Estro e compassione: con l'Ensemble De Labyrintho diretto da Walter Testolin e un fondamentale focus sulla polifonia della Napoli del tardo Rinascimento si inaugura oggi nella Chiesa di Santa Caterina da Siena la XXII stagione di concerti della Fondazione Pietà de’ Turchini, venti appuntamenti dalla musica antica a David Bowie. Nell'occasione sarà presentata anche l’incisione discografica per l’etichetta Arcana con le copertine originali di Mimmo Jodice
Inizia con uno sguardo speciale su quel primato fondamentale nella polifonia sacra e profana ancora in gran parte da conoscere e restituire alla coltissima Napoli del tardo Rinascimento, ben oltre l’ombra dei più acclarati centri seicenteschi di Roma e Venezia. Si apre così, proponendo nella Chiesa di Santa Caterina da Siena alcune delle più significative pagine di Fabrizio Dentice, Carlo Gesualdo da Venosa, Giovanni Maria Trabaci e di Ascanio Mayone affidate all’Ensemble De Labyrintho diretto da Walter Testolin, “Estro e Compassione", la XXII stagione musicale della Fondazione Pietà de’ Turchini, al via oggi sabato 26 ottobre (ore 19) e in concerto fino al prossimo 14 giugno con un totale di venti, originalissimi eventi.
In programma, nell'occasione inaugurale, le Lamentationes Hieremiae, capolavoro del compositore e musicista Fabrizio Dentice, unitamente e a incastro con altri capisaldi della polifonia parimenti di marca partenopea: la Toccata Quarta di Ascanio Mayone, compositore, organista e arpista nato a Napoli intorno al 1570 e formatosi presso la Santissima Casa dell’Annunziata, ritenuto già in epoca coeva fra i "compositori eccellenti della città di Napoli, che oggi vivono", nonché tra i "sonatori eccellenti d'organo" e tra i "sonatori eccellenti dell'arpa a due ordini", con incarico di secondo organista della Real Cappella accanto al primo organista Giovanni Maria Trabaci. Un fil doppio radicato nell’altissima, comune scuola del Maestro belga Jean de Macque, nel 1599 vertice del medesimo, prestigioso organico musicale palatino, e qui di rinvio assegnato a due esempi fondamentali dell’arte tastieristica del compositore proveniente dal materano: le Consonanze stravaganti e la Toccata di durezze e ligature. In chiusura il mottetto a cinque voci Peccantem me quotidie tratto dal I Libro delle Sacrae Cantiones, edite nel 1603 a Napoli da Giovanni Pietro Cappuccio, a firma del principe Carlo Gesualdo da Venosa, al vertice delle più avanzate sperimentazioni armonico-polifoniche in superba e diciamo pure espressionistica, per l’epoca, rifrazione semantica e formale. A complemento, sarà presentata anche l’incisione discografica per la collana dedicata ai capolavori partenopei ideata dalla Fondazione per l’etichetta Arcana con le copertine originali di Mimmo Jodice.
