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Paola De Simone

Caso assai raro ormai nelle locandine delle ultime stagioni sinfoniche al Teatro San Carlo, l'Orchestra protagonista del concerto in ascolto ieri sera (nelle foto di Luciano Romano) non era quella della Fondazione, bensì la prestigiosa e da sempre fra le più apprezzate formazioni in cima alle classifiche internazionali Royal Philharmonic Orchestra, compagine londinese fondata nel 1946 da Sir Thomas Beecham e per un solo giorno ospite speciale a Napoli sul palcoscenico di un Lirico completamente pieno nei palchi, eppure con qualche antipatico vuoto in platea, nell'occasione guidata dal celeberrimo violinista Pinchas Zukerman, suo Principal Guest Conductor e solista nel romantico Primo Concerto di Max Bruch.

In verità, nella globalità degli esiti che hanno ancora una volta attestato la svettante quanto inossidabile e sempre agguerrita tempra violinistica dell'oggi sessantanovenne Zukerman, quindi ben oltre il brevissimo entr'act di una piuttosto pallida sortita musicale della moglie violoncellista Amanda Forsyth, in fasciante abito lungo oro chiaro, l'attenzione calamitata sin dalle prime battute e più avanti a seguire ha portato al centro dell'evento la notevolissima qualità di una dimensione orchestrale dalla definizione e dagli equilibri impressionanti: archi intonati alla perfezione e in sintonia ritmico-dinamica assoluta, fiati dosati con misura e arte paritetica fra le parti e diverse sezioni, percussioni ad alta sensibilità e precisione. Il tutto, entro un polmone dal respiro unico e minuziosamente articolato al suo interno, tecnicamente saldo e al contempo musicalmente duttile alle idee sfoderate dal grande violinista sul podio o, da solista, con il semplice archetto.

In prima posizione, in programma, c'era Il Cigno di Tuonela dalla Suite Lemminkäinen, op. 22 di Jean Sibelius, dunque rarefatte atmosfere nordiche distillate con cura fra podio e intero organico - e in particolare con violini primi e secondi leggeri e acuminati - attorno al lungo, morbido canto triste dipanato in minore con intonazione esatta e suono struggente dal corno inglese della Royal Philharmonic, un bravissimo Patrick Flanaghan, distintosi con lode assieme agli intensi soli del primo violoncello Jonathan Ayling.

Nel Concerto n. 1 di Bruch il primo piano è quindi passato oltre che sul direttore, sul violino solista Pinchas Zukerman e sul suo stile di sempre, caldo e vibrato, sonoro, dalla cantabilità piena e dai colpi d'arco plastici e graffianti. Ne è saltato fuori un Romanticismo ricco di colori ed accenti, fra melos accorato e dialoghi vivaci. Troppo breve e neanche sorprendente per suono e densità di smalto, invece, il cammeo di Elgar intitolato Sospiri, per orchestra d’archi, arpa e violoncello op. 70 nell'arrangiamento dello stesso violinista con ruolo principale assegnato alla signora Forsyth-Zukerman.

Culmine prevedibile, infine, con una delle più belle pagine del repertorio sinfonico moderno nato in terra d'Albione, le Enigma Variations op. 36 per orchestra, anno 1899 e sempre di Elgar, ritagliate da Zukerman e dalla sua luminosa "Royal" sbozzando con sensibilità, dinamiche e corde rare i ritratti di amici e persone care all'autore ormai da tempo identificate nelle quattordici variazioni e dunque, oggi, non più misteriose (per quanto ancora scelte nell'incipit quale sigla delle clip radiofoniche "Dee Giallo" di Carlo Lucarelli) né tantomeno enigmatiche.

Nessun bis ma tanti gli applausi per tutti gli artisti al termine.

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