Di raffinata efficacia narrativa, ad alta definizione cinematografica, originalmente "meta-coreica" e nel complesso, entro un particolarmente abile equilibrio fra l'opulento Ottocento di Dumas figlio e la linearità minimal dell'epoca moderna, quasi una nuova sintesi in danza di quanto in gran parte messo a segno e già visto in sede lirica. Il tutto, con l'elegantissima Dame aux camélias su coreografie in prima nazionale di Derek Deane e con le musiche originali del celebre Carl Davis, a giusto merito applaudita in queste sere al Teatro San Carlo e con ultime repliche ancora oggi 20 settembre, domani e domenica. Vale a dire, in termini drammaturgico-coreici: finale anticipato in prolessi (si pensi all'ultima Traviata firmata da Lorenzo Amato), citazione "alla Adriana Lecouvreur" di un frammento da un cult romantico quale Giselle ma, anche, da un must novecentesco con l'elevazione della vittima eletta sul modello del Sacre di Stravinskij secondo Béjart, più il grande specchio a inclinazione mobile sul ballo nel salone, pronto a sdoppiare lo sguardo prospettico su una società di mera facciata e fino a toccare le coscienze di tutti noi riflettendo rapidamente in ultima angolazione l'immagine stessa del teatro a mezzeluci, nel solco di quanto tracciato in passato dal grande Svoboda e a seguire da Brockhaus (le foto 1, 2, 5-12 sono di Luciano Romano; le foto 3, 4 e i ringraziamenti sono di Francesco Squeglia).
E per quanto alle spalle, restando sul piano della danza, non poche si rivelino le rielaborazioni del celebre dramma tratto dalla vera storia della giovanissima prostituta parigina d'alto bordo Marie Duplessis/Marguerite Gautier, a partire dalla Violetta di Antonio Coppini (1857) e dalla Rita Gautier di Filippo Termanini (1858) alle varie "Signore delle camelie" ridisegnate da Aurelio Milloss (1945), Anthony Tudor (1951), Maurice Béjart (Violetta, 1959), sir Frederick Ashton (Marguerite et Armand, 1963) e da John Neumeier (1978), il lavoro creato dal sempre eccellente britannico Deane nel 2011 per il Balletto di Zagabria e ora per Napoli completamente rivisto, vanta una propria, personalissima cifra poetica. Cifra che a nostro avviso è il diretto risultato di una rara quanto intelligente intesa fra i modelli trasversali e i linguaggi in gioco (danza, cinema e teatro) grazie al perfetto dosaggio fra le luci a taglio, i video in sfocatura che ibridano camelie e sagome umane in deliranti giri di valzer, lo scarto quasi plastico fra la vivacità degli abiti in stile e raso colorato a fronte dell'asettica oggettività di una scena-contenitore in bianco e nero con impiego all'osso di arredi e oggetti; e, ancora, l'osmosi fra la più limpida tecnica classica e una moderna fisicità drammatizzata attraverso un intenso lavoro delle braccia e sulla forza espressiva dei corpi, più che sulla prestanza in velocità di gambe, salti o di altri virtuosismi fini a se stessi. Quindi, fra la rispondenza di una partitura realizzata come nei bei tempi antichi "ad hoc" da un grande autore di colonne sonore per il grande schermo (oltre alle sonorizzazioni di storiche pellicole, dell'americano Carl Davis è d'obbligo ricordare almeno le musiche per il film "La donna del tenente francese", con Meryl Streep) e l'esecuzione a meraviglia dal vivo affidata nell'occasione all'Orchestra Giovanile Cherubini tanto cara Muti (ottimi in particolare legni e percussioni), diretta con grande sapienza ritmico-dinamica e timbrica dallo stimato Nicola Giuliani.
Al centro dello spettacolo, proposto quale ultimo appuntamento in locandina della Stagione di Danza 2017/18 del Lirico napoletano, l'idea di un amore tanto profondo e forte quanto impossibile, generoso ma mal ripagato entro la sfasatura fra gli obblighi verso una falsa società borghese e l'autenticità di un cuore, fra rinunce e ricchezze, slancio giovanile e fragilità dell'umana esistenza.
