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Paola De Simone​ ​​ ​

Ha solo quattordici anni ma ha già vinto 32 competizioni, ha suonato davanti al Presidente della Repubblica raccogliendo unanimi consensi e, soprattutto, suona come raramente udito nei nostri personali trent'anni di critica musicale. Vale a dire, con un pianismo forte di una tecnica salda, pulita, infallibile, consapevole per stile e forma, dotato naturalmente di un tocco bello e appropriato tanto per la scattante scrittura clavicembalistica del Concerto Italiano di Bach (non meno incantevole il Preludio e Fuga n. 12 dal II volume del Clavicembalo ben temperato offerto come bis) quanto nel fuoco spigoloso e possente del Prokof'ev della Sonata n. 3, attraversando l'esatta tempra beethoveniana con la Sonata n. 11 e il vivo slancio romantico nella Fantasia op. 28 di Mendelssohn.

E infatti, meritatamente, è Leonardo Però, grande talento del Sud (nato nel 2003 a Nardò, in provincia di Lecce), a vincere con i voti del pubblico sui sei pianisti in gara - tutti più grandi di lui - la quarta edizione del Maggio del Pianoforte, il contest ideato e diretto da Michele Campanella per l'Associazione del Maggio della Musica di Luigia Baratti e Sergio Meomartini, quest'anno svoltosi a Villa Pignatelli dall’8 ottobre al 26 novembre 2017 e competizione grazie alla quale il nuovo talento prescelto sarà protagonista di un recital nella locandina principale del Maggio della prossima stagione.

In base ai punteggi, comunque tutti altissimi e sostanzialmente ravvicinati data l'alta qualità dei partecipanti in campo, nell'ordine al pubblico votante sono piaciuti: Pietro Bonfilio, ultimo ascoltato, gran bel pianista e di non comune intelligenza se non per i suoi "forte" e "fortissimi" troppo pestati e per quel brutto vuoto di memoria nella sezione più lenta "molto dolce espressivo" del Brahms della prima Rapsodia op. 79, Ludovica De Bernardo, napoletana molto apprezzata in Rachmaninov ma con minore sicurezza in Beethoven e poco canto in Liszt, la singolare giapponese Yasuyo Sagawa virtuosa del repertorio per la sola mano sinistra, il bravissimo Giulio Potenza, autentico, sensibile e appassionato tanto nel grande repertorio con un Carnaval di Schumann fitto di accenti e chiaroscuri quanto nelle ricercate pagine di Janáček e di Medtner. Infine, Beniamino Iozzelli, musicale assai ma il più acerbo nel controllo del suono e della forma (nelle foto, in apertura, il vincitore Leonardo Però; a seguire: Beniamino Iozzelli, Ludovica De Bernardo, Giuliio Potenza e Pietro Bonfilio).

Quanto al percorso artistico sin qui compiuto dal giovanissimo vincitore, Leonardo ha tenuto il suo primo recital pianistico all’età di appena nove anni per poi perfezionarsi con musicisti di chiara fama quali: Andrej Jasinsky, Vincenzo Balzani, Marcella Crudeli, Natalia Trull, Roberto Cappello, Boris Pretrushansky, Stefano Fiuzzi, Leonid Margarius, Riccardo Risaliti, Michele Marvulli. La sua primissima storia pianistica? Inizia all’età di quattro anni con Michela De Pasquale e a soli dieci è ammesso al Corso Pluriennale di Pianoforte all’Accademia Pianistica Internazionale “Incontri col Maestro” di Imola, nella classe di Jin Ju.

Vincitore di 32 Concorsi pianistici, nel marzo 2017 vince la Borsa di Studio organizzata dalla Yamaha Music Foundation of Europe. A soli nove anni è invitato in Romania a suonare il Rondò in La maggiore K. 386 per pianoforte e orchestra di Mozart con la Filarmonica “Mila Jora” di Bacau diretta da Valentin Doni. Si esibisce nel Concerto K. 414 di Mozart con la CembalOrchestra di Bologna, con l’Orchestra Sinfonica Giovanile della Calabria e con l’Orchestra da Camera di Imola diretta dal grande Maestro Vladimir Ashkenazy. Nel 2015 è stato ospite di Sky Classica Tv nella serie “Pianisti” e di Rai Uno nel programma “TV7 – Note di Talento”. Lo scorso agosto è stato quindi invitato a tenere un recital presso la Sala Gustav Mahler del Centro Culturale Grand Hotel di Dobbiaco alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nell’ambito dell’Alto Adige Festival ricevendo meritate lodi e apprezzamenti. Il rischio che, crescendo, possa perdersi? «No, no. Non mi perdo» ci ha promesso sorridendo, felice, alla fine del suo speciale successo partenopeo.

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