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Paola De Simone

Napoletano classe 1969, residente ormai da vent'anni a Milano, antidivo e interprete dalla raffinatissima sensibilità musicale che, in lui, ha sempre preso forma in un pianismo di vero e veloce talento, per sua natura dotato di un tocco limpido e speciale, tecnicamente brillante, di luminosa eleganza. Ulteriormente affinato in virtù di quanto acquisito ma autonomamente metabolizzato durante gli anni di formazione con Aldo Ciccolini, napoletano d'eccellenza scappato dalla sua città, irriconoscente, per trasferirsi definitivamente a a Parigi. Un talento, quello di Roberto Cominati (nella foto), subito segnalato fin da quando nel 1989 lo ascoltammo e recensimmo per la prima volta nel Concerto in la minore per pianoforte e orchestra di Schumann, diciannovenne, con la gloriosa Orchestra Scarlatti per il Luglio Musicale a Capodimonte con targa Rai (il nostro articolo sul quotidiano Paese sera non a caso ebbe a titolare "Tocco raffinato del promettente Cominati") e l'anno dopo nella Suite bergamasque in una "Soirée Debussy" all'Auditorium di viale Marconi per Natale; o, ancora, quando nel settembre del '91 conquistò il primo premio al "Casella" con uno straordinario Saint-Saëns per poi vincere (terzo italiano in 45 anni) il prestigioso "Busoni" nel settembre 1993 e inaugurare immediatamente a seguire (21 ottobre) la stagione dell'Associazione Alessandro Scarlatti, sul palco del Teatro Delle Palme, con un programma romantico diviso fra i 24 Preludi di Chopin, il Carnaval di Schumann e tre Studi trascendentali di Ljapunov.

Ospite regolare delle più importanti istituzioni musicali quali il Teatro La Scala, la Fenice di Venezia, il San Carlo di Napoli, il Théâtre du Châtelet di Parigi, il Concertgebouw di Amsterdam, il Teatro della Monnaie di Bruxelles, nonché considerato uno degli interpreti d’eccellenza del catalogo pianistico di Maurice Ravel, Roberto Cominati è tornato in anni recenti di nuovo nella sua città, per lo più repertorio del Novecento francese a Sant'Elmo per la Scarlatti e sul palcoscenico del Lirico napoletano dove domani, mercoledì 19 aprile (ore 20.30) in data unica, tornerà ad esibirsi in Stagione concertistica e a distanza di quattro anni, con un programma parimenti dedicato a Ravel (l'ultima volta, diretto da Juraj Valčuha, ne aveva eseguito il Concerto in Sol) ma ora, per la prima volta, da solista in recital. Bellissimo l'itinerario in ascolto: Prelude, Sonatine, Le tombeau de Couperin, Miroirs, La Valse. E come da lui stesso rivelatoci, in omaggio fuori programma e in ideale aggancio con "Le tombeau", suonerà Le Tic-Toc-Choc ou les Maillotins di François Couperin, brano del secondo Seicento cembalistico - che gli suggerimmo qualche tempo fa e che pertanto, con nostra immensa gioia, oggi ci dedica - nato per due tastiere e dunque per nulla facile giocato com'è su un ribattuto da riprodurre in alternanza fra le due mani ma su tastiera unica.

Dunque, stavolta, al San Carlo non per una ventina di minuti con Orchestra ma per circa novanta di impegnativa tenuta in recital. Tra l'altro con taglio monografico. Quale la difficoltà maggiore?

«In recital si è più scoperti ma certamente più liberi. Ad ogni modo è innanzitutto necessario puntare costantemente a tenere alta la concentrazione del pubblico. Ed è la prima preoccupazione che mi pongo perché, in passato, io stesso mi sono tanto annoiato ascoltando alcuni concerti. La soluzione? Ci sono un paio di strategie da tenere a mente: scegliere brani non di grande lunghezza, magari fra di essi piuttosto diversi, e cercare di rendere quanto più chiaro possibile ciò che si suona caratterizzando i suoni, le pause, i fraseggi, lo stile, il linguaggio. A tal proposito non dimenticherò mai le parole che mi disse Giancarlo Menotti: "Mi piace quando suoni perché rendi chiaro tutto quello che fai". Dunque credo che, far capire ciò che si interpreta, è già un primo obiettivo e un ottimo passo».

Nella stessa Stagione, prima di te, sullo stesso palco si sono esibiti Daniel Barenboim, Martha Argerich, Alexei Volodin mentre, in questi giorni, a Villa Pignatelli per il "Maggio della Musica" di Michele Campanella, ha suonato l'ottantottenne Jörg Demus ...

