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Paola De Simone

L'ipocrisia dei sentimenti entro una gabbia familiare ostinatamente e illusoriamente perfetta versus l'autenticità degli affetti in un contesto amoroso sincero, libero da vincoli di forma e da relazioni di pura facciata. È questo il cardine tematico e drammaturgico puntato nel vivo tra le false maglie della società borghese del tardo Ottocento, presumibilmente pensando alla famiglia dei Romanov nella Russia zarista ma in effetti cardine a tutt'oggi attualissimo, su cui poggia la storia di Charodeika, l'opera del Čajkovskij maturo - nata dopo la Quarta Sinfonia negli anni 1885-87, quindi con la Dama di picche e Iolanta ultimo tributo dell'autore al teatro musicale - che il San Carlo porta in scena per la lirica in Stagione a partire dal prossimo venerdì 17 febbraio e per cinque sere, con lungimiranza e respiro europeo tagliando lodevolmente il nastro di una prima rappresentazione in Italia. Tra l'altro, traducendone il titolo in L'incantatrice e dunque raddrizzandone in positivo il tiro lessicale del piuttosto deviante La maliarda, come tramandato da tradizione nei principali repertori storico-musicali, assieme all'idea di una Carmen in versione russa.

A firmare la produzione (nelle foto in basso) nata quindici anni fa da una collaborazione feconda fra il Marinsky di San Pietroburgo e il São Carlos di Lisbona, all'epoca guidato dalla direzione artistica dell'oggi vertice artistico sancarliano Paolo Pinamonti, è David Pountney (nella foto d'apertura), direttore della Welsh National Opera e regista di primo piano nella riscoperta di opere desuete del repertorio otto-novecentesco o contemporanee (tre i lavori da lui messi a segno con il geniale Philip Glass), al suo esordio sulle assi del Lirico napoletano. Le coreografie vantano a loro volta la firma di Renato Zanella, già direttore del Wiener Staatsoper Ballett e, attualmente, del Corpo di Ballo dell'Opera Nazionale di Bucarest.

Premessa l'importanza di Charodeika nel catalogo dell'autore dell'Onegin, così come nei repertori internazionali dove da anni l'opera che ha per protagonista una donna bellissima di nome Nastas'ja (dai personaggi della vicenda appellata Kuma) non è una rarità ma titolo di locandina, il regista David Pountney ha questa mattina in sovrintendenza, accanto alla sovrintendente Rosanna Purchia, spiegato ai giornalisti: «Il soggetto, di origini medievali ma qui portato al tempo del compositore Čajkovskij, sviluppa la storia di una famiglia, quella del principe Nikita Kurljatev e della moglie Evpraksija Romanovna, rispettabile. Tuttavia, una famiglia avvertita e vissuta quale zona di costrizione, in cui nessun rapporto funziona, tanto da portare al delitto non solo della donna rivale ma persino del proprio figlio, il principe Jurij, anch'egli al pari del padre innamoratosi della fanciulla. Dall'altra, in contrapposizione, c'è una Maison de Plaisir, la casa appunto dell'incantatrice detta Kuma (osteggiata all'estremo dal diacono moralista Momyrov che svela alla principessa il presunto tradimento del marito, dunque inducendo la donna ad avvelenare l'incantatrice) ma dove la libertà e l'onestà dei sentimenti rendono ben più nobili e vere le relazioni. Così come dimostra con grande efficacia il bellissimo duetto da venti minuti, un duetto non di seduzione ma di confessione amorosa fra Kuma e il principe Jurij recatosi dall'incantatrice per ucciderla, e invece innamoratosene sinceramente. Un incontro di emozioni e di anime che colpì profondamente ed entusiasmò Čajkovskij, incline a parteggiare per Kuma, proprio come lui, "outsider" sentimentale. Alle apparenze, pertanto, una casa nobile contro un bordello; in realtà, ed è la musica a dircelo non cambiando per i due diversi luoghi, due contesti che parlano lo stesso linguaggio (infatti visivamente saranno assai simili) e che, anzi, mostrano chiaramente le disfunzioni dell'uno contro la felicità dell'altro. Intorno, poi, ci sono momenti fra testo e partitura emblematici come, oltre al duetto, la scena della cena giocata in differente lettura all'inizio e al termine dell'opera, o la tempesta finale, pari ad uno straordinario tornado sonoro». «Una storia da asfittico interno borghese alla Ibsen o alla Strindberg - ha aggiunto, unitamente agli altri dettagli della produzione, il direttore artistico Pinamonti durante l'incontro - che svela un grandissimo Čajkovskij. È stata la produzione più bella della mia direzione artistica a Lisbona e, dunque, è un piacere poterla proporre con la sovrintendente Rosanna Purchia qui a Napoli in prima italiana. Ci auguriamo che anche per il pubblico del San Carlo Charodeika, non dissimile dalle più amate partiture dello stesso autore, dalla Patetica allo Schiaccianoci o all'Evgenij Onegin, possa rappresentare una felice scoperta».

