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Paola De Simone

Per la Giornata Europea della Musica Antica - REMA, la Fondazione Pietà de' Turchini propone stasera giovedì 21 marzo (ore 20.30), nella propria sede della chiesa di Santa Caterina da Siena (nella terza e quarta foto), un raro capitolo della storia musicale di Scuola napoletana del Sei-Settecento, interamente dedicato a "Gaetano Greco maestro dei 'figlioli' del Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo" e al fratello Rocco, parimenti insigne musicista per le principali istituzioni della città.

Allievo, mastricello, maestro di cappella e poi egli stesso insegnante del più antico fra i quattro Conservatori partenopei, quello dei Poveri di Gesù Cristo (nella foto d'apertura) sorto di fronte all’ingresso principale della bianca chiesa dei Gerolamini (sede dell’Oratorio filippino), Gaetano Greco fu musicista e maestro di notevolissimo calibro, attivo fra gli ultimi anni del Seicento e i primi del Settecento. E, con Friedrich Lippmann, diciamo pure tra i più significativi compositori napoletani di quel tempo secondo quanto svolto fra attività didattica ed un tracciato artistico con ogni probabilità esclusivamente circoscritto alla sua terra, annoverando fra gli allievi Francesco Durante, Domenico Scarlatti, Nicola Porpora, Leonardo Vinci e, si presume, anche il Pergolesi. A tal merito il Gerber riporta che il Greco, notato immediatamente il singolare talento dell'allievo, ne avrebbe curato la formazione con particolare perizia.

Ulteriormente confermato dai recenti contributi scientifici, il nome di Gaetano Greco sarebbe dunque da ritenersi anello di collegamento fondamentale con la successiva generazione di compositori sulla base di quanto attestato da pagine d’indubbio pregio e messe a segno in pentagramma entro due filoni principali: il repertorio strumentale per tastiera, organo o cembalo, e una non meno significativa produzione sacra per una o più voci.

Con il fratello Rocco, anch’egli presente nel programma d’ascolto, fu figlio di Francesco Greco, del quale non si conoscono i dettagli biografici, né riferimenti cronologici al di fuori degli anni 1648-1673 e 1667-1669 durante i quali risulta maestro “d’istromenti a fiato” rispettivamente presso la Pietà dei Turchini e i Poveri di Gesù Cristo. Dalle notizie documentali rintracciate da Salvatore Di Giacomo sui registri d’Esito di quest’ultima Istituzione, in merito a una nota di spesa per due vestiti – a quel tempo i fanciulli indossavano una saietta bianca e una mantellina di tarantola turchina - sappiamo che due figlioli chiamati Greco nel 1676 suonavano il violino: “Uno di questi figlioli, fratelli, è Gaetano Greco, che poi – sottolinea il Di Giacomo nei suoi testi dedicati ai Conservatori di Napoli - diventa maestro di cappella del Conservatorio; l’altro, è Rocco […]”. Nel 1678 Gaetano diventa mastricello e nel 1695, alla scomparsa di Don Gennaro Ursino, docente con il quale studiò composizione dopo i primi rudimenti appresi da Giovanni Salvatore accanto alla parallela formazione con Francesco Mirabella per il violino mentre, sugli studi con Alessandro Scarlatti ipotizzati dal Florimo, non si hanno conferme, gli subentra con l’incarico di maestro di cappella, ruolo conservato ancora nel corpo insegnante dei Poveri di Gesù Cristo negli anni 1699-1706, inoltre avvalendosi della collaborazione di Matteo Giordano, già aiutante dell’Ursino, e affiancando anche la docenza in “canto e suono di tasti, composizione e contrappunto”, per poi passare al Sant’Onofrio. Alla morte del Provenzale, Gaetano Greco sarebbe diventato vertice della Real Cappella di Napoli, almeno fino alle dimissioni rassegnate nel 1720, lasciando il posto a Domenico Sarro. Da ulteriori, recentissimi studi, risulterebbe inoltre che il Greco fu compositore presso l'Abbazia di Montecassino, luogo dove - contrariamente a quanto da sempre saputo - sarebbe morto nel 1730.

