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Paola De Simone

Lo strano tandem Enrico Pieranunzi-Stefano Demicheli infiamma (S)baroccando, fenomenale sfida inedita in concerto scolpita a colpi di note e scintille su due diversi strumenti da tasto per siglare la prima unione su pentagramma e in concerto fra Barocco e Jazz, pianoforte e clavicembalo




Molto più di un concerto ad altissima valenza e qualità, in bilico fra il barocco doc e le migliori improvvisazioni del Jazz. Perché in campo, c'è anche il bel regalo di una magnifica quanto inedita vertigine, simile alla suspense e di una spericolata corsa su montagne russe tra una cascata di note e variazioni entro cui ha preso letteralmente fuoco una sfida incrociata a colpi di corde e tasti unendo, per la prima volta su pentagramma e in concerto, il brillante suono pizzicato di un clavicembalo (nell'occasione amplificato) e le rotonde emissioni a martelletti di un pianoforte. E con essi, i diversi generi, le intuizioni, le emozioni, i metri, i ritmi, i colori, le armonie del mondo classico e del Jazz. Come in un caleidoscopio magico.

A offrircelo sotto l'arguto titolo "(S)baroccando" e relativo sottotitolo-manifesto "Un ponte fra i secoli dove l'impossibile diventa possibile", in una serata di ottobre (sabato 9) fenomenale e applauditissima nella Chiesa della Pietà de' Turchini, due referenti assoluti dei rispettivi ambiti: Enrico Pieranunzi e Stefano Demicheli, in apertura di "Suoni da capogiro", rassegna curata dalla direzione artistica di Demicheli per i Talenti Vulcanici, nati in seno alla Fondazione Pietà de' Turchini, quindi realizzata in collaborazione con il Festival Barocco Alessandro Stradella di Viterbo.

La corsa inizia sin dall'ingresso dell'originalissimo tandem d'interpreti entro lo spazio absidale della chiesa-gioiello fresca del nuovo impianto luci a firma di Davide Scognamiglio. Attacca Pieranunzi al pianoforte con una Fantasia "Preludio" intorno a Johann Sebastian Bach, pagina dall'invenzione libera e raffinata, cesellata all'incontro fra le suggestioni lontane di volatine chopiniane, Novecento francese e Bill Evans, sullo spunto dei materiali motivici del compositore di Eisenach. Il tutto con marchio Pieranunzi doc.

Immediatamente a seguire De Micheli dà inizio a una sua "miracolosa" trascrizione per clavicembalo della Ciaccona dalla Partita n. 2 di Bach, entro cui si innesta improvvisando al pianoforte con piccoli passaggi appena sfiorati o accarezzati sulla tastiera, por poi chiudere a scrigno con un'ulteriore e più ampia divagazione qui legata per tema o armonia, dopo il Bach della Ciaccona per violino, al Siciliano dalla Sonata per flauto (BWV 1031) di Bach, non solo manipolandone i tempi e i ritmi, ma azzardando un possibile equilibrio fra l'afro-cuban jazz e la Classica di matrice scarlattiana, lisztiana e tardo-romantica. Poi i due protagonisti prendono la parola ai rispettivi microfoni per spiegare al pubblico - con contenuti che diventano parte integrante dell'evento - il senso e lo spirito del progetto. Per Demicheli è un percorso che va a riscoprire «il segno» dei compositori e a dimostrare «quanto siano contemporanei i musicisti attivi fra il Sei e il Settecento». Quindi, per l'icona del pianismo jazz Enrico Pieranunzi, assuntosi la responsabilità dell'ironicissimo titolo, «l'incontro, decisamente sbaroccante - sottolinea sorridendo - nasce dall'interesse da sempre suscitato nel mondo del Jazz per l'improvvisazione barocca. Fra le due pratiche esecutive sono tante le cose in comune, per quanto gli stili siano così distanti. Cerchiamo dunque - prosegue Pieranunzi, autore tra l'altro di due brani in prima assoluta in scaletta - la possibilità di gettare ponti fra secoli e prassi. Io lo farò entrando, disturbando ed elaborando quanto prodotto da Stefano sui tasti del clavicembalo ma anche, stando a quanto da lui richiestomi nella fase elaborativa del progetto, scrivendo due brani inediti per clavicembalo e pianoforte. Inizialmente ho pensato: che scrivo? Normalmente non compongo per questi due strumenti assieme che sono, in realtà, cugini separati dalla storia. Una parentela solo sulla carta che però riaffiora nel secolo Ventesimo. Di qui le versioni inedite per clavicembalo e pianoforte del mio The kingdom (where nobody dies) ispirato al poema di Edna St. Vincent Millay, in origine scritto per pianoforte, poi trasformato per altre formazioni fino all'attuale, inedita veste sbaroccata, quindi la Fantasia barocca El juego y la vision, sempre immaginando di riprodurre il linguaggio delicatamente pizzicato del cembalo. Insomma, sarete testimoni di una sfida senza precedenti».