Note di regia

L'opera di Čajkovskij Charodeika (L'Incantatrice) si basa sull'omonima pièce di Ippolit Shpazhinsky. Terzultimo titolo di Čajkovskij fu composta nel 1887, si tratta quindi di un lavoro maturo che precede di poco La dama di picche e Iolanta. Non è un caso che il dramma sia stato un grande successo, che metteva in evidenza l'ipocrisia della società del tardo XIX secolo, in cui gli uomini applicavano rigide regole di comportamento ai propri nuclei familiari mentre contemporaneamente intrattenevano relazioni illecite con donne che, legalmente o meno, fornivano a tutti gli effetti un "servizio professionale".

L'ipocrisia non era solo un problema morale: se gli uomini erano ancora intenti ad avere rapporti sessuali con le loro mogli, queste ultime erano spesso ripagate contraendo la sifilide. L'opera di Čajkovskij è perciò originale nel suo essere prima di tutto un dramma familiare ma composto su larga scala. Non ci sono scene intime come in Onegin, ma incontri emotivi e melodrammatici tra marito (Il Principe), la moglie (La Principessa), suo figlio (Yuri) e il ministro (Mamirov) con una zia lunatica (Nenila) e uno squallido prete corrotto, simile a Rasputin (Paisy).

Mamirov è un maniaco religioso profondamente represso, chiaramente sotto il giogo di una sessualità frustrata che non osa esercitare, figura archetipica dell'autoimposta e perversa ipocrisia del sacerdozio celibatario. Egli induce il principe a compiere un raid quasi poliziesco contro la sessualmente disinibita Kuma, forse ipotizzando che il principe sarà fatalmente sedotto dal fascino di quest'ultima. Tuttavia viene brutalmente respinto e questo lo motiva a cospirare per la distruzione finale della famiglia.

In netto contrasto con questa unità familiare profondamente disfunzionale, la personalità di Kuma, la cosiddetta ‘incantatrice’, è caratterizzata da onestà, discrezione, grande dignità e compostezza. Kuma ha un atteggiamento di apertura nei confronti della sessualità, ma questo non è mai ostentato in maniera volgare, è semplicemente riconosciuto come un aspetto naturale della vita umana, atteggiamento straordinariamente moderno.

Gli uomini che visitano frequentemente la sua locanda, si comportano stupidamente, rumorosamente e in maniera irresponsabile, e agiscono da veri vigliacchi quando irrompono Il Principe e il suo Ministro. Ma Kuma mantiene la calma e con autorità e charme porta il principe al suo fianco e lo convince a umiliare e depotenziare l'abietto Mamirov. Quando torneremo al boudoir di Kuma nell'Atto terzo, il contrasto sarà ancora più evidente dopo la scena di brutale violenza domestica all'interno della famiglia del Principe, cui abbiamo assistito nel secondo Atto.

