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    Redazione
  • 12 dic 2017
  • Tempo di lettura: 11 min

Novantadue pagine edite poche settimane fa dalla Castelvecchi, per 153 domande con altrettante risposte che, attraverso lo scambio di battute, ricordi e pensieri a quattro mani fra due amici di vecchia data e dal comune, immenso amore per la Musica, svelano e raccontano tasselli di storia di un grande Maestro della Scuola pianistica napoletana. Pezzi di storia in dialogo che appartengono un po’ a tutti noi, e a tutte le generazioni. È il volumetto intitolato (omaggiando un divertente motto del quest’anno celebrato Principe Antonio de Curtis, in arte Totò) "Quisquilie e pinzillacchere. Storia di un musicista napoletano raccontata ad un amico": un lungo racconto-intervista che ripercorre i settant'anni del grande pianista napoletano Michele Campanella (nella foto d'apertura) a cura e attraverso le molteplici domande del parimenti insigne pianista Riccardo Risaliti (nella foto a seguire), oggi martedì 12 dicembre (ore 17) in presentazione alla Biblioteca Nazionale di Napoli. Dopo il saluto del Direttore della Biblioteca, Francesco Mercurio, con il curatore Riccardo Risaliti e in presenza del protagonista Michele Campanella, converseranno Nino Daniele, Assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, Paola De Simone, musicologa, critico musicale, titolare della cattedra di Poesia per musica e drammaturgia musicale al Conservatorio di Potenza e Giovanni Oliva, già segretario artistico del Ravenna Festival, consulente artistico della Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi, docente di Diritti e adempimenti dello spettacolo, di Marketing delle imprese culturali, coordinatore artistico della Fondazione Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano e del Festival Spinacorona.

«È una chiacchierata fra amici, un modo per lasciare una traccia fra tante storie da raccontare» ci spiega Michele Campanella, attualmente a Napoli Direttore artistico del Maggio della Musica e dell’appena nato Festival Spinacorona.

Attraverso le sue parole e le riflessioni col punto di domanda formulate con sapienza da Riccardo Risaliti - a sua volta esecutore, docente, studioso dell’interpretazione e della storia del pianoforte, critico e operatore musicale – si viaggia attraverso il tempo e fra tanti piccoli segreti della tecnica e dello stile guardando ad una società dove, spesso, si parla troppo di “quisquilie e pinzillacchere”. Otto i capitoli compresi fra l’"Apprendimento" e la "Ende vom Lied", la fine della canzone, citando lo Schumann dei Fantasiestücke op. 12 (n. 8).

Negli anni della formazione, avvenuta con un unico grande Maestro, Vincenzo Vitale, Campanella si definisce «una specie di enfant prodige dilettante. Uno «strano pianista, per essere enfant prodige, dato che più che al pianoforte ero già interessato e impegnato – confessa – ad ascoltare musica sinfonica, come abitualmente si faceva in casa», dunque partendo «dalle emozioni prima che dallo studio, dagli esercizi, dal solfeggio». Perché la musica, sottolinea, «deve essere fonte di gioia e non può ridursi a una sorta di compito da svolgere per soddisfare parenti e insegnanti». Anziché scrivere un diario da custodire in segreto, è lì che «si raccontano alla tastiera e si trasformano in suoni le gioie, le speranze, le delusioni, i dolori che non si possono raccontare altrimenti». Poi, l’incontro con Vitale e l’ingresso in Conservatorio, entrando tredicenne al quarto anno: «Fu solo quando Vitale mi prese in Conservatorio – racconta – che cambiai rotta. Mi trovai con compagni più bravi di me (Riccardo Muti, che era già al decimo anno, Marisa Somma, che si è poi dimostrata una docente illuminata, Laura De Fusco, Aldo Tramma, Maria Mosca), che suonavano in modo superbo musica meravigliosa. Una musica infinitamente più bella della mia! E lì finì la carriera del dilettante enfant prodige».

