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Paola De Simone

Programma raffinato e imperdibile - purtroppo in contemporanea con la prima del Mosè in Egitto sancarliano - stasera giovedì 15 marzo alle ore 20.30 al Teatro Sannazaro, con le “Harmonie du soir”, florilegio di Romanze e Mélodies francesi proposto in stagione dall'Associazione Alessandro Scarlatti. A darvi voce e forma, Maria Grazia Schiavo (nella foto d'apertura), considerata tra i migliori soprani italiani del repertorio belcantistico e barocco, al fianco dell'ottimo pianista Maurizio Iaccarino. Nell'occasione, insieme, offriranno un quadro esemplare del genere vocale da camera o da salotto, in Francia, tra il secondo Ottocento e il primo Novecento.

Dunque, su fronte non dissimile ma di diverso stile del Lied austro-tedesco compreso fra Mozart e Richard Strauss, con autori militanti quali Berlioz, Gounod, Fauré, Massenet a Ravel e Debussy. Al centro, i nuovi simboli dei linguaggi poetici e le più raffinate espressioni della musica entro la preziosa complicità di un dialogo fra voce e pianoforte che è, al contempo, riflesso e scavo, allegoria e illusione, confronto, magia e disincanto.

L'ascolto ha inizio da un brano breve e particolarissimo, il Vocalise-étude en forme de habanera (Studio di vocalizzi in forma di Habanera) di Maurice Ravel, divenuto celebre nelle successive elaborazioni strumentali ma, in realtà, ideato nel 1907 per puro scopo didattico su commissione di un docente di canto del Conservatorio parigino, Amédée-Landély Hettlich, che voleva far esercitare i propri allievi su materiali popolari ormai al centro della musica moderna. Quindi a seguire, dello stesso autore, i Trois poèmes de Stéphane Mallarmé, silloge del 1913 concepita per un più ampio organico (oltre al canto e al pianoforte, un quartetto d'archi, due flauti e due clarinetti). In merito lo stesso Ravel avrebbe spiegato: «Ho voluto trascrivere in musica le poesie di Mallarmé e particolarmente quel suo speciale preziosismo, tanto ricco di significati profondi. Per me Surgi de la croupe et du bond è il più estroso, il più ermetico fra i sonetti del poeta. Per quest'opera mi sono servito, press'a poco, del medesimo organico strumentale che fu usato da Schönberg nel Pierrot lunaire». Rispettivamente dedicati a Igor Stravinskij, a Florent Schmitt e ad Erik Satie, i Trois poèmes ben riproducono dal linguaggio poetico un analogo preziosismo sonoro, riconoscibile in una nuova tensione linguistica, armonica e in sortilegi timbrici inediti. Non meno interessante nei termini di una speciale intesa fra i versi del testo poetico e i pentagrammi musicali si ritrova nei cinque dei sei Poémes composti da Francis Poulenc nell’anno 1939 sui testi della poetessa, scrittrice nonché sceneggiatrice francese Louise Lévêque de Vilmorin, il tutto sullo sfondo di una Belle Èpoque colta fra l’arabesco surreale alla Cocteau e un malinconico umorismo dada. Le cinque liriche in ascolto stasera si rivelano dei piccoli gioielli: La Dame d’Andrè, ossia la donna di Andrè, uno dei fratelli della Vilmorin, è una sorta di aria “del dubbio” interrogativa sul tema dell’incertezza relazionale; Dans l’Herbe è invece una piccola storia triste di una giovane donna che canta la fine del suo amore e del suo amato; Il vole, fra le più difficili, gioca sul doppio senso del titolo (lui ruba, lui vola), sulla fonte favolistica della volpe e il corvo di La Fontaine quindi, musicalmente, su una funambolica tecnica sia per la voce che per il pianoforte in accompagnamento. Saltata la quarta lirica, si passa a Violon, ricordo di una serata realmente vissuta da una dama raffinata (la stessa Vilmorin, in compagnia del marito, il Conte Paul Palffy) al cospetto di un violinista tzigano mentre, nella conclusiva Fleurs si attraversano le immagini si un’altra relazione ma, questa volta, ripercorsa in unione serrata fra la voce e il pianoforte.

Uscendo dal campo delle Mélodies, il programma si concede un salto nella coeva opéra-comique fermo mantenendo, tuttavia, il tasso malinconico e inquieto di una Parigi decadente e disincantata.

