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  • Paola De Simone

Dieci piccoli quanto preziosi e stilisticamente compiuti capolavori del Mozart ventenne scelti dal catalogo delle diciassette Kirchensonaten (Sonate da chiesa) a tre scritte negli anni salisburghesi, fra il 1772 e il 1780, nel solco di una prassi barocca che ne prevedeva l'esecuzione per un trio di due violini e basso (organo ed eventualmente un violoncello) all'interno dell'ufficio liturgico ma, diversamente dall'articolazione in quattro movimenti della tradizione corelliana, in un sol tempo piuttosto breve, di carattere per lo più allegro. E precisamente, stando a quanto indicato dallo stesso Mozart in una lettera inviata nel settembre 1776 al Reverendo Padre e Maestro Giovanni Battista Martini, massima figura di riferimento per la composizione nell'Italia dell'epoca, tra la lettura dell'Epistola e quella del Vangelo (la denominazione corrente era appunto "Sonata all'Epistola") secondo una pratica e una concisione in uso presso la corte salisburghese interrotta nel 1783 dal temuto Arcivescovo Hieronimus di Colloredo. Un microcosmo sonoro in cui già tanti sono i temi, i colori, i dialoghi concertanti e i tracciati armonici oltre il sacro del futuro Mozart, in special modo della musica d'assieme e finanche teatrale, con il valore aggiunto di una scrittura violinistica di raffinata arguzia inventiva e di un'emancipazione dell'organo dal ruolo di mero sostegno in varia quanto virtuosa formula e fino a toccare, dalla K. 244, il ruolo obbligato o, come nella Sonata K. 336, una dimensione addirittura solistica in parallelo all'estensione della timbrica ai fiati e ai timpani. Alle spalle, in realtà e con particolare evidenza nell'unico Andantino della K. 67, il modello di una calda religiosità musicale legata alla fortunata tradizione sacra napoletana del tempo, pronta a contaminare la solennità ieratica della retorica di rito con una cantabilità amabile di matrice profana e dunque più da camera - come ebbe a sottolineare in merito al genere, nel 1740, il padre di Mozart, Leopold - che da chiesa.

A proporle con vivissimo successo nella chiesa di S. Francesco a Potenza, in occasione del quarto capitolo dell'XI Festival di Musica Antica Thesaurus Musicae, il trio capitanato dal violinista napoletano Alberto Maria Ruta, attualmente docente di Musica da Camera presso il Conservatorio di Potenza e primo violino del Quartetto Savinio, con Anna Dibattista al secondo violino e, all’organo, con il docente titolare Cosimo Prontera, cui si deve l'ideazione e l'organizzazione della pregiata iniziativa promossa dal "Carlo Gesualdo da Venosa" diretto dal pianista Umberto Zamuner con la presidenza di Mauro Fiorentino.

In ascolto, dunque, dieci esempi (Sonate K. 67-69, 144, 212, 244-245, 274, 328 e 336) singolarmente cesellati ad arte dagli interpreti in campo (nel video e nella foto con registrazioni dal vivo) attraverso il gioco serrato di temi, risposte, riprese, controcanti e ampliamenti, colpi d'arco e registri, vivacità dei ritmi e intensità degli spunti melodici entro il bel fuoco d'intenti ed esiti messi a segno agli estremi del Trio fra lo stile mozartiano puro del violinista Alberto Maria Ruta, musicista forgiatosi attraverso una serissima carriera in quartetto nel Savinio, formazione che per radici e qualità ha pochi pari in Italia, e la piena versatilità tecnico-espressiva dell'organista Cosimo Prontera, abile nel garantire tempra e sostanza all'insieme come nel dettaglio.

A rendere ulteriormente interessante e raro un evento sonoro che ha reso merito e onore allo stessa Istituzione di Alta Formazione Musicale lucana, infine, l'impiego sperimentale da parte dei due violinisti, sui rispettivi strumenti, di un set-up HTS con cordiera in carbonio ideato dal professore Francesco Bertipaglia, titolare della cattedra di Musica da Camera del Conservatorio "Carlo Gesualdo da Venosa" e collega degli interpreti presente in prima fila.

Prossimo e ultimo appuntamento in locandina, martedì 6 giugno, con l'Orchestra di Fiati del Conservatorio (Gesualdo da Venosa Wind Orchestra) diretta da Giovanni Pompeo in "Tutto è festa. Music for the Royal Fireworks" per proporre nella chiesa di S. Maria del Sepolcro pagine di Rössler, naturalmente Händel più la particolarissima "Partitella" del barocchista e compositore contemporaneo Federico Maria Sardelli.

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