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Paola De Simone

Il primo ciclo di Passioni sacre in musica? A comporlo sarebbe stato non il tedesco Johann Sebastian Bach, bensì un musicista lucano, dunque italiano e del Sud, circa un secolo prima, fra l'ultimo Rinascimento e l'alba della grande stagione barocca. Si tratta di Giovanni Maria Trabaci, nato a Montepoloso (oggi Irsina) intorno al 1575, di formazione musicale fiamminga e attivo entro il circuito partenopeo d'elezione del conterraneo principe Carlo Gesualdo da Venosa, nonché primo italiano eletto nell'alta carica di Maestro della Real Cappella nella Napoli del viceregno spagnolo subentrando nel 1614 al suo maestro, il fiammingo Jean De Macque, quindi morto in tale capitale nel dicembre 1647. Inedito quanto prezioso appare dunque il progetto di riproporne oggi all'ascolto, per la prima volta in tempi moderni, le quattro Passioni edite nel 1634, a partire da stasera (ore 19.30) mercoledì 28 giugno in un luogo ideale quale la Reale Cappella del Tesoro di San Gennaro nel Duomo di Napoli (nella foto d'apertura unitamente all'invito con ingresso libero) in virtù della generosa disponibilità dell’Abate Prelato della Cappella, Vincenzo De Gregorio e della preziosa intesa siglata fra il Centro Studi Giovanni Maria Trabaci di Irsina diretto dall’editore Giuseppe Barile, ideatore e coordinatore dell'iniziativa, e il Conservatorio "San Pietro a Majella" di Napoli, dove è conservata l’edizione a stampa originale delle Passioni di Trabaci, in due copie sopravvissute (nelle foto a seguire) oltre a soli due altri esemplari custoditi rispettivamente a Madrid e, sempre nel capoluogo campano, nell'inaccessibile scrigno dei Girolamini.

A presentare i dettagli della ripresa, ieri mattina in conferenza stampa nella Sala Paisiello della Biblioteca del Conservatorio "San Pietro a Majella", il direttore uscente Elsa Evangelista, il musicologo Dinko Fabris, coordinatore scientifico e direttore artistico del progetto targato dal Dipartimento di Musica Antica diretto da Antonio Florio all'interno dell'Istituzione. Mentre, relativamente alle peculiarità della scrittura e della prassi esecutiva, sono intervenuti Rosario Totaro cui spetta la direzione del Coro di voci, il tiorbista Franco Pavan e un giovanissimo allievo della classe di composizione, Guglielmo Esposito, trascrittore della partitura.

Sul tavolo, dunque, la ripresa in concerto con cadenza annuale, la registrazione e soprattutto l'edizione critica per i tipi dell'editore Barile delle quattro Passionem D.N. Jesu Christi composte e date alle stampe a Napoli nel 1634 dal maestro della Real Cappella Giovanni Maria Trabaci, al via con la prima, ossia la Passio secundum Matthaeum, affidata a specialisti del repertorio. L’esecuzione vedrà infatti impegnati Giuseppe Naviglio (Jesus), Alessandro Caro (altus), Marcello Della Gatta (tenor), Roberto Gaudino (bassus), il Coro Mysterium Vocis diretto da Rosario Totaro e gli strumentisti Franco Pavan (tiorba), Stefano Magliaro (viola da gamba), Carlo M. Barile (organo).

«È un altro pezzo di storia della nostra Biblioteca riportato alla luce che ha inoltre il pregio - ha sottolineato nell'occasione con orgoglio la direttrice Elsa Evangelista - di creare un diretto collegamento fra la nostra città e Matera Capitale della Cultura». E difatti, al concerto, saranno presenti anche i rappresentanti delle istituzioni di Campania e Basilicata, nel nome di Giovanni Maria Trabaci, in vista degli eventi di Matera Capitale Culturale Europea 2019. Quindi, le illuminanti parole dell'editore Barile sulle ragioni della scelta e promozione di un simile evento mirato «ad attestare la primazìa di un genere importante, le Passioni per la Settimana Santa, tra l'altro saldamente radicato nella terra dei Sassi», nonché l'accento posto sull'«importanza di un patrimonio culturale atto a restituire l'antica centralità di tante altre aree del Sud oggi divenute, e a torto considerate, periferiche». Lo studioso e docente di Storia della Musica presso il "San Pietro a Majella", Dinko Fabris (nella foto accanto), ha infine mostrato ai presenti gli esemplari in bacheca, spiegato quanto riportato nell'avvertenza ai Lettori dell'epoca (nella foto sotto) e infine concluso definendo l'opera di Trabaci come l'«ultimo, straordinario florilegio della scuola fiamminga di de Macque, entro la nobile cerchia gesualdiana e dunque al riparo dalla comune e sempre più frequente prassi dell'improvvisazione su basso continuo».

Giovanni Maria Trabaci (Montepoloso oggi Irsina, circa 1575- Napoli 31 dicembre 1647) fu il primo italiano eletto alla prestigiosa carica di Maestro della Real Cappella del viceré in un secolo di dominazione spagnola, prendendo il posto nel 1614 del suo maestro il fiammingo Jean De Macque. Entrato nella cerchia del principe Carlo Gesualdo da Venosa, Trabaci pubblicò alcune raccolte di musica per tastiera considerate tra più importanti del primo Seicento e che influenzarono Frescobaldi, soprattutto per la forte aura sperimentale di alcuni brani. Compose inoltre numerose raccolte di musica profana e soprattutto sacra, in gran parte riflesso dei lunghi anni di servizio nelle più importanti istituzioni musicali napoletane.

Le Passioni di Trabaci furono certamente il primo ciclo organico pubblicato da un autore italiano nell’epoca della Controriforma e si contraddistinguono per una sapiente miscela di tradizione (come richiesto dalla corte spagnola) e innovazione. Quest’ultima appare evidente nella prefazione alla stampa del 1634 particolarmente ricca di indicazioni esecutive interessanti, che sono state messe in pratica dai musicisti impegnati in questa esecuzione, tra i maggiori esperti di musica antica italiani, molti collegati al Dipartimento e Master di Musica antica del Conservatorio di Napoli, diretto da Antonio Florio con la consulenza scientifica di Dinko Fabris.

Le successive Passioni saranno eseguite annualmente, scandendo l’itinerario artistico che porterà a Matera Capitale Culturale Europea nel 2019.

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