Artista: Giovanni Acciai, Nova Ars Cantandi Titolo: Leonardo Leo: Responsoria Anno: 2018 Etichetta: Archiv Production - Deutsche Grammophon/Universal Genere: Classico Durata totale: 01:02:01
World premiere recording
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Un ordito armonico-timbrico prezioso, fra equilibri verticali purissimi e sapienti torniture d'accento, cesellato ad arte entro la simbiosi sublime di canto e contrappunto a quattro voci più basso continuo che sa come restituire al meglio l'alta luce del sacro e, in filigrana, il portato di una sostanza drammatica di gestualità teatrale dalla peculiare sensibilità partenopea. È quanto riconoscibile nell'elevatissimo magistero tecnico-analitico e nelle intenzioni espressive mirabili messe a segno dal più recente prodotto discografico regalatoci da Giovanni Acciai alla testa del valente Collegium vocale et instrumentale Nova Ars Cantandi, grazie al cd "Leonardo Leo: Responsoria" appena pubblicato e realizzato sulla base della ricostruzione critica operata sulle fonti manoscritte giunte ai nostri giorni, e in primis quella custodita nella Biblioteca del Conservatorio "San Pietro a Majella" di Napoli, con registrazione in prima mondiale per la Deutsche Grammophon/Universal - Archiv Production e in prima esecuzione dal vivo per l'apertura di Stagione della Fondazione della Pietà de' Turchini oggi nella Chiesa di Santa Caterina da Siena, nell'ottica di un'esatta quanto meritevole valorizzazione dell'eredità lasciataci appunto per lo più negli archivi dai compositori del Settecento musicale napoletano. Si tratta di un tassello di grande pregio del tardo Barocco sacro che fa capo principalmente alla partitura manoscritta conservata a Napoli con segnatura Mus. Rel. 1078 (olim 21.6.17) ed incipit "Responsorj del Mercoldì, Giovedì, e Venerdì | Santo | del Sig[no]r Leonardo Leo". Un esempio fra i più eloquenti dell'incontro fra arte musicale sacra e Scuola napoletana che in Leonardo Leo (San Vito degli Schiavi, oggi San Vito dei Normanni in provincia di Brindisi, 1694 – Napoli, 1744), così come ben illustrano i pentagrammi di tale sua silloge, trova senz'altro una delle più efficaci sintesi in virtù di una profonda conoscenza delle regole dell’armonia, del contrappunto e delle formule della retorica, fra una speciale sensibilità delle risorse espressive, melodiche, e la sagacia nel conciliare le istanze polivoche del rito liturgico con il potenziale solistico-teatrale insito nella serrata intesa fra il testo, la musica e la parola cantata.
Una dimensione stilistica e lessicale che gli interpreti in campo (nell'immagine di copertina e nella foto a seguire) istruiti e diretti da Giovanni Acciai - ossia, Alessandro Carmignani (Canto), Andrea Arrivabene (Alto), Gianluca Ferrarini (Tenore) e Marcello Vargetto (Basso) più Ivana Valotti al continuo (organo) - indagano con rigore assoluto e perfezione nella tornitura del rapporto fra parola e intonazione, fra i colori e le relazioni armoniche, tra la forza del significato religioso e la proiezione del segno figurato.
"Se c’è dunque una musica davvero rappresentativa di un’epoca storica (il tardo Barocco) o almeno di alcuni aspetti fondamentali di essa – ribadisce in merito il Maestro Acciai nelle sue fondamentali note nel booklet allegato al cd – questa è la musica di Leonardo Leo. La sua raffinatezza melodica, la sua sapienza armonica, la sua dottrina retorica, la sua indole teatrale si mostrano mature in tutto quello che esse possono offrire in termini di creatività e di espressività. Esse si alimentano di quella linfa segreta e rara che Leonardo Leo possedeva in gran copia e che egli aveva reso insuperabili nell’equilibrio dell’espressione e nella perizia della arte compositiva".
