- Paola De Simone
- 12 gen 2017
- Tempo di lettura: 3 min


Intensamente struggente, dalle arcate vibranti. Incisivo quanto, al contempo, fluido nel cambio di umori e tonalità, di ritmi, dinamiche, corde e registri, nonché lucente nell'equilibrio esatto fra la piena dei temi tardoromantici e la pura linearità classica dei tracciati formali, così come nella forza e nel rigore dei trilli o nella limpida definizione di ciascuna frase. Il tutto, toccando il cuore di quelle tinte, malinconiche e nostalgiche ma risolute al contempo, proprie dell'anima popolare boema ben presente sin dalla prima entrata del violoncello solista, dopo l'ampia esposizione orchestrale, sia pur mai rinunciando alla peculiarità di un canto - quello ascoltato unitamente a tutte le qualità fin qui enunciate dal violoncello solista del torinese Enrico Dindo (nella foto d'apertura e, in secondo piano, agli applausi finali con direttore o orchestra), ospite applauditissimo del quarto appuntamento sinfonico al Teatro San Carlo con il Concerto in si minore op. 104 di Dvořák al fianco dell'Orchestra della Fondazione, efficacemente diretta nell'occasione da Daniel Oren - di autentica e bellissima cifra italiana. Così come, d'altra parte, aveva ben lodato il grande Rostropovich (al fianco di Enrico Dindo nella foto sotto a destra) rilevandone appunto il "suono eccezionale che fluisce come una splendida voce italiana".

E, sempre facendo capo a quel canto, quale bacchetta migliore se non quella di Oren, raro interprete dell'intesa e dei respiri dal podio fra voci (d'opera in primis) e strumenti in orchestra, per seguire, accompagnare ed esaltare pienamente quanto sfoderato dal talento di un simile violoncello solista ponderando con intelligenza e infallibile istinto musicale pesi e timbriche, dinamiche assottigliate al minimo così come spinte verso espansioni liriche o sonore da mozzare il fiato.

Conseguenza naturale, oltre alle vette messe a segno nelle chiuse meramente orchestrali con giochi di volume ad arguto effetto teatrale (due vulcanici crescendo a cornice di un improvviso nucleo in diminuendo), l'alta qualità del dialogo fra il solista e l'orchestra. Un dialogo che, sagacemente sostenuto dai lodevoli interventi dei fiati con quel meraviglioso "solo" del primo corno (Ricardo Serrano) o dei legni in esordio e, più avanti, nella calda tinta liederistica del successivo Adagio non troppo (bravissimi Luca Sartori e Stefano Bartoli ai clarinetti, Hernan Garreffa e Mauro Russo rispettivamente al primo oboe e primo fagotto), ha ritrovato attraverso un'attentissima agogica, e come previsto in sede di presentazione, una sintonia assolutamente speciale. D'altronde con Oren, si sa, l'Orchestra del Lirico napoletano suona a mille e con l'entusiasmo di una gioia che, puntualmente, ben si nota sui volti, nel vigore degli esiti sonori di ogni ruolo e fila, nella festa finale di applausi sinceri a lui tributati, oltre che dal pubblico, dall'intera Orchestra con quel che si può: mani, piedi, archetti. E, a seguire, la Seconda Sinfonia di Brahms - in via d'eccezione e con nobile gesto fregiatasi, al turno serale e al terzo leggìo dei violoncelli, della presenza in fila dello stesso Dindo (nella foto sopra a sinistra, accanto al violoncellista sancarliano Leone Calza) - ne è stata l'eloquente conferma sempre con virtuoso tributo dei menzionati legni cui va aggiunta la particolare coesione dell'intera famiglia degli archi ben tesi nel quintetto affidato al professore ospite Marco Mandolini (primo violino di spalla, apprezzato anche nel bel "solo" in coda all'op. 104), a Rosa Weisbrot (spalla stabile dei secondi), Antonio Bossone (prima viola a contratto), al bravo Matteo Tabbia (primo violoncello parimenti ospite) e ad Ermanno Calzolari (primo contrabbasso a contratto). Al termine delle rispettive metà della serata, un bel trionfo: per il violoncellista Enrico Dindo che, alla pomeridiana come già la sera prima, ha ripagato l'affollata platea con un bis dalle pagine più celebri delle Suites scritte per tale strumento da Bach, e per Daniel Oren che, mano sul cuore, ha lungamente ringraziato gli spettatori e l'intera Orchestra del Teatro San Carlo.
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