A seguire parla della sua famiglia, «una famiglia colta della borghesia napoletana» ma di non musicisti con alle spalle, però, «sette maestri di musica e canto», tra i quali l’autore

della celebre Te voglio bene assaje su testo di Raffaele Sacco, la cui musica è stata per lungo tempo attribuita a Gaetano Donizetti ma, in verità, scritta da un suo antenato, Filippo Campanella.

Quale l’eredità del Maestro Vitale? «Insegnava a cercare il senso della musica rifiutando l’istinto, l’improvvisazione, l’estro come alibi libertario. Voleva che noi allievi stessimo coi piedi per terra, senza barare, senza vender fumo. Voleva onestà. Da questa, che è una lezione di vita, viene una grande lezione di musica: la produzione del suono. Il controllo del suono in qualunque circostanza musicale». E, dalla propria esperienza didattica e d’ascolto, parla delle nuove generazioni: «Oggi i ragazzi non son più disposti a fare questo tipo di lavoro, si illudono di non averne bisogno, vogliono arrivare al successo presto e subito, e girano fra maestri e masterclass. Vitale odiava questi improvvisati e superficiali corsi di cosiddetto perfezionamento, quasi sempre “alto”, ma quasi sempre di “bassa” utilità. Molti giovani andavano da Vitale, specie negli ultimi anni, per farsi aiutare a superare problemi tecnico-muscolari. Ecco da dove veniva la sua fama di “guaritore di tendiniti”, rispetto a quella di “maestro di pianoforte” o a quella di “maestro di musica attraverso il pianoforte”: ciò ch’egli era in realtà».

E il racconto prosegue, parlando delle altre scuole pianistiche napoletane, dell’importanza di conoscere il teatro di Mozart per comprenderne una Sonata o la scrittura per archi di Brahms per entrare nel vero spirito della sua musica pianistica, così come la liederistica si rivela fondamentale per capire la produzione di Schumann. Inoltre: dalle sue esperienze d’insegnamento («il problema non è la quantità di note sbagliate ma la qualità delle note giuste») alle tante questioni di palcoscenico fra cameristica, scelte di repertorio, edizioni Urtext, ruolo della critica, colleghi e paura compresa. Quindi gli Incontri, quelli della vita (con l'amatissima moglie e pianista Monica Leone) e nell’arte, le sue preferenze di Tastiera, vero «punto di contatto tra l’idea e il suono». E poi si arriva alle Quisquilie (facilitazioni e aggiusti, diteggiature e pedalizzazioni, uso del metronomo, il silenzio del pubblico quale fattore indispensabile per la concentrazione e dunque persino più importante dell’applauso finale), con un suggerimento valido per i giovani ma, in fondo, per tutti: «Bisogna vivere», perché «vivendo, la musica cambia». A seguire, fra questioni interpretative, il suo rinnovato interesse per Beethoven e il bisogno della folle fantasia di Schumann, le Pinzillacchere: «La vera forza dell’interprete? È quella – ribadisce il Maestro – di lavorare sulla musica e su se stesso. Due certezze che non mancheranno mai». Poi gli insegnamenti attraverso il “Gradus” di Clementi (con la gara sull’impervio n. 21 a ottave spezzate fra l’allievo Muti e il Maestro Vitale) e il Clavicembalo ben temperato di Bach, fondamentale per apprendere «il coordinamento tra cervello e dita». Intanto, come Risaliti fa notare, “nei programmi conservatoriali Clementi è scomparso, mentre Bach è ridotto a pochi preludi e fughe”.

E, alla fine del racconto, un sentito bilancio, su quanto costruito in musica e per la famiglia, per i suoi meravigliosi cinque figli. «Sono orgoglioso – conclude Michele Campanella dall'alto dei suoi splendidi 70 anni – questo sì, della mia deontologia e del lavoro fatto in cinquantun anni, svegliandomi ogni mattina con la stessa voglia di riprendere lo studio interrotto la sera». Infine, come ben in evidenza sulla controcopertina, raccomanda: «Non chiamatemi pianista, preferisco il termine “musicista”: con il primo si pensa alle mani, con il secondo al cuore e al cervello».