Rimasto a sei anni orfano del padre, Leonardo Leo fu avviato allo studio della musica da uno zio, Stanislao de Leo, cantore della matrice di San Vito. Grazie inoltre all'aiuto del proprio padrino, il dottor fisico Teodomiro de Leo, il giovane musicista raggiunge Napoli dove, nel 1709, frequenta da allievo esterno il Conservatorio di Santa Maria della Pietà de' Turchini, formandosi con il maestro Nicola Fago. Nel 1713 è organista soprannumerario della cappella vicereale (ne diverrà primo organista nel 1725) e, a seguire, maestro di cappella del marchese Rocco Stella (1715), del principe Nicola di Sannicandro e della chiesa di Santa Maria della Solitaria (1717). Della Cappella Vicereale sarebbe diventato vicemaestro nel 1737 succedendo al Mancini, quindi primo maestro della nuova Cappella Reale nel 1744, al soldo di 35 ducati annui, in successione a Domenico Sarro. E a Napoli, il talentuosissimo musicista pugliese Leo, inoltre maestro alla Pietà e al Sant’Onofrio (fondamentali restano le sue opere didattiche), si sarebbe spento. Colto da apoplessia mentre – attesta il Francesco Florimo nei volumi sulla Scuola Musicale di Napoli – componeva l’aria buffa "Voi par che gite di palo in frasca" per La frascatana al Teatro Nuovo sopra Toledo, il giorno 31 ottobre 1744 “il Leo morì nell’anno cinquantunesimo di sua età, e fu trovato colla testa appoggiata sul cembalo, di modo che si credeva in sulle prime che dormisse”. Sarebbe stato sepolto nella chiesa di Montesanto, al pari di Alessandro Scarlatti, nella cappella dei musici di Real Palazzo intitolata a Santa Cecilia. E ancora il Florimo risulta utile per averne un efficace ritratto: “Uomo di statura regolare, di aspetto piuttosto bello, di color bruno, di temperamento vivace, d’occhi vivaci e neri, di nobile portamento. Fu serio ma non ebbe inurbano contegno, e vestiva con gusto e con ricercatezza. Lavoratore strenuo, impiegava talvolta le intere notti in comporre e secondare il suo estro armonioso senza sentir mai stanchezza. […] Non lasciava mai di portare al dito mignolo della mano sinistra, come appare anche dal ritratto che ora possiede il Collegio, un anello di gran valore regalatogli dall’Imperatore di Russia. Non fu solamente celebre compositore e gran maestro, ma anche buon organista, e sonava egregiamente il violoncello”. Mentre al Marchese di Villarosa, così come riportato nelle sue datate ma non meno preziose Memorie dei compositori di musica del Regno di Napoli (1840), non ne sfuggì lo speciale valore ricordando quanto "niun Compositore de’ tempi suoi abbia dato alla Musica quella sublime elevazione, e quella nobile maestà che fanno il carattere principale della Musica di Leo. Il patetico nobile regna in tutte le sue composizioni sacre [...]. Il suo temperamento, e ’l suo carattere serio e sensibile lo portava a tal genere di Musica; e perciò preferiva sempre quando bisognava i tuoni cromatici, e maestevolmente se ne avvaleva. Univa tutta la difficoltà di sostenere un tal genere di Musica, specialmente in quella di Chiesa, con tutta la dolcezza e facilità, che sono del piú grande effetto anche nelle composizioni le piú raffinate; quindi per le espressioni, e pel gusto Leo sarà celebre in tutti i tempi". Tante e di gran valore sono le opere da lui lasciate, per il teatro, nel genere sia serio che buffo, in ambito vocale e strumentale, profano e sacro. E a quest’ultimo appartengono naturalmente i Responsoria per quattro voci (Canto, Alto, Tenore, Basso) e continuo (organo), riconducibili all’antica tradizione dell’intonazione polifonica di tutte o di alcune delle nove Lamentazioni nei giorni del Triduo (Giovedì, Venerdì e Sabato Santo), diffusa all’inizio del Cinquecento. Dunque, al principio, i Responsorî si cantavano unitamente alle Lamentazioni, nel cuore della notte, dal Mattutino alle Lodi, del giovedí, del venerdí e del sabato santo. Tuttavia successivamente, con il superamento della rigida osservanza dell’oratio perennis e della scansione in un numero fisso di ore dell’Ufficio divino, l’officiatura notturna del Triduum sacrum cambiò. Spostata verso l’alba (Mattutino), per favorire la partecipazione di tutti i fedeli oltre alla naturale presenza dei chierici, quindi anticipata alla sera del giorno precedente (hora vigesima prima vel circa): dal mercoledí fino al venerdí, in coincidenza con lo spegnersi della luce naturale. L’anticipazione di un giorno spiega d’altra parte come sia possibile rinvenire in talune raccolte del Settecento una diversa scansione cronologica nel titolo, come appunto dimostra il caso dei “Responsorj del Mercoldí, Giovedí e Venerdí santo” di Leonardo Leo stando a quanto