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Paola De Simone

Tra il grande Vecchio e il Nuovo mondo, fra l'alto podio della Classica eurocolta e l'incontenibile energia del pianismo jazz d'Oltreoceano. In apparente antitesi, in realtà in straordinaria osmosi nell'incontro felice di regola e libertà, cimento e invenzione, fra il segno scritto in partitura e l'estro duttile all'invenzione. È quanto si legge nelle premesse di un concerto di fine settembre (oggi alle ore 20.30 e domani alle ore 18) che, in stagione al Teatro San Carlo, ha pochi precedenti: il Direttore musicale onorario Zubin Mehta, guru del grande sinfonismo e alla testa della sua Orchestra della Fondazione, dirigerà l'eterno fanciullo Stefano Bollani, fra i migliori talenti italiani dell'improvvisazione jazz con ben salde radici nel pianismo classico. A cornice, in programma, due cult del Novecento quali l'Ouverture dal Candide di Leonard Bernstein (a cent'anni dalla nascita) e una pagina-monumento particolarmente amata dal direttore indiano quale la Le Sacre du Printemps di Igor Stravinskij. E al centro, quasi a siglare l'incontro fra quei due immensi, meravigliosi mondi, la rituale direzione di Mehta con l'impertinente Bollani al pianoforte solista per dar forma, e soprattutto vita, alla Rhapsody in blue di George Gershwin (sopra, un momento durante le prove al San Carlo in Sala Verde riprese e pubblicate su Facebook grazie al maestro Sergio Valentino), partitura emblema se vogliamo, oscillando fra il minore e il maggiore sul fulcro della cosiddetta blue note, di quei due mondi a confronto e allo specchio. L'accattivante pagina sonora, ricordiamo, fu svelata nel 1930 al mondo intero attraverso un importante esperimento in celluloide, con relativo autore-interprete (un giovanissimo e timidissimo Gershwin, quasi un pesce fuor d'acqua entro un simile trionfo del kitsch americano) protagonista al pianoforte di uno dei tanti capitoli raccontati dal cimelio musico-cinematografico di Paul Whiteman "The King of Jazz", originalissima creazione filmico-sonora diretta da John Murray Anderson e non a caso, nel 2013, preziosa testimonianza storica scelta e conservata nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti d'America (sotto un estratto dal video restaurato pubblicato su YouTube).

Quale sarà il risultato? Stando a quanto spiegato e varato nel gennaio di due anni fa a Firenze dagli stessi Mehta e Bollani, con l'Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino in analogo programma (pari Bernstein più la Rapsodia di Gershwin ma accanto e significativamente alla Sinfonia "Dal Nuovo Mondo" di Dvořák), il grande Direttore indiano «non teme, anzi attende con gioia le improvvisazioni di Stefano su Gershwin» mentre, il geniale pianista, si prenderà naturalmente delle libertà, ma «solo - come ebbe ad assicurare a suo tempo - nelle parti del solista».

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ZUBIN MEHTA / STEFANO BOLLANI

Direttore | Zubin Mehta Pianoforte| Stefano Bollani

Programma

Leonard Bernstein, Candide Ouverture

George Gershwin, Rhapsody in blue

Igor Stravinskij, Le Sacre du Printemps,

Orchestra del Teatro di San Carlo

Sabato 29 settembre 2018, ore 20.30 Turno S Domenica 30 settembre 2018, ore 18.00 Turno P / Turno M Concerti

