Oltre la forza di una tecnica pianistica infallibile e al platino, veloce, elegante, brillante quanto ben sostenuta da una salda conoscenza dei fenomeni e tracciati armonici con relativa memoria d’acciaio, le sue mani in volo o in affondo fra i tasti generano per ogni stile e forma un suono dallo smalto di rara bellezza: dal tocco nobile e dalla luce speciale. Un suono – quello del ventisettenne pianista calabrese Luca Lione (nelle foto in apertura) – che infatti non solo convince e conquista la mente. Ma come pochi, a nostra conoscenza e memoria, arriva a toccare il cuore. E infatti, alla resa dei giudizi e dei voti, è lui il vincitore della V edizione del Maggio del Pianoforte. Ad attestarne i meriti, al di là del pieno successo e della pioggia di complimenti arrivati a coronare il suo bel recital tenuto in coda di gara domenica scorsa, il verdetto del pubblico del contest ideato per il "Maggio della Musica" dal direttore artistico Michele Campanella (nella foto a seguire), con la presidenza di Luigia Baratti e la realizzazione impeccabile a cura di Sergio Meomartini, laddove agli ascoltatori spetta il compito di giudicare e premiare il vincitore fra i sei giovani talenti esibitisi nell’arco di altrettanti appuntamenti d’autunno ospitati in via inedita, quest’anno, nella veranda del Museo del Tessile e della moda “Elena Aldobrandini” in piazzetta Mondragone. In premio, il privilegio di poter suonare il prossimo anno direttamente nel calendario della stagione principale, fra i nomi di primo piano del concertismo nazionale e internazionale, nella splendida Villa Pignatelli.
L’assegnazione del primo posto nella graduatoria che, a breve distanza e nell’ordine, ha visto posizionarsi i non meno interessanti e applauditi talenti di Giulia Grassi (a un soffio, con punteggio pari a 9.45), Lorenzo Bovitutti (9,26), Gianluca Badon (9,09), Anna Caterina Binda (8,95) ed Emanuele Vito De Caria (8,80), è andata con voto 9,47 al purosangue Luca Lione, uscito con lode e menzione d'onore dalla classe del Maestro Vincenzo Marrone d’Alberti (nella foto sopra, accanto all'allievo, in un'esecuzione a quattro mani) presso il Conservatorio “Carlo Gesualdo da Venosa” di Potenza. Una vittoria senz’altro messa a buon segno anche grazie all’intelligenza di un programma ottimamente articolato e complesso, studiato ad arte per poterne cogliere e apprezzare al meglio le risorse sia tecniche che relative all’interpretazione. Un ventaglio di stili e cronologie compreso fra il Barocco tedesco di Johann Sebastian Bach, ma nella successiva rivisitazione fattane due secoli dopo dal russo Alexandre Siloti, e la difficilissima Quinta Sonata di Scriabin, paragonabile a uno sferzante elogio in bilico fra misticismo e follia. Brani che, al fianco dell’ultima delle cinquantadue Sonate di Haydn, del doppio volto romantico diviso fra la magnifica Seconda Ballata di Liszt, ispirata al mito di Ero e Leandro negli anni di Weimar, e la Polacca-Fantasia op. 61 dell’ultimo Chopin, per poi sterzare appunto lungo l’asse del primo Novecento con una pagina a specchio con l’emblematico “Poema dell’estasi”. Dunque, un percorso d'ascolto andato di fatto a costituire, ben oltre le canoniche sillogi da concerto, un'efficace prospettiva a chiave storico-analitica nell’evoluzione dello stile e del pensiero musicali, stando anche ai non pochi nessi e rinvii in comune.
Il programma è quindi iniziato con la Sonata in Mi bemolle maggiore n. 52, op. 92 scritta da Haydn durante il suo secondo soggiorno londinese con dedica alla pianista Therese Jansen Bartoluzzi. Un’evoluzione contenuta e mai troppo distante dal modello stilistico dell’Empfindsamkeit additato dal figlio di Bach che ne fu tra i massi esponenti, Carl Philip Emanuel, ma, ad ogni modo, all’apice di un arco dedicato al genere fra gli anni 1760-1794. E appunto in tale direzione era orientata la rilettura di Luca Lione, attento alla chiarezza della struttura architettonica e alla sensibilità di quello stile, alla matrice non ancora dialettica nel senso beethoveniano dei temi e dei campi tonali ma dal respiro più ampio e al contempo garantendo ai rispettivi, tre movimenti, slancio eroico, lirismo elegiaco e i tipici, sapidi tocchi umoristici in chiusa.
