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  • Paola De Simone

Un piccolo esercito di fiati per dar forma e suono, nell'arco di un concerto da circa novanta minuti, ad una vivacissima silloge strumentale dal Barbiere di Siviglia di Rossini inoltre fregiatasi, con prassi compositiva non lontana dallo stile del Pesarese, di una ben centrata autocitazione dalla Cenerentola (il delizioso Quintetto "Signor, una parola") composta dallo stesso autore l'anno dopo. A proporre il singolare "Barbiere" in versione "smart", l'ultimo appuntamento di metà stagione del Maggio della Musica promosso da Lugia Baratti e Sergio Meomartini con la direzione artistica del pianista Michele Campanella a Villa Pignatelli, in parallelo sede della mostra "Costumi da Star" con targa Sartoria Tirelli e Napoli Teatro Festival (nel video con estratti dal concerto rossiniano, anche il costume indossato da Monica Bellucci per l'incantevole strega nel film "I fratelli Grimm").

Un mix speciale di opera comica e Harmoniemusik riarrangiato e trascritto ad arte da Vincenzo Gambaro, quindi affidato ai giovani musicisti dell’Orchestra Sinfonica “Gioachino Rossini” di Pesaro in formazione di soli fiati (1 flauto, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 corni, 2 fagotti, 1 controfagotto, 1 tromba, 1 trombone) e con la vivacissima direzione di Giambattista Giocoli, clarinettista e musicista eclettico nonché attivo su nuove frontiere progettuali e performative (nelle foto). Al di là di qualche eccessiva ridondanza nella taratura degli equilibri timbrici nei due numeri iniziali, la Sinfonia e il primo Coro "Piano, pianissimo", il tracciato d'ascolto ha perfettamente restituito il particolarissimo mondo sonoro rossiniano fra dettagli canori e virtuosismi strumentali, metri scattanti e dinamiche vorticose di volta in volta affidando la linea del canto a solo, in raddoppio, alternanza o in dialogo, al flauto, oboe, clarinetto, al corno o al fagotto mentre, armonie e sostegno ritmico agli strumenti di ripieno, controfagotto compreso. Il risultato? Un carosello rossiniano sorprendente per la precisione dell'assieme, lo smalto del singolo, la sensibilità dell'espressione teatrale (ottimo ad esempio il primo fagotto) e la vitalità dello stile impresso dal podio che ha dunque toccato e fatto vibrare con efficacia un po' tutte le corde principali del capolavoro rappresentato per la prima volta al Teatro Argentina di Roma nell'anno 1816, ossia quando, da poco, il compositore era stato nominato al vertice dei Reali Teatri di Napoli.

Dalla Serenata del Conte alle celeberrime Cavatine di Figaro e di Rosina, dall'inossidabile aria di paragone sulla calunnia di don Basilio alla Stretta del Finale I. E così a seguire, pescando e scavando fra i pentagrammi dell'Atto II, fra l'aria di Berta "Il vecchiotto cerca moglie", l'onomatopeico scorcio sinfonico del temporale ai numeri di chiusura avvitati fra il Terzetto "Ah! Qual colpo inaspettato", il Concertato "Zitti, zitti, piano piano" e il Finaletto "Di sì felice innesto". Due bis e applausi caldissimi, per tutti, al termine.

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