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  • Paola De Simone​ ​​ ​

Chi è appassionato di lirica lo ricorda come uno dei più straordinari cantanti-attori dei decenni passati e, soprattutto, quale basso buffo rossiniano "doc": grande Basilio nel Barbiere di Siviglia, esilarante Don Magnifico nella Cenerentola. Magari, senza neanche sapere che avesse un fratello parimenti eccelso, ma in altra arte. Ebbene, proprio con l'intento di ricordare non solo il talento ma il legame forte e speciale che unì i fratelli Carlo e Paolo Montarsolo, parimenti ammirati nei rispettivi ambiti pittorico e teatral-musicale, prende forma una lodevole iniziativa intenta a celebrarne unitamente il ricordo proprio in virtù di quel legame speciale che li vide sostenersi a vicenda e, in giro per il mondo, condividere spesso anche la scena.

L'appuntamento è per sabato 8 dicembre negli Appartamenti Reali della Reggia di Portici, in doppia battuta: alle ore 17.30, con l'inaugurazione della mostra-evento “Note di colore. Carlo Montarsolo alla Reggia di Portici”, esposizione di quarantacinque opere del noto artista e pittore italiano che, fino al prossimo 31 gennaio, celebra idealmente la sua liaison con le città di Portici e di Napoli, luoghi della sua giovinezza e della sua formazione artistica. Quindi, alle ore 19, nella Sala Cinese Peppe Servillo sarà protagonista del reading teatrale “Note di Colore. L’arte dei fratelli Montarsolo”, scritto da Alessandra Valente da un’idea di Federico Romanelli Montarsolo (nella foto a seguire), figlio di Carlo, presidente dell’Associazione Montarsolo e in tale ruolo promotore dell'intero progetto finalizzato a commemorarli entrambi quale esempio di vita artistica e tributo all’arte.

Un’occasione speciale che vedrà la partecipazione esclusiva dell’attore e cantante in qualità di voce recitante dello spettacolo sulla storia di Carlo Montarsolo (Terni 1922 - Roma 2005) e di suo fratello Paolo Montarsolo (Napoli, 1925 - Roma, 2006), quest'ultimo ospite dei massimi palcoscenici del mondo e, al San Carlo di Napoli, esibitosi fra le stagioni 1957/58 e 1982/1983 cantando in opere di Cimarosa (La baronessa stramba), Mascagni (Le maschere), Rossini (L'Italiana in Algeri, La Cenerentola, Il Turco in Italia), Donizetti (L'elisir d'amore), dunque negli anni dei Gobbi, Corelli, Guelfi, Bruscantini, Bastianini, Kraus e delle divine Tebaldi, Berganza, Gencer.

E con Cenerentola (in video da YouTube nella celebre opera-film del 1981, con regia e scene di Jean Pierre-Ponnelle, direzione di Claudio Abbado sul podio dell'Orchestra del Teatro alla Scala di Milano e, nel cast, Frederica Von Stade, Claudio Desderi, Francisco Araiza, appunto Paolo Montarsolo, Margherita Guglielmi e Laura Zannini) avrebbe cantato l'ultimo ruolo per il Lirico napoletano, protagonista Lucia Valentini-Terrani e Gabriele Ferro sul podio, nel gennaio 1982.

Servillo sarà accompagnato da Luisiana De Chiara al pianoforte. La performance sarà intervallata da arie cantate da due artisti del Coro del Teatro San Carlo, i bassi Maurizio Morello e Giacomo Mercaldo, quindi da video di opere liriche in cui fu protagonista Paolo Montarsolo. L’evento, che fa seguito al successo di Roma nel 2016 e di San Francisco nel 2018, va in scena in anteprima per la seconda sessione di MozArt Box 2018, rassegna di musica e spettacolo inaugurata a settembre, con la direzione artistica di Stefano Valanzuolo.

L’ingresso allo spettacolo “Note di Colore. L’arte dei fratelli Montarsolo” è libero fino a esaurimento posti con prenotazione obbligatoria a info@carlomontarsolo.it.

