Quarto capitolo, giovedì 24 maggio alle ore 20 nella veranda neoclassica di Villa Pignatelli, con l'integrale delle 32 Sonate per pianoforte di Beethoven proposte quest'anno dal Maggio della Musica. Pianista di turno, stavolta, il fiorentino classe 1964 Gregorio Nardi (nella foto), ultimo allievo del grande Wilhelm Kempff e interprete di riconosciuta fama internazionale. Ha eseguito in prima assoluta pagine di Brahms, Schumann, Schoenberg, Rott, Busoni e Savinio oltre a pagine beethoveniane ancora inedite. Nel 1990, la rivista “Gramophone” ha scelto la sua prima registrazione lisztiana qualificandola come «tra le migliori dell’anno».
Nell'occasione, Nardi darà forma e suono a un particolare segmento della produzione sonatistica del compositore di Bonn, relativo agli anni 1800-1801e caratterizzato da una spiccata tendenza alla sperimentazione. Dunque in ascolto ci saranno la Sonata op. 26 e le due dell’op. 27 (la seconda è la celeberrima "Al chiaro di luna") che offrono un eloquente esempio di quanto il già fertile contenitore laboratoriale di tale formula fosse ritenuto realmente ideale dal musicista tedesco per accogliere duttilmente ulteriori quanto inedite rimodulazioni strutturali ed espressive propense alla condotta maggiormente libera della cosiddetta “Sonata-Fantasia”. Quindi, l'op. 28 che rappresenta un ritorno ai più regolari canoni della grande Sonata in quattro tempi.
Composta fra gli anni 1800-1801, al pari dell’op. 13 “Patetica” dedicata al principe Karl von Lichnowsky, pubblicata da Cappi a Vienna nel 1802 e concepita nell’ampio schema a quattro tempi, la dodicesima Sonata in la bemolle maggiore op. 26 si segnala intanto quale unico caso in tale genere pianistico beethoveniano a non presentare per alcuno dei movimenti la dogmatica costruzione in forma-sonata. In più, lo stesso ordine e peso emotivo interni ne risultano originalmente scompigliati, non presentando infatti l’opera un vero e proprio climax, bensì tempi di paretitico rilievo architettonico, alleggerendo la concentrazione tipica dell’Allegro d’apertura con un Andante su tema e cinque variazioni, quindi facendovi seguire senza scarto di tono ma con slancio eroico uno Scherzo vivace, per poi dirottare a seguire la tensione psicologica su un non meno singolare e in anomala posizione movimento lento intitolato, secondo le stesse indicazioni dell’autore, “Marcia funebre sulla morte d’un eroe”. Non meno sorprendente, in chiusura, il Rondò finale, concepito come uno Studio o Esercizio dalla brillante tecnica pianistica. Ancora più singolare è la concezione strutturale, così come già dal sottotitolo, delle due successive Sonate quasi una Fantasia op. 27, aperte entrambe da un’Introduzione lenta di carattere improvvisativo, concentrate nello Scherzo - più un Adagio con espressione nel caso della prima - e giocate sulla forma-sonata soltanto nel finale. Analogamente all’op. 26, furono scritte da Beethoven sempre negli anni 1800-1801, pubblicate da Cappi a Vienna nel 1802 ma separatamente e con le rispettive dediche a due donne (la principessa Josephine von Liechtenstein e la contessa Giulietta Guicciardi), con la dicitura per Clavicembalo o Piano-Forte, nonostante la scrittura marcatamente pianistica. Di rara esecuzione, la prima si distingue per il peculiare frammentismo, evidente sia nell’autonomia degli spunti motivici interni all’iniziale Andante strofico in forma di Rondò quanto nella molteplicità degli andamenti e tagli metrici che attraversano l’intera pagina. Un’intolleranza al dogma degli schemi che, dopo lo Scherzo Allegro molto e vivace, viene infatti ribadita dalle 26 battute dell’Adagio con espressione, in terza e dunque ancora una volta atipica posizione ma, soprattutto, in inedita funzione introduttiva al complesso Rondò-Sonata, a sua volta elaborato in avveniristica soluzione ciclica riproponendo in coda la tonalità dell’Adagio e, nel Presto conclusivo, il tema dell’Allegro vivace. A seguire c'è l’op. 27 n. 2, divenuta popolarissima con il titolo posticcio di "Al chiaro di luna", apposto dal critico Ludwig Rellstab nel 1832 associando la bellezza contemplativa dell’Adagio sostenuto d’apertura - da suonare “tutto delicatissimamente e senza sordino” - con l’immagine di una barca lungo il lago dei Quattro Cantoni al riflesso del plenilunio. Quello spunto romantico per antonomasia ricondurrebbe invece e addirittura al Don Giovanni di Mozart, stando ad alcuni schizzi autografi nei quali Beethoven riportò le battute relative alla morte del Commendatore (Terzetto “Ah, soccorso! … son tradito”) convertendone l’originale re minore al do diesis minore. In continuità strutturale ma in netto contrasto con quel colore dolente segue un Allegretto soave mentre movimento a sé è il rapinoso Presto agitato in minore e in forma-sonata (se ne ricorda la citazione nel cartone dei Puffi), pagina di grande vigore ed effetto. Infine Gregorio Nardi rileggerà l’op. 28 del 1801 che, pubblicata dal Bureau d'arts et d'industrie nell'agosto 1802, riprendeva il più tradizionale tracciato della Sonata da concerto, tra l'altro abbinata già dal 1805 al titolo apocrifo di “Pastorale” per la presenza di stilemi arcadici e campestri.
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Giovedì 24 maggio alle ore 20
Veranda neoclassica di Villa Pignatelli – via Riviera di Chiaia, 200 (Napoli)
Festival Beethoveniano
Gregorio Nardi, pianoforte
Ludwig van Beethoven
Sonata n. 12 in la bemolle maggiore, op. 26
Sonata n. 13 in mi bemolle maggiore, op. 27 n. 1
Sonata n. 14 in do diesis minore, op. 27 n. 2
Sonata n. 15 in re maggiore, op. 28
Biglietto: 20 euro (ridotto over 65: 15 euro – ridotto giovani: 10 euro)
Info e prenotazioni: tel 081 5601369 - maggiodellamusica@libero.it