Riccardo Risaliti ha concluso i suoi studi musicali presso il Conservatorio di Firenze, alla scuola di Rio Nardi e di Luigi Dallapiccola; la sua preparazione è proseguita con alcuni corsi di illustri docenti (Nikita Magaloff, Carlo Zecchi, Sergio Lorenzi).

La sua attività musicale è iniziata come collaboratore pianistico presso lo stesso Conservatorio di Firenze, l'Accademia Musicale Chigiana e il Teatro Comunale di Firenze, svolgendo parallelamente l'attività di critico musicale presso quotidiani come "La Nazione" di Firenze e riviste specializzate come "Piano Time".

In seguito alla vittoria di alcuni concorsi pianistici, ha iniziato la carriera concertistica, debuttando con l'orchestra del Maggio Musicale Fiorentino e suonando poi per varie associazioni e festival: Teatro alla Scala di Milano, Accademia di Santa Cecilia di Roma, Festival di Brescia e Bergamo, Teatro La Fenice di Venezia, RAI di Roma e Torino, etc.

Come camerista ha spesso affiancato illustri strumentisti, cantanti e complessi. Come solista ha spesso privilegiato repertori particolari (registrò tra l'altro un disco di trascrizioni lisztiane). Di recente si è accostato alla musica del nostro tempo, eseguendo alcuni lavori in prima esecuzione.

Successivamente si è dedicato all'insegnamento, inizialmente presso il Conservatorio di Pesaro, poi presso il Conservatorio di Milano dove è docente da circa trent'anni.

Fin dalla sua fondazione è docente presso l'Accademia Pianistica "Incontri col Maestro" di Imola. Da alcuni anni tiene regolari corsi estivi al Mozarteum di Salisburgo e al Festival delle Nazioni di Città di Castello.

Studioso della letteratura e dell'interpretazione pianistica, tiene su questo tema conferenze e seminari. E' attivo inoltre come pubblicista e come revisore di testi musicali: ha infatti curato l'edizione didattica commentata di numerose opere di autori classici e contemporanei

Michele Campanella

Biografia insolita

Sono napoletano di spirito, di famiglia, di scuola. Tendo al pessimismo ma mi salva l’autoironia.

Già a cinque anni cercavo la Musica, improvvisavo da autodidatta, poi ebbi la straordinaria fortuna di incontrare un grande maestro; concluso il liceo classico, ho incominciato a fare sul serio: ho partecipato a un solo concorso pianistico internazionale e l'ho vinto. Per cinquant’anni ho cercato il Suono e ancora sono per strada. Ho molti autori “preferiti” eppure mi definiscono “specialista” di Franz Liszt. Non amo questa etichetta, naturalmente, ma stimo altamente l’uomo. Ecco una sua sentenza che potrei prendere in prestito: «Tutto quello che si può fare è camminare diritto in tutta semplicità senza tanto spiegare agli altri il come e il perché…».

Nella mia vita ho incontrato persone meravigliose, non necessariamente musicisti. Vivo in Italia nonostante numerose controindicazioni me lo sconsiglierebbero. Insegno musica al pianoforte da quando avevo 37 anni, perché credo sia possibile farlo seriamente. Non mi chiamate pianista, preferisco il termine “musicista”: con il primo si pensa alle mani, con il secondo al cuore e al cervello. La cosa più bella che possa capitarmi è incontrare persone che ricordano un mio concerto di 40 anni fa: qualcosa è rimasto, dunque. Non intendo considerare la mia carriera terminata, credo invece che il meglio debba ancora arrivare e lavoro affinché ciò avvenga.

Oltre alla musica mi bastano pochissime cose: la mia famiglia, la lettura di tanti libri, le belle arti, le passeggiate nei boschi. Sono un discreto micologo e non ho mai avvelenato nessuno con i funghi. Ho dovuto arrendermi al computer, ma non possiedo un tablet.

