Pianista e direttore d’orchestra fra i massimi al mondo, per quindici anni direttore musicale della Chicago Symphony Orchestra, direttore principale a vita della Staatskapelle di Berlino, fondatore con Edward Said della West Eastern Divan Orchestra nel 1999, costituita da musicisti israeliani e palestinesi impegnati in favore della pace in Medio Oriente e, per questo, più volte candidato al Nobel per la Pace. Inoltre: ospite fisso dei Berliner e dei Wiener Philharmoniker, per molti anni direttore musicale del Teatro alla Scala. Eppure, l’argentino (nato a Buenos Aires il 15 novembre del 1942) dalle radici ebraiche Daniel Barenboim, fino ad oggi non è mai salito sul palcoscenico del Teatro San Carlo dove, attesissimo, sarà protagonista per due serate in recital (sabato 19 alle ore 20.30 e domenica 20 alle 18) con pagine di Schubert (Sonata in la minore D 537 sostituita il giorno dopo con la D 575 più la splendida D 959), Chopin (Prima Ballata) e un doppio Liszt (Funérailles n. 7 e il vertiginoso Mephisto-Waltz n. 1) grazie al secondo appuntamento in locandina per la stagione concertistica del Lirico napoletano. Un desiderio da lui stesso espresso qualche tempo fa, nell’uscire dai ranghi scaligeri. «Vi andrei persino a suonare il mandolino» aveva detto lanciando una simpatica sfida.
Ed effettivamente per rintracciare l’unica sua presenza partenopea, al di là di un fuori programma nella locandina di Ravello anno 2008, quando arrivò all’improvviso per una due giorni dirigendo Wagner contro ogni remora musicale sul fronte antisemita e alla testa della sua compagine di giovani a raccolta da tutto il mondo, è necessario addirittura risalire ai giorni nei quali nessuno neanche lo conosceva: era il 30 aprile del 1957 quando, dal palco della Sala Scarlatti del Conservatorio “San Pietro a Majella”, si ascoltò al fianco dell’Orchestra “di casa” curata da Franco Caracciolo ma nell’occasione diretta da Carlo Zecchi, l’esordio di un pianista appena quindicenne (nella foto sotto a sinistra), alle prese con il più difficile fra i cinque Concerti di Beethoven, il numero quattro. (In alto il frontespizio e alcune pagine interne dell'unico concerto tenuto da Barenboim a Napoli nel 1957, Fondo privato Paola De Simone)
Un pianista segnalato come "Premio straordinario" al prestigioso Concorso "Alfredo Casella" (non essendo arrivato in finale e data l’età avrebbe perso l’occasione di esibirsi al Massimo) e dunque già bravissimo per quanto non compreso dal recensore del quotidiano Il Mattino nell’articolo intitolato “ALLA SCARLATTI-RAI. Il concerto di Carlo Zecchi col pianista Barenboin”, con sistematica storpiatura del nome (altrove, diventa Varenboin) a firma del Vice. Articolo di cui si ritiene, vista la gloria a seguire, significativo e se vogliamo divertente riportare in stralcio quanto scritto all’indomani del Concerto organizzato per quella nota di distinzione assegnatagli dalla gara pianistica:
“[…] Il concerto di ieri sera al Conservatorio, tenuto per la «Scarlatti» in collaborazione con la Radiotelevisione Italiana, si preannunziava oltremodo interessante non soltanto per il denso e impegnativo programma, ma anche per il nome del direttore e per la esibizione del giovane pianista Daniel Barenboin, israeliano d’origine ma nato a Buenos Aires, che peraltro già fu presentato a Napoli a conclusione concerto per il Premio «Casella 1956», organizzato dall’Accademia Musicale Napoletana.
A proposito di Daniel Barenboin va detto subito che il troppo rumore fatto sul suo nome è stato assolutamente controproducente. Certe forme di pubblicità vanno bene in altri ambienti, ma non in quelli musicali, nei quali la gerarchia dei valori non è formata con gli aggettivi e con le notizie più o meno esatte su concorsi vinti in Italia o all’estero. È capitato perciò che molti sono rimasti delusi perché in effetti il giovane pianista non è affatto quel fenomeno musicale di cui si parlava nelle presentazioni, pur essendo un artista con doti non comuni, con una preparazione tecnica notevole e una capacità interpretativa molto sviluppata che rivela in lui la sensibilità del concertista.
Al centro del bellissimo programma presentato da Carlo Zecchi figurava il «Concerto n. 4 in sol magg. op. 58» di Beethoven per pianoforte e orchestra nel quale Daniel Barenboin ha fatto valere le sue qualità senza andare oltre i limiti di una buona e accurata interpretazione, senza cioè alcun elemento eccezionale. Anche nelle esecuzioni per solo pianoforte offerte fuori programma, il giovane pianista, specialmente nella «Patetica», non è andato aldilà della normalità: ciò tuttavia non toglie nulla ai meriti del Barenboin di cui si è già detto […]”.
