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  • Paola De Simone

Fondazione Pietà de’ Turchini: Paola Erdas e la riscoperta dello stile per cembalo partenopeo nella Napoli spagnola dell'ultimo Cinquecento. Il programma d'ascolto, in agenda domani nella sede della Chiesa di Santa Caterina da Siena, propone alcuni estratti dal progetto discografico dedicato dalla clavicembalista interprete all'Intavolatura de cimbalo del cieco Antonio Valente, unicum edito nel 1576 e conservato alla Biblioteca Nazionale di Napoli, unitamente a pagine di autori iberici tardo rinascimentali e alla “Canzon Francese del Principe” di Carlo Gesualdo da Venosa



Primo piano da non perdere, domani (ore 19.30) nella Chiesa di Santa Caterina da Siena a Napoli per la stagione musicale della Fondazione Pietà de’ Turchini, sullo stile da tasto e nello specifico per clavicembalo o clavicordo a firma di uno dei primissimi autori del circuito partenopeo, il cieco Antonio Valente, autore della preziosissima Intavolatura de cimbalo conservata presso la Biblioteca Nazionale "Vittorio Emanuele III", in edizione a stampa unica al mondo datata 1576 e riproposta grazie al progetto esecutivo e discografico (per l’etichetta Hitasura-Outhere) dalla clavicembalista Paola Erdas (nelle foto).

“In questo volume – sottolinea Paola Erdas - Antonio Valente racchiude tutto l’universo tardo rinascimentale e primo barocco: lo stile affascinante a cavallo tra le due epoche, con musiche colte e raffinatissime accanto a balli decisamente pop. Musica che rimane sempre in bilico tra l’antico e il moderno”.

Si va dai brani basati principalmente sulla pratica tastieristica, come la “Recercata del primo tono” o i temi con variazioni qui chiamati “Tenore con mutanze” a trascrizioni di melodie celebri o composizioni polifoniche fino a brani decisamente più popolari: dalla “Gagliarda Napolitana con molte mutanze” alla “Fantasia del primo tono”, da “Lo Ballo dell’Intorcia con sette mutanze” a “La Romanesca con cinque mutanze”, per fare qualche esempio.

A questi composizioni di Valente, l'interprete aggiunge nel suo itinerario in ascolto brani di Luys Venegas de Henstrosa, Alonso Mudarra, Luis de Milán. “Ho voluto circondare la musica di Valente di composizioni di autori coevi di area ispanica, – aggiunge Paola Erdas – a ricreare l’ambiente musicale della sontuosa Napoli spagnola della fine del Cinquecento. Il programma si chiude con un brano del musicista che meglio rappresenta la continuazione dello stile di Valente nell’apoteosi del magnifico e delirante primo Barocco: la “Canzon Francese del Principe”, scritta da don Carlo Gesualdo Principe di Venosa”.

Quali in sintesi le peculiarità di uno stile dalla preziosa cifra cembalo-organistica napoletana rintracciabile fra le carte dell'Intavolatura? La notazione numerica e l’ampio ventaglio degli spunti del canto fermo dal gregoriano alla danza, la peculiarità di uno stile toccatistico “affettuoso”, il gusto fiorito per le diminuzioni o per le canzoni francesi alla moda, per la tecnica della variazione fra partite e mutanze o, ancora, l’ampliamento del quadro tonale e il conseguente rilievo a un cromatismo fondamentale per le più avanzate istanze espressive a segno e al vertice, come poi notoriamente scolpito, nei madrigali gesualdiani. Vale a dire, una rosa di scelte tecniche, armoniche e in senso lato musicali alle cui radici, e al centro, si pone in misura identitaria sorprendente l’arte tastieristica napoletana fiorita fra il Cinque e il Seicento, mostrando un’originalissima convergenza di elementi tardo-rinascimentali e di tendenze apertamente barocche, matrici iberiche del Siglo de Oro senz’altro assimilate tramite lo spagnolo in Italia Diego Ortiz ma, si badi, alla luce di modelli già fortemente riconoscibili – stando alla riscoperta alimentata dagli studi più recenti – come prettamente partenopei.

