top of page
Paola De Simone

«Romanticismo è San Valentino, coppie che si amano. Ma, anche, un movimento culturale e di pensiero importantissimo, ricco di musicisti e artisti straordinari. Mendelssohn, fra i principali, con Schumann, Schubert, Chopin, Rossini, Paganini. Si conoscevano, si seguivano, si scrivevano. In qualche caso, erano amici: per esempio Rossini, qui direttore per sei anni, era molto amico di Paganini, Schumann di Mendelssohn. Proprio di Mendelssohn... Aah! Guten Abend, buona sera Roberto Prosseda-Felix Mendelssohn»: è così che viene annunciato e presentato agli spettatori il pianista che dà corpo e suono al compositore "cardine" del programma. A farlo, arrivato per primo dalle quinte al proscenio, è Enrico Pieranunzi (nella prima foto d'apertura) che, versatile pianista fra il classico e il jazz da sempre incline a prendere il microfono per spiegare le pagine in ascolto, attacca in tale singolare formula la proposta dal titolo "Mendelssohn tra Napoli e Lipsia: sogni, amici e amori" in stagione al San Carlo nel giorno degli innamorati e in bilico fra concerto e improvvisazione di parola, un'avventura insolita fra classica e rielaborazioni in chiave jazz condivisa con il pianista Roberto Prosseda, con il soprano Maria Grazia Schiavo e con il fratello Gabriele Pieranunzi (nelle foto a seguire), primo violino di spalla del Lirico napoletano. Un gioco fra le righe di un programma "florilegio" con tanti pezzi brevi per destinazione varia ma parimenti legati all'emisfero Mendelssohn: dalla deliziosa Sonatensatz in sol minore per due pianoforti, affidata al particolare tandem Pieranunzi-Prosseda, a una rosa liederistica di tre Gesänge dall'op. 34 e op. 19 sempre del compositore di Amburgo interpretati dalla Schiavo negli abiti della sorella Fanny Hensel Mendelssohn, autrice a sua volta dell'Allegro molto a quattro mani tratto dai 3 Klavierstücke; da brani di Paisiello nella rilettura violinistica firmata Paganini, per Gabriele Pieranunzi, alla Romanza senza parole op. 62 n.1 nella trascrizione di Fritz Kreisler, per poi proseguire con il terzo movimento dalla Sonata in fa maggiore opera postuma, con il brillante Rondò Capriccioso op. 14, la Danza dell’orso con improvvisazioni, nove minuti dal Grosses Konzertstück über Mendelssohns Lieder ohne Worte di Liszt più il Rossini della Promessa e della Danza in arrangiamento firmato dal pianista jazz Pieranunzi. Il tutto, contaminando generi, realtà e finzione, fra note, battute e gags, aneddoti, cenni biografici e pezzi di storia vera, più qualche invenzione. «Vi suoneremo naturalmente un concerto normale, ma anche no» previene infatti Enrico Pieranunzi nel presentarsi come «lo Schumann del villaggio». Quindi passa la parola al Prosseda-Mendelssohn, il quale aggiunge: «Vorrei avere la gioia di suonare qualcosa di mio in questo magnifico teatro». E poi, fuori programma, dà il via alla musica suonando parte del primo tassello dalle Romanze senza parole op. 19. «Che meraviglia: l'hai scritta tu?» chiede Pieranunzi-Schumann. E, in contrappunto, Prosseda-Mendelssohn risponde: «Si certo, non la conosci? Ho inventato io questa forma così vicina all'intimismo, al Romanticismo nella sua accezione più domestica, così appropriata a raccontare nel giorno di San Valentino i sentimenti». Poi, fra tante chiacchiere e divertenti curiosità, i preziosi cammei sonori che uniscono, alternano e contrappongono fra gli applausi del pubblico i musicisti-interpreti realmente amici oltre la finzione in una soirée che, per una volta, attraversa in versione facilitata la quarta parete fino ad avvicinare alla grande musica, in presa rapida e diretta, anche i più sordi. O chi, di classica, proprio non ne capiva nulla.

Si vieta la riproduzione dell'articolo e di ogni altra sua parte

SCARICA PDF

In primo piano
RSS Feed
  • Facebook Long Shadow
  • Google+ Social Icon
Recenti
bottom of page