Biografia solita

Considerato internazionalmente uno dei maggiori virtuosi e interpreti lisztiani, Michele Campanella ha affrontato in oltre 50 anni di attività molte tra le principali pagine della letteratura pianistica. La Società "Franz Liszt" di Budapest gli ha conferito il Gran Prix du Disque nel 1976, 1977 e nel 1998, quest'ultimo per l'incisione “Franz Liszt - The Great Transcriptions I-II” edita dalla Philips. Nel 1986 il Ministero della Cultura ungherese gli ha conferito la medaglia ai “meriti lisztiani”, così come l’American Liszt Society nel 2002. Formatosi alla scuola pianistica napoletana di Vincenzo Vitale, Michele Campanella è un artista di temperamento assai versatile. Questa sua caratteristica lo ha portato ad avvicinare autori quali Clementi, Weber, Poulenc, Busoni (Premio della Critica Discografica Italiana nel 1980 per le incisioni con la Fonit Cetra), Rossini, Brahms, Ravel e Liszt, di cui ha recentemente inciso un’antologia di Parafrasi,i 12 Studi d’esecuzione trascendentale e una scelta di brani del tardo periodo suonati sul Bechstein che appartenne a Liszt, primo grande capitolo di un'importante serie dedicata all'opera lisztiana che comprenderà ben 12 CD, in uscita per l'etichetta Brilliant Classics. La sua discografia comprende incisioni per etichette quali Emi (Ravel), Philips (Liszt, Saint-Saëns), Foné (Chopin), PYE (Liszt, Ciajkovskij), Fonit Cetra (Busoni), Nuova Era (Ciajkovskij, Liszt, Musorgskij, Balakirev), Musikstrasse (Rossini), P&P (Brahms, Liszt, Scarlatti). Nell’estate del 2005 è stata pubblicata dal Rossini Opera Festival la registrazione della Petite Messe Solennelle di Rossini diretta da Campanella a Pesaro. Ha suonato con le principali orchestre europee e statunitensi, collaborando con direttori quali Claudio Abbado, Aldo Ceccato, Gianluigi Gelmetti, Eliahu Inbal, Charles Mackerras, Zubin Mehta, Riccardo Muti, Georges Prêtre, Esa-Pekka Salonen, Wolfgang Sawallisch, Thomas Schippers, Hubert Soudant, Pinchas Steinberg, Christian Thielemann. È frequentemente invitato in paesi quali Australia, Russia, Gran Bretagna, Cina, Argentina ed è stato ospite dei festival internazionali di Lucerna, Vienna, Praga, Berlino e Pesaro (Rossini Opera Festival). Negli anni ’90 è stato al fianco di Salvatore Accardo e Rocco Filippini, quali partner ideali per affrontare i capolavori della musica da camera. Spiccano tra gli importanti traguardi l'esecuzione di tutti i concerti di Beethoven e Mozart, e l’integrale della musica per pianoforte di Brahms. Negli anni recenti si è molto sviluppata l’attività di Michele Campanella in veste di direttore - solista con le più prestigiose orchestre italiane, come l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, l’ORT-Orchestra della Toscana, l’Orchestra da Camera di Padova e del Veneto, I Virtuosi Italiani, l’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento. Da sottolineare il repertorio: Ravel, Fauré, Poulenc, Franck, Saint-Saëns, Schumann, Weber, Liszt, oltre a Mozart e Beethoven. Si dedica con passione all'insegnamento: è stato titolare della cattedra di pianoforte all'Accademia Chigiana di Siena dal 1986 al 2010 e per otto anni ha tenuto corsi di perfezionamento a Ravello. Ha fondato recentemente con Monica Leone la Comunità musicale della Costa d'Amalfi. È stato insignito dei prestigiosi riconoscimenti della “Fondazione Premio Napoli” e della “Fondazione Guido e Roberto Cortese”. E’ membro delle Accademia di Santa Cecilia dal 1983, dell’Accademia Filarmonica Romana, dell’Accademia Cherubini di Firenze. È stato per nove anni direttore artistico di tre stagioni concertistiche nate nell’ambito delle Università di Napoli, Benevento e Catanzaro. Da cinque stagioni è direttore artistico del Maggio della Musica di Napoli. Dal 2008 è Presidente