Kuma dice al Principe che si sta facendo del male da solo tradendo la sua famiglia, e lo manda via, volontariamente arrendendosi ad un cliente più vantaggioso, confessando francamente di essere innamorata di qualcun altro, situazione intollerabile per un principe autocratico, abituato, come molti uomini di oggi, a comperare le donne con prepotenza e regali costosi. Yuri, figlio del Principe, giunge ad uccidere Kuma per vendetta contro l'umiliazione subita da sua madre, ma Kuma riesce ad averla vinta seducendolo molto di più grazie alla sua sincerità e onestà, che puntando all'aspetto sessuale.

Questo lungo duetto di 20 minuti circa fu in realtà per Čajkovskij il motivo principale che lo indusse a comporre l'opera, elemento centrale, perché mostra la capacità di Kuma di conquistare i cuori più con la sua personalità che con la sua sessualità. Questo rivela quanto Čajkovskij, egli stesso ‘sexual outsider’ simpatizzasse con Kuma.

Il linguaggio visivo convenzionale, per questa storia, vorrebbe da un lato l'interno di una rispettabile famiglia e dall' altro, la volgare opulenza di un bordello. Ma in questa storia, la morale di una Maison de Plaisir (non un bordello, semplicemente un luogo do ve trarre conforto) è almeno equivalente, se non superiore, all'impostazione della "famiglia", così abbiamo deciso di mostrare che entrambi i risvolti della storia svolgersi nello stesso luogo.

La Maison de Plaisir è in realtà uno specchio positivo della corrotta, disfunzionale famiglia, quindi ha senso mostrare che occupano lo stesso territorio. È solo l'onestà morale e l'onestà sessuale del territorio di Kuma che lo contrassegna dal territorio della violenta e disonesta "famiglia".

All'inizio dell'opera, vediamo questa tranquilla e apparentemente rispettabile famiglia seduta a cena. Alla fine della serata, è chiaro che questa cena è un incubo, in cui il padre ha tradito sua moglie e massacrato il proprio figlio. Il pubblico russo alla première ha avuto ampi esempi della verità di questa analisi dalle proprie esperienze di vita. Il pubblico qui a Napoli riconoscerà che la vita familiare non è diventata più pacifica o nobile con il passare degli anni.

David Pountney (classe 1947), al suo debutto al Teatro di San Carlo di Napoli, è tra i più noti registi a livello internazionale sia per il grande repertorio, sia per le riscoperte e le produzioni di opere poco note nel repertorio classico e per le regie di opere in prima mondiale (tre solo di Sir Peter Maxwell Davies). Oltre ad essere regista svolge un’intensa attività di librettista e traduttore di libretti. Ha firmato la regia in occasione di oltre dieci prime assolute, di cui tre composte da Peter Maxwell Davies per le quali ha scritto anche il libretto (The Doctor of Myddfai [1995] Mr Emmet Takes a Walk [2000] e Kommilitonen! [2011]); ha inoltre tradotto numerosi libretti dal russo, ceco, tedesco e italiano per l’English National di Londra (ENO), ove le opere si rappresentano sempre tradotte in inglese. Un primo esempio nella carriera di Pountney fu produzione di Katya Kabanova al Festival di Wexford nel 1972. Tra il 1975 e il 1980 è stabile alla Scottish Opera, dove sviluppa un ciclo alle opere di Leoš Janàček (Jenůfa, Da una casa di morti, Il caso Makropoulos, Katya Kabanova e La piccola volpe astuta) in collaborazione con la Welsh National Opera. All’ENO nel 1977 produce la prima mondiale di David Blake, Toussaint, successivamente, sempre all’ENO, realizza più di venti titoli, basti ricordare Rusalka, Osud, Le nozze di mezza estate, Il Dottor Faust, Lady Macbeth del distretto di Msensk, Hansel e Gretel, Le avventure di Mr Broucek e The Fairy Queen. Come regista ha lavorato regolarmente a Zurigo dal 1992, alla Staatsoper di Vienna, alla Bayerische Staatsoper di Monaco, nonché in teatri d'opera in America e Giappone; nel Regno Unito ha intrattenuto una lunga collaborazione anche con l’Opera North di Cardiff. Ha ricevuto premi e riconoscimenti per il ciclo Janàček in Galles e in Scozia e per le produzioni di Julietta e Greek Passion all’Opera North e al Festival di Bregenz. Le sue regie hanno vinto due volte il Laurence Olivier Award. Ha inoltre firmato la regia de Il Principe Igor di Aleksandr P. Borodin e La donna senz’ombra di Richard Strauss a Zurigo, König Roger di Karol Szymanowski e Die Passagierin di Mieczyslaw Weinberg per il Festival di Bregenz dove è stato nominato Intendent nel dicembre 2003. È Direttore e Direttore Artistico della Welsh National Opera dal settembre 2011. In questi anni ha realizzato Lulu di Berg alla Welsh National Opera, una nuova opera di Philip Glass, Die Spüren der Verirrten, per l’apertura di un nuovo teatro a Linz, e Il flauto magico di Mozart al Seebühne a Bregenz. Ha inoltre scritto il libretto per l’opera di Elena Langer, Figaro gets a divorce, rappresentata nel 2016 alla Welsh National Opera. In Inghilterra ha ricevuto il titolo di CBE (Commander of the Most Excellent Order of the British Empire) e in Francia è stato nominato Chevalier des Arts et des Lettres, Ehrenkreuz des Bundes Osterreich nel 2014.

