuale colto come Beniamino Placido aveva a malapena sentito nominare prima (come ammise in una recensione su “Repubblica”del 1997). Amatissimi in realtà da tutti i grandi pianisti classici del Novecento e dal loro pubblico, i concerti per pianoforte di Rachmaninov esercitarono una forte e duratura influenza sulla nascente musica per film. E non è un caso che ciò sia avvenuto dopo il suo trasferimento negli Stati Unitiper sfuggire alla Rivoluzione comunista del 1917, che collocò Rachmaninov nel posto giusto al momento giusto. Nonostante la sua rapida affermazione professionale in America fosse dovuta in gran parte all’impressionante talento di pianista virtuoso, Rachmaninov non cessò mai di considerarsi soprattutto un compositore ed anche di lottare a suo modo contro il regime che a suo avviso aveva distrutto il patrimonio culturale della sua patria, dove non volle mai più tornare.
Il Concerto n.1 in Fa# minore op.1 di Sergej Rachmaninov ebbe una lunga gestazione di quasi trent’anni fino alla sua definitiva stesura. Il primo tempo era già stato scritto e presentato come saggio scolastico nel 1890, quando era ancora allievo del Conservatorio di Mosca. In seguito, completata l’opera con gli altri due tempi, eseguì lui stesso il Concerto a Londra nel 1899, dedicandolo al celebre pianista Aleksandr Siloti, che era anche suo cugino e che lo aveva protetto favorendone l’inserimento come studente al Conservatorio di Mosca. Portò quindi con sé il manoscritto del Concerto nel suo viaggio verso l’America, continuando a lavorarci tanto che il secondo e terzo tempo risultano fortemente modificati. In questa veste il Primo Concerto pr pianoforte fu presentato a New York per la prima volta nel 1919, con l’autore al pianoforte, dopo che erano già stati eseguiti in pubblico il Secondo e il Terzo Concerto oltre alle sue prime Sinfonie: tutte composizioni accolte con entusiasmo ed entrate prontamente nel repertorio internazionale delle orchestre sinfoniche.
Dal punto di vista formale, il Primo Concerto segue apparentemente lo schema classico in tre movimenti, due allegri con in mezzo un tempo lento: Vivace, Andante e Allegro vivace. Si distacca tuttavia da quella forma per l’uso del materiale compositivo, che non è diviso in temi esposti e sviluppati, bensì distribuito in maniera omogeneo in tutti e tre i movimenti, creando una narrazione continua e unitaria, basata su variazioni e tuttavia resa più complessa dal funambolico virtuosismo della parte pianistica rispetto al tutti orchestrale. Indubbiamente la mancanza di temi ben riconoscibili che lo identifichino, come succede invece negli altri più famosi concerti dello stesso Rachmaninov, non ha agevolato la popolarità di questo Primo Concerto, che pure per gli studiosi resta il più interessante proprio per la maniera innovativa e in qualche modo “astratta” con cui è concepito.
La Quarta Sinfonia di Čajkovskij: un antidoto al male di vivere
Petr Ilic Čajkovskij ebbe nella seconda metà dell’Ottocento il ruolo di ponte tra la Russia, dove si erano da poco create le basi per una “scuola nazionale russa” intorno a Rimskij-Korsakov, e il resto d’Europa, dominata in campo strumentale dalla musica romantica tedesca e in campo teatrale dall’opera, soprattutto italiana. Come succede spesso in campo artistico, questo ruolo intermedio includeva il rischio di non risultare né completamente russo né abbastanza “europeo”, ma in Čajkovskij la sintesi produsse invece capolavori irripetibili, che lo resero peraltro molto popolare durante la sua vita, anche se la sua psicologia fragile non gli permise di godere pienamente il successo raggiunto. Nelle sue sei sinfonie numerate (cui si aggiunsero un frammento incompleto ed una settima e ultima Sinfonia intitolata “Manfred” che però l’autore considerava piuttosto un poema sinfonico) noi ritroviamo questa doppia polarità ben espressa: le prime tre sinfonie sono infatti basate su tematiche russe e rientrano nel fermento di quella “scuola” nazionale in formazione; le successive sinfonie, a partire proprio dalla Quarta, sono invece accomunate da una riflessione tragica sul destino e sulla morte, che culminerà nella famosissima Sesta Sinfonia “Patetica”).
