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  • Paola De Simone

Un doppio volto della danza del secolo Ventesimo, folgorante nella sintesi di stile, tecnica e cuore, in elegante equilibrio fra tradizione accademica, anni Settanta e una modernità più vicina sia agli occhi che alle orecchie delle ultime generazioni. Un volto che tutti, ma proprio tutti, dovrebbero conoscere entrando in Teatro - a maggior ragione se per la prima volta - e fermarsi a guardare anche solo per curiosità, per poco più di novanta minuti: il primo, poeticamente intenso, sottilmente ironico o dalla narrazione drammatica, scolpito a specchio, in osmosi o a contrasto lungo il filo di tre differenti "passi a due" dalla plasticità perfetta, come in un composito trittico d'arte; l'altro, d'impatto pari a un scossa elettrica, spettacolare tra il prisma dei fasci laser che dal palcoscenico volano sopra le teste degli spettatori per puntare dritti al Palco Reale, le roboanti note rock dei Pink Floyd, sparate a mille e ormai storici "cult", più l'inaudita energia an-atomica geometricamente sferrata entro il rito rinnovato e avveniristico di una lunare "Sagra" 2.0.

In una parola, magicamente "Petit", con l'originale e applauditissima "Soirée" (nelle foto di Luciano Romano) dedicata al grande ballerino e coreografo francese in queste sere (con ultime repliche domani alle ore 18 e mercoledì alle 20.30) al Lirico napoletano per la terza proposta del San Carlo Opera Festival. Protagonista, la Compagnia di Balletto della Fondazione diretta dall'étoile Giuseppe Picone, nell'occasione anche magnifico interprete accanto alla stella dello Stuttgarter Ballett Maria Eichwald, di origine kazaka. Il tutto rimontato con l'aiuto "doc" e dunque preziosissimo di Luigi Bonino, storico interprete e fedele collaboratore di Roland Petit, coadiuvato dal supporto tecnico del maître de ballet Lienz Chang. Costumi di Christine Laurent, Luisa Spinatelli, addirittura Yves Saint-Laurent e soprattutto luci - pronte a trasformare in contenitore psichedelico il Lirico più antico al mondo - di Jean-Michel Desiré.

Per la prima volta in palcoscenico al Teatro San Carlo oltre che spettacolo ideale per il format di un Festival, la Soirée Roland Petit ha offerto già solo nella prima parte tre diverse prospettive erotiche in bel confronto sul filo comune ma eterogeneo della coppia, dal fortunato catalogo coreografico dell'affabulatore in danza per antonomasia: in prima battuta, Gymnopédies, passo a due sulle raffinate note pianistiche di Erik Satie, in origine concepito per Ma Pavlova e infine elaborato per Tout Satie, "dance concert​" in un unico atto, del 1988. Elegante e con un pizzico di sarcasmo, un po' romantico e po' in stile "Colazione da Tiffany" il brano è stato danzato con precisione ed efficacia da Anna Chiara Amirante e Giuseppe Ciccarelli. Quindi, a seguire, uno dei punti più alti toccati dall'intero spettacolo con il doppio maschile da Proust (ou les intermittences du coeur) concentrato sull'incantevole pas de deux "Morel et Saint-Loup ou le combat des anges" e sulla relativa, sublime base sonora da un capolavoro avvolgente qual è l'Élégie op. 24 per violoncello e orchestra di Gabriel Fauré. In campo, Alessandro Staiano e Stanislao Capissi: belli, perfetti, magnetici e scultorei nel raccontare con muscoli e nervi tesi, vivo scatto ritmico e con rara sensibilità gestuale la seduzione dell’angelo Saint Loup da parte del diavolo Morel, e il loro essere amanti (nella prima delle due foto centrali). Poi, fuori campo, le parole più celebri della poetica di Petit: "Un artiste est comme un nuage, il prend les formes du temps". Praticamente, la chiave di lettura del già leggendario coreografo (scomparso il 10 luglio di appena sei anni fa) per la stessa "Soirée Roland Petit".

In coda al trittico binario della prima metà della serata, infine, una storia di innocenza, passione e decadenza con La rose malade, perla delicata e struggente creata nel 1973 per Maya Plisetskaya sull’Adagietto della “Quinta Sinfonia di Gustav Mahler, ispirata ai versi visionari del poeta William Blake. Protagonisti speciali, Maria Eichwald e un bellissimo Giuseppe Picone: due stelle unite in un unico, sacro fuoco coreutico dalle sfumature espressive delicate e molteplici, libere e autentiche nel dar vita vera a una storia che è dolore e sentimento, un bacio, una carezza, un rifiuto, un sospiro. Salda ma impercettibile la tecnica alle loro spalle e fin nelle fibre dei loro corpi, sublimata oltre le linee adamantine delle gambe e dei port de bras ispirati alla grande ballerina russa, i salti, le posture angolari e le prese spericolate, in una forma d'arte superiore e suprema, intensa e immediata (nella foto sopra).

Poi, lungo l'intera seconda metà, il rilucente primo piano sull'ottima prova dei 32 danzatori (16 uomini e 16 donne) della Compagnia di Balletto della Fondazione con i sette quadri del Pink Floyd Ballet (1972, prima rappresentazione al Palais des Sports di Marsiglia con la mitica band inglese dal vivo), recentemente applaudito in tournée a Granada (se ne riporta, sotto, l'estratto video online su Vimeo): un mix originale, speciale e vibrante fra danza accademica e resistenza atletica, energia e geometria, ironia, divismi, scatti di polso, salti da corda, posizioni a rana, valzer in versione robotica e citazioni di sintesi che passano dalle evoluzioni dell'arguto stile di Petit a quadri corali (One of these days) non distanti dai rituali del "Sacre" stravinskjano.

Da Money a Obscured by clouds, Careful with that Axe, Eugene, The Great Gig in the Sky, Echoes e fino al vertice ipnotico toccato con One of these days, non a caso replicato come bis finale a effetto mozzafiato con il battere a ritmo delle mani del pubblico in platea. Nel complesso, impressionante la potenza sonora del rock e degli effetti di luce fra le mura sette e ottocentesche del Teatro San Carlo.

Così come straordinarie la forma e la forza sprigionate, dal duo all'assieme (ottimi Carlo De Martino, Anna Chiara Amirante, Martina Affaticato, Claudia D'Antonio, ancora una volta Staiano e Capissi, Ertu Gjoni e Candida Sorrentino) attraverso il lavoro veramente meticoloso e impeccabile messo a segno, in onore di un Maestro tanto legato a Marsiglia come a Napoli, dal Corpo di Ballo della Fondazione sotto la nuova, entusiastica guida di Giuseppe Picone affiancato, nell'occasione, dal meraviglioso Luigi Bonino (sopra, nelle ultime due foto) caldamente ringraziato dall'intera Compagnia.

Al termine, per tutti, un meritatissimo trionfo di applausi.

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