top of page
  • Paola De Simone

Il pluripremiato Fine Arts Quartet di Chicago (nella foto) torna al Maggio della Musica, oggi giovedì 30 maggio a Villa Pignatelli, per dare il via all'esecuzione integrale dei Quartetti per archi di Beethoven che, unitamente alle 32 Sonate per pianoforte eseguite lo scorso anno, è stata proposta dal direttore artistico Michele Campanella per celebrare, su asse triennale e ad ampio raggio in vista del 2020, i 250 dalla nascita del grande compositore tedesco.

Al genere in ascolto, ritenuto senz’altro la più alta espressione dell’autore in ambito cameristico, Beethoven avrebbe dedicato sedici esemplari (più la Grande Fuga op. 133) realizzati, in crescente tensione strutturale, sonora ed espressiva, in corrispondenza di tre fasi diverse e definite: fra il 1798 e il 1800 nascono i sei Quartetti op. 18, nel periodo centrale (1805-1810) i tre “Rasumowsky” op. 59, l’op. 74 (ossia il celebre “Quartetto delle arpe”) e l’op. 95 noto come “Quartetto serioso”; infine, tra il 1822 e il 1826, gli ultimi cinque capolavori (l’op. 127, l’op. 130 da cui fu estrapolata la Grande Fuga e l’op. 132 su commissione di un nobile russo, il principe Nikolas Galitzin, quindi le opere 131 e 135), ormai definitivamente emancipati da ogni vincolo tradizionale per tentare, con esiti sublimi, una sperimentazione solitaria e coraggiosa, se non addirittura visionaria. Come per Mozart, anche per Beethoven gli esiti originalissimi della produzione quartettistica haydniana imperniata sul sagace incontro fra semplicità e solidità strutturale rappresentarono l’impulso primario per l’accostamento a una forma musicale rivelatasi telaio perfetto sul quale testare il proprio fervore sperimentale. Beethoven avrebbe tuttavia affrontato il quartetto d’archi non prima dei trent’anni e non costantemente – come invece fatto per le composizioni pianistiche – nel corso del suo intenso arco creativo.

L'itinerario ha dunque inizio con due esempi rispettivamente tratti dall'op. 18 e dall'op. 59, ossia il n. 2 in sol maggiore e il n. 3 in do maggiore. Il primo, saldamente ancorato ai capolavori di maggiore solidità strutturale degli altri due campioni della triade Classica, Haydn e Mozart, prende forma tra il 1798 e il 1800, con dedica al principe Lobkowitz. La scelta del sol maggiore, il costante protagonismo del primo violino e lo spirito quasi scherzoso che ne ha suggerito il poco entusiasmante epiteto di “Quartetto dei complimenti" ne indicano chiaramente il legame con i modelli precedenti, così come, ancora, evidente è l’eredità haydniana sia nello Scherzo brillante che nella vivace spinta popolare dell’Allegro finale. Dopo cinque anni di pausa, Beethoven ritorna al genere con i tre lavori op. 59, noti con il titolo di “Rasumowsky” dal nome dell’ambasciatore russo a Vienna, il conte Andrej Kirillovič Razumovskij, committente e destinatario dell’opera oltre che grande sostenitore del compositore. Composto lungo il tracciato del suo personale, disperato spirito di lotta contro le avversità del destino con culmine nelle intenzioni suicidali del Testamento di Heiligenstadt (1802), il trittico è, con il suo slancio sperimentale e una vigorosa espansione sonora prossima alla dimensione sinfonica, gruppo emblematico di quello stile riconosciuto come “eroico”, pur non rinunciando alla componente intimistica. Dunque vertice efficace all’incontro fra le più ampie potenzialità del suono e gli affondi nella sensibilità individuale, il lavoro in do maggiore, terzo dell’op. 59 e nono dell’intera serie, è stato definito come “Quartetto degli eroi”: una scrittura limpida e leggera che, in realtà, cela un già vivo spirito romantico e uno spessore concettuale potente, destinato a cambiare per sempre gli assetti strutturali del genere.

Dopo il Fine Arts Quartet, la stagione concertistica 2019 proporrà altri due appuntamenti per l’integrale dei Quartetti: il 6 giugno il Prometeo darà forma e suono all'op. 18 n. 3 e l'op. 131 mentre, il 20 giugno, l’inglese Elias Quartet, eseguirà l'op. 18 n. 4 e l'op. 130.

Si vieta la riproduzione dell'articolo e di ogni altra sua parte

Giovedì 30 maggio alle ore 19,45

Veranda Neoclassica di Villa Pignatelli

via Riviera di Chiaia, 200 - Napoli

Inaugurazione dell’integrale dei Quartetti per Archi di Ludwig van Beethoven

Fine Arts Quartet

Ludwig van Beethoven (1770 - 1827)

Quartetto in sol maggiore, op. 18 n. 2

Quartetto in do maggiore, op. 59 n. 3

Costo del biglietto: 20 euro (15 euro over 65; 10 euro under 26)

Prenotazione obbligatoria: 0815561369 - 392 9160934

Il Fine Arts Quartet si colloca tra i più insigni ensemble della musica da camera di oggi, con una storia illustre di successo e un’estesa eredità di oltre 200 opere registrate. Fondato a Chicago nel 1946, è formato dai violinisti Ralph Evans (vincitore del concorso internazionale Cajkovskij) e Efim Boico (ex direttore di orchestra dell’Orchestre di Parigi sotto Barenboim) che hanno suonato insieme per 35 anni, dal violista Gil Sharon (fondatore dell’Amati Ensemble) e dal violoncellista Niklas Schmidt (co-fondatore del Trio Fontenay). Molte delle ultime pubblicazioni del Quartetto sono state selezionate per l’inclusione negli elenchi dei Grammy Awards nelle categorie “Best Classical Album” e/o “Best Chamber Music Performance” e hanno ricevuto numerosi premi e riconoscimenti, tra cui: “Gramophone award-winner“, BBC Music Magazine Choice“, e un Grammy Award per il produttore Steven Epstein (Fauré Quintets con Cristina Ortiz), Il Quartetto ha anche ricevuto il CMA/ASCAP Award dato congiuntamente da Chamber Music America e dall’American Society of Composers, Authors ed Publishers. L’ultimo cd del Quartetto (quartetti Beethoven) sarà distribuito da Naxos nel 2019. I membri del Quartetto, oltre all’attività cameristica, svolgono quella di docenza presso il Sorkin International Institute of Chamber Music di Milwaukee e prestano servizio come professori ospiti nei principali conservatori di Parigi, Londra, New York, Pechino

In primo piano
RSS Feed
  • Facebook Long Shadow
  • Google+ Social Icon
Recenti
bottom of page