La Quarta Sinfonia fu composta in poco più di un anno, tra il dicembre 1876 e il gennaio 1878, un periodo carico di eventi importanti e in parte molto dolorosi nella biografia di Čajkovskij. Proprio a metà del 1877, infatti, il compositore decise improvvisamente di sposare Antonina Milukova, una giovane ammiratrice che aveva insistito per diventare sua allieva. La decisione, maturata in pochi giorni d’istinto, fu presa probabilmente da Čajkovskij solo per mascherare la sua omosessualità, che nel suo tempo veniva condannata come un marchio d’infamia. Già dopo tre settimane il matrimonio era ovviamente fallito e Čajkovskij era letteralmente fuggito da Mosca dove allora risiedeva. Questa situazione insostenibile fu risolta quasi magicamente dall’intervento di quella che sarebbe diventata la sua mecenate e anche il suo “migliore amico” come scrisse nella dedica di questa sinfonia: si trattava di Nadezda von Meck, ricca vedova e musicofila, con cui fu stabilito il patto di non incontrarsi mai, mantenuto volentieri da entrambi fino alla fine di questo rapporto nel 1890, una decisione che ci può apparire bizzarra ma che ebbe come risultato la produzione di una mole impressionante di lettere tra i due, preziosa per le nostre conoscenze sulla vita e le opere di Čajkovskij. Il compositore ricevette uno stipendio fisso annuale e il costante incoraggiamento di Nadezda, che si rivelò fondamentale nei ripetuti momenti di crisi: fu proprio lei a spingerlo al lungo tour di viaggi in Europa, per reagire alla crisi del matrimonio fallito, che lo portò anche in numerose città italiane.
Tra i tanti documenti che dobbiamo a questa relazione epistolare, uno dei più importanti è la lettera in cui Čajkovskij descrive il “programma” della sua Quarta Sinfonia, chiarendo che un musicista non dovrebbe mai spiegare la sua musica con parole, ma che aveva fatto un’eccezione proprio in omaggio all’amica von Meck. È anche molto significativo che lui definisca l’opera “la nostra sinfonia”, considerando Nadezda come co-autrice, proprio per l’appoggio e la vicinanza che gli aveva assicurato. Leggendo questo “programma” della sua Quarta Sinfonia in Fa minore op. 32 veniamo così a sapere che, nei quattro movimenti che la costituiscono, agisce soprattutto un tema principale che Čajkovskij chiama “Fatum” cioé il Destino, che così definisce: “la forza inesorabile che impedisce alle nostre speranze di felicità di avverarsi […] ineluttabile e invincibile”. Il tema si presenta fin dall’ Introduzione, Andante sostenuto, con una fanfara di fiati che evoca la tromba del giudizio. Il tema rimbalza da un gruppo all’altro degli strumenti dell’orchestra, prima esitanze poi in fortissimo ed esprime nel suo girare la ricerca disperata di una soluzione. Una parziale consolazione arriva col secondo tema, melanconico e di grande bellezza, che a sua volta percorre l’orchestra e lascia posto a un terzo tema in crescendo che però viene crudelmente dissolto dal ritorno del tema del Fato: infatti, spiega Čajkovskij, i due temi consolatori derivano rispettivamente dal sogno e dalla fantasia di felicità, aspetti illusori destinati ad essere annullati dalla dura verità.
