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  • Paola De Simone

Napoli, il suo spazio metropolitano e le voci della sua musica leggera: portati o diretti, come nel viaggio della vita, attraverso il suo mare.

Gli scatti in bianco e nero sono vivissimi, le immagini potenti. E, a darvi forma per la nuova installazione permanente "Song ‘e mare" che si inaugura oggi lunedì 16 dicembre (ore 12.30) alla stazione di Piscinola-Scampia, non poteva che essere Luciano Romano (nelle foto a seguire), napoletano, autentico numero uno tra i fotografi d'arte e teatrali.

Grazie al progetto ideato e organizzato dalla Fondazione Plart di Napoli nell'ambito della riqualificazione urbanistica attivata dalla Regione Campania attraverso EAV, architettura, fotografia, musica e arte si incontrano dunque in un ulteriore luogo urbano condiviso per il rifacimento della stazione all'incrocio fra la Linea Metropolitana 1 e la Linea Metropolitana "Arcobaleno" di EAV.

A spiegare i significati e i significanti di "Song ‘e mare", magnifica galleria di 14 stampe a pigmenti su carta cotone 240 x 120 centimetri ognuna, è lo stesso fotografo-autore: «Quattordici ritratti a figura intera per una messa in scena illuminata con intento teatrale e visionario. Un conflitto tra il controluce del sole che rimbalza sulla superficie dell’acqua e la luce artificiale proiettata sui personaggi. La linea dell’orizzonte è uguale per tutti, come l’atteggiamento del corpo, un semplice passo in avanti, che cita l’iconico ritratto nella fotografia-manifesto La Rivoluzione siamo noi scattata nel 1971 a Villa Orlandi ad Anacapri, nel quale Joseph Beuys indaga il senso dell’arte in relazione alla sua fruizione sociale e sembra suggerire a chi lo guarda di scegliere da quale parte stare, se unirsi a lui o rimanere uno spettatore passivo. L’arte come fenomeno antropologico connaturato ad ogni essere umano e comprensibile a chiunque, come si addice a questa collocazione in un luogo pubblico. Messi uno accanto all’altro, come in una astratta coreografia, raffigurati a grandezza naturale, sembrano venirci incontro dai nostri pensieri mentre risuona la loro musica, il loro canto nella lingua napoletana, la più musicale di tutte, incrocio di idiomi e culture diverse che il mare ha rimescolato e unito. Qualcuno è ancora immerso nell’acqua, altri già approdati sulla spiaggia, chi non è più tra noi volge le spalle e ritorna verso l’orizzonte. Sempre diverso il mare, che nessuna fotografia riesce realmente a contenere, a rappresentare; sempre diversa la musica, infinita combinazione di note. Questo andare e tornare dal mare è il segno di appartenenza a un luogo e a una cultura mobilissima e senza paragoni, dove il confine tra musica colta e popolare è impossibile da tracciare come la costruzione di un muro sull’acqua. Diverse poetiche, diverse generazioni, tutti loro vengono dallo stesso mare».

Alla presentazione del progetto “Lo Scambiapassi” e della stessa installazione di Luciano Romano intervengono: Vincenzo De Luca (presidente della Regione Campania), Umberto De Gregorio, (Presidente EAV Ente Autonomo Volturno), Maria Pia Incutti (Presidente della Fondazione Plart), gli architetti Cherubino Gambardella e Simona Ottieri, gli artisti Luciano Romano, Gian Maria Tosatti ed Enzo Palumbo e la curatrice Désirée Klain.

Successivamente, il catalogo de’ “Lo Scambiapassi” sarà presentato giovedì 19 dicembre alle 11.30 al Museo Plart di Via Martucci.

Luciano Romano

All’origine della fotografia di Luciano Romano c’è il teatro; all’età di 25 anni riceve il primo incarico dal Teatro di San Carlo, frequentando in seguito il Teatro alla Scala ed altri palcoscenici internazionali. Il gusto per la composizione sviluppato durante gli studi alla Facoltà di Architettura unito all’esperienza dell’uso simbolico della luce teatrale lo rendono, a partire dalla metà degli anni ’90, uno dei più apprezzati fotografi italiani in ambito editoriale, con numerosi volumi realizzati per Franco Maria Ricci, Citadelles & Mazenod, Hirmer, Electa, Skira, Taschen. Dal 2001 Luciano Romano si dedica a un appassionato lavoro di ricerca sui nuovi linguaggi dell’immagine; i suoi lavori incentrati sulla rappresentazione dello spazio sono conservati in numerose raccolte pubbliche e private, quali la collezione di fotografia del MAXXI a Roma, la Robert Rauschenberg Foundation a New York, MeMus, Museo del Teatro di San Carlo a Napoli. Nel 2003 ha ottenuto il II premio Atlante Italiano 003 dal Ministero dei Beni Culturali in collaborazione con la Triennale di Milano e la DARC, la nomination al Prix BMW-Paris Photo (Parigi, Carrousel du Louvre, 2007) ed è stato finalista del Premio ACEA (Roma, Auditorium, 2011) e del Premio Arte Laguna (Venezia, Arsenale, 2012). Il suo progetto Lo Sguardo Obliquo è stato selezionato da una giuria internazionale per gli Hasselblad Masters Awards 2014, mentre per la categoria Landscape è oggi finalista per gli Hasselblad Masters Awards 2016. Nel 2006 ha esposto alla X Biennale Architettura di Venezia (Workscape), nel 2010 ha partecipato alla mostra Napoli O’Vero al Museo MADRE di Napoli e a Cantiere d’Autore al MAXXI. Dal 2004 ad oggi è docente e coordinatore artistico del corso di Fotografia all’Accademia del Teatro alla Scala di Milano. Negli ultimi tre anni ha preso parte a progetti prodotti da Change Performing Arts al fianco di artisti quali Robert Wilson, Shirin Neshat, Tim Yip; senza dimenticare Peter Greenaway, con il quale ha realizzato l’installazione Italy of the Cities, per l’Expo di Shanghai nel 2010 e per l’Armory a New York nello stesso anno, dove il regista e artista britannico si è avvalso di un corpus di fotografie interamente firmato da Luciano Romano. Nel 2013 al Filaf, Festival international du Livre d’Art et du Film a Perpignan, Francia è stato conferito il Premio Filaf d’Or al volume Gustav Klimt, Tout l’œuvre peint, di Tobias G. Natter, pubblicato da Taschen con le immagini esclusive del Fregio Stoclet a Bruxelles realizzate da Luciano Romano. Nel settembre 2013 viene completata la Stazione Toledo della Metropolitana di Napoli con l’installazione permanente Don’t ask where the love is gone di Shirin Neshat, che si avvale di nove grandi ritratti in bianco e nero scattati da Luciano Romano. La stessa installazione viene presentata a marzo 2014 in occasione della Photobiennale di Mosca al Museo Mamm.

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