Capolavoro tra i massimi nato per Napoli dalla prima stagione romantica del teatro musicale italiano su libretto ispirato all'omonimo romanzo storico di Walter Scott, a firma del partenopeo Salvatore Cammarano e, per la musica, del bergamasco Gaetano Donizetti, al San Carlo a battesimo con un successo immenso la sera del 26 settembre dell'anno 1835. Da quella prima, innumerevoli le riprese con primedonne speciali (dalla Fanny Tacchinardi Persiani alla divina Callas e, in anni più recenti, alla straordinaria Mariella Devia) per dar forma scenica e voce virtuosa al quel cardine della grande scena ed aria della pazzia giocata in gara e di concerto fra i sovracuti canori e le funamboliche imitazioni del flauto. Solo che, per il massimo effetto di quella spettrale scena capitale, il compositore da buon teatrante qual era non aveva inizialmente previsto il flauto, bensì uno strano strumento idiofono a frizione in voga nel secondo Settecento e ideale per potenziare lo straniante sconvolgimento mentale della protagonista: l'arpa ad acqua o glass harmonica, riformulata nel 1761 a Londra dall'inventore del parafulmine, Benjamin Franklin, (nell'immagine a sinistra, la glass harmonica costruita da Franklin nel 1776) sostituendo ai bicchieri del glasspiel coppe di vetro semisferiche montate su un asse
rotante e di volta in volta bagnate nell'acqua contenuta sul fondo. Strumento strano ma anche misterioso, a lungo ritenuto causa di nevrosi e di patologie cerebrali come il saturnismo, sia per l'effetto penetrante del suono vibrante sulla psiche umana, sia per la quantità di piombo contenuta all'epoca nel vetro sfregato con le dita spesso bagnate dopo averle portate alla bocca. Ebbene, con trovata esecutiva a nostro avviso geniale e infatti per la prima volta al San Carlo a partire da mercoledì 22 marzo secondo quanto annunciato alla conferenza stampa di presentazione, la "Lucia" donizettiana sarà eseguita con tale singolare strumento utilizzato da Mozart come dai Pink Floyd. E a suonarla, nell'occasione accanto ai professori dell'Orchestra del Teatro San Carlo, saranno due specialisti tedeschi, Sascha Reckert e Philipp Marguerr (nella foto in basso a destra).
L'allestimento, intanto, è quello già applaudito dal pubblico nel 2012, con la regia di Gianni Amelio (ripreso da Michele Sorrentino Mangini, giovane quanto ormai ben rodato regista, più volte collaboratore della Fondazione e diciamo pure "di casa" essendo figlio della responsabile del settore marketing), con le scene di Nicola Rubertelli, i costumi di Maurizio Millenotti (ripresi da Tiziano Musetti) e le luci di Pasquale Mari riprese da Fiammetta Baldiserri.
Nuovo invece il cast che affida i tre ruoli principali di Lucia, Edgardo e Lord Enrico Ashton, rispettivamente, al soprano partenopeo Maria Grazia Schiavo (quando l'ascoltammo lo scorso anno in Violetta, auspicammo appunto una sua Lucia), al tenore Saimir Pirgu e al baritono Claudio Sgura, tutte giovani voci ma già in vetta alle classifiche internazionali della lirica (Nell'ordine: Maria Grazia Schiavo nella foto di Francesco Squeglia, Claudio Sgura e Saimir Pirgu).
In alternanza, ci saranno Gilda Fiume (nella recita del 29 marzo), Alessandro Scotto di Luzio (il 28 e il 30 marzo) e Fabian Veloz (il 29 marzo). Completano il cast, Riccardo Zanellato e Dario Russo per Raimondo Bidenbend, Giuseppe Tommaso (Lord Arturo Bucklaw), Tonia Langella (Alisa), Francesco Pittari e Lorenzo Izzo (Normanno). E nuova nell'occasione anche la bacchetta sul podio di Orchestra e Coro, Stefano Ranzani (nella foto sotto), al San Carlo nel 2015 per Bohème e direttore d'orchestra che annovera tra i suoi ultimi impegni l'inaugurazione della corrente stagione al Colón di Buenos Aires con il Macbeth di Verdi, La bohème alla Bayerische Staatsoper di Monaco e alla Fenice di Venezia, La traviata alla Seattle Opera. All'incontro, oltre a svelare le ottime qualità poetico-musicali dell'Orchestra del San Carlo e le peculiarità di una partitura che ritiene «già verdiana nonché per soggetto attualissima, non passando giorno che una donna viene uccisa o maltrattata», Ranzani non è riuscito a fare a meno di rimproverare duramente i responsabili in Italia «per l'imperante malgoverno di un patrimonio culturale, e musicale nello specifico, che invece dovrebbe costituire, come in passato, un indotto economico privilegiato e un motore per il Paese, vantando storia e glorie senza pari nel mondo».