Zubin Mehta

Nato a Bombay nel 1936, riceve la sua prima educazione musicale dal padre, Mehli Mehta, valente violinista e fondatore della Bombay Symphony Orchestra. Dopo aver studiato, per un breve periodo, Medicina, nel 1954 si reca a Vienna dove segue i corsi di Direzione d’Orchestra di Hans Swarowsky all’Akademie für Musik. Nel 1958 vince la Liverpool International Conducting Competition e il premio dell’Accademia estiva di Tanglewood; dal 1961 è chiamato a dirigere i Wiener e i Berliner Philharmoniker e la Israel Philharmonic, orchestre con le quali di recente festeggia i 50 anni di collaborazione. Direttore Musicale della Montreal Symphony Orchestra dal 1961 al 1967 e della Los Angeles Philharmonic Orchestra dal 1962 al 1978, è nominato, nel 1969, Music Adviser della Israel Philharmonic Orchestra, di cui diviene, nel 1977, Direttore Musicale e, dal 1981, Direttore Musicale a Vita, guidandola in oltre 3000 concerti in Israele e in tournée in cinque continenti. Nel 1978 e per 13 anni, il più lungo periodo nella storia dell’orchestra, Zubin Mehta diviene Direttore Musicale della prestigiosa New York Philharmonic, mentre dal 1985 assume l’incarico di Direttore Principale dell’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino. Fa il suo esordio in ambito lirico con Tosca a Montreal nel 1963 e da allora collabora con i maggiori teatri d’opera e festival del mondo, fra cui il Metropolitan di New York, la Wiener Staatsoper, il Covent Garden di Londra, la Scala di Milano, l’Opera di Chicago, il Maggio Musicale Fiorentino e il Festival di Salisburgo. Tra il 1998 e il 2006 è Direttore Musicale della Bayerische Staatsoper di Monaco, mentre nel 2006 inaugura il Palau de les Arts Reina Sofía di Valencia ed è, fino al 2014, Presidente del Festival del Mediterrani: a Valencia e a Firenze dirige fra l’altro un memorabile Ring des Nibelungen con La Fura dels Baus, nato dalla collaborazione fra il teatro spagnolo e il Maggio Fiorentino, cui seguono altri nuovi allestimenti del ciclo wagneriano all’Opera di Chicago e alla Bayerische Staatsoper. Fra i premi e le onorificenze ricevute da Zubin Mehta, ricordiamo: il Nikisch‑Ring lasciatogli da Karl Böhm; le cittadinanze di Firenze e Tel Aviv e le nomine a membro onorario della Wiener Staatsoper (1997), della Bayerische Staatsoper (2006) e della Gesellschaft der Musikfreunde Wien (2007). È inoltre Direttore Onorario dei Wiener Philharmoniker (2001), della Filarmonica di Monaco di Baviera (2004), della Los Angeles Philharmonic (2006), dell’Orchestra del Maggio (2006), della Staatskapelle Berlin (2014) e della Bayerische Staatsorchester (2006), che guida in tournée a Srinagar, nel Kashmir, nel 2013. Nel 2008 riceve il “Praemium Imperiale” dalla famiglia imperiale giapponese; nel 2011 il suo nome è inscritto sulla Walk of Fame nell’Hollywood Boulevard; nel 2012 gli viene assegnata la Croce al Merito della Repubblica Federale Tedesca, mentre nel 2013 il governo indiano gli conferisce il Tagore Award for Cultural Harmony, ricevuto, l’anno precedente, da Ravi Shankar. Zubin Mehta incoraggia la scoperta e la promozione di nuovi talenti musicali in ogni parte del mondo: insieme al fratello Zarin, è co‑presidente della Mehli Mehta Music Foundation a Bombay grazie alla quale più di 200 bambini sono educati alla musica classica occidentale. La scuola di musica Buchmann‑Mehta a Tel Aviv dà possibilità di crescere a giovani talenti in Israele e si lega strettamente alla Israel Philharmonic Orchestra, come nuovo progetto per l’insegnamento a giovani Arabo‑Israeliani nelle città di Shwaram e Nazareth con insegnanti locali e membri della Israel Philharmonic Orchestra. Riceve, nel marzo 2015, il Premio delle Arti “Fiorentini nel Mondo”. È stato nominato Direttore Emerito a Vita del Maggio Musicale Fiorentino dalla stagione 2017‑2018. Dal 2016 è Direttore Musicale Onorario del Teatro di San Carlo di Napoli.