riportato sul frontespizio della migliore fonte di riferimento costituita dal manoscritto della Biblioteca del “San Pietro a Majella”. Il rito, nel suo particolare impatto fra simboli e suggestioni, è accuratamente descritto nel citato booklet dallo stesso Maestro Acciai: "All’inizio del rito, l’unica luce che illuminava la chiesa proveniva da un candelabro triangolare (allusione alla santissima Trinità), a forma di freccia, detto appunto «saetta», sul quale ardevano quindici candele, sette per ogni lato, raffiguranti gli undici apostoli rimasti fedeli a Gesù dopo il tradimento di Giuda, le tre Marie, e una al vertice: il Cristo. Era posto innanzi all’altare, a sua volta, illuminato da sei ceri. Dopo il canto di ogni salmo del Mattutino (nove) e delle Lodi, (cinque) veniva spenta una candela, ad eccezione di quella posta piú in alto. Durante il canto del Benedictus (quindicesimo e ultimo salmo), si spegnevano gradualmente anche i sei ceri posti sull’altare e al termine di esso (quindi verso la ne delle Lodi) si prendeva l’unica candela rimasta ancora accesa alla sommità della «saetta» e si celava dietro l’altare, in cornu Epistulae, per testimoniare l’inestinguibile luce consolatoria della fede. La chiesa rimaneva cosí immersa in tenebris per simboleggiare il buio sulla terra alla croci ssione del Cristo e nel momento della sua sepoltura. Cessato il fragore, si riprendeva la «saetta» con l’unica candela, rimasta accesa ma nascosta alla vista dell’officiante e dei fedeli e si riponeva nuovamente dinnanzi all’altare. Con quest’ultimo atto di esaltazione della luce di Cristo, che la morte aveva tentato invano di offuscare, si concludeva il rito".
Quanto alla forma, i ventisette Responsorî dell’Officium tenebrarum di Leo non presentano difformità rispetto al tradizionale impianto quadripartito (ABCB): ossia, due prime sezioni, il Responsum (A) con la Repetitio o Repetenda (B), il Versus o Versiculus (C), antico versetto salmodico e, in quarta posizione, la ripresa della Repetitio (B). I Responsorî posti al termine di ciascun Notturno, (terzo, sesto e nono di ogni giornata) prevedevano anche la ripetizione del Responsum (AB). Il Leo segnala inoltre con precisione le ripetizioni dove previste e non intona il Gloria Patri del cerimoniale liturgico. Per le peculiarità e i pregi di notevolissimo interesse si rinvia quindi alle tecniche dell’articolazione vocale e dello stile, in Leo non focalizzate sulla mera contrapposizione fra il Tutti e i Soli bensì scavate nella ricerca di una dimensione solistica o comunque concertante, finanche di piena sostanza drammatica e dunque teatrale. Ne sono prova le tante risoluzioni retorico-musicali di pregnanza visiva in corrispondenza ai diversi passaggi del testo religioso, l’impiego di una voce con funzione solistica oltre la tradizionale sezione del Versiculus e il punto supremo toccato, potenziandone la dimensione drammatica, in Tenebrae factae sunt. È il momento in cui il Tenore dà forma alla voce di Cristo morente sulla croce, pronunciando le commosse parole “Deus meus, ut quid dereliquisti me?”.
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Giovanni Acciai
Nato nel 1946, ha conseguito i diplomi di Musica corale e direzione di coro, di Organo e composizione organistica e la Laurea in Musicologia presso l’Università degli studi di Pavia.
Si è perfezionato in direzione di coro con Roberto Goitre, Marcel Couraud e Istvan Parkai.
Direttore del «Coro da camera della RAI» di Roma (dal 1989 al 1994, anno di chiusura del complesso), del Coro sinfonico della RAI di Torino (1994-1995), è attualmente direttore artistico e musicale dei gruppi vocali e strumentali «I Solisti del madrigale» e «Nova ars cantandi», formati da cantanti e strumentisti professionisti, alla guida dei quali svolge una intensa attività concertistica e discografica.
Il repertorio corale eseguito è vastissimo e spazia dalla polifonia medievale e rinascimentale alle grandi opere vocali-strumentali come il Vespro della Beata Verginee la Selva morale e spirituale di Monteverdi, la Messa in B minore di Bach, lo Stabat Mater di Cafaro, i Responsori della Settimana santa di Durante, il Gloria e i Salmi di Vivaldi, il Requiem di Mozart, il Requiem di Salieri, lo Stabat Mater e la Creazione di Haydn, lo Stabat Mater e la Petite Messe solemnelle di Rossini, la Sinfonia n. 9 «Corale»di Beethoven, la Messa di Requiem di Verdi, lo Stabat Mater di Dvorak, la Messa in F minore di Bruckner, Daphnis et Cloé di Ravel, i Carmina Burana di Orff.
Ha inciso dischi per la Antes-Concerto, la Nuova Era, la Sarx, la Stradivarius (www.stradivarius.it) e la Tactus (www.tactus.it).