Ebbene, gran parte del suo corpus strumentale e vocale sacro è conservato a Napoli: le Intavolature, i Partimenti, le Toccate per cembalo, i Tuoni ecclesiastici coi loro versetti e il Ballo di Mantua sono alla Biblioteca del Conservatorio di Musica “San Pietro a Majella” mentre, le 7 Messe, sono alla Biblioteca Nazionale “Vittorio Emanuele III” e la Salve Regina a quattro voci del 1681 è alla Biblioteca Oratoriana dei Filippini. Nella Santini-Bibiothek di Münster si ritrovano invece le Litanie a 4 voci del 1709 a 2 violini, viola, basso e organo (scritte per Montecassino), quindi a Bruxelles (Bibliothèque Royale Albert I) è conservato il Libro di intavolature per cembalo. I due libri di bassi numerati sono infine alla Biblioteca del Conservatorio “G. Verdi” di Milano. Ebbene, sulla base di un tale catalogo, il programma in ascolto offre il pregio di uno sguardo ad ampio spettro sulle composizioni esemplari atte a restituirne in formula organica, e diciamo pure compiuta, la misura e il valore dei percorsi creativi e didattici citati, con focus mirato sulla scelta di canti dell’Ordinarium missae dalle Messe di Gaetano Greco composte per i “figlioli” dei Poveri di Gesù Cristo, dunque per coro di voci bianche, qui nelle elaborazioni in danze “didattiche” di Salvatore Murru.

La Salve Regina per quattro voci (Soprano, Contralto, Tenore, Basso), con basso continuo realizzato da violoncello e organo, risulta datata 1681. È una pagina significativa dello stile liturgico di scuola napoletana e, in special modo, per la produzione sacra del Greco a fronte dei compositori maggiormente attivi all’epoca in tale genere quali il Caresana, Scarlatti padre e il Provenzale entro i circuiti della Cappella Reale o vicerale, dell’Oratorio dei padri Filippini o della Cappella del Tesoro di San Gennaro e infatti citata, unitamente alle Litanie, nello studio dedicato da Domenico Antonio D’Alessandro al manoscritto delle sette Messe rilevandone la duttilità di una scrittura polifonica sia a cappella che nello stile concertato. E se le Litanie della Beata Vergine Maria, per Soprano, Contralto, Tenore e Basso con violini, violoncello e organo, datate 1729 e custodite nella raccolta Santini a Münster, furono per la loro valenza esemplare presumibilmente impiegate a fini didattici già dal Durante, le Messe risentono chiaramente di “una certa influenza del mottetto solistico con basso continuo”, evidenziandone la “fattura semplice […]. La parte vocale – sottolinea infatti D’Alessandro nel citato studio – presenta una scrittura generalmente a valori larghi che si muove senza vistosi salti, e l’ornamentazione molto contenuta giova, ovviamente, all’efficacia espressiva. Del resto in un monastero napoletano di stretta osservanza, come quello benedettino di San Gregorio Armeno, i manoscritti che ci sono pervenuti testimoniano per questo periodo l’uso esclusivo di canto gregoriano. Il basso accordale, a volte d’imitazione, rende completamente la chiarezza dell’espressione vocale del testo, e se da una parte esso ricorda la tecnica del coevo mottetto solistico con basso continuo tanto combattuto dalla legislazione ecclesiastica […], d’altra parte rende queste composizioni di un ossequio riverente alle leggi vigenti nella Chiesa italiana della Controriforma”. Quanto alle finalità e all’uso di tali parti di Messa, redatte per le diverse festività (San Sebastiano, San Gaetano, Le sette delizie, San Benedetto, per il Santo Natale, Santa Cecilia e per l’Immacolata Concezione), sono state formulate un paio di ipotesi: il probabile impegno e dunque uso, da un lato, in legame all’attività didattica svolta da Gaetano Greco presso il Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo e, dall’altro, l’ampio impiego pratico dei figlioli della stessa Istituzione “in esterna”, per i servizi musicali liturgici prestati non solo presso le principali chiese della città ma, anche, nei centri minori e fin nella bassa Irpinia. D’indubbio interesse e in particolare aggancio con la produzione strumentale, pur sempre tenendo fede al modello monodico privilegiato sin dai primi del Seicento, sarebbe inoltre all’interno dello stesso manoscritto la familiarità con la tecnica tastieristica (inizialmente prevista in programma, anche la Toccata in la minore per clavicembalo). Che il Greco fosse un vero “maestro della toccata”, così come ben espresso da Friedrich Lippmann nel suo studio sull’argomento, risulta chiaro dal conio di incipit di grande effetto, dal singolare trattamento delle figurazioni melodiche, dalle vive tensioni armoniche e dall’originale elaborazione delle trame contrappuntistiche.

