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  • Immagine del redattore: Paola De Simone
    Paola De Simone
  • 25 gen 2017
  • Tempo di lettura: 6 min

Giovedì 2 febbraio, in data unica alle ore 20.30, il Teatro San Carlo propone fuori abbonamento uno dei concerti più attesi della programmazione di quest'anno. Protagonisti di un evento musicale d'eccezione saranno infatti due massimi interpreti rispettivamente del panorama pianistico e della direzione d'orchestra internazionali, per entrambi un attesissimo ritorno al Lirico napoletano: la prima è una leggenda vivente del pianoforte, l'argentina naturalizzata svizzera, oggi settantacinquenne, Martha Argerich (nella foto d'apertura); il secondo, sul podio, è il russo classe 1938 Yuri Temirkanov (nella foto a seguire), formidabile "direttore senza bacchetta" alla guida però non dell'organico sinfonico di casa, bensì dell'Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo, compagine che dirige stabilmente da quasi trent'anni e con la quale darà forma a un ideale quadro sonoro della sua terra in epoca moderna. In programma, infatti, tre momenti nodali della letteratura musicale sovietica del Novecento storico con le pagine di tre grandi autori pressoché contemporanei eppure dagli esiti musicali assai distanti: Aram Il'ič Khačaturjan (1903–1978), di cui verranno eseguiti tre brani in prima assoluta al San Carlo: "Adagio di Spartaco e Frigia" dalla Suite n. 2 del balletto Spartacus, “Danza delle Gaditanee" e "Vittoria di Spartacus" dalla Suite n. 1 dello stesso balletto. Quindi, con la Argerich solista, il Concerto n. 3 in do maggiore per pianoforte e orchestra, op. 26 di Sergej Prokof’ev (1891–1953) e, infine, la Sinfonia n. 5 in re minore, op. 47 di Dmitrij Šostakovič (1906-1975).

Pianista fenomenale ed interprete di rara efficacia espressiva grazie ad un innato carisma e al connubio perfetto tra tecnica prodigiosa e temperamento passionale, Martha Argerich nasce a Buenos Aires nel 1941 e studia pianoforte dall’età di cinque anni formandosi alla scuola di ascendenza napoletana (ramo Beniamino Cesi, quindi Giuseppe Martucci) rappresentata, in Argentina, dal calabrese Vincenzo Scaramuzza. Originario infatti di Crotone, dove era nato nel 1885, Scaramuzza aveva insegnato giovanissimo pianoforte al Conservatorio di Napoli. Poi, nel 1907, si sarebbe trasferito in Argentina dove ebbe a fondare la sua Scuola elaborando uno straordinario ed innovativo metodo di tecnica pianistica basato su precisi studi di anatomia: una tecnica mirata al massimo rilassamento della muscolatura e dei tendini anche durante l’esecuzione dei brani più virtuosi con il risultato di suoni sempre vellutati e rotondi, persino nei fortissimi, e totale assenza di irrigidimento muscolare. In più, oltre alla tecnica, una severa formazione analitica. Oltre alla Argerich, alla sua scuola si sono formati grandi pianisti come Bruno Gelber, Enrique Barenboim (padre di Daniel), Carmen Scalcione, Fausto Zadra, Horacio Salgan. La Argerich, nello specifico, ne è stata allieva dai 6 ai 14 anni e, da lui, ha assimilato oltre alla grande lezione tecnica, uno stile di rara autenticità e rispetto sia nei riguardi della scrittura in partitura che ai fini della stessa offerta musicale.

Enfant prodige, inizia molto presto ad esibirsi in pubblico. Arriva quindi in Europa nel 1955: studia a Londra, a Vienna e in Svizzera. Due anni dopo si aggiudica il Primo Premio nei prestigiosi Concorsi di Bolzano e Ginevra, nel 1965 vince il mitico "Chopin" di Varsavia. Da quel momento, la sua carriera è una successione di straordinari trionfi e di riconoscimenti. Con un'immensa discografia alle spalle e un'attività forte di un repertorio vastissimo che include Bach, Bartók, Beethoven, Schumann, Chopin, Liszt, Debussy, Ravel, Franck, Prokof’ev, Stravinskij, Šostakovič, Čajkovskij, Messiaen, è regolarmente invitata nei Festival più importanti e dalle migliori orchestre d’Europa, America e Giappone. Nel 2013, dalla sua intensissima vita, è persino nato un film, "Bloody Daughter", diretto dalla figlia Stephanie.

Particolarmente atteso è dunque il ritorno di Martha Argerich, già protagonista al San Carlo con tre concerti rimasti scolpiti nell'albo d'oro del Teatro: il 31 marzo 1987, diretta da Giuseppe Sinopoli e al fianco dell’Orchestra Filarmonica di Londra, eseguì il Concerto n. 1 in mi bemolle maggiore per pianoforte e orchestra di Franz Liszt, l’8 marzo del 2008 si è esibita con Nelson Goerner e Eduardo Hubert per l'omaggio pianistico al maestro Scaramuzza nel quarantennale della morte mentre, il 19 novembre 2009, diretta dall'ex, secondo marito Charles Dutoit e con l’Orchestra Filarmonica di Londra, ha magnificamente interpretato il Concerto in Sol maggiore di Ravel.

