Studiosi a raccolta per il primo focus scientifico organizzato da un Conservatorio italiano sulla musica contemporanea firmata dall’eclettico Iannis Xenakis, alla Casa della Musica di Cosenza, grazie all’incontro scientifico a cura dello “Stanislao Giacomantonio” diretto da Francesco Perri
Fra i massimi compositori del XX secolo ma, anche, architetto, ingegnere, umanista e filosofo rumeno di origini greche nato esattamente un secolo fa e, a poco più di vent’anni dalla sua morte avvenuta a Parigi nel febbraio 2001, da tempo entrato a far parte dell’Olimpo della contemporanea grazie a un rivoluzionario linguaggio che è sintesi di vita, arte e natura, scienze umane e leggi universali, calcolo delle probabilità, suoni reali e digitali. In una parola, Iannis Xenakis e, con lui, l'idea inedita di “metamusica”: un mondo nuovo di note, pensieri e rapporti, trasversale quanto oltre le regole e i confini di un’unica modalità di espressione, al contempo sguardo al futuro e memoria di un passato storico. Allievo di Milhaud e di Messiaen, fondatore nel 1966 del CEMAMu (Centre d'Études de Mathématique et Automatique Musicales), istituto dedicato allo studio dell'applicazione informatica nella musica, entro il quale ha successivamente concepito e sviluppato il sistema UPIC per la realizzazione sonora "in diretta" della notazione grafica da forme geometriche.
Al tavolo della preziosa occasione di approfondimento e confronto fin qui senza precedenti in un Conservatorio italiano, a cura del professore Vito Palumbo e della professoressa Maria Innocenza Runco dell'Istituo Afam di Cosenza presso il bellissimo Auditorium della Casa della Musica, c’erano Enzo Restagno (Conservatorio di Torino, con la relazione “Xenakis, una Introduzione”), Miriam Akkermann (Università di Dresda, con “La Musica stocastica di Xenakis”), Nikos Ioakeim (Centro Xenakis di Parigi, con “Xenakis e la Filosofia di Platone”), Alessandra Capanna (Università “La Sapienza” di Roma, con “I Politopi di Iannis Xenakis. La matematica come seme dell'opera d'arte totale”), Carlo Serra (Università di Torino, con “Xenakis e l’allestimento del Padiglione Philips”), Egidio Pozzi (Università della Calabria, con “Analisi delle Forme compositive di Xenakis”).
Nello specifico, dinanzi ad un’ampia partecipazione di cultori, docenti e giovani studenti dello stesso Conservatorio, dell’Università della Calabria e del Liceo Musicale, Carlo Serra ha aperto interrogativi fondamentali sulle opere che hanno preso ad oggetto la costruzione del Padiglione Philips, intorno alle figure-cardine di Varése, Le Corbusier e Iannis Xenakis. «Un mistero su questa costruzione impossibile, e sul rituale contenente le composizioni dei due maestri, che resiste ostinatamente ad ogni tentativo interpretativo. Vi è certamente – ha osservato il professore Serra – una formidabile tensione dinamica nell'idea di far danzare i veli di cemento attorno a due creature che si muovono fra concretismo ed astrazione. Potremmo allora chiederci se una via d'accesso al senso complessivo dell'opera non possa risiedere nell’intuizione varesiana sul fatto che l'unico criterio formale a cui si possa affidare il compositore moderno sia la pura densità sonora. Ma cosa può essere il movimento musicale della densità in una struttura architettonica pensata come una transizione?».
Miriam Akkermann, soffermandosi sul procedimento stocastico, ne ha invece spiegato la tecnica complessa e i risultati, laddove lo stesso Xenakis, a fine anni Ottanta in sede di intervista, ebbe a spiegare: “Uso la stocastica, ossia il calcolo delle probabilità, da più di trent’anni perché è l’unico mezzo che mi consente di avere capacità di controllo su vaste masse sonore. Noi siamo circondati da una quantità di eventi sonori che, se si sanno ascoltare, e costruiscono delle vere e proprie forme, come le nuvole nel cielo e le stelle nelle galassie. Spesso, penso alle grandi masse che si spostano duranti manifestazioni di piazza, come nel film di Ejsenstein La corazzata Potëmkin: è stato assolutamente naturale introdurre questa visione del mondo nella mia musica”.