A complemento della produzione di Gaetano Greco e a testimonianza della qualità della scuola strumentale di marca partenopea, il programma propone la Sinfonia seconda e la Sinfonia terza per violoncello e clavicembalo composte dal fratello Rocco Greco, musicista parimenti attivo fra le principali Istituzioni a Napoli fra il Sei e Settecento, anch’egli di formazione violinistica e insegnante presso il Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo, dal 1678 al 1695. In quell'anno avrebbe lasciato l'incarico didattico per assumere quello più prestigioso di primo violino della Regia Cappella non escludendo tuttavia, con il passare degli anni, il ruolo in organico per altri strumenti ad arco. Nell’agosto 1687 (e fino al 1717, quando se ne registra l’infermità) risulta intanto reclutato e con tanto di lusinghieri giudizi alla Venerabile Cappella musicale del Tesoro di San Gennaro come evidenziano, con lieve flessione vernacolare del cognome, i documenti pubblicati entro l’ampio regesto in appendice al prezioso volume di Marta Columbro e Paologiovanni Maione, pubblicato dalla Turchini Edizioni nel 2008: “Rocco Grieco Viola nel primo Choro della nostra Cappella in luogo di Don Paolo Sessa licentiato”; e, ancora, “[…] ritrovandosi vacante la piazza di viola […] è stato ne’ mestieri al magnifico maestro di Cappella servirsi d’escambio; perciò havendo detti Illustrissimi Signori Deputati penzato di provvedere detto luogo in persona del più virtuoso, che hoggi eserciti in Napoli tal istrumento, et havendone, fatte le pratiche da che presentitosi la loro intentione dà Rocco Grieco, hà con suo memoriale fatta supplica à detti Illustrissimi Signori Deputati per detta Piazza, laonde ben’informati su tale soggetto come il migliore ché sia hoggi in Napoli, acclamato per tale da tutti li virtuosi di musica hanno al medesimo conferita […] detta Piazza di Viola dell’istesso modo, e con l’istesse paghe come si godeva dal detto Don Paolo Sessa suo predecessore”. Dai documenti del Cappellano Maggiore rintracciati presso l’Archivio di Stato di Napoli, sappiamo inoltre che negli anni 1701-1702 Rocco Greco era strumentista stabile nella pianta della Real Cappella diretta da Alessandro Scarlatti come suonatore di viola mentre a seguire, fra gli anni 1711-1713, compare significativamente al violoncello nelle liste parimenti firmate dal maestro di Cappella Scarlatti, ma conservate presso l’Archivio Borromeo dell’Isola Bella. In una lettera dell’11 ottobre 1711, contenente una lista per organico dettagliata con giudizi sintetici di Scarlatti, si legge infatti: “Rocco Greco, violoncello, è il primo, è buono, ha sette docati il mese e 22 anni di servizio”. Il che retrodaterebbe al 1689 il suo ingresso in quell’organico. Di ulteriore rilievo per quel che riguarda la serietà e bontà di condotta, infine, è la notizia estratta da quanto specificato in un altro documento dello stesso fondo, non datato ma senz’altro successivo al novembre 1712 essendo legato all’entrata di Giuseppe Scarlatti: “Rocco Greco sonator di viola all’antica, entrò al servitio nel governo del duca di Medinaceli, che sono anni quindeci, gode docati sette di soldo al mese. Questo è stato sempre puntuale al real servitio, par che se li possa lasciare il suddetto soldo per haver ben servito e serve attualmente”.

