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Paola De Simone

Dopo gli originalissimi focus a più voci di tradizione europea e d'oltreoceano, la Stagione “Note d’Altrove”" della Fondazione Pietà de’ Turchini vira sulle antiche corde d’Italia dedicandovi una piccola maratona da tre giorni nel fine settimana dell’Immacolata, in dialogo tra Napoli, Roma e Venezia, tra il Sei e il Settecento.

Il primo dei tre appuntamenti nella chiesa di Santa Caterina da Siena è per oggi, venerdì 7 dicembre alle 20.30. Protagonista, la violoncellista australiana Catherine Jones (nelle prime quattro foto) che, al fianco del bravissimo clavicembalista Stefano Demicheli (nella foto a seguire), direttore dell’ensemble “Talenti Vulcanici” creato dalla Pietà de’ Turchini, guiderà gli ascoltatori attraverso un “Viaggio da Venezia a Napoli sulle corde di un violoncello”: un bel confronto nato lungo la scia del modello bolognese e sviluppatosi con proprie componenti solistiche e virtuose in quei poli primari noti innanzitutto per l'opera. E si scopre che, invece, non meno significativa fu l'emancipazione tecnica ed espressiva di uno strumento ad arco solitamente destinato al continuo grazie ad autori più o meno noti delle rispettive aree lagunare e partenopea. Fondamentali in tale senso, e dunque inseriti nel tracciato, i veneziani Benedetto Marcello e Antonio Vivaldi. Il primo - figura aristocratica e di straordinario eclettismo culturale, passato alla storia per quella sua ancora attualissima satira mordace sui vizi e convenienze del Teatro alla moda (libello pubblicato in forma anonima, nel 1720), con strali per tutti e per il Vivaldi operista in primis, oltre alle Sonate per clavicembalo ma, in realtà, al centro di un’attività politica e di un’apertura creativa con pochi altri pari nel mondo della musica - in ascolto con il lavoro che apre la raccolta di VI Suonate a violoncello e basso continuo catalogate come op. 2 e pubblicate dalla londinese Walsh nell’anno 1732; il secondo, compositore rinomatissimo ma forse meno conosciuto per le sue dieci Sonate (di cui una, la RV 38, andata perduta) per violoncello e continuo, con o senza numero d’opus, su architettura tardo-barocca. Le prime sei, composte probabilmente intorno al 1730, furono pubblicate a Parigi dieci anni più tardi da Leclerc e Boivin mentre, al di fuori delle raccolte a stampa, risultano le due conservate in forma manoscritta nella Biblioteca del Conservatorio “San Pietro a Majella” di Napoli (RV 39 e RV 44) e la Sonata n. 9 in sol minore RV 42 - qui in ascolto e, al pari della sola n. 6 RV 46, articolata in movimenti di danza secondo lo schema da camera - in manoscritto presso il castello di Wiesentheid.