Di qui l'incipit stordito e confuso, visto cioè con gli occhi della stessa protagonista in fin di vita, dedicato alla morte e al funerale di Marguerite. E, a seguire: il suo rifiuto dinanzi all'angelo sullo sfondo in video, la lotta contro il proprio corpo senza forze e la ripresa del ballo della vita, secondo le vicende e accanto ai personaggi del romanzo, poi dramma per il teatro, di Dumas, con punti di forza (i giorni spensierati accanto ad Armand, l'incontro con il padre del giovane, l'ultimo bellissimo incontro a due) e qualche lungaggine di troppo (la scena della gelosia in conflitto con Olympe).
Quanto agli interpreti c'è da dire che il linguaggio aggiornato e adamantino di Derek Dean ha trovato senz'altro un'interprete ideale nella moderna bellezza e nell'elevata prestanza di Maria Yakovleva, russa di San Pietroburgo, diplomata all'Accademia Vaganova, solista nella Compagnia del Mariinskij, del Ballet della Wiener Staatsoper e della Volksoper. La sua Marguerite, ben salda tecnicamente ma soprattutto esatta nella tornitura stilistica delle linee, danza in ogni istante con piena consapevolezza e drammaticità, offrendo dunque non solo forma ma vita vera al suo irresistibile fascino in società come al suo rapporto con Armand, alla fragilità del suo fisico e al sacrificio dinanzi al genitore dell'amato, nell'occasione interpretato da un sempre intenso e convincente Edmondo Tucci.
Al suo fianco non meno apprezzabili sono stati gli interpreti sancarliani, a partire dal magnifico Armand di Alessandro Staiano, talento di notevolissimo pregio, l'ottima Olympe di Claudia D'Antonio, l'agile Gaston di Salvatore Manzo, la vivace Prudence Duvernoy di Valentina Vitale, la Nanine di Ottavia Cocozza, il sagace Conte di Ertugrel Gjoni, il pertinente barone di Fabio Gison, emblemi tutti e al pari degli altri artisti di una Compagnia - oggi capitanata dal Direttore, coreografo ed étoile Giuseppe Picone - finalmente rinnovata nell'entusiasmo quanto affidabilissima per qualità, così come d'altra parte attestato dal recente omaggio a Nureyev in coda al San Carlo Opera Festival.
Al termine applausi per tutti gli artefici e i protagonisti dello spettacolo usciti in trionfo al proscenio, compreso il compositore Carl Davis premiato da speciali consensi alla "prima" per la sua partitura. Partitura memore innegabilmente della grande tradizione musicale dell'Otto e Nocecento (in special modo Fauré, Prokof'ev, Adam, Milhaud, Bernstein), fedele senz'altro al proprio dna cinematografico ma, con arte nuova e a sé, straordinariamente stretta al segno coreico firmato Derek Deane.
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Stagione d’Opera e Danza 2017/18
In prima nazionale
LA SIGNORA DELLE CAMELIE (LA DAME AUX CAMÉLIAS)
Balletto in due atti
Musica | Carl Davis Coreografia | Derek Deane Direttore | Nicola Giuliani
Interpreti Margarite, Maria Yakovleva (Prima Ballerina Wiener Staatsballet), Anna Chiara Amirante, Claudia D'Antonio Armand, Alessandro Staiano, Istvàn Simon (Principal Dancer Dortmund Ballett), Stanislao Capissi
Orchestra Giovanile Luigi Cherubini Corpo di Ballo del Teatro di San Carlo
Teatro di San Carlo Sabato 15 Settembre 2018, ore 20.00 - Turno A Domenica 16 Settembre 2018, ore 17.00 - Turno F Martedì 18 Settembre 2018, ore 20.00 Turno C/D Giovedì 20 Settembre 2018, ore 18.00 - Turno B Venerdì 21 Settembre 2018, ore 20.00 - Abbonamento Danza / Turno M Opera e Balletto Sabato 22 Settembre 2018, ore 18.00 - Fuori Abbonamento
Biglietti a partire da 15 euro