Nel secondo tempo, intitolato in italiano Andantino in modo di canzona, viene espressa la dolce malinconia dei ricordi di gioventù: ancora una volta un sogno del passato. Da qui si passa ad un classico Scherzo (con Trio), trattato con grande fantasia timbrica, ma per Čajkovskij anche questi sono solo “arabeschi capricciosi” dell’immaginazione. La soluzione viene solo nel quarto e ultimo tempo della Sinfonia, dove l’autore invita a cercare nella società e nelle sue semplici tradizioni un antidoto al male di vita: con splendida orchestrazione è descritta una festa popolare tradizionale, dove è inserita la melodia di un autentico canto popolare russo, intrecciando i temi fino alla coda che conclude la composizione con uno slancio di inaspettata vitalità. In questa risposta finale, quasi inaspettatamente ottimistica, troviamo una chiara eco dell’analoga decisione beethoveniana, espressa nel Testamento di Heiligenstadt, di voler offrire il proprio sacrificio personale, l’ineluttabile destino amaro, alla società umana che potrà giovarsi della consolazione della musica. E forse il momento più importante del programma comunicato a Nadezda è proprio la confessione di questo collegamento ideale: “in realtà la mia opera è una riflessione sulla Quinta Sinfonia di Beethoven”, non certo sulla musica di quella partitura ma sulla sua idea centrale, il destino che bussa alla porta.
Fu la von Meck ad assistere alla prima esecuzione della Quarta Sinfonia, che ebbe luogo a Mosca il 10 febbraio 1878, mentre Čajkovskij era a Sanremo, dove aveva tra l’altro completato Eugenjj Oneghin, opera che accolta con grande successo sempre a Mosca due anni più tardi. Nonostante la recente angoscia provocata dall’assurdo matrimonio e i primi sintomi di un male esistenziale che avrebbe permeato di negatività l’ultima parte della vita del compositore, la Quarta Sinfonia esprime un periodo tutto sommato felice, quello del sogno e dell’illusione di potersi sottrarre ad un destino ineluttabile, come lui stesso illustra nel suo “programma”. Ma tutto questo gli era stato permesso grazie alla generosa assistenza della sua mecenate il cui nome, Nadezda, in russo non a caso significa “speranza”.
Gli spettacoli del mese di aprile 2021 saranno disponibili in streaming sulla piattaforma MyMovies.it e, per i primi tre giorni di programmazione, anche sulla pagina Facebook ufficiale del Teatro di San Carlo. Per guardare lo spettacolo, è possibile: - acquistare un e-ticket del valore di 2.29€ (valido 7 giorni dal primo accesso su MyMovies e per i tre giorni di disponibilità su Facebook). Il biglietto potrà essere acquistato direttamente attraverso il canale scelto (MyMovies.it o Facebook) e sarà valido fino al termine del periodo di programmazione dell'evento acquistato. - acquistare l'abbonamento al mese di programmazione che include i tre titoli del mese a 4.99€. L'abbonamento dà accesso illimitato ai tutti i contenuti del mese a partire dal primo giorno di programmazione e fino a fine mese. Sempre entro la fine del mese sarà possibile rivedere tutti i contenuti già pubblicati. L'abbonamento è disponibile solo sul canale MyMovies.it ed è acquistabile fino all'ultimo giorno di programmazione dell'ultimo evento del mese.
Dal termine della disponibilità in streaming, i contenuti saranno disponibili on demand sul sito shop.teatrosancarlo.it.
Si ricorda inoltre l’appuntamento con il nuovo episodio di “Voci di MeMUS”, la prima serie di podcast prodotta dal Teatro di San Carlo che affida alle voci della comunità il racconto del patrimonio. Sabato 1 maggio a partire dalle ore 10.00 sulle piattaforme Spotify, Spreaker e Apple Podcast sarà disponibile la tredicesima puntata.
/Concerto Sinfonico
Da venerdì 30 aprile ore 20.00
DAN ETTINGER
Direttore | Dan Ettinger Pianoforte | Alexander Melinkov
Programma
Sergej Rachmaninov, Concerto per pianoforte e orchestra n. 1 in fa diesis minore, Op. 1
Pëtr Il'ič Čajkovskij, Sinfonia n. 4 in fa minore, Op. 36
Orchestra del Teatro di San Carlo
Disponibile online dal 30.04.2021 alle 20h00 CET
Disponibile fino al 15.05.2021 alle 23h59 CET
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