«È per me un grande onore, tutti artisti straordinari che ho sempre ammirato ma mai emulato. Per lo più amo ascoltare le incisioni di Ravel della Argerich (fenomenale il suo Jeux d'eau) e, recentemente, ho avuto modo di apprezzare la grande tenacia di Demus. Due anni fa eravamo in giuria assieme per l'ultimo "Busoni" e, nel poco tempo libero a disposizione, si recò da solo in treno da Bolzano a Città di Castello per suonare la stessa sera e poi rientrare, il giorno dopo, riprendendo a ritmo serrato i lavori della commissione. Sorprendente ...».

Dicevi mai emulato. E la grande lezione anche tramite le incisioni dell'allievo diretto di Ravel, Vlado Perlemuter, o del Maestro Ciccolini in special modo per il repertorio di Francia?

«Certamente dentro di me porto il segno della Scuola napoletana - ho iniziato con il Maestro Sica - e ho fatto tesoro dei preziosi insegnamenti di Aldo Ciccolini, conosciuto grazie all'allora direttore artistico dell'Orchestra della Rai di Napoli, Massimo Fargnoli, che ha creduto sin dal primo momento in me. Un'eredità fondamentale di cui forse oggi, in forma non conscia, emergono le tracce attraverso un gesto, nella ricerca di un determinato suono o colore. Ma sono d'altra parte perfettamente consapevole che tutto ciò che suono reca una cifra soltanto mia, nata più che dagli insegnamenti, da una serie di sfide e personali conferme».

Come la vittoria nell'edizione del '93 al mitico Concorso "Busoni"?

«Esatto. Ricordo ancora che, venticinque anni fa, proprio il Maestro Ciccolini in riferimento al "Busoni" mi disse: "Ma dove vai?". Lì ho deciso da solo. Ho partecipato, vinto e, da una così grande conferma, so di aver maturato una mia precisa identità musicale».

Veniamo a Ravel, scelto anche per un altro tuo recital partenopeo, ma per l'Associazione Alessandro Scarlatti nell'anno 2011, a chiusura dell'integrale poi da te incisa per Amadeus. Nell'occasione avevi dichiarato: "Lo stile non mi spaventa, essendo questione di gusto e di gioco fra le dosi. La vera difficoltà è, piuttosto, sul fronte mnemonico e di una tecnica dove i passi più impervi non sono quelli che lo sembrano". Quindi a quanto scritto sulle colonne della “Salzburger Nachrichten” dopo un tuo recital al Festival di Salisburgo: "[...] inesauribili i suoi colpi sfumati quando esplora la preziosità di Debussy nella sua incantevole atmosfera di suono, affascinante la mistura di calore e di fine tecnica nel Tombeau de Couperin di Ravel, memorabile la sua passionale freddezza nell’ondeggiante e poco profonda trascrizione de La Valse…”

«Ravel? Mi sarebbe tanto piaciuto conoscerlo. Stando alla sua musica, deve essere stato una persona gentile e raffinata, molto umano e più chiaro rispetto a Debussy. Due autori diversi ma che ho, entrambi, amato tanto. Della scrittura di Ravel, in particolare, mi affascinano gli improvvisi cambiamenti di sonorità. E, anche in tal caso, seguo il mio gusto. L'unica cosa che mi ha guidato fin da bambino, e che consiglio magari ai più giovani, è registrare ogni esecuzione e ascoltarla con attenzione. Dentro di noi si forma in genere un'immagine distorta di quello che suoniamo e, ascoltarsi dall'esterno, aiuta non poco».

E quando non suoni?

«Piloto aerei di linea e, non prestando più servizio volontario nelle autoambulanze del 118, porto a spasso i cagnetti del canile municipale, apprezzati grazie a Whisky, un meraviglioso bastardino di 17 anni, in realtà della mia fidanzata, che vive qui con me»

Un'ultima domanda e, magari, un suggerimento per chi organizza. Un brano che non hai ancora suonato ma che ti piacerebbe proporre al pubblico.

«Sarei felicissimo di poter suonare il Secondo Concerto per pianoforte e orchestra di Prokof'ev».

