Oggi, martedì 11 settembre alle ore 18.30 e con ingresso libero al Centro di Cultura permanente Domus Ars in via Santa Chiara a Napoli nell'ambito delle iniziative con targa Associazione "Il Canto di Virgilio", concerto-spettacolo ideato da Ivano Caiazza, autore anche delle musiche sui testi di Augusta Gori e Filippo Zigante, per ricordare l'atroce attentato alle Torri Gemelle di New York nell'anno 2001 (nelle foto d'apertura; a seguire: Augusta Gori, Filippo Zigante, Ivano Caiazza). Interpreti, lo stesso Zigante in qualità di voce narrante, Raffaele Scala al flauto e, al pianoforte, Tetyana Sapeshko. Nell'occasione, sarà presente il Console Generale degli U.S.A. di Napoli.
Focus pertanto a sul World Trade Center, fra "Mito e Realtà", racconto recitato e musica, con lo spettacolo ispirato ai fatti dell'11 settembre (accanto se ne riporta la locandina). "Suoni nel nulla" per voce recitante, flauto e pianoforte, li definisce l'autore, sottolineando come il brano voglia evocare il senso di vuoto innescato dalla tragedia attraverso effetti timbrici ricercati, puntando sugli artifici tecnici del flauto (soffi d'aria, armonici, quarti di tono, oscillazioni) ed il gioco di percussioni dissonanti tracciato dal pianoforte. All'interno del brano («una composizione politonale») si trova una citazione di New York, New York incastrata tra i due strumenti, talora mascherata dalle dissonanze armoniche, altrove espressa con perseguita semplicità. La serie dei motivi su cui è costruito il brano nasce dal nulla (il soffio d'aria del flauto), prende forma sul tema ricorrente della celebre canzone (variato attraverso tecniche compositive non estranee al linguaggio dodecafonico) per poi dissolversi, sul finale, nella "tragicità del nulla".
«Di affabulazione parlava Pier Paolo Pasolini - dichiarano inoltre gli autori del testo - in un suo testo fondamentale, poi diventato spettacolo, a metà degli anni Settanta, grazie e Vittorio Gassman. Coinvolgere, affascinare, emozionare: sono questi gli obiettivi irrinunciabili dell'affabulatore. E che si tratti di musica o di prosa, non fa alcuna differenza. L'attore, certo, ha strumenti tutti propri per sedurre: lo sguardo o il timbro di voce, per dirne due. Ma il musicista ha un'arma infallibile per fare breccia sul pubblico: il virtuosismo. É già nelle parole che costituiscono il titolo della serata che troviamo il senso di questa proposta, che non è solo musicale, essendo piuttosto uno stimolo per una ricerca interiore di verità o di menzogna che la musica favorisce ed aiuta a rivelare a noi stessi. “Mythos” in greco significa “racconto pittoresco”, quindi, con ogni probabilità, o non vero o comunque esagerato; il contrario di “logos”, che indica invece un resoconto ragionato e quindi veritiero. Ma allora perché approdare al mito se questo è menzognero? La domanda presupporrebbe una risposta negativa che ci induca ad allontanarci dal resoconto falso. Non è così. Con il mito si amplificano sentimenti che la cruda realtà, sia per la sua immediatezza che per la sintesi ad essa propria, non ci propone in una dimensione tale da creare sempre in noi suggestione ed emozione.
Ci soccorre allora il mito, come quello di Giasone che trova nell’amore di Medea la sua eterna consacrazione, vera o falsa che sia, consacrazione che si contrappone al resoconto crudele ma inoppugnabilmente veritiero dell’11 settembre, nel quale è il dolore collettivo a sublimare e a rendere perpetui i sensi d’orrore che la narrazione suscita. Al centro del percorso un ponte ideale, pervaso dall’unico sentimento che può, a nostro giudizio, come Giano bifronte, collegarsi all’una e all’altra sponda, al “mito” e alla “realtà”: l’ironia, leggera e suadente, acuta e pungente, ma, in fin dei conti, umana. Il flauto protagonista, sostenuto da un pianoforte non accompagnatore ma compartecipe, crea un cuscino sul quale una testa pensante si poggia cercando riposo, ma …, di sicuro, invano».