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Paola De Simone

Recentemente nominato Spalla dei primi violini della Tiroler Symphonie Orchester Innsbruck e, da pochissimi giorni, Assistant Concertmaster della prestigiosa Philharmonia Orchestra di Londra, compagine di calibro mondiale fondata nel '45 dal produttore della EMI e rilanciata nel 1964, diretta dalle più insigni bacchette del nostro tempo (da Furtwängler, Toscanini, Richard Strauss, Cantelli a Karajan, Klemperer, Maazel, Sinopoli, Ashkenazy) e con un bagaglio di oltre mille incisioni oltre che di colonne sonore per il grande schermo.

Due nomine che in realtà sono appena gli ultimi, meritatissimi riconoscimenti messi a segno in virtù di una professionalità assoluta da un nostro meraviglioso talento, il violinista salernitano Fabrizio Falasca (nelle foto) - classe 1988, originario di Sarno e attualmente fra le punte di diamante in ruolo al San Carlo ma soltanto come secondo violino di fila - all'interno di un percorso artistico ricco di luminosi traguardi confermati in Italia come sul fronte internazionale non solo sulla carta ma, innanzitutto, apprezzabili in concreto ad ogni verifica d'ascolto con il "suo" prezioso Guarneri del 1727 appartenuto al violinista Cesare Barison e a lui affidato per gentile concessione dalla famiglia del celebre maestro veneziano allievo di Sevčik e autore di un'acuta analisi dei Capricci paganiniani.

A parte quanto finalmente in luce la scorsa primavera nel ruolo di concertino nell'Orchestra sancarliana, quale l'ultima occasione in cui abbiamo avuto modo di apprezzarne la tecnica affilatissima e la rara intensità di stile come di espressione? Il bel concerto di chiusura in una mattina di fine novembre a Villa Pignatelli per il Maggio della Musica curato dalla direzione artistica di Michele Campanella. Un programma e due bis giocati lungo la lama di un virtuosismo violinistico di fuoco e in serrato stile concertante che, fra gli estremi di un Ottocento romantico e tardo-romantico, ricercava e nel complesso ha trovato nel referente pianistico un valido sostegno dialettico e al contempo un plastico alter ego. In ascolto, c'erano infatti il Beethoven della Sonata n. 9, op. 47 “a Kreutzer”, frutto di quel secondo stile dalle accese tinte eroiche ad energica reazione dei drammatici conflitti interiori culminati nelle inclinazioni suicidali del Testamento di Heiligenstadt (1802), e la Terza Sonata di Brahms, al fianco del pianista Luca Mennella. In più, un paio di strepitosi bis: il Liebeslied di Fritz Kreisler e l'Introduzione e Rondò Capriccioso op. 28 di Saint-Saëns. Vale a dire, un intero spettro di possibilità per comprenderne fino in fondo il pregio di una tenuta sempre ben salda e le infinite risorse dinamiche, una sensibilità musicale in grado di tornire ciascun suono e di valorizzare al meglio articolazioni, intenzioni, tensioni e respiri fra tempi mozzafiato o ancor più difficili movimenti in Adagio, fra doppie corde, colpi d'arco funambolici e cavate di vibrante espressione.

Non a caso, dal grande Salvatore Accardo, è stato segnalato come uno dei migliori giovani violinisti italiani della sua generazione sin dai giorni successivi al diploma conquistato con lode e menzione speciale presso il Conservatorio di Salerno, quindi dopo le vittorie ai principali concorsi e nei giorni in parallelo agli studi di perfezionamento svolti all’Accademia “W. Stauffer” di Cremona e all’Accademia Chigiana di Siena appunto con Accardo, alla Scuola di Musica di Fiesole con Felice Cusano, al Mozarteum Salzburg e alla Scuola di Musica di Pinerolo con Dora Schwarzberg. Portando a casa, a seguire, il Master Degree in Performance con il massimo dei voti alla Royal Academy of Music di Londra sotto la guida di So-Ock Kim. Per il resto, oltre all'ulteriore crescita qualitativa garantita frequentando le prestigiose Master Class internazionali tenute da archetti speciali fra i quali Vengerov, Kavakos, Graffin e Bron, Fabrizio Falasca si è esibito come solista in importanti stagioni e festival musicali in tutto il mondo, ha svolto attività cameristica e solistica insieme ad insigni musicisti e prime parti dei teatri più importanti d’Italia, ha collaborato come solista con molti direttori illustri ed ha effettuato tournée sia in Italia che all’estero, registrando per Radio Vaticana e Rai. Quindi in compagini importanti, Orchestra del San Carlo naturalmente inclusa, quali l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, il Maggio Musicale Fiorentino, la Royal Philharmonic Orchestra e la Philharmonia Orchestra di Londra. Come Spalla dei primi violini ha collaborato con la Filarmonica “G. Verdi” di Salerno su mirato invito di Daniel Oren ed è stato anche regolarmente invitato da Gustav Kuhn a ricoprire quel ruolo di primo violino di Spalla dell’Orchestra del Tiroler Festspiele Erl oggi assegnatogli in via definitiva unitamente al ruolo londinese citato in apertura.

In sintesi, un professionista di arte e talento veri, infatti in via crescente riconosciuto e premiato all'estero ma che, si auspica, la nostra - ossia la sua - terra, sappia non perdere.

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