Teatro di San Carlo

mercoledì 19 aprile ore 20.30 Turno S / P / Turno M - Opera

Pianoforte | Roberto Cominati

Maurice Ravel (1875-1937)

Prélude [1913]

Sonatine [1903-1905]

Modéré

Mouvement de Menuet

Animé

Le tombeau de Couperin [1914-1917]

Prélude

Fugue

Forlane

Rigaudon

Menuet

Toccata

Miroirs [1904-1905]

Noctuelles

Oiseaux tristes

Une barque sur l'océan

Alborada del gracioso

La vallée des cloches

La valse [versione per pianoforte: 1920]

Mouvement de valse viénoise

Il breve Prelude composto nel 1913 per un concorso di lettura a prima vista del Conservatorio di Parigi e dedicato ad una delle esecutrici, Jeanne Leleu, fu diretto per la prima volta da Gabriel Fauré. Come il Prelude, di breve durata è anche la Sonatine che data invece 1905 e fu composta per un concorso bandito da una rivista musicale. Dedicata ai carissimi amici Cipa e Ida Godebsky, che amavano invitare e accogliere gli intellettuali parigini di inizio Novecento, è strutturata nei classici tre movimenti, in ognuno dei quali ricorre il tema iniziale. La scaletta prevede poi Le tombeau de Couperin nella versione per pianoforte, la prima, scritta nel 1914, cui seguiranno la versione per orchestra del 1919 e il balletto del 1920. Ognuno dei sei pezzi di questa Suite è dedicato da Ravel alla memoria di un amico morto nella Grande Guerra ed esprime la malinconia del buon tempo andato rispetto agli errori e alla desolazione del presente. Couperin quindi, rappresentante più illustre della scuola clavicembalistica francese, diventa simbolo di un'epoca lontana irrimediabilmente perduta. A seguire Miroirs (1904 – 1905), cinque pezzi per pianoforte ognuno dei quali dedicato da Ravel a un membro del circolo artistico parigino “Les Apaches”. Anche Ravel apparteneva a questa cerchia di poeti, pittori e musicisti, dando prime esecuzioni di molte delle sue opere alle riunioni di questo gruppo illustre.

Il terzo e il quarto brano della raccolta, Une barque sur l’océan e Alborada del gracioso, saranno poi trascritti per orchestra dallo stesso Ravel. Ultimo brano in programma La Valse, del 1920, di cui è frequentemente eseguita la versione per due pianoforti. La versione per pianoforte solo divenne particolarmente popolare dopo l'esecuzione di Francois-Joèl Thiollier, trasmessa radiofonicamente da negli anni '80 da France Musique.

Roberto Cominati All’indomani del suo recital al Festival di Salisburgo, cosi’ scriveva la “Salzburger Nachrichten”: “…inesauribili i suoi colpi sfumati quando esplora la preziosita’ di Debussy nella sua incantevole atmosfera di suono, affascinante la mistura di calore e di fine tecnica nel Tombeau de Couperin di Ravel, memorabile la sua passionale freddezza nell’ondeggiante e poco profonda trascrizione de La Valse…” Vincitore del primo premio al Concorso Internazionale “Alfredo Casella” di Napoli nel 1991, si impone all’attenzione della critica e delle maggiori istituzioni concertistiche internazionali grazie al primo premio al Concorso Internazionale “Busoni” di Bolzano nel 1993. Ha ottenuto il “Prix Jacques Stehman” del pubblico della TV belga e dell’emittente francese TV5, nell’ambito del Concours ‘’Reine Elisabeth’’ di Bruxelles. E’ ospite delle piu’ importanti societa’ concertistiche italiane e di istituzioni quali il Teatro alla Scala, il Teatro Comunale di Bologna, il Teatro alla Fenice di Venezia, il Maggio Musicale Fiorentino, il Teatro San Carlo di Napoli, il Teatro Carlo Felice di Genova, l’Accademia di Santa Cecilia, l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI, l’Accademia Chigiana di Siena, il Festival pianistico di Brescia e Bergamo, il Festival dei Due Mondi di Spoleto. All’estero ricordiamo il Theatre du Chatelet a Parigi, il Concertgebouw di Amsterdam, la Konzerthaus di Berlino, il Festival di Salisburgo, il Gasteig di Monaco di Baviera, il Teatro della Monnaie di Bruxelles e poi ancora Inghilterra, Finlandia, Giappone, Australia e Sud America. Tra i celebri direttori con cui ha collaborato ricordiamo Sir Simon Rattle, Daniele Gatti, Andrey Boreyko, Leon Fleischer, Daniel Harding, Yuri Ahronovitch, David Robertson, Michael Pletnev, Aleksander Lazarev, Andrea Battistoni, Michele Mariotti, Juraj Valčuha, Sascha Goetzel. Ogni apparizione di Roberto Cominati è, in se stessa, un evento, un momento di bellezza: lo è per il suono, per l’estro dei fraseggi, per la profondità del sentire. Il suo pianismo, così iridescente e così rarefatto allo stesso tempo, ne ha fatto uno degli attuali interpreti di eccellenza del catalogo pianistico di Maurice Ravel.

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