Un passo verso l’epoca precedente e, al contempo, in avanti verso uno sguardo più moderno, dunque banco di prova non facile attraverso il quale far avvertire il doppio registro tecnico-stilistico, con il successivo Preludio in si minore di Bach-Siloti. Ossia, in origine, Preludio in mi minore BWV 855a dal bachiano Klavierbüchlein scritto per Wilhelm Friedemann, primo e altro figlio di Bach, poi confluito al decimo numero nel Primo volume del Clavicembalo ben temperato, e a seguire filtrato a doppia luce attraverso la prospettiva più originale e tardoromantica offertane dalla raffinatissima versione rielaborata nel primo Novecento dal pianista, compositore e direttore d'orchestra Alexander Siloti, esponente fra i massimi della scuola russa, formatosi fra gli altri con Nikolaj Rubinstein per il pianoforte e addirittura con Čajkovskij per l’armonia, collaboratore di Liszt a Weimer fra il 1883 e 1886, promotore di opere, talenti e di eventi di portata storica quali i Ballets russes di Diaghilev-Stravinskij nella Russia sovietica, in Europa e a New York. Inoltre, docente alla Julliard School e, sempre in America, leggendario esecutore nel 1930 dei Concerti di Liszt con Toscanini sul podio. Quindi, autore di oltre 200 arrangiamenti e trascrizioni da Vivaldi, Beethoven, Liszt, Čajkovskij e appunto Bach.
Apice del recital, il Liszt potente e immaginifico della Ballata n. 2 in si minore, timbricamente da Lione centrata con qualità dinamico-timbriche ideali a restituirne fra virtuosismo e cupo senso della fatalità. Un pagina scritta dall’autore nel 1853, a Weimer e al fianco della seconda donna della sua vita, la principessa von Wittgestein, con l’obiettivo di fare della cittadina un polo culturale europeo da cui promuovere la nuova musica dell’avvenire, così come inteso dal genero Wagner. Immagini e suoni fra amore e morte, fra scale cromatiche ascendenti e discendenti a imitazione del vento sulle onde affrontate a nuoto dall’amante, il tenero tema a valori ampi sull’incontro fra Leandro e l’adorata Ero, sacerdotessa di Afrodite, le secche ottave per la tempesta che porterà il giovane ad annegare e al suicidio della giovane una volta scopertone il corpo esanime sulla riva.
Infine la Polacca-Fantasia op. 61 di Chopin, affrontata dal giovane interprete esaltandone il turgido virtuosismo a sapiente rimando dell’epicità lisztiana accanto all’apertura di una forma pronta ormai a contaminare gli schemi di Polacca, Fantasia e appunto la Ballata. Quindi, a sigillo, la Quinta Sonata di Scriabin, pagina del 1907 nata a ridosso del suo grande “Poema” e dunque di estrema difficoltà innanzitutto concettuale, così come ben esplicita l’epigrafe da lui apposta all'opera (Vi chiamo alla vita forze misteriose! / Immerse nelle profondità oscure dello spirito creatore, timide / ombre di vita, a voi poi porto l’audacia) con quel suo vortice a blocco unico ma divaricato fra scarti, andamenti e dinamiche molteplici, mirato a scavare fra estasi, mistero e furore, giù negli abissi, a partire da quel trillo incipitario alla destra e al grave, sottovoce, che suona come un tremore della terra.
Tanti gli applausi al termine e un bis dolcissimo oltre che di raro ascolto, con il Preludio n. 13, Andante Cantabile in re minore, di Nino Rota.
Si vieta la riproduzione dell'articolo e di ogni altra sua parte
Luca Lione, nuova promessa del concertismo italiano, consegue la laurea di I livello presso il Conservatorio “S. Giacomantonio” di Cosenza con il massimo dei voti e la lode e, nel luglio 2017, conclude gli studi di biennio ad indirizzo interpretativo – compositivo con la votazione di 110/110, lode e menzione d’onore, presso il Conservatorio “Carlo Gesualdo da Venosa” di Potenza sotto la guida del Maestro Vincenzo Marrone d’Alberti. Attualmente si perfeziona a Colonia con la grande pianista americana Nina Tichman (allieva di Wilhelm Kempff). Luca Lione si è esibito in diverse città italiane ed estere, quali: Roma (Teatro Keiros), Palermo (Sala Lanza), Cosenza (Aula Magna del Conservatorio “S. Giacomantonio”). Caserta, per gli “Amici della Musica di Caserta”. Belgio, su invito dell’ambasciatore olandese Frans Bijvoet presso il Consolato Generale dei Paesi Bassi ad Anversa. Inoltre nel settembre 2016 viene invitato dall’associazione “Spirito Nuovo Venezia”, che gli permette di esibirsi da solista presso il prestigioso “Casinò” di Venezia. Nel Febbraio 2017 suona in Germania e grazie al patrocinio del Lions di Tuttlingen (Freiburg), si esibisce presso il prestigioso castello dei baroni Von Ezberg a Mühlheim an der Donau. Nel febbraio 2018 riceve un premio al talento consistente in una borsa di studio e una targa dal Senatore della Repubblica Italiana, Fabrizio Bocchino. Risulta vincitore di oltre 20 premi in concorsi pianistici nazionali ed internazionali. Tra i più importanti ricordiamo: 1° Premio Assoluto - 1° Concorso pianistico “La Palma d'oro” di San Benedetto del Tronto; 1° Premio al “Gran Prize Virtuoso Vienna 2018”. Di recente è stato citato nel libro di Luca Ciammarughi “Da Benedetti Michelangeli alla Argerich” fra la “meglio gioventù” italiana e tra i prossimi impegni figurano recitals a Madrid, Colonia, Strasburgo, Amsterdam e Vienna presso la Gläserner Saal Musikverein.
Ringrazio Giuseppe Balsamo per le foto