A dare suono e voce al programma saranno: Alessia Pazzaglia (violino), Andrea Beatriz Lizarraga (violino), Anna Camporini (violoncello), Liliana Parisi (clavicembalo), Pierfrancesco Borrelli (organo), l' Ensemble "InCanto di Partenope" formato da Lia Scognamiglio (soprano), Davide Troìa (alto e direttore), Leopoldo Punziano (tenore), Nicola Ciancio (basso), più il Coro di Voci Bianche di San Rocco (nella foto) e del 48° C. D. di Napoli sotto la direzione di Salvatore Murru che, dalle Messe, ha estrapolato e rielaborato una serie di danze.

La produzione rientra nel progetto-quadro “Turchini Academy”, sostenuto dall’Art Mentor Foundation Lucerne, con l'obiettivo di recuperare la tradizione didattica di Scuola napoletana.

Si vieta la riproduzione dell'articolo e di ogni altra sua parte

Per la Giornata Europea della Musica Antica - REMA

Programma

Rocco Greco (Napoli, 1657 - Napoli, 1718)

Sinfonia terza, violoncello e clavicembalo.

Gaetano Greco (Napoli, 1661 - Montecassino, 1730)

Salve Regina(1681), Soprano, Contralto, Tenore, Basso, b.c. (vlc, org).

Rocco Greco (Napoli, 1657 - Napoli, 1718)

Sinfonia seconda, violoncello e clavicembalo.

Gaetano Greco (Napoli, 1661 - Montecassino, 1730)

Litanie della Beata Vergine Maria(1729), Soprano, Contralto, Tenore, Basso, vl I, vl II, vlc, organo.

Gaetano Greco-Salvatore Murru

Scelta di danze presenti nei manoscritti didattici di Gaetano Greco

Domenico Antonio D'Alessandro, progetto musicale e cura musicologica

Alessia Pazzaglia, violino

Andrea Beatriz Lizarraga, violino

Anna Camporini, violoncello

Liliana Parisi, clavicembalo

Pierfrancesco Borrelli, organo

Ensemble "InCanto di Partenope"

Lia Scognamiglio, soprano

Davite Troìa, alto e direttore

Leopoldo Punziano, tenore

Nicola Ciancio, basso

Coro di Voci Bianche di San Rocco e del 48° C.D. di Napoli

Salvatore Murru, direzione

Ingresso a pagamento

Biglietto unico € 3,00

Alessia Pazzaglia – violino

Si è diplomata al Conservatorio L. Cherubini di Firenze. Ha poi iniziato lo studio del violino barocco con Federico Guglielmo frequentando poi masterclass di Chiara Banchini e Sigiswald Kuijken. Collabora con diversi gruppi barocchi quali: Auser Musici, L'Arte dell'Arco, Montis Regalis, Orchestra Il Pomo d’Oro, Modo Antiquo etc. con i quali si è esibita in importanti festival (Haendel Festival di Halle, Festival fur Alte Musik di Innsbruck, Bremen Musik Festival, Sofia Cantus Firmus, Timisoara Baroque, La Valletta etc.) e in prestigiose sale (Alte Oper Frankfurt, Herkulessaal di Monaco, Arsenal di Metz, deSingel di Anversa, Gulbenkien e Centro culturale di Belém a Lisbona, Barbican Centre di Londra, Elbphilarmonie di Amburgo, Parigi Théatre des Champs Elisées e Opéra di Versailles, La Coruna Palacio de la Opera, Birmingham Town Hall etc.) Con i suddetti gruppi ha inciso per Brilliant, Decca e Deutsche Grammophon.

