Un programma a quattro ante strutturate a mosaico, per piccole tessere, tablet sul leggio skippato a mano e, dunque, recital giocato non sulle grandi forme e nemmeno a memoria. E, per quanto rari i colori al di là del contrasto tra il forte e il piano, più pedale che potenza di scavo o di armonici, interpretazione per nulla folgorante ma tenuta su un binario d'espressione costante e al naturale, molti sono stati gli applausi del pubblico. A nostro avviso, intanto e senz'altro, per la bellezza del programma proposto al suo concerto d'esordio partenopeo dal pianista milanese Davide Cabassi (nelle foto), top-prize winner al Van Cliburn International Piano Competition nel 2005 ospitato con la stagione dell'Associazione Alessandro Scarlatti. In campo, stando alle sue stesse parole, “una successione di 4 polittici”, ossia Kinderszenen op. 15 e il Carnaval - Scènes mignonnes sur quatre notes op. 9 di Schumann, i sei brevi brani di Niccolò Castiglioni (1932-1996) raccolti in Dulce refrigerium - Sechs geistliche Lieder für Klavier e fino a concludere con i Quadri da un’esposizione di Musorgskij.
Le scene infantili secondo Cabassi scorrono dunque con semplicità, che è sì la chiave giusta per guardare al delicato mondo dei piccoli, ma gli esiti rilevati nell'occasione non vanno oltre la porta di quella camera resa in pentagramma preziosa da tenere sensazioni e da minute chimere, per fermarsi piuttosto fra i tasti. Non oltre la soglia dello scarto fra velocità e rapporti dinamici differenti per restare sostanzialmente impermeabili all'incanto poetico di quell'insieme di tredici quadretti fatto di immagini, dolcezze e sogni, sfumature malinconiche e giochi ora ingenui, ora vivaci. In via analoga è montato il Carnaval, ventidue brevi pezzi dagli umori e contorni caleidoscopici, fra maschere e figure reali o d'invenzione, danze e contrasti più un'intera gamma di andamenti e dinamiche. Non ci sono abbandoni, né vertigini romantiche, bensì un filo in equilibrio renitente a concedersi, oltre il dato della mera scrittura pianistica, fino in fondo alla musica e alla relativa carrellata di ombre, luci, fantasie e misteri che screziano la particolarissima psiche dell'autore Schumann. E persino il "passionato" del bel valzer di Chiarina resta bidimensionale, con qualche salto neanche pulitissimo salti a fronte, invece, di una tecnica vicina ritmicamente a fuoco e studiata con miglior scatto.
Va da sé che la seconda parte, più moderna, si avvicina maggiormente alle corde pianistiche di Cabassi che, negli interessanti aforismi sonori di Castiglioni, ben evidenzia le peculiarità lessicali e di stile. Poche parole intonate a raccordo e partono immediati i suoi "Quadri" di Musorgskij, robusti e netti, anch'essi privi di future prospettive orchestrali e di sonorità realmente cavate, conditi piuttosto con molto pedale, particolare vigore del ritmo e qualche effetto speciale. Infine due bis, The Snow is Dancing dalla piccola Suite Children's Corner di Debussy e Somewhere over the rainbows di Harold Arlen in versione "doc", firmata Keith Jarrett.
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