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Paola De Simone

L'originalissima stagione "Note d'altrove" della Fondazione della Pietà de' Turchini prosegue a ritmo serrato portando in prima italiana nella Chiesa di Santa Caterina da Siena un'ulteriore e se vogliamo ancora più stuzzicante prospettiva del Barocco polivocale sacro, profano e persino coreutico. Prospettiva diciamo pure nuova oltre che diversa dal repertorio più noto perché stasera, martedì 4 dicembre alle ore 20.30, si va oltre le consuete traiettorie d'Occidente per andare a scoprire, grazie alle ricerche, alla ricostruzione critica e all'esecuzione dello studioso e musicista danese Peter Pontvik alla testa del suo Ensemble svedese Villancico (nelle foto), il repertorio dell'ultimo Cinquecento, del Sei e Settecento, innestato da Spagna e Portogallo nelle colonie del Nuovo Mondo, fra America Centrale e del Sud.

Focus, pertanto, su tradizioni strumentali e canore rintracciate fra Ecuador, Messico e Perù, Bolivia, Panama, Cile, Guatemala e Colombia, tutte parimenti polarizzate intorno a un genere musicale fiorito nella Penisola iberica al tramonto del nostro Umanesimo e all’alba delle grandi scoperte d’oltreoceano, quindi lì giunto probabilmente a bordo di navi sulle quali viaggiavano conquistatori, missionari, schiavi e musici, per poi toccare l’apice appunto in era tardo-rinascimentale e barocca: il villancico - diminutivo di villano, rustico, contadino, da cui è tratta appunto la denominazione del gruppo - che, nell'odierna lingua castigliana, significa canto popolare natalizio. In origine, tuttavia, il villancico ebbe a funzionare da formula di base per una Early World Music in cui le tradizioni sonore maturate in Europa avrebbero fecondato le matrici etniche precolombiane, intersecando idiomi, ritmi, accenti e colori. Il villancico nasceva dunque su terreno iberico come forma parallela alle nostre frottole e alla chanson, similmente cantando l’amor cortese ma su testi rigorosamente in spagnolo e secondo uno schema articolato in un vario numero di strofe (coplas) con ritornello (estribillo). Inizialmente in forma monodica, poi polifonica e fino a evolversi sul finire del Cinquecento in composizioni poetico-musicali che accostavano elementi popolari a raffinatezze da madrigale pur conservando, entro una salda intelaiatura contrappuntistica a scansione binaria, legami con gli antecedenti medievali (lauda, virelai, ballata) e peculiarità metriche dall’asimmetria arabo-andalusa. All’interno di un tale solco, un importante sviluppo riguarda il villancico religioso e dunque su temi sacri, in special modo legati alle festività del Natale. Ed è con tale tipologia che la forma arriva fra la metà del Cinque e del Seicento nel Nuovo Mondo, a più voci, con scansione ternaria e su versi ottonari dal ritmo dattilico, alternanza di coplas ed estribillo con esecuzione anche responsoriale, per entrare a pieno titolo nel servizio liturgico dei giorni festivi fra i territori vicereali della Nuova Spagna e del Perù. Terre dove, proprio come in Occidente, i maestri “de capilla” avevano il compito di comporre nuovi villancicos in sostituzione dei mottetti e responsorî in latino, in parallelo all’apertura vernacolare in lingua indio, nelle specificità dialettali quechua o nahuati, e del guineo.

Ampia la varietà del repertorio proposto in ascolto, in gran parte estratto dagli antichi codici o sillogi ecuadoriane (Codex Ibarra e Collezione Ascencio Pauta, fra le principali), presenti negli archivi di cattedrali o biblioteche del Sudamerica. Non è un caso che il titolo della serata sia "Serenissima una noche", brano in programma e composto appunto nella gioiosa tradizione del villancico da un prete messicano attivo presumibilmente intorno al 1630, il francescano Fray Gerónimo Gonzáles, sul modello di un’antica carola manoscritta proveniente dall’Holy Trinity Convent in Puebla nel Messico e, oggi, conservata presso il Mexican Instituto Nacional de Bellas Artes. L'ascolto offre a seguire pagine dal repertorio sacro e canzoni profane, forme abbinate alla danza e ulteriori espressioni affini al genere quali la spagnola tonadilla di matrice teatrale o il negrinho afro-cristiano. Il tutto, restituito da un ensemble organizzato in simmetria a semicerchio dinanzi al direttore di Copenhagen, con otto cantanti, quattro strumentisti più cembalo e due danzatori.