Andrea Beatriz Lizarraga - violino

Ha iniziato lo studio del violino nell’ anno 1999 nella Scuola Di Musica di Jujuy. Nell’anno 2015 si trasferisce in Italia e comincia a studiare con il maestro Enrico Onofri presso il Conservatorio di Palermo. Ha partecipato ai seguenti progetti: Orchestra Haendel con il maestro Sergio Siminovich; Orchestra della opera “Rodelinda”, con il maestro Juan Manuel Quintana; Con la battuta di Hernan Shvartzman ha fatto “Così fan tutte”, “Don Giovanni”, “Die Zauberflöte”, di W. A. Mozart e “Medea” di L. Cherubini; Orchestra “Barroca del Suquía”, con il maestro Manfredo Kraemer; Orchestra Barocca “Compañía de las luces”, sotto la battuta di Marcelo Birman.; Talenti Vulcanici della Fondazione Pietà dei Turchini; Orchestra Barocca Nazionale con la direzione del Maestro Alessandro Quarta.

Anna Camporini – violoncello

Nata nel 1988 a Como intraprende lo studio del violoncello sotto la guida di Marco Testori e si diploma presso il Conservatorio di Musica “G. Verdi” di Milano. Nel 2017 ottiene il Diploma Accademico di II Livello in violoncello barocco e classico con lode presso il Conservatorio “E. F. Dall'Abaco” di Verona nella classe di Catherine Jones, presentando una tesi di laurea sulla scuola violoncellistica napoletana del XVIII secolo. Collabora con gli ensembles: Atalanta Fugiens, Ghislieri Choir & Consort, La Divina Armonia, Les Musiciens du Prince. È la violoncellista dell'ensemble barocco “Alla Maniera Italiana”, un gruppo di musica da camera specializzato in esecuzioni su strumenti originali e storicamente informate. Ha registrato per Urania Records, Sony, Brilliant Classics, Arcana, Amadeus. Insegna violoncello presso diverse scuole di musica e presso l’Istituto Superiore di Studi Musicali “G. Puccini” di Gallarate.

Liliana Parisi - clavicembalo

Dopo il diploma in pianoforte sotto la guida di Giuseppe Squitieri, ha intrapreso lo studio del clavicembalo presso il Conservatorio "L. Perosi" di Campobasso, conseguendo con lode il Diploma Accademico di II livello con Andreina Di Girolamo. Ha preso parte a svariate masterclass tra cui quelle con Emilia Fadini e con Silvia Rambaldi. Attualmente sta approfondendo gli aspetti musicologici del basso continuo e dei partimenti con Enrico Baiano.

Pierfrancesco Borrelli – organo

Ha compiuto la sua formazione musicale presso il conservatorio San Pietro a Majella di Napoli diplomandosi col massimo dei voti in clavicembalo sotto la guida di Rosa Klarer dopo aver completato gli studi di pianoforte, direzione d’orchestra, didattica della musica. Ha approfondito lo studio della prassi esecutiva barocca e delle tastiere storiche dedicandosi in particolare al repertorio di scuola napoletana tra XVII e XVIII secolo. Nel corso della sua carriera ha tenuto concerti sia da solista che in formazioni cameristiche presso prestigiose istituzioni concertistiche italiane e straniere. È pianista e fondatore dell'Ensemble Artelli, formazione cameristica dal Trio in poi che spazia dal repertorio cameristico del periodo classico a quello contemporaneo.

Salvatore Murru – direttore

Ha studiato pianoforte con il M° Ida Nota, diplomandosi presso il Conservatorio “D. Cimarosa” di Avellino e successivamente composizione dapprima con L. Tomei, diplomandosi, poi, sotto la guida del M° Gaetano Panariello, presso il conservatorio “San Pietro a Majella” di Napoli, con il massimo dei voti. Alla attività di compositore affianca l’insegnamento. È docente, infatti, presso il 48°C.D. di Napoli, dove, da alcuni anni, dirige un coro di voci bianche con cui ha preso parte a diverse manifestazioni, eventi e concorsi. Dirige il Coro di voci bianche Le Voci del 48, nato da una proposta formativa promossa dal 48° Circolo Didattico Statale Madre Claudia Russo, ed il Coro di Voci Bianche di San Rocco, nato dal progetto “Liberi di Cantare” promosso dalla Fondazione Pietà de’ Turchini. I progetti realizzati finora hanno raccolto notevole apprezzamento e consenso e sono stati altrettante opportunità di crescita artistica, culturale ed umana. La formazione riunisce oltre 50 bambini.

