Magica e incantevole come una fiaba, intensa nella rara sensibilità della narrazione coreografica, disegnata ad arte negli equilibri al platino fra le tecniche del classico e del moderno, così come ben serrata e dinamica nell'intesa non facile tra il fluido linguaggio della danza e i tanti spigoli disseminati in pentagramma da Prokof'ev. Ma, anche, di plasticità arguta nella ben scolpita dialettica fra l'autenticità gestuale dei personaggi legati al bene, spesso filtrati in penombra, e lo scatto stucchevole di una nobiltà prepotente, presunta e, a maggior ragione, ostentata. Per questi e tanti altri versi segna un traguardo importante la nuovissima Cenerentola presentata in queste sere in prima assoluta e con grande successo al Teatro San Carlo, anche per numero ed età degli spettatori, in Stagione con la firma coreografica del nuovo Direttore del Corpo di Ballo, l'étoile Giuseppe Picone, con un'unica stella ospite nel ruolo del titolo in primo cast - Maria Eichwald, fra le punte di diamante dello Stuttgarter Ballett, al suo esordio a Napoli - e con l'intera Compagnia della Fondazione meritatamente in piena luce, più l'Orchestra sancarliana diretta con non comune intelligenza coreutica e grande garbo musicale da Nicola Giuliani. (Foto di Francesco Squeglia)
Intorno, le scene di Nicola Rubertelli e i costumi di Giusi Giustino, entrambi come sempre efficacissimi ma anche attenti a conservare e a restituire un prezioso marchio di fabbrica partenopeo evidente e apprezzato sia nel focolare in stile "Gatta" desimoniana, sia nel particolarissimo colpo d'occhio, ad apertura dell'Atto II, offerto da una scena del gran ballo così simile, per forme, tinte e tessuti, ad una meravigliosa porcellana di Capodimonte, tra l'altro sullo sfondo di un interno di corte neanche troppo dissimile dalle stanze del nostro Palazzo Reale. Dunque, tornata dopo diciotto anni di assenza e dopo l'edizione realizzata dal grande Rudolf Nureyev con il Principe di Andrei Fedotov, qui nell'occasione maître de ballet, la Cenerentola di Giuseppe Picone ha senz'altro convinto non solo per la delicata eleganza del prodotto finale, ma per la sostanza di un'idea andata a far leva su punti originali e importanti come la vivacemente sarcastica tornitura in simmetria geometrica delle sorellastre Arabella (Candida Sorrentino) e Araminta (Sara Sancamillo), o come la riformulazione di una Fata/Madre (la bella e brava Anna Chiara Amirante, nelle repliche a seguire nei panni di Cenerentola) che ha realmente toccato il cuore nell'apparizione e nel tenero abbraccio con il marito (come sempre efficace nel suo ruolo l'ottimo Edmondo Tucci), quindi nell'incontro con la figlia Cenerentola, attraversando l'ampio quadro delle stagioni "à la manière de Gauguin" e fino ad accompagnarne la realizzazione del sogno coronato da un magistrale e dolcissimo pas de deux di chiusura.
Al centro, ovviamente, la coppia dei protagonisti: la Cenerentola semplice e leggera di Maria Eichwald, dalle punte e dalle linee purissime, accanto al Principe dai salti nobili e assai mirabili di Alessandro Staiano. Particolarmente brava anche Alessandra Veronetti nella parte della matrigna ma, un plauso speciale, spetta alle sorellastre di Candida Sorrentino e Sara Sancamillo, belle e odiosissime al contempo, perfette nelle mille, tirate espressioni e nelle gestualità dispettose o finanche eccentriche, come la rapida ruota sfoderata dalla Sancamillo per far colpo dinanzi alla corte del Principe, o la gamba da entrambe tesa di scatto per la prova della scarpina, qui non di cristallo, bensì da ballo.
Fra i momenti più alti: il primo incontro desiderato e cercato fra Cenerentola e il Principe sincronizzati a distanza entro una sorta di mannequin challenge per le dodici coppie al ballo, l'intensità delle prime due, citate apparizioni della Fata/Madre, i rintocchi della mezzanotte rimbalzati sulla meccanicità delle pose e dei gesti, i surreali Galop del Principe, dei Cavalieri e del Paggio, il grottesco e serrato pas de trois di Cenerentola fra le sorellastre, l'incanto di pas de deux sempre limpidi e virtuosi, prossimi più che all'incontro all'idillio. Per il resto, notevole la resa di tutti gli elementi della Compagnia, sia nel rigore delle file, sia nella caratterizzazione dei singoli numeri come la danza spagnola di Giovanna Sorrentino (per l'araba, invece, si è scelta la meno flessuosa di tutte), sia negli assieme che nel colorato divertissement delle Stagioni. Al termine, meritati consensi per i protagonisti e per gli artefici di una Danza che, stando agli annunciati, prossimi impegni con l'estero e agli esiti messi a segno in queste sere qui a Napoli, Cenerentola fra le arti ormai più non è.
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