Nelle foto: Ensemble De Labyrintho diretto da Walter Testolin
«Guardando alle radici e al passato – sottolinea Mariafederica Castaldo, presidente e direttore artistico della Pietà de’ Turchini – ma con occhi rivolti alla contemporaneità, la stagione si articolerà in 20 appuntamenti fino a giugno 2020. Pagine di Dentice, Gesualdo, Vinci, Alessandro e Domenico Scarlatti, Pergolesi, si alternano a pagine di Vivaldi, Ziani, Bach, Händel, Beethoven, Neuling, Hummel, Raga Yaman, Marais, Forqueray, Dowland, Purcell, Lindmark, fino a David Bowie e ai Beatles. Tra nuove produzioni e ospitalità, attraversando luoghi e coinvolgendo ensemble e artisti di respiro internazionale, si traccerà un ideale arco temporale che spazierà dal repertorio rinascimentale a quello contemporaneo, con l’obiettivo di offrire al pubblico un’alternanza di stimoli ed esplorazioni sonore innovative e originali». Quanto al principale compositore in ascolto stasera, corre l'obbligo di ricordare che Fabrizio Dentice fu figura “cardine” dei colti circoli musicali partenopei: nato a Napoli tra la metà degli anni Venti e l'inizio degli anni Trenta del Cinquecento da un’illustre famiglia di musicisti dalle nobili origini. Compositore, cantante, violista e “raro sonatore di liuto” stando al giudizio di Vincenzo Galilei, uno dei primi teorici alle origini dell’opera e padre del più celebre Galileo. L’humus in cui il Dentice cresce è tra i più fertili: il padre Luigi (l’altro membro, di ramo familiare parallelo, è Scipione, compositore e cembalista, vicino al circolo di Carlo Gesualdo da Venosa) è egli stesso un teorico della musica, compositore, cantante e anch’egli liutista che trascina con sé il giovane “Fabritio” nel raffinato circolo culturale di Ferrante Sanseverino ultimo principe di Salerno, nel bel Palazzo partenopeo dalla peculiare facciata in bugnato a punta di diamante con tanto di note in codice, sul finire del Cinquecento confiscato per disaccordi con il viceré, venduto a Niccolò Grimaldi e rivenduto ai Padri della Compagnia di Gesù, restando ad oggi sede imponente della Chiesa del Gesù Nuovo. È infatti in quei luoghi che nel 1545 il nostro Dentice, sensibilizzato alla musica quanto alla letteratura e al teatro, avrebbe preso parte accanto al padre e nella parte di Pasquella alla rappresentazione de Gli ingannati. A seguire, avrebbe composto una gran quantità di mottetti, madrigali, salmi, fantasie e ricercari per liuto, pubblicati in varie città italiane tra il 1581 e la fine del secolo. Lasciata Napoli per Roma, dove si affianca ad Orlando di Lasso, avrebbe poi terminato i suoi giorni a Parma, al servizio dei Farnese, svolgendo un'intensa attività di virtuoso, compositore e insegnante.
Il percorso d'ascolto ha non a caso inizio inizio con un suo mottetto a cinque voci, Heu mihi Domine, tratto dal corrispettivo Responsorio dell’Officium defunctorum, quindi, in tre diverse, tripartite stazioni, si ascoltano le Lectiones tratte dalle Lamentationes Hieremiae prophetae, indiscutibilmente fra i suoi esempi più alti di una scrittura sacra di suggestiva tempra drammatica, ora di astratta rarefazione, ora potente, fitta di invenzioni cromatiche, di azzardi tecnici e di singolari soluzioni armoniche. Pubblicate nell’anno 1593 a Milano dallo stampatore del Seminario di Milano Michele Tini e a ancora oggi pressoché sconosciute, le Lamentazioni del Dentice costituiscono di fatto una delle più belle elaborazioni polifoniche sul testo biblico attribuito al profeta Geremia in cui si narra la distruzione di Gerusalemme e la deportazione del popolo a Babilonia.
«Le Lamentationes – sottolinea a tal merito il direttore Walter Testolin – mostrano Fabrizio Dentice nel momento più alto della propria parabola artistica: una costante tensione armonica, che trova sovente sfogo in una scrittura cromatica sapientemente distillata, ma nello stesso tempo fortemente espressiva, rende in maniera esemplare il diffuso senso di perdita e di sconfitta che pervade il drammatico testo. Nelle mani di Dentice le Lamentazioni di Geremia acquisiscono una sostanza nuova, talvolta rarefatta e quasi astratta, in altri casi di stringente e tangibile drammaticità, comunque di straordinaria potenza espressiva. Fin dal suo esordio, "Incipit lamentatio Hieremiae prophetae", e dalle stranianti letture delle lettere ebraiche che caratterizzano questo testo