(Nelle immagini sono riprodotti i seguenti dipinti di Carlo Montarsolo: Lava vesuviana con vulcano viola e ginestre, Oceano, Nudo sul Vesuvio, Ristorante in aeroporto, Pianoforte)

La mostra “Note di colore. Carlo Montarsolo alla Reggia di Portici” è realizzata su iniziativa della Città Metropolitana di Napoli e curata dall’Associazione Montarsolo, è inserita dal MIBAC nelle iniziative dell’anno europeo del patrimonio culturale 2018 e si realizza con il patrocinio della Regione Campania, il Comune di Portici e l’Associazione Oro Nero e con il Matronato della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee di Napoli ed il contributo di Peugeot.

In continuità con le rassegne espositive e gli eventi culturali legati alla riscoperta di Carlo Montarsolo, tra cui la recente mostra a Castel dell’Ovo a Napoli nel 2018, la retrospettiva odierna vuole approfondire la proficua produzione dell’artista, presente a pieno titolo nella storia dell’arte nazionale, muovendo dal figurativo fino alle soglie dell’astrazione. Le quarantacinque opere qui selezionate dall’Archivio dell’Associazione Montarsolo raccontano i principali filoni del percorso artistico di Carlo Montarsolo, in particolare quelli legati alla musicalità del colore, tema fondante della mostra, ad esempio con “Pianoforte” (1964) e “Beethoven” (1981). Accanto al ciclo pittorico “Segni e suoni”, quattro momenti sintetizzano la vasta produzione del noto artista italiano: le “Lave vesuviane”, il “Mare” e una selezione delle opere del periodo più noto del maestro, ossia la sua produzione più materica, centrata su “Geometria e luce” e sulla loro capacità rivelativa in un contesto astratto-geometrico, senza tuttavia perdere di vista la forma naturalistica. A completamento, il ciclo “spazio e tempo” con opere inedite dell’Archivio Montarsolo ed un corpus di inchiostri del decennio 1950-1960. Curata da Federico Romanelli Montarsolo, la mostra è corredata da un fascicolo a colori con un intervento critico di Enrico Crispolti e la curatela scientifica di Giorgio Agnisola.

Info

Reggia di Portici – Sale degli Appartamenti Reali – Via Università 100, Portici (Napoli)

Orari: dal giovedì alla domenica, 9.30 – 18.30

info@carlomontarsolo.it - www.carlomontarsolo.it

Si vieta la riproduzione dell'articolo e di ogni altra sua parte

Carlo Montarsolo | Nato a Terni nel 1922 si trasferirà presto a Portici (Napoli). Sin dai primi anni Quaranta è presente sulla scena artistica nazionale ed internazionale, invitato alle più importanti rassegne, segnalato da critici come Giulio Carlo Argan, Cesare Brandi, Palma Bucarelli, Luigi Carluccio, Marco Valsecchi, Marcello Venturoli, Lea Vergine e, più di recente, Giorgio Agnisola ed Enrico Crispolti.

Autodidatta, comincia a dipingere a sedici anni riproducendo paesaggi della zona vesuviana, in cui evidenti sono i rimandi a Turner e Constable, agli impressionisti e ai divisionisti fino ai Fauves. A Parigi, scopre l'arte di Braque e Picasso e il cubismo analitico di Cézanne che sarà la peculiarità delle opere mature di Montarsolo, insieme alla tavolozza accesa desunta dalla pittura fauves.

Risale al 1948 la sua prima importante personale alla Galleria Forti di Verona. Nel 1950 a Milano partecipa ad una mostra patrocinata da “Il Giorno” e organizzata da Marco Valsecchi. Nel ’57 vince il Premio Mancini, massimo riconoscimento per giovani artisti dell’Accademia di Belle Arti di Napoli. Nel ’59 è medaglia d'oro al Gran Premio Venezia, Esposizione biennale nazionale d’arte contemporanea. È presente a tutte le Quadriennali d’Arte di Roma, al Palazzo delle Esposizioni, alla Biennale Internazionale d’Arte del Mediterraneo, dove rappresenta l’Italia su designazione della Biennale di Venezia e successivamente a Melbourne, Sidney, New York, quale rappresentante della pittura italiana su invito della Quadriennale di Roma. Nel 1962 con Tempio sommerso, primo autentico esempio di cubismo analitico visto a Napoli, riceve il massimo riconoscimento da una giuria presieduta da G. C. Argan. Dagli anni Settanta è invitato più volte dagli Istituti Italiani di Cultura all’estero per mostre personali, seminari e conferenze sull’arte moderna. A cura della Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici di Napoli e quale riconoscimento per la sua carriera artistica, nel 1987 viene organizzata una sua mostra antologica nel Museo Diego Aragona Pignatelli Cortes. Didatta appassionato (suo il libro-vademecum Un artista racconta l’arte,Guida Editori, 2002), è autore di conferenze e articoli sulle problematiche dell'arte moderna fino a pochi mesi prima della sua morte, avvenuta nel 2005.

