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  • Paola De Simone​ ​​ ​

Terza Tosca di fila tra le locandine dell'Italia lirica di nuova stagione, terzo titolo in calendario (dopo l'inaugurale Dama di picche in prima nazionale firmata nel 2003 da Willy Decker e dopo il balletto Schiaccianoci nella già nota versione coreografica di Giuseppe Picone con le scene di Nicola Rubertelli) ma, almeno, primo allestimento inedito dell'anno per il Teatro San Carlo di Napoli (nelle foto di Mario Wurzbuerger). Allestimento che, in scena a partire da mercoledì 22 gennaio e per sette recite fino alla sera del 29, si avvarrà di una firma "vergine" quanto a teatro musicale: quella del quarantunenne Edoardo De Angelis (nella foto), apprezzato regista e sceneggiatore napoletano di cortometraggi (i primi, girati tra le cave abbandonate e le campagne di Caserta) e di premiati film per il grande schermo. Che però nulla, ma proprio nulla conosce di opera e infatti, stando a quanto da lui stesso dichiarato per sommi capi e vaghe linee in conferenza stampa sul suo debutto nella lirica, al centro della sua Tosca ci saranno le emozioni, quelle universali di ogni luogo e di sempre accanto alle soluzioni sceniche create ad hoc dall'artista Mimmo Paladino (unite ai costumi di Massimo Cantini Parrini e alle luci di Cesare Accetta) che resteranno in dote al patrimonio museale del Teatro. Inoltre, le sue trovate, messe a segno grazie ai suggerimenti preziosi forniti al regista dal soprano Carmen Giannattasio, interprete del ruolo eponimo, e dal maestro Donato Renzetti, nell'occasione sul podio delle compagini del Lirico napoletano. Alle spalle di De Angelis, sceneggiatore e produttore nato a Napoli, vissuto fra Portici e Caserta quindi diplomatosi nel 2006 presso il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, ci sono numerosi cortometraggi e documentari: il suo Mistero e Passione di Gino Pacino conquista la stima di Emir Kusturica che lo definisce un "talento visionario" e gli fa da executive producer per il suo lungometraggio d'esordio, Mozzarella Stories (2011). Il suo secondo lungometraggio, Perez. (2014) con Luca Zingaretti, è presentato fuori concorso al 71mo Festival di Venezia. Seguono a stretto giro fra 2016 e 2017: Andiamo a quel paese, l'episodio Magnifico Shock nel tripartito Vieni a vivere a Napoli presentato in anteprima al Bifest, Indivisibili (Premio Pasinetti e ben sei statuette ai David di Donatello), L'ora legale e Vengo anch'io (2017), Il vizio della speranza nel 2018 con le musiche di un altro "illustre aficionado" del Teatro San Carlo, Enzo Avitabile.

Dunque, per il ritorno sulle assi sancarliane del capolavoro pucciniano posto in apertura del 1900 e a emblema del teatro musicale italiano della modernità, curiosità e occhi puntati, in primis, su un allestimento "a sorpresa" ma che già da giorni sta suscitando scalpore, vuoi per le pellicce in scena - che però la sovrintendente, da sempre sensibile alla tutela degli animali così come attiva nel sociale, tiene ad assicurarne l'origine sintetica - o per la presenza di un cane dal nome Reginella. E, ancora, per un'Attavanti a seno scoperto non ritratta in quadro ma in carne ed ossa in quella che dovrebbe essere una chiesa, fra grossi massi sospesi a forma di croce.

La Tosca di Edoardo De Angelis, al di là di incrostazioni, tradizioni o trasgressioni, vuole dunque rappresentare, come dichiarato dallo stesso regista classe 1978, «una donna che prende in mano il proprio destino. Una donna che commette gesti estremi pur di preservare la sua dignità. E ogni segno del suo viso come del suo corpo ne racconterà la storia, le emozioni, le sensazioni. Una storia che si ripete, all'infinito, entro un luogo così vero da essere tutti i luoghi (Roma, periferia o centro della terra) ed entro un tempo così preciso da essere sempre. Per questo lo spettacolo diventa vertigine che, al pari di un oggetto d'arte unico, ad ogni recita non sarà mai uguale a stesso.