Quindi ha aggiunto: «Poi parliamo anche di glass harmonica, se volete, ma il primo obiettivo è valorizzare con la più ampia partecipazione del pubblico la nostra migliore forma di spettacolo nel tempio dove è più bello cantare e dirigere, rispetto a qualunque altro palcoscenico dell'estero. È qui - ha ricordato - che si respira la vera polvere di teatro. Ed è qui che si dovrebbe investire il denaro degli italiani destinato agli spettacoli, anziché in programmi o iniziative lobotomizzanti, probabilmente, ad arte».
Quanto alla regia di Gianni Amelio, autore cinematografico noto soprattutto per Il ladro di bambini (Premio della Giuria, al Festival di Cannes nel 1992), ad aprile atteso dal pubblico e dalla critica cinematografia per il film La Tenerezza (2017), tradizionale e assolutamente rispettosa del testo sarà la sua rilettura. «Lucia di Lammermoor – fa sapere il regista, non presente all'incontro – passa per essere un’opera statica. Io credo di aver esagerato, in senso buono, questa staticità. Perché non si tratta di un’immobilità di sentimenti, di vicende interiori. È solo la stessa staticità che potrebbe avere un film di Bergman paragonato ad uno di Tarantino. È dovuta al fatto che il librettista e il musicista scavano all’interno dei caratteri. Io ho cercato di mantenermi il più possibile fedele alle indicazioni del libretto, ma soprattutto a quella che è la forza e la continuità della partitura».
Alle spalle del libretto di Salvatore Cammarano, è noto, c'è la fonte letteraria del romanzo storico The Bride of Lammermoor, uno dei più celebri titoli del genere, scritto da Sir Walter Scott nel 1819 e ambientato nella Scozia del 1700 circa, mentre l'opera donizettiana sposta l'epoca dell'azione al secolo precedente. Composta secondo la rapida tempistica dell'autore, la partitura fu poi portata a termine in appena cinque settimane.
Oltre sessanta le edizioni di "Lucia" andate in scena al Teatro di San Carlo, con cantanti sempre prestigiosi: fra i soprani spiccano i nomi di Fanny Tacchinardi Persiani, Adelina Patti, Toti Dal Monte e, negli ultimi cinquant'anni, Maria Callas (in uno dei suoi “cavalli di battaglia”), Renata Scotto, Luciana Serra, Mariella Devia. Fra i tenori, invece, si segnalano Gilbert Duprez, Tito Schipa, Beniamino Gigli, Luciano Pavarotti e Alfredo Kraus.
Quest’anno, tra l'altro, si ricordano i quarant’anni dalla morte di Maria Callas (1923 - 1977), ed è giusto ricordarne la Lucia qui al Teatro di San Carlo nel 1956, accanto a Gianni Raimondi e Rolando Panerai, guidati dalla bacchetta di Francesco Molinari Pradelli.
La Lucia per la prima volta al San Carlo della napoletana Maria Grazia Schiavo? «Sarà come un viaggio, un sogno. E, se vogliamo, un tuffo nello studio di un ruolo che il direttore Stefano Ranzani mi ha rivoltato da cima a fondo e fatto riscoprire in modo del tutto nuovo».
LUCIA DI LAMMERMOOR
dramma tragico in tre atti
Musica di Gaetano Donizetti
libretto di Salvatore Cammarano dal romanzo di Walter Scott The Bride of Lammermoor Napoli, Teatro di San Carlo, 26 settembre 1835
Direttore | Stefano Ranzani
Regia | Gianni Amelio
Ripresa da Michele Sorrentino Mangini
Scene | Nicola Rubertelli
Costumi | Maurizio Millenotti
Luci | Pasquale Mari
Riprese da Fiammetta Baldiserri
Assistente ai costumi | Tiziano Musetti
Interpreti
Lucia, Maria Grazia Schiavo (22, 26, 28 e 30 marzo) / Gilda Fiume (29 marzo)
Lord Enrico Ashton, Claudio Sgura (22, 26, 28 e 30 marzo) / Fabian Veloz (29 marzo)
Sir Edgardo di Ravenswood, Saimir Pirgu (22, 26 e 29 marzo) / Alessandro Scotto di Luzio (28 e 30 marzo)
Lord Arturo Bucklaw, Giuseppe Tommaso
Raimondo Bidenbend, Riccardo Zanellato (22, 26, 28 e 29 marzo) / Dario Russo (30 marzo)
Alisa, Tonia Langella
Normanno, Francesco Pittari (22, 26, 28 e 29 marzo) / Lorenzo Izzo (30 marzo)
Produzione del Teatro di San Carlo
Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo
mercoledì 22 marzo 2017, ore 20.30 Turno A
domenica 26 marzo 2017, ore 17.00 Turno F
martedì 28 marzo 2017, ore 20.00 Turno C / D
mercoledì 29 marzo 2017, ore 20.00 Fuori Abbonamento
giovedì 30 marzo 2017, ore 18.00 Turno B
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