Si vieta la riproduzione dell'articolo e di ogni altra sua parte

Ingresso a pagamento

Biglietto intero € 10,00 | Biglietto ridotto € 7,00* Biglietto under 30 € 5,00 | Ingresso gratuito under 14

*over 60, Soci Fai, Feltrinelli Card, Wine&theCity Card, Artecard, Associati Distretto Culturale Siti Reali

Biglietti disponibili sul circuito online https://bit.ly/2DbVNEM o in prevendita presso

Concerteria, via Schipa 23

MC Revolution, via Palermo 124

o al botteghino mezz'ora prima del concerto.

Interpreti

Jessica Bäcklund, soprano

Helena Wall Ströberg, soprano

Dan Johansson, controtenore e cembalo

Charlotta Hedberg, contralto

Love Tronner, tenore Emanuel Roll, tenore

Yamandú Pontvik, baritono

Erik Arnelöf, basso

Markus Ström, flauti dolci

Karl Nyhlin, chitarra barocca

Magdalena Mårding, viola da gamba

Tomas Lindberg, percussione

Daniela Pontvik Valero, danza barocca Niklas Blomqvist, danza barocca

Programma

Oy nuestra Reyna del cielo - Anonimo, Codice Ibarra, 1680, Ecuador

(Transcr: Peter Pontvik)

Una tonadilla nueva - Anonima, Codice Ibarra , 1680, Ecuador (Transcr: Peter Pontvik)

Maria todo es Maria – Anonimo, registrato in 1713 per Amedée François Frézier, Peru/Chile

Baile del chimo, Anonyma, Codice Martínez Compañón, Peru 1783-85

(Transcr: Peter Pontvik - coreografia: Kaj Sylegård/Daniela Valero)

Vamos a Belén - Anonima, Biblioteca Nazionale Sucre, Bolivia, secolo XVIII

(Transcr: Peter Pontvik)

Sagales a prisa - Anonima, Collezione Ascencio Pauta, Siglos XVIII/XIX, Loja, Ecuador (Transcr: Peter Pontvik)

Si el amor se quedare dormido - Juan de Araújo, 1646-1712, Bolivia/Panama

(Transcr: Robert Stevenson)

Vamos todos a ver - Joseph Hortuño, ?-1722, Anonimo, Codice Ibarra, 1680, Ecuador (Transcr: Peter Pontvik)

Xácaras por primer tono di “Luz y Norte Musical”- Lucas Ruiz de Ribayaz (1626-?, attivo 1677 in Peru), Spagna/Peru (Coreografia: Kaj Sylegård/Daniela Valero)

Salve Regina - Gutierre Fernández Hidalgo, aprox. 1547-1623, Archivio della Cattedrale di Bogotá, Colombia, (Transcr: Robert Stevenson) Curi muyito - Tradizionale, Secolo XVIII, Ecuador (Transcr: Juan Mullo) Los coflades de la estleya - Juan de Araújo, Sucre-Peru-Panama 1646-1712 (Transcription: Robert Stevenson)

Negrinho tiray vós la – Gaspar Fernandes, apross. 1570-1629, Messico

(Transcr: Aurelio Tello)

Canción de una pastorita al Niño Dios – Anonimo, Collezione Ascencio Pauta, Secoli XVIII/XIX, Loja, Ecuador (Transcr: Peter Pontvik)

Canción de un negro al Señor Dios – Anonimo, Collezione Ascencio Pauta, Secoli XVIII/XIX, Loja, Ecuador (Transcr: Peter Pontvik)

Gaytas y zarambeques (da “Luz y Norte Musical”) - Lucas Ruíz de Ribayaz, España 1626-?, documentato en 1677, in Perú . (Coreografia: Kaj Sylegård/Daniela Valero)

La chacona me piden, vaya - Manuel Blasco, 1628-1697, attivo 1683-1695 in Quito - Codice Ibarra, 1680, Ecuador (Transcr: Peter Pontvik)

Serenissima una noche – Fray Gerónimo Gonzáles, apross 1633, Spagna/Messico

Tambalagumbá – Juan Gutiérrez de Padilla, apross. 1590 – 1664, Puebla, Messico

(Transcr: Ricardo Henríquez)

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