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  • Paola De Simone​ ​​ ​

Chiudendo gli occhi e ascoltandone soltanto il tocco, luminoso e pulitissimo, dallo scatto razionale ma di gran temperamento e veloce nel suo volo miracoloso sulle note sgranate al millesimo lungo l'intera tastiera e fra asperità tecniche di ogni genere, impossibile non riconoscerla: è Mariam Batsashvili, nata in Georgia soltanto venticinque anni fa, nel 2011 primo Premio al Franz Liszt per giovani pianisti a Weimar, nel 2014 in vetta alla X Franz Liszt Piano Competition di Utrecht, nel 2015 Premio Arturo Benedetti Michelangeli e, attualmente, fra le pianiste maggiormente interessanti al mondo per la sua generazione, in special modo dinanzi alla musica di Liszt. E dunque, al monte dei premi e degli unanimi apprezzamenti da lei fin qui conquistati, diremmo di aggiungere quella che forse è una delle qualità più significative per un grande interprete: ossia, il pregio raro di un pianismo dalla cifra già unica e inconfondibile, stando a quanto ascoltato e attestato ben oltre le innumerevoli registrazioni in cd e in rete durante il suo applauditissimo, bel recital di esordio a Napoli sul palcoscenico del Teatro Sannazaro (nella foto a seguire) grazie alla programmazione dell'Associazione Alessandro Scarlatti firmata da Tommaso Rossi.

In programma, il Barocco filtrato in chiave novecentesca dalla Ciaccona di Bach nella celebre trascrizione di Ferruccio Busoni (nel video pubblicato su YouTube), il vivo smalto adamantino del Classicismo viennese con il Rondò in la minore di Mozart e, in successiva proiezione, tre differenti aspetti dell'Ottocento romantico con l'Improvviso op. 142 n.1 di Schubert e un doppio, virtuosissimo Liszt (Rapsodia Ungherese n. 12 e la piuttosto rara quanto difficile Fantasia su temi de Le Nozze di Figaro e Don Giovanni) a cornice dell'op. 22 di Chopin. Più, fuori programma, un nobilissimo e quasi d'altri tempi Minuetto op. 14 n.1 di Paderewski (all'interno del secondo video da YouTube, per Piano City Milano 2017).

Il Bach-Busoni di Mariam Batsashvili, giocato in apertura, ne rivela le intenzioni puntate sullo scavo dello stile moderno oltre la mera dimensione digitale e della stessa fonte bachiana, facendo leva su un gusto raffinato e senz'altro innato per gli equilibri dinamici, per la fluidità estrema dell'articolazione e per la singolare luce del colore. Particolarmente bello è il suo Mozart del Rondò K. 511, limpido nella rilettura della scrittura ma al contempo non privo di quelle velature malinconiche che si ritroveranno a seguire in Schubert o in quella cantabilità non troppo distante dalle opere coeve, ossia Nozze di Figaro e Don Giovanni presenti più avanti in programma nella rielaborazione impervia fattane di Franz Liszt. Lo Schubert dell'Improvviso in fa minore gode in via analoga di simili ombreggiature espressive mentre l'argento vivo, riconoscibile nel suo particolarissimo mix di sensibilità e controllo, salta fuori più che da uno Chopin alquanto fine a se stesso e fermo alla prevalente tempra robusta, grazie a un doppio Liszt parimenti da capogiro per la bellezza di un suono al cristallo e il ferreo dominio sull'intera gamma delle incandescenze virtuose: la Rapsodia è misteriosa e potente mentre l'ardita Fantasia ispirata ai temi mozartiani risulta scolpita nella dimensione pianistica con una plasticità teatrale e un'intelligenza di respiro che, a nostro avviso, può vantare pochi pari.

Al termine caldi gli applausi da parte di un pubblico a nostro intuito relativamente consapevole dell'eccezionalità della Batsashvili - ma anche poco sensibile fra i continui trilli e persino sveglie da pillola al cellulare in piena esecuzione - e difatti unico il delizioso bis da lei concesso nell'occasione.

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