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Paola De Simone

Un itinerario di ricerca e riscoperta, di prassi e di ascolto rigorosissimo quanto prezioso avendo restituito in misura puntuale e stilisticamente efficace, intorno alle parentele e alle forme strumentali di primo piano nella Napoli musicale barocca, alcuni fondamentali tasselli dell'alta tradizione violinistica e della scrittura sonatistica o di concerto della scuola musicale partenopea al confine fra diciassettesimo e diciottesimo secolo. A proporlo con meritato successo, al Teatrino di Corte di Palazzo Reale per la stagione dell'Associazione Alessandro Scarlatti, la Cappella Neapolitana (nella foto) diretta da Antonio Florio, organico di calibro internazionale specializzato nella prassi esecutiva antica e che, nell'occasione, festeggiava i propri tren'tanni di attività. Costruito ad arte il programma che, come in un gioco di rinvii e di specchi fra stili, tecniche e formule, ha in concreto illustrato le possibili combinazioni fra solisti, concertino e ripieno, in assieme o in dialogo più basso continuo e, ancora, fra tessuto contrappuntistico e scrittura virtuosa sia di matrice cembalistica che violinistica, fra solidità compositiva e abilità del musicista chiamato a darvi forma entro il contenitore da camera per archi e strumento da tasto. Il raro viaggio scelto da Florio e dalla recentemente ribattezzata Cappella Neapolitana sulle nostre maggiori dinastie musicali ha così alternato la famiglia più celebre qui rappresentata da Alessandro Scarlatti e dal figlio Domenico con quella meno nota ma non meno importante per i musicologi e i barocchisti formata da Pietro Marchitelli, straordinario violinista virtuoso, punta di diamante fra i musici della Real Cappella Palatina diretta dallo Scarlatti padre (con un giovanissimo Domenico al cembalo) nonché longevo didatta che nel 1702 a Napoli ebbe a umiliare in singolar tenzone musicale il grande Corelli, e da suo nipote Michele Mascitti. Dettagli molteplici dunque emersi nella varietà degli stilemi ma con pari sapienza metrica e d'insieme attraversando di Alessandro Scarlatti la forma del Concerto grosso (in re minore n. 5) e con il figlio Domenico quella della più aggiornata Sinfonia (in do maggiore e in sol maggiore), ancora del Concerto grosso ma anche della Passacaglia con Michele Mascitti (op. 71 n.1 e Passacaglia variata in la maggiore). Mentre, sulla forma della Sonata da camera, i tre esempi di Pietro Marchitelli (n. 6 in sol minore; n. 10 in re maggiore e n. 11 in fa maggiore più Concerto grosso in la minore) andavano a svelare un intero capitolo rintracciabile, oltre che fra i manoscritti della University of California a Berkeley, della Biblioteca del Conservatorio di Milano (Fondo Noseda), nelle trenta Sonate custodite a Napoli nella Biblioteca del Conservatorio San Pietro a Majella, copiate e orchestrate dopo la morte del maestro per un'esecuzione con più strumenti da parte degli allievi del Conservatorio di S. Onofrio nel 1743. Il tutto con revisioni dello stesso Antonio Florio e, per le pagine di Marchitelli, con le ricostruzioni del primo violino Alessandro Ciccolini.

Al pregio di tali premesse si è quindi sommata la qualità degli esiti apprezzati grazie alle

notevolissime abilità sia solistiche che concertanti e di sostegno riconoscibili, sotto l'attenta direzione di Florio, in tutti i componenti sul palco: dal sempre ottimo Alessandro Ciccolini al talentuoso Marco Piantoni, rispettivamente al primo e al secondo violino di concertino, entro un dialogo assai vivace per tecnica, gusto e temperamento; e così dal saldo lavoro messo a punto da un basso continuo di raro equilibrio affidato alla brava cembalista Patrizia Varone, al contrabbassista Giorgio Sanvito accanto al violoncello di concertino di Alberto Guerrero. Infine il ripieno, a garanzia di colore, insieme e sostanza formato dai violini primi Patrizio Focardi, Paolo Cantamessa e Giovanni Rota, dai violini secondi Nunzia Sorrentino e Massimo Percivaldi e da Rosario Di Meglio alla viola. Al termine tanti gli applausi e ben tre bis, dal Purcell della semi-opera The Fairy Queen (due Hornpipe e la solenne Chaconne in coda al V atto) eseguita da Florio e dal suo Ensemble pochi mesi fa, la scorsa estate fra i magici giardini di Villa Rufolo a Ravello.

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