biblico, la musica di Dentice descrive con sapiente efficacia il vuoto della città abbandonata, quella città che era stata Signora delle genti e Principessa delle province e che ora rimaneva sola, svuotata e ridotta pagare tributi. Sono piccoli accorgimenti melodici, su tutti un uso distillato ma costante della dissonanza, quelli che il compositore mette in opera per descrivere con efficacia lo smarrimento di chi vaga per le vie deserte della città, screziature in apparenza minime ma dagli effetti profondi, in grado di rendere instabile e caduca la struttura armonica, come fessure nelle quali trova albergo il seme di una mala pianta in grado di far crollare un muro. È evidente l'impegno di Dentice, presago dell'espressività gesualdiana e comunque fedele a un certo classicismo rinascimentale, a far sì che sia la struttura contrappuntistica a segnare il carattere delle Lamentazioni, affidando alle particolari tensioni armoniche che quasi incessantemente scaturiscono dalla scrittura il compito di determinarne il carattere. Colpisce come il risultato sonoro che scaturisce, fortemente innovativo e marcato da un tratto quasi espressionista, nasca invece da un sapiente ma tutto sommato prevedibile equilibrio tra l'orizzontalità della scrittura melodica e la verticalità omoritmica che le si alterna costantemente, equilibrio a prima vista privo di particolari specificità. Ma forse - conclude il leader del gruppo - è proprio questa la più evidente dimostrazione del magistero di Fabrizio Dentice, un musicista capace come nessun altro di porsi in un punto d'equilibrio tra il classicismo perfetto di Palestrina e l'estremismo espressionista di Carlo Gesualdo, le due lezioni più antitetiche e inconciliabili della polifonia negli anni tra l'ultimo quarto del Cinquecento e il primo decennio del Seicento. Quelle che emergono dalla lettura di Dentice, sono Lamentazioni di Geremia di bellezza fuori dal comune, trasfigurate, immerse in una sorta di magma armonico nel quale parola e musica si fondono totalmente. Quello che si restituisce oggi alla vita sonora, è senza dubbio uno dei più grandi capolavori nascosti della musica italiana del Rinascimento».
La rassegna virerà a seguire in direzione non meno preziosa ma ancor più singolare: il 9 novembre debutta infatti a Napoli “Five with estro”, concerto a cinque strumenti dell’Ensemble Armoniosa (nella foto sopra) dedicato a una nuova e originale versione dei 12 Concerti di Antonio Vivaldi che compongono la raccolta dell’”Estro Armonico” op. 3.
Rinnovando la pluriennale collaborazione con l’istituto Cervantes di Napoli, venerdì 15 novembre, ancora alla Chiesa di Santa Caterina da Siena, il programma accoglie un ulteriore debutto, con l’Ensemble L’Apothéose (nella foto sotto) e il suo concerto dal titolo “Al estilo italiano”. L’ensemble spagnolo propone un repertorio che riprende l’uso, in voga alla corte di Madrid nel XVIII secolo, di comporre opere “all’italiana” adattandole alle convenzioni del teatro ispanico.
Tra le tante iniziative in stagione, sono inoltre da segnalare: la masterclass di canto barocco a cura della grande contralto Sara Mingardo (dal 21 al 23 novembre), la nuova edizione de “Il Suono della Parola” rassegna di letteratura e musica promossa dalla Fondazione Pietà de’ Turchini, a cura di MiNa vagante (1,8 e 15 dicembre, Fondazione De Felice- Palazzo Donn’Anna), la seconda edizione della rassegna “A più voci” (dal 29 novembre al 14 dicembre – Chiesa dell’ Incoronatella e Chiesa di San Rocco). Nata per divulgare la musica corale e polifonica, propone in rassegna i concerti di Campet Singers, del Coro Giovanile Il Calicanto diretto da Silvana Noschese, dell’ensemble vocale InCanto di Partenope diretto da Davide Troìa, del Coro di Voci bianche di San Rocco e dell’ensemble Le Voci del 48 diretto da Salvatore Murru.
Il “costante e ostinato” impegno rivolto dalla Fondazione Pietà de’ Turchini per la valorizzazione e riscoperta del repertorio di Scuola Napoletana, trova esito nel concerto “Jate sospiri mieje” del contralto Teresa Jervolino (sabato 23 novembre, ore 19 a Palazzo Donn’Anna) e nella produzione dal titolo Albino e Plautilla, intermezzo buffo di Leonardo Vinci, drammaturgia di Angela Di Maso con Gaia Petrone (mezzosoprano), Filippo Morace (basso), Bruno Leone (maestro burattinaio) e l’ensemble Talenti Vulcanici diretto da Stefano Demicheli.