Davide Troìa – direttore Ensemble “InCanto di Partenope”

Si è diplomato in Musica corale e Direzione di Coro, Composizione, Pianoforte, Strumentazione per Banda, presso il Conservatorio S. Pietro a Majella di Napoli, e in Canto presso il Conservatorio A. Boito di Parma. Ha frequentato il corso biennale di Perfezionamento in Direzione di Coro con N. Balasch presso l’Accademia Nazionale di S. Cecilia di Roma. È fondatore e direttore dal 1990 del Coro Polifonico “Exsultate Deo” di Napoli. Ha realizzato numerose elaborazioni per coro e ha curato la revisione di opere corali di diversi autori tra cui F. Grazioli, G. Sigismondo, C. Lenzi. Svolge un’intensa attività didattica, tenendo frequentemente corsi di Vocalità e Direzione di Coro per varie associazioni corali. Dal 2007 è docente di Direzione di Coro e Composizione Corale presso il Conservatorio “L. Canepa” di Sassari. È direttore ed alto dell’Ensemble “InCanto di Partenope”, composto daLia Scognamiglio, soprano, Leopoldo Punziano, tenore e Nicola Ciancio, basso.

Il “Coro di Voci Bianche di San Rocco” nasce nel 2015 nell’ambito del progetto “Liberi di Cantare” promosso dalla Fondazione Pietà de’ Turchini per la valorizzazione della Chiesa di San Rocco a Chiaia. Il “Coro di Voci Bianche di San Rocco”, aperto a tutti e rimpolpato attraverso audizioni periodiche, ha partecipato alla Stagione Concertistica per la Giornata Europea della Musica Antica con l’esecuzione dei “Miserere” di Niccolò Jommelli, Antonio Lotti e Leonardo Leo. Il coro è stato inoltre invitato ad esibirsi alla rassegna “Concertosa”, organizzata dal Museo Nazionale di San Martino in collaborazione con Gli Amici del Museo di Capodimonte dove, nell’ottobre del 2017 e in occasione del meeting internazionale del REMA (Rete Europea della Musica Antica), ha cantato lo “Stabat Mater” di Nicola Bonifacio Logroscino, accompagnato dall’ensemble de “I talenti Vulcanici”, guidato da Stefano Demicheli e prodotto dalla Fondazione Pietà de’ Turchini.

Il coro “Le Voci del ’48"

è costituito dai giovanissimi studenti del 48° Circolo Didattico Statale “Madre Claudia Russo” di Napoli, fortemente voluto dalla preside Rosa Seccia e punta di diamante dell’istituto, che opera in un territorio di frontiera come la periferia orientale del capoluogo campano. Il coro del 48° Circolo Didattico si è già esibito eseguendo l’ “Inno alla Gioia” di Ludwig van Beethoven, cantato in tedesco in occasione della visita, presso la scuola, degli ex ministri Francesco Profumo e Fabrizio Barca e del commissario europeo Johannes Hahn. La formazione è stata inoltre invitata a rappresentare le scuole italiane all’Accademia dei Lincei, in occasione del conferimento del Premio Nobel per la Pace all’Unione Europea, nel 2012. Il Coro del 48° Circolo Didattico Statale “Madre Claudia Russo” ha partecipato e vinto al Festival Nazionale “Ercolano in canto” e al Premio Teatro San Carlo di Napoli; ha partecipato inoltre alla rassegna estiva organizzata dal Comune di Napoli.

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