Agli esordi, negli anni al confine fra ultimo Seicento e primo Settecento, semplici cammei buffi sagacemente realistici, dalla spiccata gestualità teatrale e spesso esilaranti, innervati all'interno delle stesse scene di un'opera seria. Poi, fra i poli di Venezia e Napoli nei primi due decenni del secolo XVIII, la rapida affermazione ed evoluzione in un genere più preciso e in sé conchiuso, posto in luogo dell'odierno intervallo fra gli atti di un dramma per musica per lo più in vernacolo. È Il fenomeno degli Intermezzi comici, testato a Venezia agli inizi del Settecento e presto al vertice delle sue fortune nel fertile humus partenopeo con un esempio su tutti, La serva padrona di Gennarantonio Federico per le musiche di Pergolesi, fra gli atti dell'opera seria Il prigionier superbo in scena al Teatro San Bartolomeo - palcoscenico deputato al genere serio e dunque unica occasione per il comico di essere applaudito dinanzi a teste coronate e nobili - nell'anno 1733, a quattro anni dalla costruzione del Teatro San Carlo. Poi, dal 1741, un editto di Carlo III ne interrompe la prassi ordinando, sempre fra gli atti, la sostituzione di tali piccoli gioielli di teatro comico con i balli, pertanto lasciando alla discrezione dei singoli autori di trattarne la stesura in via autonoma e in formula sempre più simile alle commedie musicali del pieno Settecento.
Freschezza, arguzia, spontaneità e realismo reinventano la canonica alternanza di recitativi e arie, spesso e innanzitutto puntando ai numeri d'assieme, conquistando naturalezza e approdando a un’espressività nuova, forte di una vocalità attoriale più che virtuosa progressivamente ampliata oltre la dialettica di soprano e basso più attore muto, l'organico di soli archi e una semplice ossatura drammaturgica. Ebbene, intorno a tale genere e con sguardo attento al polo napoletano in primis, ma anche a Venezia e alle fortune registrate in alcune principali capitali d'Europa con tagli e materiali inediti entro le diverse evoluzioni di tempo e di stile, si è svolto nei giorni 16 e 17 ottobre scorsi il sempre assai prezioso momento di approfondimento e confronto scientifico offerto dal Convegno internazionale di Studi organizzato, con cadenza annuale, dal Conservatorio di Musica "Francesco Cilea" di Reggio Calabria, prima Istituzione musicale nata in Regione nell'anno 1964 come sezione staccata del "San Pietro a Majella" di Napoli, ad oggi diretta da Francesco Barillà e a breve, per i prossimi tre anni accademici, dalla neo-eletta Mariella Grande.
Sul tavolo delle discussioni, "Entremets e Intermezzi. Lo spettacolo nello spettacolo nel Rinascimento e nel Barocco", titolo scelto dall'illustre Comitato scientifico guidato dal vertice uscente Barillà e composto dagli specialisti Nicolò Maccavino, Gaetano Pitarresi, Claudio Toscani, Antonio Caroccia, Jean Duron.
(Nelle foto: da sinistra, i professori Jean Duron, Claudio Toscani, Nicolò Maccavino, Gaetano Pitarresi; Nicolò Maccavino; Claudio Toscani; Paologiovanni Maione; Paola De Simone. In basso: la rappresentazione dell'Intermezzo La Dirindina).
Avviati i lavori con i saluti e le parole di merito espresse dal musicologo Paologiovanni Maione in rappresentanza della Società Italiana di Musicologia, il Convegno Internazionale di Studi svoltosi presso la sede della Biblioteca Comunale, nella Villetta Pietro De Nava, ha trattato il tema in esame secondo molteplici percorsi d'indagine: nella prima giornata, gli Intermedi musicali nei repertori di polifonia in italiano tra XVI e XVII secolo, dal Nuovo al Novissimo Vogel con Marco Giuliani, gli Intermezzi di opere ottoboniane con una ricostruzione inedita della scuola
dei paggi nel Palazzo della Cancelleria a cura della sempre bravissima Teresa Chirico (Conservatorio "Santa Cecilia" di Roma), gli scambi di modelli formali e drammaturgici tra Roma e Venezia per gli intermezzi di metà ‘700 grazie alla relazione di Giovanni Polin del Conservatorio di Potenza.
A seguire, nella seconda sessione presieduta dal professore Duron, Claudio Toscani professore associato dell'Università degli Studi di Milano ha illustrato, analizzandone le fonti, i testi e le partiture, le peculiarità degli Intermezzi metateatrali nella Napoli del viceregno austriaco (1707-1734), quindi il professore Nicolò Maccavino, titolare della cattedra di Storia della Musica per la didattica presso il "Cilea" e a sua volta presidente della prima sessione, ha riscoperto specificità e funzioni delle scene buffe del Prigioniero fortunato, dramma serio per musica composto nel 1698 da Alessandro Scarlatti per la Corte di Napoli mentre, sullo stesso autore, il professore Gaetano Pitarresi, valente storico della musica e docente sempre presso Conservatorio di Reggio Calabria, si è soffermato sui personaggi di Pericca e Varrone dalle scene buffe per l'opera Scipione nelle Spagne (1714). A conclusione della prima tornata, Marilena Laterza (Università di Milano) è intervenuta con una relazione dal titolo «Nuovi ancora graziosissimi intermezzi»: su un’intonazione inedita di Eurilla e Beltramme quindi, nel Palazzo della Provincia, è stata organizzata una rappresentazione della Dirindina di Domenico Scarlatti a cura dei docenti e degli allievi del "Cilea", dunque sotto l'accurata direzione musicale di Milo Longo, per la regia di Piera Puglisi e con le voci di Delia Mazzamati (Dirindina), Carmen Valeria Cardile (Liscione) e di Angelo Parisi (Don Carissimo).
Alla seconda giornata di lavori, presieduta dal professore Toscani, hanno quindi partecipato
Paologiovanni Maione del Conservatorio "San Pietro a Majella" di Napoli con lo studio "Intermezzi al tramonto nella Napoli di Carlo?", Paola De Simone, docente titolare della cattedra di Poesia per musica e Drammaturgia musicale presso il Conservatorio "Carlo Gesualdo da Venosa" di Potenza con la ricostruzione e analisi dalle partiture manoscritte di due lavori inediti attraverso la relazione "Il giocatore (1756) di Antonio Sacchini per il Conservatorio Santa Maria di Loreto e Li furbi (1765) di Giacomo Tritto per le dame monache di Santa Chiara: il comico in partitura con due intermezzi oltre la scena dal cuore del Settecento musicale napoletano", l'ottimo Jean Duron (musicologo del Centre de musique baroque de Versailles) ha parlato della musica quale ornamento delle feste e divertimenti nella Francia di Luigi XIV mentre l'illustre musicologo tedesco Steffen Voss ha approfondito lo studio sull'intermezzo comico a Dresda fra Antonio Lotti e Johann Adolf Hasse. In chiusura Teresa Casanova Sanchez De Vega, dell'Università di Madrid, ha infine offerto un quadro esaustivo sugli Intermezzi rappresentati alla corte spagnola durante i regni di Filippo V e Ferdinando VI, lungo il ventennio 1738-1758.
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