Nelle foto: Sara Mingardo, Teresa Iervolino, Ghalia Benali
Debutto assoluto quindi venerdì 13 dicembre (ore 20) al Museo Aragona Pignatelli Cortes, nell’ambito del Convegno internazionale: Napoli e Venezia nel Settecento, due capitali dello spettacolo (12-14 dicembre) che vede la Pietà de’ Turchini affiancata all’Università di Napoli Federico II, Università Ca’ Foscari e Fondazione Giorgio Cini di Venezia, Conservatorio San Pietro a Majella, Centro Divino Sospiro di Lisbona.
Per il ciclo “Doppio gioco”, tra marzo e maggio alla Chiesa di Santa Caterina da Siena, in programma Marco Crosetto al fortepiano e Raffaele La Ragione al mandolino per un omaggio originale a Ludwig van Beethoven (il 27 marzo) e Ugo Orlandi con Mauro Squillante, ai mandolini e ai mandoloni, con un percorso dedicato ai plettri (9 maggio).
Il programma proseguirà senza sosta fino al prossimo giugno 2020 ospitando i debutti di grandi artisti come nel caso della cantante araba Ghalia Benali, in scena il 21 febbraio con Romina Lischka (viola da gamba) e Vincent Noiret (contrabbasso) e, ancora per la Giornata Europea della Musica Antica, sabato 21 marzo, la Fondazione produce il recital intitolato “Antonio Manna, il basso napolitano” con Nicola Ciancio (basso) e i Talenti Vulcanici diretti da Stefano Demicheli. Per la sezione “Contemporaneamente antica”, il 4 aprile sarà presentato a Napoli, nella splendida sala grande del Museo Madre, lo spettacolo in coproduzione con il Festival Pergolesi Spontini di Jesi dal titolo “Baroque Reloaded. Cantate de L’Espace-Temp”, ideato da Matthieu Mantanus con la visual artist Sara Caliumi. «Lo spettacolo è un vasto affresco musicale e visivo in cui si crea un dialogo - o un’attesa “spazio temporale”- tra le cantate barocche e un mondo musicale e sonoro elettronico» aggiunge Federica Castaldo.
Tra le ospitalità più autorevoli della stagione, si segnala l’ensemble Vox Luminis diretto da Lionel Meunier (nell'ultima foto), che sarà protagonista domenica 26 aprile alla Chiesa di Santa Caterina da Siena del concerto “Florilegium Hortense”, prima straordinaria tappa di un percorso dedicato alla rarissima produzione di mottetti ascrivibile al genio di Johann Sebastian Bach.
Chiuderà la stagione, dal 12 al 14 giugno, la seconda edizione del Festival “A corde spiegate” dedicato alla chitarra, a cura di Edoardo Catemario.
Info e prenotazioni: tel. 081402395 info@turchini.it www.turchini.it
Fabritio Dentice
Lamentationes Hieremiae
Fabritio Dentice Heu mihi Domine
Ascanio Mayone Toccata Quarta
Fabritio Dentice Lamentationes Hieremiae prophetae
Feria V in Coena Domini
Lectio Prima: Incipit Lamentatio Hieremiae prophetae
Lectio Secunda: Daleth. Viae Syon lugent
Lectio Tertia: Lamech. O vos omnes qui transitis per viam
Giovanni Maria Trabaci Consonanze stravaganti
Fabritio Dentice Feria VI in Parasceve
Lectio Prima: De lamentatione Hieremiae prophetae
Lectio Secunda: Phe. Aperuerunt super te os suum
Lectio Tertia: Ghimel. recordare pauperitatis
Giovanni Maria Trabaci Toccata di durezze e ligature
Fabritio Dentice Pro tertia die
Lectio Prima: De lamentatione Hieremiae prophetae
Lectio Secunda: Aleph. Complevit Dominus furorem suum
Lectio Tertia: Incipit oratio Hieremiae prophetae
Carlo Gesualdo Peccantem me quotidie
De labyrintho
Nadia Caristi, Laura Fabris, Arianna Miceli cantus
Elena Carzaniga, Maria Chiara Gallo altus
Fabio Furnari, Raffaele Giordani tenor
Massimo Altieri, Riccardo Pisani quintus
Guglielmo Buonsanti, Walter Testolin bassus
Dario Carpanese organo
Walter Testolin
direttore