Pertanto, in ascolto c'è la grande aria di Manon "Je marche sur tous les chemins" dal capolavoro di Jules Massenet: civettuolo e volubile ritratto di femme publique giocato com'è fra i brillanti vocalizzi (jais) del soprano e i luccichii (paillettes, in orchestra con fiati e triangolo) qui affidati al pianoforte.

All’interno del genere impossibile, poi, non passare per Claude Debussy, nell'occasione chiamato all'appello con due brevi pagine: L'Âme évaporée et souffrante, prima delle “Deux Romances” su testi di Paul Bourget del 1891, e Le Balcon, dai “Cinq Poèmes de Baudelaire” scritti appena qualche anno prima, fra il 1887 e il 1889. Esotimo e danze di carattere innervano infine gli ultimi brani: Le Trois Mélodies di Manuel de Falla su testi di Théophile Gautier (Les Colombes, Chinoiserie e Seguidille) scritte fra il 1909 e il 1910, quindi la deliziosa e per nulla facile Tarantelle di George Bizet, composta sul testo di Édouard Pailleron in data a noi non nota, con dedica a Mademoiselle Christine Nilsson e pubblicazione per i tipi della parigina Choudens nell’anno 1872. Un vero fuoco di bravura fra salti, spinte dinamiche, trilli infiniti, terzine cromatiche e pirotecnici picchiettati

Maria Grazia Schiavo, ancor fresca del successo registrato interpretando il ruolo di Violetta nella Traviata all’Opera di Roma per la regia di Sofia Coppola e i costumi di Valentino, è conosciuta e apprezzata nel mondo del belcanto. Napoletana, ha debuttato giovanissima nella compagnia teatrale del Maestro Roberto De Simone che le affida il ruolo di protagonista ne La Gatta Cenerentola, in un tour che ha toccato i più importanti teatri italiani ed europei. «Il Maestro De Simone mi sentì cantare in Conservatorio a Napoli, dove ero allieva – racconta la Schiavo in un'intervista – e mi volle subito nella sua Compagnia per allestire la "Gatta". All'inizio, per il primo anno, rivestivo il ruolo di "cameriera di Palazzo Reale" e poi, come succede nelle compagnie di giro, mi "promossero" a Gatta Cenerentola, rivestendo così, il ruolo titolo per quasi due anni e portando in giro lo spettacolo in tutta Italia. La Gatta? L'ho interpretata per 350 serate. Dopo l'esperienza con De Simone, entrai nella classe di Antonio Florio. Il debutto con la sua orchestra fu nel 2000. Vi ho collaborato per dieci anni. È stato un grande maestro».

Affermata come uno dei soprani italiani di riferimento nel repertorio barocco e della gloriosa Scuola Napoletana del Settecento, ha poi sviluppato un'eccezionale carriera nella lirica: «Ho cantato tanto Barocco – ha proseguito – tenendo sempre d'occhio lo studio del belcanto. Non ho mai abbandonato Donizetti, Bellini, Rossini che mi hanno permesso di ampliare la voce e di creare dei punti saldi nella tecnica. Contemporaneamente affrontavo il Barocco con un'idea più ampia del suono sempre tenendo presente lo stile».

Ha ricevuto il personale invito dal Maestro Muti per i Carmina Burana da lui diretti a Chicago. «A Vienna – ricorda l’artista – vidi un manifesto di Riccardo Muti. Chiamai subito il mio agente e lo invitai a chiedere un'audizione. Pensava scherzassi. Ma io ho insistito. E l'ho ottenuta. Sotto la sua direzione ho cantato Jommelli per la riapertura del San Carlo dopo i restauri, e tanta Scuola Napoletana a Salisburgo. Ho avuto la fortuna di incontrare in seguito Abbado, Maazel e Bruno Campanella».

Si vieta la riproduzione dell'articolo e di ogni altra sua parte

Biglietti: platea e palco I° fila € 18; palco II°e III° fila € 13; ridotto giovani ( under 30) €13; last minute € 5 (under 25) in vendita un’ora prima del concerto.

