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Paola De Simone

Tecnicamente esatto, ben curato nella tornitura di suoni ed incisi nelle diverse metamorfosi, raffinato nelle scelte di stile ed espressione ma, soprattutto, attuale entro le coordinate di una lucida rilettura saggiamente equidistante sia dal modello settecentesco di maniera quanto dalle ridondanze di un Romanticismo maturo generalmente a tutt'oggi imprescindibili dalla maggior parte delle riletture dell'opera čajkovskijana.

Dunque entro un sottile gioco di equilibri virtuosistici, dinamici ed espressivi messi abilmente a segno dal violoncellista Luca Signorini in parallelo all'asciutta direzione dal podio dell'Orchestra del Teatro San Carlo affidata alla bacchetta del rossiniano e novecentista Gabriele Ferro, le Variazioni su un tema Rococò op. 33 di Čajkovskij hanno incontrato nella data unica posta a chiusura della stagione concertistica della Fondazione particolari consensi nella loro singolare consapevolezza e modernità. Dal particolare intento del solista Luca Signorini (nella foto), reso esplicito sin dalle iniziali battute della partitura attraverso il primo piano dato alla nuda semplicità e al contempo alla forza del potenziale generativo del tema di partenza, ha preso il via l'alta definizione di ciascuna delle sette variazioni, distinte con dovizia nel colore e nell'essenza ma pur sempre individuandone, lungo il filo di un'unica narratio, la trasparenza della logica costruttiva e la delicatezza dell'approccio stilistico-espressivo. Il tutto, con grande rispetto dei respiri e in piena armonia con l'insieme di un organico orchestrale quasi da camera, per numero e funzione. Interpretazione ovviamente a memoria, come per ogni buon solista che si rispetti, e complessivo sguardo sulla scrittura in esame facendo arguta leva sulla propria personale ed ampia conoscenza - da solista e prima parte dell'organico sancarliano - dei diversi repertori della Storia della musica. In primo luogo Bach, come la Sarabanda offerta fuori programma è andata d'altra parte a confermare. Non dissimile a seguire, entro un quadro di ulteriormente apprezzabile coerenza, la visione della Quinta Sinfonia dello stesso compositore russo offerta dal maestro Ferro. Nell'insieme, un efficace controllo di tempi, ritmi e piani sonori andato a premiare alcune prove particolarmente significative come quella dei violini primi (nell'occasione guidati dalla spalla ospite Giovanni Fabris) per intonazione, qualità e coesione, quella dei corni capitanati dal sempre ottimo Ricardo Serrano e del primo oboe Hernan Garreffa.

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