«È un grande piacere poter tornare a Napoli portando una musica che non conoscevo e non avevo mai suonato durante la mia carriera classica. Una musica scoperta viaggiando fra i luoghi magici del Brasile e che, oggi, amo moltissimo» esordisce Viktoria Mullova, fra le più apprezzate violiniste al mondo per il repertorio compreso fra Bach e il Novecento, prendendo la parola al microfono in apertura del particolarissimo, quarto concerto in calendario per l'Associazione Alessandro Scarlatti al Teatro Sannazaro. E il grado di contaminazione dell'evento, eloquente sin dal titolo "Stradivarius in Rio", prende forma e forza ad ogni battuta in ascolto. «Abbiamo inziato per gioco - prosegue la Mullova spiegando la genesi della loro iniziativa overcross in un italiano ben chiaro ma scandito con intonazione e tornitura ancora russe - inizialmente suonando queste celebri canzoni brasiliane a casa, fra amici. Quindi ne è nato un progetto discografico il cui successo ci ha suggerito di eseguirlo poi in tournée. Ed eccoci qua, sperando che questi brani vi piacciano tanto quanto noi li adoriamo». Da qui il via ad una serata particolarissima, condivisa con allegria e disinvoltura ma con esiti di qualità assoluta, conciliando tecniche d'alto rango e melodie banalissime eppur colorate e seducenti, cariche di cantabilità, ritmo e tradizione. Un viaggio fra le più note melodie carioca in versione nuovissima e originale, di volta in volta puntato a valorizzare, in primis, il violino della Mullova ma, al suo fianco o a solo, anche lo straordinario chitarrista João Luis Nogueira Pinto, il bel talento del marito violoncellista, Matthew Barley, e il sensibilissimo percussionista Paul Clarvis (nelle foto di Giancarlo De Luca).
In ascolto, Toada di Claudio Nucci, Segue teu destino di Sueli Costa, quattro brani del padre della bossa nova Antonio Carlos (Tom) Jobim (Chovendo na roseira, Falando de amor, Dindi e Por toda minha vida), Vilarejo di Marisa Monte, Luz do sol di Caetano Veloso, l'intensa Maninha di Chico Buarque a dialogo fra violino e violoncello più chitarra e, in vertiginosa sfida "paganiniana" dalla crescente velocità violinistitica fra chitarra, tamburello e il battito di mani di Barley, il choro celeberrimo Tico Tico no Fubà di Zequinha De Abreu, bissato anche al termine.
Al centro poi, un cammeo mozzafiato con la scrittura contemporanea, siderale e bellissima di Brazil, una punta di diamante per violino solo (quasi un mix fra ritmi brasiliani e una contemporanea in bilico fra Ligeti e Stockhausen), dunque tutta per la Mullova, scritta da Misha Mullov-Abbado, il figlio oggi venticinquenne, talentuoso compositore, improvvisatore e virtuoso di contrabbasso (nella foto a destra), da lei avuto con il più grande direttore italiano dei nostri giorni.
A seguire e a cornice ancora Chico Buarque ma stavolta con un brano suonato dal violoncello più chitarra, Beatriz. E a seguire, Linda Flor (Ai Yoyo), un fuoco d'artificio per batteria con contrappunto violinistico e chitarra di Henrique Vogeler, Balada de um louco di Arnaldo Baptista, Dancape di Monica Salmaso e Brasileirinho di Waldir Azevedo.
Tanti gli applausi per l'intero gruppo al termine e per un violinismo velocissimo, sempre impeccabilmente adamantino ma divertito e sensuale nel nuovo interplay in gioco fra i ritmi vivaci e le morbide iridescenze melodiche dell'America latina.
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