Dunque, a scorrere fra le cronologie del Teatro San Carlo le centinaia di nomi ospitati dalle diverse parti del globo, fra direttori e solisti, quello di Barenboim risultava fin qui ancora, clamorosamente assente. In verità più volte si era ipotizzato di portare al San Carlo il grande interprete con vari progetti artistici. Fra questi, ricordiamo bene qualche anno fa l’idea formulata dal Commissario straordinario Salvo Nastasi per invitarlo alla testa dell’Orchestra della Scala in terza battuta per i grandi appuntamenti in Piazza del Plebiscito che univano in tandem le maggiori compagini lirico-sinfoniche d’Italia. La formula avrebbe appunto previsto lui e l’organico scaligero subito dopo i primi due eventi realizzati con straordinario successo, rispettivamente affidati alle bacchette di Zubin Mehta e Antonio Pappano avendo affiancato all’Orchestra sancarliana quelle del Maggio Fiorentino e di Santa Cecilia. Poi, purtroppo, nulla di fatto. «È talmente una gioia sentir esprimere un simile desiderio da un maestro come Barenboim – avevano dichiarato la sovrintendente del San Carlo, Rosanna Purchia, e l’allora direttore artistico Vincenzo De Vivo all’indomani del desiderio con "relativo mandolino" espresso dal maestro – che la formulazione dell’invito, pur più volte fatto, passa in secondo piano. Una gioia al punto – aveva promesso la sovrintendente – che a breve mi recherò personalmente in “pellegrinaggio”, direttamente da lui. Con determinazione e gratitudine per il suo appello».
Ebbene oggi, il risultato di quell’appello, dell’impegno della sovrintendenza e, soprattutto, della storia contraria a quella prima, non giusta critica partenopea del Quotidiano Il Mattino, saranno finalmente sul palcoscenico del Teatro San Carlo di Napoli, sotto gli occhi e all'ascolto di tutti.
Teatro di San Carlo
sabato 19 novembre, ore 20.30 Turno S
domenica 20 novembre, ore 18.00 Turno P
Il programma
Daniel Barenboim pianoforte
sabato 19 novembre
Franz Schubert (1797 - 1828) Sonata in la minore D 537; Sonata in la maggiore D 959
Fryderyk Chopin (1810 - 1849) Ballata n. 1
Franz Liszt (1811 - 1886) Funérailles n. 7; Mephisto-Waltz n. 1 "La danza nella locanda del villaggio"
domenica 20 novembre
Franz Schubert (1797 - 1828) Sonata in si bemolle maggiore D 575; Sonata in la maggiore D 959
Fryderyk Chopin (1810 - 1849) Ballata n. 1
Franz Liszt (1811 - 1886) Funérailles n. 7; Mephisto-Waltz n. 1 "La danza nella locanda del villaggio"
Daniel Barenboim
Buenos Aires, 1942
A cinque anni prende le prime lezioni di pianoforte con la madre, per poi proseguire gli studi musicali col padre, che sarà anche il suo unico insegnante. A sette anni dà il suo primo concerto ufficiale nella sua città. Nel 1952 si trasferisce con la sua famiglia in Israele.
A undici anni è a Salisburgo per partecipare alle masterclasses di Igor Markevitch. Durante l’estate del 1954 incontra Wilhelm Furtwängler e suona per lui. Il grande direttore scriverà: «Il ragazzo Barenboim, all’età di 11 anni, è un fenomeno…». Nei due anni successivi Barenboim studia armonia e composizione con Nadia Boulanger a Parigi.
A dieci anni debutta come pianista a Vienna e a Roma, poi a Parigi nel ‘55, a Londra nel ‘56, e a New York nel ‘57 sotto la direzione di Leopold Stokowski. Da allora compie regolari tournée in Europa, negli Stati Uniti, in Sud America, in Australia e in Estremo Oriente.
Nel 1954 inizia a incidere i primi dischi come pianista. Negli anni ’60 registra i Concerti per pianoforte di Beethoven con Otto Klemperer, i Concerti per pianoforte di Brahms con Sir John Barbirolli e tutti i Concerti per pianoforte di Mozart con la English Chamber Orchestra nel doppio ruolo di pianista e direttore.
Dopo il suo debutto come direttore nel 1967 con la Philharmonia Orchestra di Londra, viene invitato da tutte le orchestre sinfoniche d’Europa e d’America. Fra il 1975 e il 1989 è Direttore Musicale dell’Orchestre de Paris e manifesta il suo interesse per la musica contemporanea dirigendo, fra l’altro, composizioni di Lutoslawski, Berio, Boulez, Henze, Dutilleux e Takemitsu.
Debutta in campo operistico nel 1973 con Don Giovanni di Mozart al Festival di Edimburgo. Nel 1981 debutta a Bayreuth, dove lavora regolarmente per diciotto anni fino al 1999, dirigendo Tristan und Isolde, Der Ring des Nibelungen, Parsifal e Die Meistersinger von Nürnberg.