Charodeika (L’Incantatrice)

di Pëtr Il'ič Čajkovskij

opera in quattro atti

libretto di Ippolit Vasil’yevich Shpazhinsky dalla sua tragedia omonima San Pietroburgo, Teatro Marinsky, 1 novembre 1887

Prima rappresentazione in Italia

Direttore | Zaurbek Gugkaev

Regia | David Pountney

Scene | Robert Innes Hopkins

Costumi | Tatiana Noginova

Coreografia | Renato Zanella

Luci | Giuseppe Di Iorio

Interpreti

Principe Nikita Kurljatev, vicario del Gran Principe a Nižnij-Novgorod, Jaroslav Petrjanik (17, 24, 25 febbraio) / Ivan Novoselov (18, 19 febbraio) Principessa Evpraksija Romanovna, sua moglie, Ljubov’ Sokolova (17, 18, 19, 24, 25 febbraio) Il Principe Jurij, loro figlio, Nikolaj Emcov Mamyrov, un anziano diacono / Kud’ma, uno stregone, Aleksej Tanovickij Nenila, sua sorella e dama di compagnia della principessa, Ljudmila Gradova Ivan Žuran, valletto del Principe, Grigor Werner Nastas’ja, detta "Kuma", padrona di una locanda presso il fiume Oka, una giovane, Marija Bajankina (17, 24, 25 febbraio) / Ekaterina Latyševa (18, 19 febbraio) Foka, suo zio, Denis Beganskij Polja, amica di Kuma, Anna Barhatova Balakin, un ospite da Nižnij-Novgorod, Artëm Melihov Potap, un mercante ospite, Lev El’gardt Lukaš, un mercante ospite, Vitalij Dudkin Kičiga, un pugile, Jurij Evčuk Paísij, un vagabondo vestito da monaco, Savva Hastaev

Produzione del Teatro Marinsky di San Pietroburgo e del São Carlos di Lisbona

Orchestra, Coro e Corpo di Ballo del Teatro di San Carlo

venerdì 17 febbraio 2017 ore 20.00 Turno A

sabato 18 febbraio 2017 ore 20.00 Turno C / D

domenica 19 febbraio 2017 ore 17.00 Turno F

venerdì 24 febbraio 2017 ore 18.00 Turno B

sabato 25 febbraio 2017 ore 18.00 Turno M Opera

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