In data unica pomeridiana, giovedì 8 marzo (ore 18) nel giorno dedicato alle donne e alle loro conquiste sociali, economiche, politiche quanto alla lotta contro ogni forma di discriminazione e violenza, il Teatro San Carlo propone un originale quanto imperdibile capitolo da camera che, ben costruito su pagine di pregio dal denominatore comune fra sogni e visioni, vedrà unirsi in varia combinazione e al termine nella totalità del gruppo quattro speciali interpreti italiani: il violinista Gabriele Pieranunzi, da diciannove anni e per chiara fama spalla dell'Orchestra del Lirico napoletano, il pianista Maurizio Baglini, la violoncellista Silvia Chiesa e il soprano Cinzia Forte (nelle foto in apertura).
In ascolto, un doppio Schumann per violino e pianoforte, con l'Intermezzo dalla Sonata F.A.E. e la Sonata n. 1 in la minore op. 105, quindi Beethoven con il Trio per pianoforte e archi noto per il suggestivo titolo "I fantasmi" (o anche "degli Spettri") dovuto con ogni probabilità alla presenza di alcuni abbozzi del secondo movimento in un quaderno contenente anche quelli in pari tonalità (re minore) per un ipotetico lavoro sul Macbeth di Shakespeare. Infine, una raccolta di rarissimo ascolto, ossia le Sette Romanze su poesie di Alexandr Blok per soprano e strumenti op. 127, creazione fra le ultime di Dmitrij Šostakovič e opera notevolissima di delicata intimità, poco conosciuta rispetto alle quindici Sinfonie e alla cameristica strumentale ma nata per un superbo gruppo di interpreti che ne tenne a battesimo la prima esecuzione, il 3 ottobre 1967 nella Sala piccola del Conservatorio di Mosca: il soprano Galina Visnevskaja (dedicataria delle Romanze), David Oistrakh al violino, Mstislav Rostropovic al violoncello e Moisej Vainberg al pianoforte in luogo dell'ammalato Svjatoslav Richter. E dunque raccolta che, nell'arco unico entro cui le sette liriche furono concepite, vedrà attraverso un sapiente gioco strutturale unirsi in varia formula i diversi strumentisti al fianco della vocalità di Cinzia Forte.
Per comprendere l'emozione di quella prima esecuzione, si citano intanto le stesse parole formulate nell'anno 1976 dal mitico violinista Oistrakh: «Ricordo quella sera come un accadimento unico, senza uguali. Partecipare alla resa sonora di quel lavoro fu per me un'esperienza straordinaria anche per l'insolita sua struttura, dal momento che la voce non è mai accompagnata dallo stesso organico, con un'idea, in un certo senso, ascensionale all'acuto: le prime tre Romanze sono accompagnate rispettivamente da violoncello, pianoforte e violino; le altre tre da piano e violoncello, piano e violino, violoncello e violino; solo nell'ultima, a guisa di commiato, il trio strumentale è al completo. Quindi, io dovevo ascoltare, senza suonare, i primi due pezzi: non m'era mai capitata una circostanza del genere e diventai tremendamente nervoso nell'attesa del mio turno d'attacco. Era un periodo che già soffrivo di cuore durante i concerti e avvertivo il dolore nonostante la concentrazione dell'esecuzione: quella sera però avvertii una fastidiosa tachicardia sin dall'avvio della composizione... e sapevo che non potevo piantar tutti in asso e andarmene dalla sala. Sapevo che Sostakovic era chino sulla radio a captare ogni attimo dell'esecuzione e il mio nervosismo cresceva. Poi finalmente toccò a me di suonare e, nonostante il forte dolore al petto, attaccai. Eravamo insieme. Le sofferenze cardiache sembrarono attenuarsi, credo d'aver suonato bene, ero molto concentrato. Gli applausi scrosciarono entusiastici alla fine dell'opera e decidemmo di risuonarla tutta».