E non meno atteso è il ritorno di Yuri Temirkanov, il cui debutto risale all’inizio del 1967 con l’Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo (ex Filarmonica di Leningrado), compagine di cui è attualmente direttore artistico e con la quale è regolarmente impegnato in importanti tournées internazionali. Dopo l'esordio a Londra con la Royal Philharmonic Orchestra nel 1977, ne è stato nominato direttore ospite e poi, nel 1992, direttore principale. Dal 1992 al 1997 è stato direttore ospite principale della Dresdner Philharmonie. Ospite fisso negli Stati Uniti, è chiamato a dirigere le orchestre di New York, Philadelphia, Boston, Chicago, Cleveland, San Francisco e Los Angeles. Ha diretto le principali orchestre europee, inclusi i Berliner Philharmoniker, i Wiener Philharmoniker, la Staatskapelle di Dresda, la London Philharmonic Orchestra, la London Symphony Orchestra, la Royal Concertgebouw Orchestra.

Grande specialista del repertorio russo, ottocentesco e novecentesco, Yuri Temirkanov ritorna al San Carlo, dove ha sempre riscosso grande consenso di pubblico e di critica. Era il 16 ottobre del 1972, quando diresse per la prima volta l’Orchestra stabile del Massimo napoletano in Liadov, Čajkovskij e Šostakovič; vi tornò nuovamente il 12 e 13 maggio 1987, con la BBC Symphony Orchestra e un doppio programma diviso fra Čajkovskij, Britten, Prokof'ev, Rimskij-Korsakov e Stravinskij mentre, per l'inaugurazione della Sinfonica 1997-1998 con la "sua" Filarmonica di San Pietroburgo, fu sostituito in extremis da Gennadi Rozhdestvensky perché colpito da infarto a due giorni da quell'evento d'apertura. E sempre con tale Orchestra, che ascolteremo di nuovo all'appuntamento del prossimo 2 febbraio, sarebbe quindi tornato il 10 maggio 2005, per dirigere Stravinskij (Suite da Le baiser de la fée, Suite n. 2 da L'uccello di fuoco) e il Rachmaninov delle Danze sifoniche op. 45.

Il programma

Ad aprire il concerto tre brani di Aram Il'ič Khačaturjan (1903 – 1978) mai eseguiti prima al San Carlo: "Adagio di Spartaco e Frigia" dalla Suite n. 2 del balletto Spartacus, “Danza delle Gaditanee" e "Vittoria di Spartacus" dalla Suite n. 1 dello stesso balletto.

Il Balletto in tre atti Spartak (Spartacus), composto nel 1956 per il Teatro Kirov dell’allora Leningrado, si fece subito apprezzare per la vivacità ritmica e l'impressione di grande energia. Il lavoro subì numerose revisioni assumendo la forma definitiva per il debutto al Bolshoi di Mosca nel 1968. Il consenso intorno alle musiche del balletto indusse Khačaturjan a realizzare un gruppo di suite per orchestra. Per la sua forza narrativa – al centro della narrazione uno schiavo romano che si ribella a chi gli impone la prigionia - il compositore creò una partitura di grande vitalità, appassionata e melodiosa allo stesso tempo, apprezzata dallo stesso Šostakovič per il colore dell'orchestrazione.

A seguire il Concerto n. 3 in do maggiore per pianoforte e orchestra, op. 26 di Sergej Prokof’ev (1891 – 1953) composizione che ebbe una gestazione piuttosto lunga, dal 1911 al 1921 e che fu eseguita per la prima volta a Chicago nel dicembre del '21 dallo stesso Prokof’ev (dirigeva Frederick Stock). L'intenzione dell'autore era in quel momento affermarsi in America, in primis come interprete e solo in secondo luogo come compositore contemporaneo. Nel Concerto n. 3, il più noto della produzione pianistica di Prokof'ev, l'autore sembra condensare alcuni elementi tipici della modernità, senza però tradire una struttura fondamentalmente tradizionale.

Chiude la serata la Sinfonia n. 5 in re minore, op. 47 di Dmitrij Šostakovič (1906-1975). Composta fra la primavera e l'estate del 1937 a Leningrado, fu seguita per la prima volta il 21 ottobre dello stesso anno sotto la direzione di Evgenij Mravinskij alla guida dell'Orchestra Filarmonica della città, nel giorno dell'anniversario del Ventennale della Rivoluzione.

Tema portante è lo sviluppo della personalità umana, a partire dagli impulsi vitali, passando per le esperienze dolorose fino al superamento delle difficoltà dell'esistenza.

Attratto dalle avanguardie, ma tacciato dal regime stalinista di ‘scarsa comunicatività’, dopo la stroncatura della Lady Macbeth nel distretto di Mcensk nel 1936 (‘caos anziché musica’, come scrisse la stampa russa all'epoca), dopo un periodo di incertezze e difficoltà Šostakovič cercò con la Quinta sinfonia di rientrare nei dettami del ‘realismo socialista’; tuttavia, la critica è divisa nel riconoscervi un tentativo di riabilitazione da parte dell'artista, o contrariamente un gesto per smascherare il ‘terrore stalinista’.

Teatro di San Carlo

Giovedì 2 febbraio 2017, ore 20.30

Direttore | Yuri Temirkanov

Pianoforte | Martha Argerich

Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo

Aram Il'ič Khačaturjan, "Adagio di Spartaco e Frigia" dalla Suite n. 2 del balletto Spartacus

“Danza delle Gaditanee" e "Vittoria di Spartacus" dalla Suite n. 1 del balletto Spartacus Sergej Prokof'ev, Concerto n. 3 in do maggiore per pianoforte e orchestra, op.26

Dmitrij Šostakovič Sinfonia n. 5 in re minore, op. 47

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