Il tutto, entro un primo trentennio del Settecento veneziano che registra una notevolissima popolarità nel genere in virtù, probabilmente, proprio della strada aperta dalle due raccolte del Marcello. Ancora più interessante il caso di Giovanni Benedetto Platti, musicista italiano assai valido e attivo all’estero, ben noto eppure a tutt’oggi privo di data e luogo di nascita, in via ipotetica ascrivibili fra il 1690-1700 e fra le città di Bergamo o Venezia mentre con certezza sappiamo che si spense nell’anno 1763 a Würzburg. Dal 1724 fu “musicus aulicus” di Johann Philipp Franz von Schönborn, Principe Vescovo di Bamberg e Würzburg, trascorrendo al servizio degli Schönborn a Würzburg e nel vicino castello di Wiesentheid, appena citato per Vivaldi, il resto della vita. Ecco perché il nucleo storico originario della collezione musicale di Platti (una sessantina di unica manoscritti, oltre le opere per la corte vescovile di Würzburg) è conservato nella residenza dei conti Schönborn-Wiesentheid: 28 Concerti con violoncello obbligato, più di 20 Sonate a tre, 4 Duetti per violino e violoncello (in origine 6) e 12 Sonate per violoncello, oltre ad alcuni brani di musica da chiesa (Messe, Requiem, Stabat Mater) risalenti al terzo decennio del Settecento. La Sonata I in sol minore, al pari dei Concerti e delle altre Sonate per cembalo e per violoncello (atipicamente impiegato come strumento melodico nelle opere a tre), ce ne svela in buona misura l’arte del comporre parallela al primo sviluppo di tali formule: brillante invenzione tematica e pathos barocco dei ritmi puntati, ricchezza delle armonie, predilezione per le tonalità minori, solidità del contrappunto e fluente cantabilità. E sempre a Venezia riconduce il nome di Antonio Caldara, autore di un contenuto numero di pagine strumentali, fra cui la Sonata XVI in sol maggiore e, innanzitutto, grande operista con settantotto lavori per lo più su libretti di Zeno e Metastasio a Vienna, passato alla storia come favorito e vicemaestro di cappella dell'imperatore Carlo VI. In rappresentanza di Napoli, invece, alcuni nomi ai più sconosciuti ma, in tale prospettiva d'organico, di notevole pregio compositivo: sono Francesco Alborea, detto Francischiello, Andrea Caporale, Pasquale Pericoli e, ancora, Francesco Paolo Scipriani (talvolta corrotto in Supriani) e Salvatore Lancetti (spesso in partitura manoscritta nella variante Lanzetti) dei quali si ascoltano in programma, rispettivamente, la Toccata VIII in sol minore e una Sonata. Di Scipriani, a testimonianza dell’alto grado tecnico-espressivo raggiunto dalla scrittura per violoncello nei primi decenni del Settecento partenopeo, restano le dodici Sonate per due violoncelli e Basso, conservate in manoscritto mutilo, ma solo delle ultime carte, alla Biblioteca del “San Pietro a Majella” e l’importante Metodo per i suoi alunni intitolato Principij da imparare à suonare il violoncello e con 12 toccate à solo. Analogamente, nello stesso archivio, si conservano numerose Sonate per uno e due violoncelli più continuo di Lancetti, nato a Napoli intorno al 1710, formatosi al Conservatorio di Santa Maria di Loreto, dal 1717 violoncellista presso la cappella Reale di Torino e, dal 1730, affermatosi fra Parigi e Londra. Infatti la sua fama di virtuoso e compositore incline alle innovazioni tecniche dello strumento, soprattutto in merito alle Sonate op. 1 del 1736, non sfuggì al Corrette che lo citò nel suo Méthode théorétique et pratique pour apprendre en peu des tems le violoncelle dans sa perfectione, edito a Parigi nel 1741. Fra le sue conquiste, l'estensione fino al si bemolle e uno sviluppo tecnico della mano sinistra che andava ad impiegare il pollice e il quarto dito in terza e quarta posizione.

A seguire domani, sabato 8 dicembre alle 18, la Fondazione ospita una formazione interamente al femminile: l'“Ensemble Giardino di Delizie” (nella foto sopra) formato da Katarzyna Solecka, Ewa Augustynowicz (violini), Cristina Vidoni (violoncello) e da Elisabetta Ferri (organo), gruppo che darà forma e suono a “Essere Corelli”, programma che ripercorre l’esperienza barocca dei compositori attivi nella Roma del primo Seicento, a cominciare dal genio ravennate Arcangelo Corelli, antesignano del linguaggio orchestrale e violinistico del primo Settecento in tutta l'Europa.