La professoressa Capanna ha quindi analizzato le radici matematiche dei Polytopes di Xenakis, «spazi multidimensionali fatti di luce e suono, derivati dall’esperienza della costruzione del Padiglione Philips all’Expo di Bruxelles del 1958, coordinata zero di una ricerca sul rapporto tra spazio e suono che in questa occasione si intende analizzare dal punto di vista dell’architetto Iannis Xenakis. Laureato al Politecnico di Atene, quindi capace di mettere insieme conoscenze diverse, dall’ingegneria strutturale, alle matematiche, alla musica, il compositore fu in grado di sfruttare una delle caratteristiche più potenti della disciplina architettonica, quella di coniugare un apparato teorico di base tendente all’astrazione, con la pratica del “fare”». Passando poi a spiegare il concetto di politopo, Alessandra Capanna ha precisato: «In Matematica è una figura geometrica con un alto grado di simmetria ed è strettamente legato alla geometria multidimensionale, i cui concetti riguardanti spazi di dimensioni maggiori alla terza, propria dello spazio euclideo, cominciarono a fiorire nel XIX secolo. In Architettura, oggetto di interesse più recente, si correla allo sviluppo delle prestazioni della progettazione assistita dal computer, che ha consentito un'interpretazione architettonica di concetti multidisciplinari e la visualizzazione dello spazio-tempo, parallelamente ad un rinnovato interesse per la fenomenologia dello spazio». Di qui una riflessione ad ampio raggio sull’opera visionaria di Xenakis architetto attraverso l'analisi delle sue teorie, espresse in forma di musica, architetture e scritti. «Come architetto Xenakis è stato autore di progetti singolari e utopici, che spaziano dal contributo alla realizzazione del Convento di La Tourette e altre fondamentali partecipazioni nel decennio di collaborazione con Le Corbusier, alla casa per François Bernard Mâche in Grecia, al progetto ideale delle Città cosmiche, che verranno introdotti molto brevemente nella prima parte del mio intervento, presentandone la loro collocazione nell’ambito della cultura architettonica contemporanea, per poi approfondire, in modo sistematico, l’evoluzione dei Politopi come sintesi di Musica e Architettura, visti e interpretati da un architetto come architetture sonore, luogo della sintesi delle arti, "invenzioni a più voci", polimateriali, con le loro diverse declinazioni e dimensioni, dalla scala dell’installazione temporanea alla scala paesaggistica, fino al progetto di concorso per la Cité de la Musique».
Il professore Egidio Pozzi ha infine approfondito le peculiarità di forma e texture nella musica del compositore greco. «Una musica – ha ribadito Pozzi – che si distingue da quella delle altre avanguardie del Novecento non solo per l'applicazione diretta di procedure scientifiche ma anche per la volontà di "controllare" i diversi aspetti delle indeterminazioni parametriche presenti nella sua musica pensando a una forma complessiva realizzata in termini razionali e determinati».
«Una riflessione sulla musica di oggi – dichiarano al margine dell'evento i curatori del convegno – è un segnale importante per meglio capire la nostra storia musicale e ricreare un fermento fra i giovani compositori”».
La giornata sui grandi centenari della musica contemporanea è terminata con un concerto antologico dedicato.
A dirigere l’Ensemble Contemporanea del Conservatorio, gli allievi del Corso di direzione d’orchestra, con Francesco Mazzei e il solista Andrea Iaccino della scuola di percussione del prof. Tarcisio Molinaro. In ascolto, Aroura e O-Mega di Iannis Xenakis.
«Sono orgoglioso che il Conservatorio di Cosenza sia stato il primo in Italia ad avere proposto e realizzato un convegno sulla musica contemporanea e su Xenakis. Per il prossimo anno – ha concluso e annunciato il Direttore del Conservatorio, Maestro Francesco Perri – stiamo già lavorando su Gyorge Ligeti».
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