della Società Liszt, chapter italiano dell’American Liszt Society. Nel 2011, anno in cui si è celebrato in tutto il mondo il bicentenario della nascita di Franz Liszt,Campanella ha dedicato interamente la sua attività di pianista e direttore d’orchestra al compositore ungherese, da lui studiato e amato fin dall’età di quattordici anni, impegnandosi in una lunga serie di concerti solistici in Italia e all’estero: in particolare a Piacenza Cremona, Udine, Parma e a Ravenna nell’ambito del celebre Festival, con l’Orchestra Luigi Cherubini con l’esecuzione, in una sola serata, come solista e direttore, di tutta la musica per pianoforte e orchestra di Liszt. Appuntamenti di spicco all’estero sono stati i concerti a Buenos Aires,alla Suntory Hall di Tokyo e le tre esibizioni assieme a Riccardo Muti a Chicago, per il culmine delle celebrazioni lisztiane con l’esecuzione, con la Chicago Symphony Orchestra, del Primo Concerto per pianoforte e orchestra. Inoltre, in collaborazione con l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e con l’Accademia Musicale Chigiana, Campanella ha creato e diretto nel 2011 al Parco della Musica di Roma una serie di Maratone lisztiane, nel corso delle quali era in programma l’integrale della musica scritta per il pianoforte da Liszt. Si è trattato di un evento che ha coinvolto ben 75 pianisti italiani e che ha assunto una rilevanza eccezionale in quanto mai realizzato al mondo prima d'ora. All’attività di musicista, Campanella affianca quella di scrittore. Nel 2011 Bompiani ha pubblicato il libro “Il mio Liszt. Considerazioni di un interprete”, un omaggio letterario che il pianista ha voluto dedicare al suo autore di riferimento. Nel 2012 Michele Campanella ha ricevuto il prestigioso Premio Scanno per la Musica e il Premio Grotta di Tiberio per l’interpretazione musicale. Nel 2013, l’anno del bicentenario della nascita di Richard Wagner e Giuseppe Verdi, Michele Campanella è stato impegnato in una lunga serie di concerti dedicati alle Parafrasi di Franz Liszt, in Italia, Ungheria, Spagna, Russia, Germania e Cina a conferma del suo importante ruolo di Ambasciatore della Musica nel Mondo e la Brilliant Classics ha dedicato a queste composizioni un cofanetto di 3 CD – Special Edition. Il 2014 ha visto Michele Campanella protagonista in Italia, come solista e direttore, nell’esecuzione dell’ultimo concerto di Mozart K 595 e del concerto n.2 di Brahms oltreché nel recital “Chopin vs Liszt: La Battaglia”, una pacifica battaglia tra due dei massimi compositori per la letteratura pianistica, Fryderyk Chopin e Franz Liszt. È stato inoltre impegnato in tour negli Stati Uniti con il Fine Arts Quartet, in Sud America con il violinista Boris Belkin e nella realizzazione di un cd, edito da Cam Jazz, per un progetto sull’improvvisazione jazz con il sassofonista Javier Girotto. Nel 2014 è stato insignito dell’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine “Al Merito della Repubblica Italiana”. Nel 2015, la poliedrica attività di Michele Campanella lo ha portato in tour con Javier Girotto e il loro progetto Musique sans Frontières su musiche di Ravel e Debussy. In ottobre ha festeggiato i cinquant'anni dal debutto al Teatro di San Carlo, a Napoli. Nel 2016, tra i vari impegni, da sottolineare il ritorno al Teatro alla Scala in formazione di quintetto con il Quartetto della Scala e l'esecuzione del grande Concerto di Busoni al Teatro Verdi di Trieste. Nel 2017 è stato pubblicato il cd e il vinile della Sonata di Liszt. In Settembre Campanella ha varato la prima edizione di "Spinacorona, passeggiate musicali napoletane" un festival innovativo che ha ottenuto uno straordinario successo di pubblico. Michele Campanella è Artista ufficiale Yamaha.

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