Sull’autore, in verità, ancora restano diverse nubi, compresi i termini cronologico-biografici e molte altre notizie. Dall’Avvertimento ai lettori scritto dal padre domenicano Alberto Mazza per introdurre il primo libro d’Intavolatura del Valente, si evince che il musicista era “cieco da i soi teneri anni della pueritia” mentre, dal terzo volume del Trattato “Della prattica musicale vocale, et strumentale” di Scipione Cerreto, edito a Napoli nel 1601, Antonio Valente è annoverato in elenco fra gli illustri nomi dei “Musici Napolitani, e Compatrioti, che sono stati in questa Città di Napoli dall’anno 1500, infino al dì d’oggi”, all’ottavo posto fra i dieci “Sonatori eccellenti d’Organo, della Città di Napoli, che oggi non vivono”, aggiungendovi la specifica “per antichità Napolitano”. Come a dire, nato fuori dalle mura della città, probabilmente nell’area di S. Maria a Cancello secondo la pista di alcuni documenti rintracciati di recente. Dal testo del Mazza si evincono inoltre il suo impegno in qualità di didatta e l’incarico di organista presso la chiesa di S. Angelo a Nilo fra gli anni 1565-1567. In compenso, ad attestarne l’arte, restano dunque la citata Intavolatura e una seconda raccolta (Versi spirituali sopra tutte le note, con diversi Canoni spartiti per sonar negli organi, messe, vespere, et altri officii divini) di pari taglio didascalico e con pubblicazione a Napoli nel 1580. Opere di base che, unitamente al coevo Libro di ricercate a quattro voci di Rocco Rodio (Napoli, sempre Giuseppe Cacchio dall’Aquila, 1575), racchiudono i primi esempi noti a stampa specificatamente scritti per tastiera, a pizzico come il clavicembalo o l’arpicordo ma, anche, a percussione come il clavicordo, che infatti figura nelle note introduttive del testo di Antonio Valente per illustrare il sistema numerico adottato e la sua musica. Una musica strumentale ad ampio spettro e alla moda, così come i brani in ascolto estratti dall’Intavolatura efficacemente attestano in rassegna: c’è il gruppo dei veri e propri balli o delle variazioni su tenores di danza come l’insolitamente ampia Gagliarda Napolitana con molte mutanze, ossia con ben trentasei variazioni, la Gagliarda Lombarda con alcuni fioretti dell’interprete Paola Erdas e le Partite fitte di fioriture, sempre destinate a testare il virtuosismo tecnico a blocchi fra le due mani attraverso continue metamorfosi sul passamezzo (Lo Ballo dell’Intorcia con sette mutanze e La Romanesca con cinque mutanze, Tenore del passo e mezo con sei mutanze) o sulla bassadanza per breves (Bascia Fiammingia), laddove il Tenore Grande alla Napolitana accorpa, in via del tutto singolare, i bassi di passamezzo moderno, Ruggiero e Romanesca. Al gruppo delle sei “recercate” appartiene quindi la Recercata del primo tono, pagina ricca di diminuzioni e trilli per far ben figurare la “leggiadria di mano” unitamente a un peculiare impiego delle successioni esacordali con esiti cromatici propri della scrittura cembalo-organistica del Sud. Poi si va dalla terna delle canzoni francesi, cui appartiene Sortez me pleurs da Filippo di Monte con alcuni fioretti d’Antonio Valente, alla Fantasia del primo tono, pronta a unire agilità e stile severo affiancando al preludiante slancio improvvisativo il rigore di un intreccio contrappuntistico.

Intorno, gli altri autori, fondamentali a restituire entro il medesimo ambito strumentale, il tessuto musicale coevo.

Il concerto si inserisce nella programmazione estesa del progetto “La Campania è Teatro, Danza e Musica”, promosso da ARTEC/ Sistema MED in collaborazione con SCABEC Società Campana Beni Culturali e Fondazione Campania dei Festival.

Biglietto unico euro 7. Prenotazione obbligatoria per email a coordinamento@turchini.it Info: tel. 081402395 www.turchini.it



Programma


Luys Venegas de Henstrosa (1510 –1570) Cinco diferencias sobre Conde Claros Alonso Mudarra (1510 – 1580) Conde Claros en doze maneras Antonio Valente (c. 1520 – c.1601) Gagliarda Napolitana con molte mutanze Recercata del primo tono Tenore del passo e mezo con sei mutanze Sorte me pleurs di Filippo de Monte con alcuni fioretti d’Antonio Valente Tenore Grande alla Napolitana Fantasia del primo tono Lo Ballo dell’Intorcia con sette mutanze La Romanesca con cinque mutanze Bascia Fiammingia Luis de Milán (XVI secolo) Pavana IV A. Valente Gagliarda Lombarda – Gagliarda Lombarda con alcuni fioretti di Paola Erdas Don Carlo Gesualdo, Principe di Venosa (1566 –1613) Canzon Francese del Principe




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