Per informazioni: www.associazionescarlatti.it; info@associazionescarlatti.it

Infoline . 081 406011

Programma

Harmonie du soir

Maurice Ravel (1875 – 1937)

Vocalise-étude en forme de habanera

Trois Poèmes de Stephane Mallarmè

Soupir

Placet futile,

Surgi de la croupe et du bond

Francis Poulenc (1899 – 1963)

da Fiançailles pour rire - six mélodies sur des poèmes de Louise de Vilmorin

La Dame d’Andrè

Dans l’Herbe

Il vole

Violon

Fleurs

Jules Massenet (1842 – 1912)

da Manon

“Je march sur tous les chemins…Oui, dans le bois et dans la plaine”

* * *

Claude Debussy (1862 – 1918)

da Deux Romances

L’ame évaporée

da Cinq Poèmes de Baudelaire

Le Balcon

Manuel De Falla (1876 – 1946)

Trois mélodies

Les Colombes

Seguidille

Chinoiserie

Georges Bizet (1838 – 1875)

Tarantelle

Maria Grazia Schiavo

Napoletana, diplomata al Conservatorio di San Pietro a Majella, vincitrice di numerosi concorsi internazionali, si laurea in Musica da Camera con il Maestro Florio, con lode e menzione speciale per meriti artistici. Il suo debutto operistico avviene giovanissima nella compagnia teatrale di Roberto De Simone, portando in scena il ruolo titolo ne’ La Gatta Cenerentola, debuttando nei principali teatri italiani ed esteri. Specializzata nella pressi vocale barocca, ha collaborato con prestigiosi gruppi di musica antica tra cui Le Concert des Nations, Europa Galante, I Turchini, La Risonanza, Concerto Italiano, El Ayre español, Accademia Bizantina. Ospite in tutto il mondo delle più prestigiose sale da concerto e dei maggiori festival internazionali, si è da tempo affermata come uno dei soprani italiani di riferimento nel repertorio classico, interpretando i più importanti ruoli in opere di Donizetti, Jommelli, Mozart, sotto la guida di direttori fra cui citiamo Hogwood e Muti, sotto la cui direzione ha inaugurato la sala del teatro San Carlo dopo il restauro avvenuto nel 2009 con un concerto di musiche di Jommelli, ha partecipato all’esecuzione Carmina Burana a Chicago e della Betulia Liberata di Mozart al Festival di Salisburgo Tra le interpretazioni di spicco dell’ultimo periodo, con un ampliamento del suo repertorio, vanno ricordate quelle in lavori di Rossini, Händel, Vivaldi, Cavalli, Piccinni, De Majo, Cesti, Pergolesi, Orff, Hasse, Caldara. Tra gli impegni più ricercati citiamo i ruoli mozartiani di Konstanze all’Opéra de Wallonie, di Pamina al Teatro Regio di Torino e al Teatro Comunale di Bologna, quello di Nannetta nel “Falstaff” al Teatro dellOpera di Amsterdam, Kucia al Teatro dell’Opera di Roma, Amina nell’Elisir d’amore all’Opera de Wallonie di Liege, e Violetta nel La Traviata al Teatro San Carlo di Napoli e recentemente all’Opera di Roma.

Maurizio Iaccarino

Si è brillantemente diplomato presso il Conservatorio “G. Da Venosa” di Potenza sotto la guida del M° Massimiliano Albanese. Ha studiato Composizione presso il Conservatorio “S. Pietro a Majella” di Napoli, dove ha anche iniziato ad approfondire lo studio del repertorio operistico e vocale col Mo Alfonso Amato e prestato la propria collaborazione nella classe di Musica da Camera del Mo Antonio Florio. Contemporaneamente si è dedicato allo studio del canto, ha cominciato lo studio del clavicembalo con il M° Enrico Baiano e successivamente perfezionato la propria formazione musicale conseguendo al Conservatorio San Pietro a Majella, col massimo dei voti e lode, il diploma accademico di secondo livello in Accompagnamento al pianoforte, seguito dal M° Antonio Maione.

E’ stato premiato in numerosi concorsi dedicati alla musica da camera e, nel 2010 (risultando peraltro tra i più giovani vincitori), al Concorso Internazionale per cantanti e pianisti collaboratori “Rolando Nicolosi” di Roma.Vanta prestigiose collaborazioni con il Teatro San Carlo di Napoli, Teatro Regio di Torino, Teatro Verdi di Salerno (del quale è maestro di sala dal 2013), Ravello Festival, Festival de Royaumont Cappella della Pietà de’ Turchini, Musikaakademie Siegerland Südwestfalen. E’ stato maestro accompagnatore in concorsi nazionali e internazionali per cantanti e strumentisti. Attualmente è collaboratore al pianoforte nonché spartitista presso il Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli e il Conservatorio Giuseppe Martucci di Salerno. Ha pubblicato per la Franco di Mauro Editore alcuni saggi nonché una serie di riflessioni sull’accompagnamento pianistico intitolati “Diario di bordo di un pianista accompagnatore”.

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