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Paola De Simone

Al Teatro San Carlo, a duecento anni dalla prima assoluta e a 31 dall'ultima rappresentazione con Montserrat Caballé, va in scena l'Ermione del Rossini serio nella nuova produzione firmata dal talentuoso regista romano Jacopo Spirei formatosi con Vick, che in merito dichiara: «Opera affascinante, provocatoria, molto napoletana nel suo sentire: la mia regia? Sarà una rappresentazione senza filtri». Sul podio Alessandro De Marchi, sul palco un notevolissimo cast guidato dalle voci di Angela Meade, John Irvin, Teresa Jervolino e Antonino Siragusa. La recita di sabato sarà trasmessa in diretta streaming sul sito OperaVision: www.operavision.eu


"Troja! qual fosti un dì": dopo l'originalissimo pannello della Sinfonia con Cori, è il canto del Coro nell'Introduzione (scena a tre voci più massa corale) che, con piglio scultoreo, fissa nel perimetro del grande mito classico euripideo ripreso da Racine (Andromaque) l'apertura e lo sfondo dell'Ermione, opera rara del Rossini serio riportata da stasera a domenica 10 novembre in scena al Teatro San Carlo in nuova produzione firmata dal bel talento di Jacopo Spirei, con la direzione musicale dello specialista Alessandro De Marchi alla testa di Orchestra e Coro della Fondazione (in apertura il video ufficiale pubblicato su YouTube e le foto di scena realizzate da Luciano Romano). Il tutto, esattamente a duecento anni dalla prima rappresentazione assoluta avvenuta il 27 marzo proprio sulle assi del Lirico partenopeo, e a 31 di assenza dall'allestimento creato da Roberto De Simone con la magnifica Monserrat Caballé nel ruolo del titolo. Al centro dell'azione tragica in due atti su libretto di Andrea Leone Tottola, ambientata a Butrothe in Epiro, le complesse relazioni fra il re Pirro, figlio di Achille, e Andromaca, vedova del vinto Ettore, la fiera e gelosa Ermione, sua promessa sposa, Oreste, cugino e amante non corrisposto di quest'ultima. Mentre, intorno, molteplici le innovazioni in partitura impresse sul modello del teatro francese e delle opere riformate di Gluck con originali innesti a partire dalla singolarissima Sinfonia corale, con inedite interazioni fra parola e canto, fra parti strumentali e solistiche e corali, fra moderno stile declamato e virtuosistico belcanto, oltre all'impiego di più snelle arie bipartite e assenza ancora non consueta del lieto finale.

A ribadirne peculiarità e valenza, in conferenza-stampa, il direttore artistico del Lirico napoletano, Paolo Pinamonti: «Produrre Ermione è una grossa sfida, innanzitutto perché la prima del 27 marzo 1819 non andò bene e il San Carlo avrebbe dovuto attendere gli anni Ottanta del Novecento per riprenderla. Dunque, dopo tanto oblio, perché riproporla? Perché Rossini credeva fortemente nella qualità e nella novità di questa sua opera, tanto da averne conservato praticamente intatto l'autografo. La qualità altissima degli artefici e degli interpreti dello spettacolo ne confermeranno l'importanza estrema di un testo ancora non del tutto compreso e apprezzato. È un Rossini che sperimenta, che cerca sempre qualcosa di nuovo». A corredo, le parole del regista Jacopo Spirei: «Ermione è un'opera magnifica, un capolavoro: molto difficile da allestire in primis perché richiede presenze vocali non indifferenti, inoltre perché è un lavoro sperimentale, che rompe tutti i canoni possibili, presentando una realtà scomoda dove tutti si approfittano della propria posizione politica per raggiungere i propri obiettivi. Pirro è un tiranno e leader politico che piega al suo volere il proprio Paese e gli alleati. Qualcosa di neanche troppo lontano da quel che è accaduto e accade ai nostri giorni. O Rossini era un grande preveggente, o l'uomo non è mai cambiato molto... temo sia valida la seconda ipotesi. In ogni caso, mette insieme il top dei cantanti e scrive l'opera che voleva scrivere. Affascinante, provocatoria, molto napoletana nel suo sentire, nell'interazione dei personaggi. La mia regia? Sarà una rappresentazione senza filtri». L'Ermione rossiniana secondo l'aggiornatissimo regista romano Spirei (nella foto), cresciuto all'estero e per dieci anni discepolo di Graham Vick e qui al suo debutto sancarliano sarà dunque così: «Un’opera di scelte: amore, dovere, potere e follia. A che cosa si è disposti a rinunciare pur di ottenere quello che si vuole? Si può sacrificare il bene di una nazione per un interesse privato? E per amore? In quest'opera tutti sacrificano tutto e sono disposti a pagare un prezzo altissimo per le proprie scelte. In questa azione tragica, lavoro particolarissimo e sperimentale di Rossini – continua il regista - si cercano nuove vie per interpretare le debolezze dell'uomo mettendo al centro non un protagonista positivo ma un perdente, uno sconfitto, una tragedia del desiderio che diviene anche tragedia borghese. Pertanto abbiamo deciso di indagare sulle pulsioni che spingono l'essere umano alle scelte più estreme: in un contesto di potere falsamente democratico, un popolo vincente e vincitore vede il proprio leader sedotto dal popolo sconfitto, e lo scontro che ne scaturisce porta al tracollo non solo i protagonisti ma anche un'intera società».

