Freschezza degli spunti melodici e arguzia della dialettica concertante, genuinità dell'ispirazione d'inconfondibile marca partenopea e un'autenticità di sentimento che costantemente innerva tanto le morbide linee del canto quanto i vivaci dialoghi, le cadenze strumentali e, persino, il battito intenso del continuo. È il Paisiello monografico ma ben variegato sia nelle formule che negli organici proposto con vivo successo in Stagione e in data unica al Teatro San Carlo dai Fiati (nelle foto) del Lirico napoletano, bell'esempio italiano di Harmonie e dunque ensemble esportabilissimo (così come al recente Expo di Milano) con targa San Carlo ben attestando l'eccellenza di tante parti interne alla compagine sinfonica della Fondazione. Dunque, in programma, un primo piano sul compositore di terza generazione della grande Scuola musicale napoletana nel solco di quanto debitamente delineato lo scorso anno al Teatro di Corte in occasione delle celebrazioni paisielliane ma, stavolta, con altro progetto di riscoperta e analogamente nato scavando negli archivi sanpietroburghesi durante la tournée del Lirico nell'anno 2011. Inoltre, con altre voci e, dato da non trascurare, sotto l'accuratissima direzione di Francesco Belli, direttore e clarinettista di grande esperienza oltre che di rara sensibilità musicale, nativo dell'antico borgo di Maenza (in provincia di Latina) e ad oggi infaticabile guida sul podio di molteplici, importanti realtà internazionali, in special modo d'Oltreoceano, come l'Orchestra Nazionale di Cuba che, nel 2006, gli ha conferito il titolo di Ospite d'onore per riconosciuti meriti artistici.
Ad aprire l'itinerario d'ascolto, i Divertimenti per fiati dedicati a Caterina II, un intreccio di colori e dinamiche caratterizzate ad arte da un organico forte di una salda intesa fra ruoli, intonazioni e intenzioni, fra solleciti rimbalzi ritmici e preziosi effetti chiaroscurali: impeccabili i flautisti Bernard Labiausse e Gianpiero Pannone, brillanti e delicatamente espressivi a un tempo entrambi i due primi clarinetti Luca Sartori e Sisto Lino D’Onofrio, ottimi i cornisti Ricardo Serrano e Salvatore Acierno, dall'emissione piena e straordinariamente morbida, accanto al serrato gruppo del continuo formato dal fagottista e revisore delle partiture sanpietroburghesi Giuseppe Settembrino, dal contrabbassista Paolo Di Iorio e da Francesco De Mattia, unico esterno all'Orchestra del San Carlo, significativamente non al cembalo bensì al fortepiano per sonorità non immense ma, senz'altro, di originale quanto sapiente suggestione. A seguire, un brano virtuosissimo per contrabbasso e fiati che, sul filo comune dedicato a Giovanni Paisiello, elaborava variando in via strumentale una delle più celebri arie del compositore tarantino,“Nel cor più non sento” dalla commedia per musica La molinara, in prima esecuzione assoluta in tempi moderni nella versione dello stesso direttore Francesco Belli che ne ha curato la revisione critica sull'originale di Giovanni Bottesini. Anche in tal caso sorprendente il talento tecnico e interpretativo sfoderato nel ruolo di solista da un musicista di fila dell'Orchestra del Teatro San Carlo, Paolo Di Iorio, originario di Latina, letteralmente in volo fra i registri estremi del più grave degli archi teatralizzando variazioni e dialoghi come in un duetto canoro, ben rifinendo ciascun suono fin su all'acuto e sfidando con disinvoltura il complesso ordito funambolico, tanto da strappare al termine della sua prova grandi entusiasmi e consensi. Poi, quattro Duetti Notturni per due voci, fagotto e fortepiano, scritti a San Pietroburgo (1777) e per la prima volta mirabilmente restituiti dalle due voci prescelte, assai diverse quanto complementari: ossia dal soprano Maria Grazia Schiavo, interprete realmente ideale per tale repertorio, e il mezzosoprano Agata Bienkowska, di tinta tersa e luminosa la prima, di pasta più compatta la seconda ma, insieme, in efficace sinergia fra condivisioni e contrasti sul bellissimo colore di sostegno garantito tra fagotto e fortepiano al basso continuo. Infine, due brevi Serenate per fiati e basso continuo e ancora due incantevoli Notturni, con l'intero organico ma senza flauti, per una chiusa emblematica nel segno della perizia strumentale e della bellezza del belcanto settecentesco di marca napoletana. Caldi gli applausi per tutti al termine e un bis delizioso con il Canone all'unisono per due voci e basso continuo "Se mi dai di pace un pegno" su testo metastasiano e musica firmata, naturalmente, da Giovanni Paisiello.
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