Infine, domenica 9 dicembre alle 12, l’Ensemble Mare Nostrum (nella foto) affidato alla voce di Furio Zanasi, (baritono), a Simone Vallerotonda (arciliuto, chitarra, tiorba e chitarra barocca) e a Lucia Adelaide Di Nicola (clavicembalo) con la direzione di Andrea De Carlo, propone “Il Canto di Roma”, in collaborazione con il Festival Alessandro Stradella di Viterbo. Si tratta di un particolarissimo viaggio musicale nella vocalità nella capitale dal Medioevo al Rinascimento, e fino al Barocco e oltre, per toccare gli inizi del Novecento. Fra canti antichi, stornelli popolareschi e pagine fondamentali della storia della musica come l'estratto (Il Tempo) da una miliare azione sacra in tre atti – la Rappresentatione di anima et di corpo dell’anno 1600, su testo di Agostino Manni e in scena in Santa Maria della Vallicella, a Roma – a firma di quell’Emilio de’ Cavalieri che fu autore e protagonista fra la Camerata fiorentina e l’ambiente nativo romano, del passaggio dalla polifonia alla monodia in recitar cantando alle origini dell’opera e, in parallelo, nelle pratiche oratoriali. Ebbene, si parte dal fatidico anno Mille intonando l’inno “Oh Roma Nobilis, orbis et domina”, di autore anonimo, tratto dal manoscritto cassinense a sei linee Q. 318 (folio 291) e presente anche nel duecentesco Codice Vaticano (folio 80), quindi reso noto dalla pubblicazione di Wagner Peter, nell’anno 1909. È il canto del pellegrino proveniente dalle regioni del nord che, giunto finalmente alla sommità del Monte Mario e nell’intravedere la Basilica di San Pietro, s’inginocchiava, dava un bacio alla terra e cantava la sua gioia da quel Mons Gaudii benedicendo l’”Eccellentissima tra tutte le città, / Rossa del sangue rosato dei Martiri, / Splendente dei bianchi gigli delle vergini”. E da lì, passando per tre ballate popolari anonime del Quattro e Cinquecento, fra Laudi sacre e Cantate profane del Sei e Settecento più due canzoni popolari ottocentesche anonime, “Alla renella” e “Casetta de Trastevere”, si arriva all’alba del secolo Ventesimo con il genuino romanticismo di una Serenata popolare in romanesco, “Nina si voi dormite”, su testo di Romolo Leonardi e musica di Amerigo Marino. È un canto rivolto all’amata in una “serata piena de dorcezza” che per tre volte, nella sestina del ritornello, teneramente invoca: “Nina, si voi dormite, sognate che ve bacio, / ch’io v’addorcisco er sogno / cantanno adacio, adacio. / L’odore de li fiori che se confonne, / cor canto mio se sperde fra le fronne”.

Si vieta la riproduzione dell'articolo e di ogni altra sua parte

FONDAZIONE PIETÀ DE' TURCHINI

STAGIONE DI CONCERTI "NOTE D'ALTROVE"

Venerdì 7 dicembre alle 20.30, la violoncellista australiana Catherine Jones insieme con il clavicembalista Stefano Demicheli, direttore dell’ensemble “Talenti Vulcanici” prodotto dalla Pietà de’ Turchini, per interpretare “Viaggio da Venezia a Napoli sulle corde di un violoncello”. Il programma riflette sullo sviluppo dello strumento ad arco, soprattutto grazie alle scritture dei veneziani Benedetto Marcello e Antonio Vivaldi, ma pure dei napoletani Francesco Alborea, detto Francischiello, Andrea Caporale, Pasquale Pericoli, Francesco Paolo Scipriani e Salvatore Lancetti.

Ingresso a pagamento. Per informazioni

081402395, coordinamento@turchini.it

Note di sala e dettaglio dei programmi: www.turchini.it

Biglietto unico € 5,00

Biglietti disponibili sul circuito online o in prevendita presso

Concerteria, via Schipa 23

MC Revolution, via Palermo 124

o al botteghino mezz'ora prima del concerto

Sabato 8 dicembre alle 18, la formazione tutta al femminile “Ensemble Giardino di Delizie” (Katarzyna Solecka, violino, Ewa Augustynowicz, violino, Cristina Vidoni, violoncello, Elisabetta Ferri, organo) suonerà “Essere Corelli”, il programma che ripercorre l’esperienza barocca dei compositori attivi nella Roma del primo Seicento, a cominciare dal genio ravennate Arcangelo Corelli, antesignano del linguaggio orchestrale e violinistico del primo Settecento in tutta l'Europa.

Ingresso libero

Domenica 9 dicembre alle 12, l’Ensemble Mare Nostrum (Furio Zanasi, baritono; Simone Vallerotonda, arciliuto, chitarra, tiorba e chitarra barocca; Lucia Adelaide Di Nicola, clavicembalo), diretto da Andrea De Carlo, propone “Il Canto di Roma”, in collaborazione con il Festival Alessandro Stradella di Viterbo, viaggio musicale nella vocalità nella capitale dal Medioevo al Rinascimento, e fino al Barocco, tra scritture per le celebrazioni e stornelli popolareschi.

Biglietto unico € 5,00

Biglietti disponibili sul circuito online https://bit.ly/2SYMVb5 o in prevendita presso

Concerteria, via Schipa 23

MC Revolution, via Palermo 124

o al botteghino mezz'ora prima del concerto

Per informazioni 081402395, coordinamento@turchini.it, www.turchini.it

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