Docente di «Paleografia musicale» presso il Conservatorio di musica «Giuseppe Verdi» di Milano (www.consmilano.it) e presso il Conservatorio di musica «Giovanni Battista Martini» di Bologna (www.conservatorio-bologna.com), è direttore artistico dei Concorsi internazionali di canto corale di Riva del Garda (Trento), di Grado (Gorizia) e di Quartiano (Lodi).
Dal 1999 al 2003 ha insegnato «Storia della musica medievale», «Storia della musica rinascimentale e barocca», «Semiografia e semiologia musicale» presso la Facoltà di Scienze dell'educazione dell'Università degli studi di Trieste (sede di Portogruaro).
Dal 1981 al 2004 è stato direttore de «La Cartellina», rivista di «musica corale e didattica» fondata da Roberto Goitre, mentre fino al 2009 è stato il fondatore e il direttore de «L'Offerta musicale», rivista di «storia, arte e cultura della musica vocale», pubblicata dalle Edizioni Carrara di Bergamo (www.edizionicarrara.it).
Nel 1987 la Città di Acqui Terme lo ha insignito di un premio per «lo studio, la ricerca, il costante impegno svolti a favore del canto polifonico e della sua divulgazione».
Per meriti artistici acquisiti in campo internazionale, è stato eletto, nel 1991, membro onorario dell’«American choral directors associations» (www.acdaonline.org).
Nel 1993 la città di Lodi (www.comune.lodi.it) gli ha assegnato il «Diapason d’Argento» per «l’opera di divulgazione compiuta a favore della musica corale, intesa come momento di crescita comune, attraverso una rinnovata consapevolezza culturale» mentre la Fondazione «Giovanni Pierluigi da Palestrina di Palestrina (www.fondpalestrina.org) lo ha nominato suo «socio onorario».
È regolarmente invitato a ricoprire l’incarico di presidente e di membro di giuria dei piú importanti concorsi nazionali e internazionali di canto e composizione corale (Arezzo, Gorizia, Grado, Milano, Salsomaggiore, Trento, Trieste, Vittorio Veneto, Camerino, Tours, Budapest, Neerpelt, Zwickau, Litomysl, Maasmechelen, Linz, Busan, Bremen, ecc.); a tenere relazioni in convegni musicologici e stages di perfezionamento in direzione di coro presso Associazioni corali italiane e straniere: Europa cantat, luglio 1997 (www.europacantat.org); Settimana cantante, 1998 (www.feniarco.it); Estonian Choral Society, agosto 1999 (www.kooriyhing.ee); Choir Olympics Corea, ottobre 2002; Choir Olympic Xiamen, Cina, 2006.
Nell’agosto 1991 è stato invitato dalla Bach-akademie di Stuttgart (www.bachakademie.de) a dirigere un concerto di musiche vocali e strumentali di Mozart per il Festival internazionale «Mozart Reisen durch Europa» e nell’ottobre dello stesso anno, è stato chiamato dall’Accademia delle scienze e delle arti di Lubiana (www.sazu.si) a tenere concerti con i «Solisti del madrigale» nell’ambito delle manifestazioni celebrative del quattrocentesimo anniversario della morte di Jacobus Gallus. Sempre a Lubiana, è stato l’unico musicista italiano invitato a svolgere relazioni sul problema della prassi esecutiva della musica antica nell’ambito del Simposio europeo di canto corale.
Nel dicembre del 2004 è stato nominato membro attivo e rappresentante ufficiale per l'Italia dell'«International Choir Olympic Council», ente culturale operante a livello mondiale che svolge la sua attività sotto l'egida dell'Unesco.
Nel novembre 2015 è stato accolto, come membro individuale, nel Réseau Européen de Musique Ancienne (R:E.M.A.).
Leonardo Leo
Responsorj per la Settimana Santa
GIOVEDÌ SANTO
1. In monte Oliveti
2. Tristis est anima mea
3. Ecce vidimus eum
4. Amicus meus
5. Judas, mercator pessimus
6. Unus, ex discipulis meis
7. Eram quasi agnus innocens
8. Una hora
9. Seniores populi
VENERDÌ SANTO
10. Omnes amici mei
11. Velum templi scissum est
12. Vinea mea electa
13. Tamquam ad latronem
14. Tenebrae factae sunt
15. Animam meam dilectam
16. Tradiderunt me
17. Jesum tradidit impius
18. Caligaverunt oculi mei
SABATO SANTO
19. Sicut ovis
20. Jerusalem, surge
21. Plange, quasi virgo
22. Recessit pastor noster
23. O vos omnes
24. Ecce quomodo moritur justus
25. Astiterunt reges terrae
26. Aestimatus sum
27. Sepulto Domino