Dal 1991 al giugno 2006 Daniel Barenboim è stato Direttore Principale della Chicago Symphony Orchestra. Nel 2006 i musicisti di quest’Orchestra l’hanno nominato Direttore Onorario a vita.
Dal 1992 è Generalmusikdirektor della Staatsoper Unter den Linden di Berlino, di cui è stato anche Direttore Artistico dal 1992 all’agosto 2002. Nell’autunno 2000 la Staatskapelle di Berlino lo ha nominato Direttore Principale a vita.
Con la Staatskapelle, Barenboim ha lavorato a grandi Cicli del repertorio sia operistico che sinfonico. Ha suscitato grande interesse a livello internazionale il ciclo di rappresentazioni di tutte le opere di Richard Wagner alla Staatsoper, così come i cicli delle Sinfonie di Ludwig van Beethoven e Robert Schumann, anche incisi su CD. In occasione dei “Festtage” della Staatsoper Unter den Linden, nel 2007, è stato eseguito alla Berliner Philharmonie, sotto la direzione di Daniel Barenboim e di Pierre Boulez, un Ciclo Mahler in dieci parti. Accanto al grande repertorio classico-romantico, Barenboim e la Staatskapelle si dedicano sempre più alla musica contemporanea. E’ stata così rappresentata in prima assoluta alla Lindenoper l’opera di Elliott Carter What next? . In ambito sinfonico, sono eseguite regolarmente composizioni di Boulez, Rihm, Mundry, Carter e Höller.
Musicisti della Staatskapelle hanno partecipato attivamente alla creazione di un asilo musicale fondato da Barenboim a Berlino nel settembre 2005.
Nel 1999 Daniel Barenboim e l’intellettuale palestinese Edward Said, scrittore e professore di letteratura comparata, fondano il workshop “West-Eastern Divan”, che ogni estate invita giovani musicisti d’Israele e dei Paesi Arabi a lavorare insieme in orchestra.
Attraverso la comune esperienza musicale, il Workshop intende creare un dialogo tra le diverse culture del vicino Oriente. Dagli inizi, collaborano al Progetto, in qualità di insegnanti, musicisti della Staatskapelle di Berlino.
Nell’estate 2005 la West-Eastern Divan Orchestra ha tenuto a Ramallah (Palestina) un concerto di significato storico, trasmesso dalla televisione e registrato su DVD.
Da qualche tempo Barenboim ha avviato un progetto per l’educazione musicale nei territori palestinesi, che comprende la fondazione di un asilo musicale e l’istituzione di un’orchestra giovanile palestinese.
Nel 2002 Barenboim e Said sono stati premiati a Oviedo (Spagna) con il prestigioso “Príncipe de Asturias”, quale riconoscimento del loro impegno per la pace.
Barenboim ha ricevuto numerosi premi e alte onorificenze: il “Toleranzpreis” della Evangelische Akademie Tutzing, il “Großes Verdienstkreuz mit Stern” della Repubblica Federale Tedesca, la Medaglia “Buber-Rosenzweig”, il “Premio per le Arti” del Knesset israeliano, il “Premio per la Pace” della Fondazione “Geschwister Korn und Gerstenmann” e il “Premio per la Pace” dell’Assia. E’ stato inoltre insignito del “Kulturgroschen”, massimo riconoscimento del Kulturrat tedesco, del Premio Internazionale “Ernst von Siemens” e della “Goethe-Medaille”. Nel 2006 ha ricevuto una Laurea Honoris Causa dall’Università di Oxford, nel 2007 le insegne di “Commandeur de la Légion d’honneur”. Nell’ottobre 2007 la Casa imperiale giapponese lo ha onorato del “Praemium Imperiale” per la Cultura e le Arti. Di recente è stato nominato dal Segretario Generale Ban Ki Moon Ambasciatore delle Nazioni Unite per la Pace.
Insieme alla Staatskapelle e al Coro della Staatsoper, nel 2003 Barenboim è stato premiato con un “Grammy” per la registrazione del Tannhäuser di Wagner.
Dalla Stagione 2007-2008 avvia una stretta collaborazione con il Teatro alla Scala in qualità di “Maestro scaligero”: dirigerà regolarmente opere e concerti, oltre a suonare in concerti da camera.
Ha pubblicato A Life in Music e Paralleli e paradossi, scritto in collaborazione con Edward Said e i seguenti libri per Feltrinelli: La musica sveglia in tempo (2007), Dialoghi su musica e teatro. Tristano e Isotta (2008). Per il Saggiatore è uscito nel 2008 Paralleli e paradossi, per Classica Italia nel 2009 Boulez Barenboim e nel 2010 Daniel Barenboim Fryderyk Chopin, intervista curata da Carlo Boccadoro.
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