A seguire, infatti, l'incanto del suo "Regno dove nessuno muore", quello della fanciullezza ma anche dell'Arte e della musica senz'altro, che prende forma in una simbiosi a dialogo dal brillìo dolcemente raveliano e dal respiro melodico spiccatamente fabulistico guidato dal pianoforte e seguito, con procedimento responsoriale, dal cembalo.

Poi, una graditissima sorpresa fuori programma, parimenti in prima esecuzione: Music for a while di Henry Purcell (a seguire in esclusiva l'audio inedito).

E qui, egli stesso curioso di vedere cosa potesse accadere con una pagina dalle poche note in successione, conosciuta stesso in giornata e subito da lui definita "geniale", inizialmente ipotizzata come bis e poi inserita in scaletta "in prima planetaria", Pieranunzi si è "infilato" nei pentagrammi per voce e cembalo, ancora una volta riprodotti in superba sintesi per tastiera da Stefano Demicheli, con rutilanti invenzioni cromatiche, ora in scala, ora sghembe, in tremolo o in ulteriori diminuzioni fiorite, naturalmente in chiave jazz.

Il pezzo forte, lo «sbarocco totale» per dirla con Enrico Pieranunzi, arriva con un incandescente florilegio di Partite sopra l'aria della Folia, dalla "Toccata per cembalo d'ottava stesa” (1723) a firma di Alessandro Scarlatti, ascoltato nel furore di una trascrizione dalle immaginifiche potenzialità orchestrali entro le quali la singolar tenzone fra le due parti in gioco ha toccato vertici assoluti nei termini delle possibilità d'incastro fra il cimento, l'armonia e l'invenzione in tensione fra l'arte dell'elaborazione settecentesca e un pianismo che rimbalza dal rag al free e al modale di McCoy Tyner (si veda il video riprodotto dalla pagina Facebook dei Talenti vulcanici).

È il caso qui di riportare ancora una volta quanto dichiarato in divertente quanto adorabile premessa dal pianista jazz, sottolineandone la valenza di "esperimento": «Ecco cosa faremo. Vedete questo spartito? Sono variazioni sul tema della Folia (il termine qui mi sembra particolarmente pertinente) di Spagna. Stefano le suonerà e io farò da.. boh: dialogante, interferente, improvvisante. Mentre lui esegue le Variazioni, io improvviserò tutta un'altra cosa, inventata sul momento. Tenetevi forte, allacciate le cinture di sicurezza, perché non si sa quel che accadrà. Abbiamo fatto due, tre prove e ogni volta ovviamente io ho fatto qualcosa di diverso. Ecco a voi Stefano De Micheli ed Enrico Pieranunzi nella Folia di Scarlatti con follie di Pieranunzi. Sarà un disastro». E giù, sulla base fittissima e rigorosamente imperturbabile del cembalo incernierata sul giro armonico, tropature melodico-ritmiche al pianoforte di ogni genere, tra raffiche di assonanze e dissonanze, sintonie e asimmetrie metriche, invenzioni per moto contrario, risposte a mo' di ragtime e stride piano, elaborazioni bluesy o ispaniche alla Scarlatti figlio, allusioni carioca, précipité di note alla Liszt. In sostanza, una strepitosa gara tra fantasia e resistenza digitale ad altissima quota, lasciando al contempo con il fiato sospeso e ricchi di gioia veramente tutti, esecutori compresi. «Io mi sono divertito. non so voi...ma un piccolo ponte, un ponticello mi sa, abbiamo cominciato a metterlo. Avete assistito a qualcosa di straordinario» commenta a caldo Pieranunzi. E da lì un meritatissimo trionfo di applausi per l'apice di una maratona su tastiere lontane anni luce ma, a quanto ascoltato, in effetti non troppo.

A completare la serata, un ulteriore fuori programma per solo pianoforte con la Sonata in re minore K. 9 di Domenico Scarlatti, con relative improvvisazioni jazz nel solco del bellissimo progetto in cd inciso da Pieranunzi nel 2007, e il secondo dei due brani in nuova veste strumentale, nato nel periodo di fascinazione del grande interprete jazz per le note di Scarlatti figlio. Neanche a dirlo, anello di collegamento fondamentale fra il tramonto del clavicembalo dell'era barocca e il sorgere della nuovo pianismo dell'Era Classica.

Infine, un bis, reinventando tanto altro ancora sulla Folia d'Espagna.




Napoli, 9 ottobre 2021, Chiesa di Santa Caterina da Siena


SUONI DA CAPOGIRO

(S)baroccando… Un ponte fra i secoli dove l’impossibile diventa possibile


Enrico Pieranunzi pianoforte

Stefano Demicheli clavicembalo







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