È stata insomma - prosegue De Angelis - una nuova scoperta su un linguaggio che non conoscevo e che ancora, in queste ore, va definendosi. Diciamo senz'altro un bel dono arrivato all'improvviso con una telefonata, quella di Mimmo, che mi invitava a lavorare al suo fianco facendomi entrare per la prima volta nella lirica». E di sintonia «misteriosa» parla Mimmo Paladino, artista già prestato all'opera con targa San Carlo durante il governatorato bassoliniano nel 2002 per Tancredi, nel 2005 per le scene del Fidelio e più di recente, nel 2012, per ornare con i suoi mitici cavalli la copertura sporgente della nuova sala prove dell'orchestra nel giardino romantico del Palazzo Reale. «Andremo oltre la Tosca che ci hanno sempre raccontato o, ancor peggio, che hanno portato verso inopportuni ammodernamenti. La nostra - ribadisce Paladino annunciando, al contempo, di aver rinunciato a portare qui la sua più tipica cifra artistica - sarà oltre il tempo. Perché la musica, unica a conoscere la verità di una vicenda che è inganno continuo, dove nulla è come sembra e dove ognuno dei protagonisti non conosce quella parte di verità che lo porterà alla morte, è senza tempo. E così sarà lo spazio, quello di un pittore che crea, rileggendo il mondo per sensazioni. Lo spazio è quello dello spirito, è quello dell’artista che ascolta la Tosca. Appunto senza tempo. È come riafferrare il valore eterno di Puccini, di Verdi, di Rossini. La loro musica è storica e perentoria, ma sublime nella capacità totale di staccarsi dal contesto del libretto, dalla trama, per diventare senso assoluto».

Infine le parole della sovrintendente Rosanna Purchia: «La nostra sarà una Tosca di sempre ma rara perché, alla luce di un mondo così povero di grandi artisti, è il frutto di due grandi talenti pronti a confrontarsi pur venendo da mondi differenti. Il nostro compito è aprirci al mondo civile e alle sue tragedie, non comportarci come una ferma fotografia. Inoltre, apriremo due prove a ben tre Onlus».

Al direttore artistico Paolo Pinamonti il compito invece di sottolineare «la modernità dell'opera al passo con i capolavori dell'avanguardia europea, quelli di Richard Strauss innanzitutto, e la grande forza d'impatto della produzione De Angelis-Paladino», quindi di illustrare un doppio «cast di superlusso». A formarlo, la temperamentosa Carmen Giannattasio in alternanza con Monica Zanettin nei panni di Floria Tosca, il grande Fabio Sartori e Arsen Soghomonyan per Mario Cavaradossi, Enkhbat Amartuvshin e George Gagnidze per il Barone Scarpia, Renzo Ran (Angelotti), Matteo Peirone (Sagrestano), Francesco Pittari (Spoletta), più Coro e Coro di Voci bianche della Fondazione rispettivamente preparati, come al solito, da Gea Garatti Ansini e da Stefania Rinaldi.

In scena, il soprano Carmen Giannattasio indosserà un gioiello Bulgari.

Si vieta la riproduzione dell'articolo e di ogni altra sua parte

Giacomo Puccini

TOSCA

Direttore | Donato Renzetti

Regia | Edoardo De Angelis

Scene | Mimmo Paladino

Costumi | Massimo Cantini Parrini

Luci | Cesare Accetta

Floria Tosca | Carmen Giannattasio / Monica Zanettin (23, 25 e 29 gennaio)

Mario Cavaradossi | Fabio Sartori / Arsen Soghomonyan (23, 25 e 29 gennaio)

Il Barone Scarpia | Enkhbat Amartuvshin / George Gagnidze (23, 25 e 29 gennaio)

Cesare Angelotti | Renzo Ran

Il Sagrestano | Matteo Peirone

Spoletta | Francesco Pittari

Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo

Con la partecipazione del Coro di Voci Bianche del Teatro di San Carlo

Nuova Produzione del Teatro di San Carlo

mercoledì 22 gennaio 2020, ore 20.00, giovedì 23 gennaio 2020, ore 20.00 venerdì 24 gennaio 2020, ore 18.00 , sabato 25 gennaio 2020, ore 19.00 domenica 26 gennaio 2020, ore 17.00, martedì 28 gennaio 2020, ore 20.00 mercoledì 29 gennaio 2020, ore 18.00

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