Alessandro De Marchi, sul podio degli organici sancarliani per l'occasione, ne sottolinea quindi la combinazione speciale delle forme, il lavoro su cellule comuni al repertorio sia serio che buffo e che quindi devono restare entro il range tragico, poi grande attenzione al testo e a recitativi torniti nel modo più naturale possibile, mai celebrativi né autocelebrativi», mentre il rossinologo Sergio Ragni aggiunge quanto il compositore pesarese fosse consapevole e stimolato a produrre un lavoro di genere serio per quello che all'epoca era senz'altro il Teatro più grande del mondo, con cantanti di prima sfera impegno».

A firmare le scene è Nikolaus Webern, i costumi fra il neoclassico e i nostri anni Quaranta, divisi fra il colore della roccia e della sabbia per i troiani, quindi ispirati alle tinte del mare per Ermione, sono di Giusi Giustino, le luci di Giuseppe Di Iorio.

Titolo fra i più attesi della Stagione 2018/2019, Ermione vanta un cast di assoluto prestigio: il ruolo della protagonista è affidato infatti ad Angela Meade, soprano statunitense che ha recentemente riscosso enormi consensi al Rossini Opera Festival di Pesaro.

Con lei nel ruolo del titolo anche Arianna Vendittelli (nella recita del 10 novembre). Andromaca avrà la voce della giovane e già magnifica Teresa Iervolino, John Irvin interpreterà Pirro, l'ottimo Antonino Siragusa sarà Oreste, Filippo Adami e Julian Henao vestiranno i panni di Pilade, Guido Loconsolo / Ugo Guagliardo quelli di Fenicio. E ancora, Gaia Petrone sarà Cleone, Chiara Tirotta Cefisa e Cristiano Olivieri Attalo.

La recita di Ermione del 9 novembre (ore 19.00) sarà trasmessa in diretta streaming sul sito OperaVision: www.operavision.eu.

giovedì 7 novembre ore 20.00 – sabato 9, ore 19.00 - domenica 10, ore 17.00

Gioachino Rossini

ERMIONE

Azione tragica in due atti su libretto di Andrea Leone Tottola tratto dalla tragedia Andromaque di Jean Racine

Direttore | Alessandro De Marchi

Maestro del Coro | Gea Garatti Ansini

Regia | Jacopo Spirei

Scene | Nikolaus Webern

Costumi | Giusi Giustino

Luci | Giuseppe Di Iorio

Ermione, Angela Meade / Arianna Vendittelli (10 novembre) Andromaca, Teresa Iervolino Pirro, John Irvin Oreste, Antonino Siragusa

Pilade, Filippo Adami / Julian Henao (10 novembre) Fenicio, Guido Loconsolo / Ugo Guagliardo (10 novembre) Cleone, Gaia Petrone Cefisa, Chiara Tirotta

Attalo, Cristiano Olivieri

Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo

Nuova Produzione del Teatro di San Carlo

Il Teatro di San Carlo partecipa alle Celebrazioni - a duecento anni dalla sua composizione - de L’Infinito di Giacomo Leopardi il cui manoscritto è custodito, tra gli altri, nella Biblioteca Nazionale di Napoli. A queste dedica la messa in scena di Ermione, che vide la luce nello stesso anno di composizione de L’Infinito, ovvero il 1819, e si possono ravvisare altre particolari coincidenze tra il poeta di Recanati e il musicista pesarese.

Il libretto di Ermione è di Andrea Leone Tottola stesso librettista de La Donna del Lago di Rossini. Giacomo Leopardi scriveva da Roma al fratello Carlo, il 5 febbraio 1823, di aver assistito al Teatro Argentina alla Donna del lago e di essere stato affascinato dalla musica rossiniana: «eseguita da voci sorprendenti, è cosa stupenda, e potrei piangere ancor io, se il dono delle lagrime non mi fosse stato sospeso, giacché m’avvedo pure di non averlo perduto affatto».

Penultima delle nove opere serie scritte da Rossini per Napoli, la Donna del lago è la terza delle quattro nate nel 1819 che segue l’Ermione composta sempre per il San Carlo e il ‘centone’ organizzato per Venezia, Eduardo e Cristina. In realtà, dopo Ermione Rossini non avrebbe dovuto scrivere per Barbaja fino alla quaresima dell’anno successivo, ma il forfait di Gaspare Spontini, scritturato al San Carlo e richiesto imperiosamente nello stesso tempo a Berlino da Federico Guglielmo III di Prussia, obbligò l’impresario a ricorrere nuovamente al Pesarese per colmare il vuoto nel cartellone.

Sempre nell’ambito delle Celebrazioni dedicate a Leopardi, nel Foyer del Teatro di San Carlo si potrà vedere l’opera di Eugenio Giliberti realizzata a “sei mani” con i giovani musicisti Michelangelo Pepe e Stefano Silvestri dal titolo Teorica delle arti, lettere ecc. da “Voi siete qui / vico Pero / Giacomo Leopardi / progetto di artista abitante”

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