Le sue opere figurano nei principali Istituti Italiani di Cultura nel mondo, in musei e pinacoteche, alla Permanente di Milano, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, al Museo d’Arte Moderna di Santo Domingo.

Nel 2007 il Ministero degli Affari Esteri ha acquisito l’opera Operaio ferito (1961) per la Collezione d’arte moderna della Farnesina. Nel 2014, promossa dal Ministero degli Affari Esteri e con l’adesione della Presidenza della Repubblica, espone nella mostra retrospettiva Visioni Mediterranee al Museo Nazionale del Montenegro. Retrospettive sul suo lavoro si sono tenute recentemente nelle città di La Spezia, Napoli e San Francisco.

Paolo Montarsolo (Napoli, 16 marzo 1925 – Roma, 31 agosto 2006), basso e attore per il cinema. Dopo aver lasciato gli studi universitari, Montarsolo studiò canto dapprima con il maestro E. Conti, poi al centro di perfezionamento per giovani artisti del Teatro alla Scala di Milano. Allievo del Centro di perfezionamento per giovani artisti lirici istituito presso il Teatro alla Scala di Milano, fece parte del complesso dei "Cadetti della Scala" esibendosi in numerose produzioni, talvolta anche sul palcoscenico del massimo teatro milanese. Il debutto scaligero ufficiale avvenne nel 1951, in un ruolo secondario del Werther, e da allora fu utilizzato per oltre cinque anni in ruoli di fianco. Ma nel frattempo si faceva notare per il giusto rilievo conferito a ruoli del repertorio comico (Gaudenzio nel Signor Bruschino, Beaupertuis nel Cappello di paglia di Firenze, Simone in Gianni Schicci). Dopo prove di maggiore impegno, tutte affrontate alla Piccola Scala (Le astuzie femminili di Cimarosa, La Notte di un nevrastenico di Rota, Il Revisore di Egk, Lo Frate 'nnammorato di Pergolesi...) egli si orientò soprattutto verso ruoli brillanti e giocosi o "di carattere" nei quali ancora oggi non è agevole intravedere chi sia in grado di sostituirlo.

Pilastri della sua lunga carriera (1951 - 1997) che lo ha condotto nei massimi teatri in Italia e all'estero (Metropolitan, Covent Garden, Opéra di Parigi, Bolscioi, ...) sono stati don Basilio del Barbiere rossiniano, con quella "Calunnia" nella originale, luminosa tonalità di re maggiore "che in anni di studio consapevole e di perfezionamenti successivi ha portato a perfezione esemplare"; don Magnifico della Cenerentola, al quale ha conferito "una pressoché illimitata gamma di tonalità, dal cinico al caricaturale, dal ridicolo al buffonesco, sino a giungere al patetico"; don Pasquale, il dottor Dulcamara dell'Elisir d'amore, Mustafà dell'Italiana in Algeri, ruoli nei quali si è imposto "con l'impronta di una personalità tale da farne un autentico padrone della scena, spesso di una comicità irresistibile". Senza dimenticare i ruoli mozartiani, primi fra tutti, don Alfonso del Così fan tutte, reso con aristocratico distacco, e Leporello del Don Giovanni la cui interpretazione rappresenta una pietra miliare nella storia del teatro mozartiano.

"Cantante-attore (o attore-cantante) che nobilita la categoria collocandosi ai piani alti nella storia del Buffo, dalla quale più nessuno potrà rimuoverlo". È stato stimato che Montarsolo abbia recitato in tutta la carriera ben 128 ruoli principali, alcuni dei quali nel registro del basso buffo. Celebre è la sua interpretazione di Don Magnifico ne La Cenerentola di Rossini.

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