A spiegare l'idea e le peculiarità del progetto di oggi per il San Carlo è invece il violinista Gabriele Pieranunzi: «Sembra quasi che le parole chiave del concerto - fa notare - siano "sodalizio" e "geometria". Perché queste parole? Parto da lontano: il sodalizio artistico con l'amico Maurizio Baglini è nato nei primi anni Duemila e ci ha portato a fare numerosissimi concerti insieme. I primi due lavori in programma saranno appunto un modo per rivivere quei nostri tempi. Al nostro si è poi aggiunto il sodalizio sia artistico che affettivo tra Maurizio e Silvia Chiesa, violoncellista che fui proprio io a presentare a Maurizio. Mi diverte dunque molto - ha confessato Pieranunzi - l'idea che ci si ritrovi tutti e tre insieme per l'esecuzione del Trio "degli Spettri" di Beethoven. E già qui siamo nel campo della cosidetta "geometria variabile", passando dal duo formato da violino e pianoforte al trio per pianoforte, violino e cello. Culmine e se vogliamo esaltazione di tale concetto sarà l'ultimo brano che eseguiremo, ossia le Sette romanze di Šostakovič su testi di Alexander Blok per soprano, pianoforte, cello e violino. In che modo? Perché l'unica romanza nella quale tutti e quattro gli esecutori si incontreranno sarà l'ultima, la numero 7 e un Largo emblematicamente intitolato "Muzyka" (Musica). Nei sei brani precedenti ci sono invece tutte le combinazioni fra loro possibili, ma mai tutti insieme, quasi fosse un gigantesco puzzle che si va a costruire e formare pian piano. E così anche l'aggiunta della voce di Cinzia Forte come ultima proposta nella completa prospettiva del programma assume il senso quasi di un cerchio che va a chiudersi, concludendo appunto la particolare composizione nell'insieme dopo un cercarsi reciproco che sembra non finire mai.
A complemento, sul legame fra i significati comuni ai brani prescelti, le parole del pianista Maurizio Baglini: «Dal punto di vista esecutivo, il programma implica una riflessione sulla traduzione in musica di atmosfere spettrali, fantastiche e materialmente imprendibili. Da Beethoven a Schumann, per poi arrivare alla rarefatta scrittura di Šostakovič, tali atmosfere spettrali, ansiogene, si riflettono attraverso un pianismo difficile, molto esposto tecnicamente, in cui ciascun dettaglio del materiale utilizzato è al servizio di una concertazione orchestrale, nonostante si parli di organici da camera. Il Trio op. 70 n. 1 di Beethoven rappresenta infatti un impegno strumentale di pari livello rispetto, ad esempio, a quello richiesto dal Concerto op. 73 per pianoforte e orchestra "Imperatore", così come la Sonata n. 1 op. 105 di Schumann non ha sconti di alcun tipo rispetto a quanto fa il solista nel suo Concerto op. 54. Nelle liriche di Šostakovič, infine, la parte pianistica si riduce ad alcuni interventi sporadici che esigono, però, una lucidità di concentrazione ed un bilanciamento timbrico decisamente complessi da realizzare focalizzandosi su un virtuosismo che è innanzitutto timbrico e, diciamo pure, stereofonico».
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ROMANZE D'AMORE, SOGNI E VISIONI
Soprano | Cinzia Forte
Violino | Gabriele Pieranunzi
Pianoforte | Maurizio Baglini
Violoncello | Silvia Chiesa Programma
Robert Schumann, "Intermezzo" dalla Sonata F.A.E. per violino e pianoforte
Robert Schumann, Sonata n.1 in la minore per violino e pianoforte, Op. 105 Ludwig van Beethoven, Trio n. 5 in re maggiore, Op. 70 n.1 "I fantasmi"
Dmitri Shostakovich, 7 Romanze per soprano, pianoforte, violino e violoncello, Op. 127 su testi di Alexander Blok
Pesnja Ofelii (Canzone di Ofelia), Moderato per soprano e violoncello
Gamajun ptica veshchaja (Gamayun, uccello profeta), Adagio per soprano e pianoforte ispirato da un quadro di Viktor Vasnetsov
My byli vmeste (Eravamo insieme), Allegretto per soprano e violino
Gorod spit (La città dorme), Largo per soprano, violoncello e pianoforte
Burja (Tempesta), Allegro per soprano, violino e pianoforte
Tajnyje znaki (Segni segreti), Largo per soprano, violino e violoncello
Muzyka (Musica), Largo per soprano, violino, violoncello e pianoforte
Giovedì 8 marzo, ore 18.00 Turno P