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Paola De Simone

Un primo tassello di un quadrifoglio musicale del primo Seicento sacro restituito per la prima volta in tempi moderni, e con salda pertinenza sia di prassi che di stile, in un luogo ideale quale la Reale Cappella del Tesoro di San Gennaro nel Duomo partenopeo, principale meta di culto cittadino e magnificente cornice storico-artistica costruita (1608-1646) cronologicamente in parallelo alla vicenda biografica ed artistica del compositore (1575-1647) in ascolto, primo italiano scelto quale maestro della Cappella Reale di Napoli, dal 1603 al 1616 circa.

In virtù del progetto intorno alle quattro Passioni di Giovanni Maria Trabaci, promosso sull'asse culturale Napoli-Matera dal Centro Studi di Irsina intitolato a tale compositore e diretto dall’editore Giuseppe Barile in tandem con il Dipartimento di Musica Antica del Conservatorio "San Pietro a Majella" di Napoli che conserva in duplice copia (fra le quattro esistenti al mondo) la pregiata edizione a stampa di Ottavio Beltrano (1634), è stato infatti possibile ascoltare la prima delle quattro opere, la Passio secundum Matthaeum, affidata a specialisti del repertorio (nelle foto) e dunque alle voci efficaci del basso-baritono Giuseppe Naviglio (Jesus), di Alessandro Caro (altus), Marcello Della Gatta (tenor), Roberto Gaudino (bassus), al Coro Mysterium Vocis (ottimo il livello della sezione femminile) diretto dal bravo Rosario Totaro e ai valenti strumentisti Franco Pavan (tiorba), Stefano Magliaro (viola da gamba), Carlo Maria Barile (organo).

Ad introdurne i dettagli, la storia del contesto e ad accogliere il numeroso pubblico, l'editore, il curatore Dinko Fabris e l'Abate Prelato della Cappella, Vincenzo De Gregorio. Quindi, attraverso le note di un genere per noi ormai remoto e purtroppo dimenticato, la concreta ricostruzione di un capitolo fondamentale per la nostra stessa identità musicale sacra, di grande arte compositiva, in raro e originale equilibrio fra la nuda austerità del gregoriano, l'arte fiamminga degli orditi verticali e un raffinato tessuto polifonico di stile gesualdiano mirabilmente messo a segno seguendo, con dovizia di atmosfere e cura estrema fra le parti, le indicazioni contenute nello stesso avvertimento Ai Lettori riportato sull'antica stampa.

Ossia, alternando i ruoli tra le voci e facendo attenzione a limare i passaggi al termine delle rispettive cadenze, optando per una tornitura costantemente calibrata in sintonia fra il dettaglio e la coralità dell'intero organico, nonché variando i diversi episodi ferma restando l'omogeneità del respiro. Pieno al termine il successo per gli artefici del progetto e per i più che meritevoli interpreti fra voci e strumenti.

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