Musica contemporanea, ma di nuova generazione. Ossia, musica non solo giovane ma bella e possibile, intensa e intelligente stando a quanto con sapienza proposto, per la prima volta a Napoli e grazie all'Associazione Alessandro Scarlatti, dall'ensemble Sentieri Selvaggi, formazione di calibro internazionale fondata ventuno anni fa e a tutt'oggi diretta dal compositore Carlo Boccadoro (sopra, nelle foto di Giancarlo De Luca).
Dunque, fuori dalle ostentazioni moderniste delle Avanguardie così come dagli sperimentalismi targati Darmstadt, libera dai criptici o dai troppo spesso farraginosi ragionamenti, dagli assurdi esiti acustici, dall'impossibile presa sul pubblico. Ed è così che, ancora una volta puntando sullo svecchiamento della platea e su una diversa formula della fruizione concertistica, l'Associazione attualmente guidata dalla direzione artistica di Tommaso Rossi ha portato al Teatro Sannazaro un'ulteriore ventata di aria nuova, gratificata da un pieno quanto meritato successo qualitativo. In programma, un bel confronto non solo fra compositori inglesi e americani di ultima tendenza ma, anche, un percorso costruito ad arte fra gli stili, minimalista, neoromantico, post-moderno. Così come singolare è stata la scelta di combinare, con tanto di sintetica e mirabile introduzione al microfono a cura dello stesso Boccadoro, le diverse ragioni stilistiche e le differenti combinazioni timbriche comprendendo in organico cangiante sia strumenti classici (flauto, clarinetto,violino, viola, violoncello, vibrafono suonato pure con l'archetto analogamente a una felice versione per il movimento centrale del notevolissimo Concerto per violino di Glass, tam-tam, grancassa), due armoniche a bocca e persino un "semplice" battito per sole quattro mani, per nulla facile e in soli quattro, brucianti minuti di serrato fuoco ritmico, firmato Steve Reich (nella prima foto sotto).
Si è quindi partiti dalla gradevolissima poliritmia di un'Ouverture d'opera di Michael Nyman (da Love Counts) nella versione da camera confezionata appositamente dal celebre compositore minimal per l'Ensemble di Carlo Boccadoro, un grande segno di stima e amicizia in occasione del primo decennale dei Sentieri Selvaggi: cinque minuti ad alta concentrazione melodico-ritmica all'incontro esatto fra complessità e semplicità. Contrariamente all'immensa notorietà in Italia dell'autore di Lezioni di piano, praticamente qui sconosciuta era invece l'autrice Missy Mazzoli, nata nel 1980 in Pennsylvania, formazione artistica bifronte (accademica da un lato, canto pop dall'altro) e quotatissima negli States tanto da essere stata segnalata sul New York Times come una delle compositrici più sorprendenti per sostanza e invenzione. Della Mazzoli l'ensemble ha eseguito Still life with avalanche, una sorta di studio di concezione duale basato sulle energie trattenute, così come intuibile dal titolo che, in formula ossimorica, unisce i concetti antitetici di natura morta e valanga sfidando, per dieci minuti e in bilico continuo avvalendosi anche delle fasce timbriche di due armoniche a bocca, le idee di energia e fermo-immagine. Il tutto entro un ambito melodico-ritmico di notevolissima presa. Al polo modernista rinviava invece Scrivo in Vento, brano ad alta tensione e virtuosismo per flauto solo - quindi nell'occasione affidato alla brava Paola Fre - composto nel 1991 ad Avignone da Elliott Carter con dedica all'amico nonché ottimo flautista Robert Aitken, sullo spunto di un Sonetto del Petrarca e con tecnica sonora spinta verso una polifonia impossibile su tale strumento. A seguire, Non la conobbe il mondo mentre l’ebbe dell'inglese Gavin Bryars, compositore di formazione parallela a Nyman ma dallo stile liricamente denso e largamente sentimentale, praticamente neo-tonale e ben calibrato nel mix di timbriche speciali (il canto plastico degli archi, il colpo unico e dorato di grancassa più tam-tam, l'impulso di bachiana memoria al pianoforte, il brivido gelido e cristallino ottenuto tirando l'arco lungo il vibrafono) secondo quanto scolpito nel bel brano parimenti ispirato ad un verso del Petrarca. Particolarissima poi, nel cuore del programma, l'ardua Clapping Music del maestro del minimalismo statunitense Steve Reich (1936), brano da poter eseguire secondo i desideri dell'autore ovunque e anche in strada, quindi costruito sul doppio battito intorno ad un originale illusionismo acustico, in equilibrio raro fra quadratura e scarto ritmico. A darvi forma, lo stesso Boccadoro, in sfida a quattro mani con il percussionista Andrea Dulbecco. Infine, Gestos inutiles dell'americano di origini cubane Armando Bayolo, pensato innestando fra le dinamiche di un moto perpetuo improvvisi blocchi con deflagrazione finale, per poi chiudere con l'ironico Grazioso! (2007) del britannico Mark-Anthony Turnage. Applausi meritati per tutti gli artisti in campo, dunque per Paola Fre al flauto, all'ottavino e all'armonica, per Mirco Ghirardini al clarinetto e clarinetto basso, per Andrea Rebaudengo al pianoforte, Andrea Dulbecco al vibrafono, all'armonica e alle percussioni, Piercarlo Sacco al violino e alla viola, per Aya Shimura al violoncello più un plauso speciale, per ideazione dei sentieri e direzione, a Carlo Boccadoro.
Si vieta la riproduzione dell'articolo e di ogni altra sua parte