Stefano Bollani

Inizia a studiare pianoforte a 6 anni ed esordisce professionalmente a 15. Dopo il diploma di Conservatorio conseguito a Firenze nel 1993 – e una breve esperienza come turnista nel mondo del pop con Raf e Jovanotti fra gli altri – si afferma nel jazz, suonando su palchi come la Town Hall di New York, la Scala di Milano e Umbria Jazz. Fondamentale è la collaborazione, iniziata nel 1996 e mai interrotta, con Enrico Rava, al fianco del quale tiene centinaia di concerti e incide 13 dischi. I più recenti: Tati (2005), The Third Man (2007) e New York Days (2008). Nel corso della carriera collabora con musicisti come Pat Metheny, Gato Barbieri, Richard Galliano, Sol Gabetta, Phil Woods, Lee Konitz, Bill Frisell, Chico Buarque, Caetano Veloso e Chick Corea, con cui realizza il disco live Orvieto (2011). Nel 1998, alla guida del gruppo L’Orchestra del Titanic, omaggia la musica italiana degli anni ’30 e ’40 con Abbassa la tua radio, disco-spettacolo a cui collaborano Peppe Servillo, Irene Grandi, Marco Parente, Barbara Casini, Roberto Gatto. Particolarmente fuori dai canoni risultano poi lavori come La gnosi delle fanfole, insieme al cantautore Massimo Altomare su testi di Fosco Maraini (1998), Cantata dei Pastori Immobili, Oratorio musicale per quattro voci, realizzato su testi di David Riondino (2004) e il disco di canzoni scandinave Gleda (2005). Come produttore artistico e arrangiatore lavora inoltre al disco di Bodo Rondelli Disperati intellettuali ubriaconi (2002), vincendo il premio Ciampi. Tra il 2002 il 2006 incide quatto dischi per l’etichetta francese Label Bleu: Les Fleures Bleues, Smat Smat, Concertone e I Visionari. Il 2006 è anche l’anno di Piano Solo (disco dell’anno per «Musica Jazz»). Nel 2007 esce BollaniCarioca, disco realizzato insieme a grandissimi artisti brasiliani: a dicembre è il secondo musicista, dopo Antonio Carlos Jobim, a suonare un piano a coda in una favela di Rio de Janeiro. Sempre nel 2007 vince lo European Jazz Preis e viene inserito dalla rivista americana «Allaboutjazz» nell’elenco dei cinque migliori musicisti dell’anno insieme a Dave Brubeck, Ornette Coleman, Charles Mingus e Sonny Rollins. Tra le produzioni più recenti: Big Band (2013); Joy In Spite of Everything (2014); Sheik Yer Zappa (2014), live dedicato a Frank Zappa; Arrivano gli alieni (2015), in cui si cimenta per la prima volta come cantautore; Napoli Trip (2016), con Daniele Sepe, Manu Katché e Jan Bang fra gli altri. Presta inoltre il suo piano ad artisti del pop-rock italiano tra cui Irene Grandi, con cui firma l’album Irene Grandi e Stefano Bollani (2012). In ambito classico si esibisce come solista con orchestre sinfoniche (Gewandhaus di Lipsia, Concertgebouw di Amsterdam, Orchestre de Paris, Filarmonica della Scala di Milano, Santa Cecilia di Roma, Toronto Symphony Orchestra) al fianco di direttori come Zubin Mehta, Kristjan Järvi, Daniel Harding, Antonio Pappano e soprattutto Riccardo Chailly, con cui incide Rhapsody in Blue e Concerto in Fa di Gershwin in un cd (2010) che vince il Disco di Platino con più di 70.000 copie vendute. Seguono il Concerto in Sol di Maurice Ravel (2012) e nel 2013 un DVD live registrato alla Scala di Milano con il Concerto in Fa. La sua voglia di sperimentazione sconfina nel mondo dell’editoria. Nel 2006, per Baldini Castoldi Dalai, pubblica il romanzo La sindrome di Brontolo, cui seguono Parliamo di musica (2013) e Il monello, il guru, l’alchimista e altre storie di musicisti (2015), entrambi editi da Mondadori. Come personaggio, con il nome di Paperefano Bolletta, compare sul settimanale Topolino, di cui è anche nominato Ambasciatore. Per la radio è ideatore e conduttore, con David Riondino e Mirko Guerrini, della trasmissione Dottor Djembè (Radio Rai 3, 2006-2012), da cui nascono anche il libro Lo Zibaldone del Dottor Djembè (2008) e lo speciale tv Buonasera Dottor Djembè (Rai 3, 2010). Dal 2009 sue sono le sigle del palinsesto di Radio Rai 3. A teatro collabora, tra gli altri, con Claudio Bisio, Maurizio Crozza, Giuseppe Battiston, Marco Baliani, la Banda Osiris, e scrive le musiche per tre spettacoli di Lella Costa (Alice, una meraviglia di paese, Amleto e Ragazze) e per l’Antigone di Cristina Pezzoli. Membro onorario del Collegio Italiano di Patafisica, è co-autore e attore nello spettacolo La Regina Dada, realizzato insieme a Valentina Cenni nel 2016. In televisione è ospite fisso di Renzo Arbore nel programma Meno siamo meglio stiamo (Rai 1, 2005) e ideatore, autore e conduttore delle due edizioni di Sostiene Bollani (Rai 3, 2011 e 2013), con cui porta la musica jazz sul piccolo schermo. Il suo progetto più recente è L’importante è avere un piano (Rai 1, 2016): sette appuntamenti in seconda serata su Rai1 con ospiti, improvvisazioni e musica dal vivo.

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